Una visuale della zona dell’Abbadia di Valfucina
«Le chance di preservare il castello, già definito il “Piccolo Tibet delle Marche”, dall’assalto sarà quello di far sviluppare i servizi e l’accoglienza all’Abbadia di Valfucina, che potrà essere la ‘piastra’ di servizi per il raggiungimento di Elcito e di Canfaito». Ad avanzare questa proposta è Luca Maria Cristini, architetto di San Severino che interviene sul tema ormai annoso dell’afflusso di auto a Canfaito ed Elcito, mete ambite dal turismo interno e da fuori regione, specialmente in tempo di pandemia. Di seguito l’intervento di Cristini:
Luca Maria Cristini
«Si è fatto un gran parlare nei giorni scorsi delle problematiche ormai annose di Elcito, Canfaito e della viabilità che si fa critica nei giorni di grande afflusso turistico in questi due poli d’attrazione della Riserva naturale regionale dei Monti San Vicino e Canfaito. L’ormai inarrestabile notorietà mediatica e la conseguente appetibilità turistica di questi luoghi è ormai un dato di fatto ineludibile e il fenomeno (a mio avviso positivo se governato invece che subito) è un ulteriore indice dell’appetibilità e della ricerca di nuove forme di turismo. Se il valore storico e ambientale di Elcito è oggi universalmente noto, meno evidente è quello di Valfucina, un po’ più defilata nell’alta testata della valle. Eppure è l’area di sede dell’antichissima abbazia di S. Maria, tra le più antiche e importanti delle Marche, risalente secondo alcuni studiosi agli albori del cristianesimo nelle nostre terre. Proprio Valfucina, a mio avviso, potrà avere un ruolo rilevante nello sviluppo turistico dell’area protetta e sono certo che le sue potenzialità inespresse si potranno sviluppare proprio in virtù di questa nuova inclusione. Santa Maria in Valfucina ha nei secoli perso le caratteristiche architettoniche tipiche dell’insediamento abbaziale, questo non significa in alcun modo che sia diminuito il suo enorme valore storico le potenzialità turistiche che essa ha in relazione alla sua collocazione tra Elcito e l’area protetta del San Vicino e di Canfaito. Infatti sorge in una posizione strategica e presenta una serie di condizioni ottimali per una sua riconversione in polo logistico per l’accoglienza turistica, senza per questo perdere le sue attuali funzioni legate alla zootecnia, che vanno invece potenziate come quelle legate ad altre attività produttive tipiche dei luoghi. Le chance di preservare il castello, già definito il “Piccolo Tibet delle Marche”, dall’assalto sarà quello di far sviluppare i servizi e l’accoglienza all’Abbadia di Valfucina, che potrà essere la ‘piastra’ di servizi per il raggiungimento di Elcito e di Canfaito. A Valfucina c’è la possibilità di realizzare parcheggi, punti di ristorazione e ricettività, noleggio e assistenza per bici, maneggio e tutto quello che sarà compatibile con le attività della Riserva naturale. Nella fase transitoria, per risolvere i problemi di parcheggio, bisogna lavorare sull’ipotesi già avanzata dalla Pro Elcito di un parcheggio supplementare in un’area già individuata nelle immediate vicinanze, ma all’esterno del perimetro abitato al fine di evitare gli ingorghi degli anni passati. Per quanto riguarda i momenti di picco di affluenza, ormai facilmente prevedibili e individuati nei fine settimana a partire dalla Pasqua, fino a tutto giugno e quelli del celebre foliage dei faggi in autunno come detto più volte, l’unica soluzione può essere l’istituzione di navette (a pagamento) che compiano il tragitto fino a Elcito e a Canfaito, collegando uno o più punti di parcheggio temporaneo istituiti ad hoc e che possono essere localizzati a Castelsanpietro, a Pian dell’Elmo, a Braccano o eventuale altro punto sulla provinciale per Matelica. Lavorare sempre in emergenza, con le ordinanze che vanno e vengono dalla mattina alla sera, non ha senso, perché questi sono da considerare ormai di problemi nella maggior parte prevedibili e ricorrenti, dunque caratterizzanti l’ordinario. Facciamo di questi luoghi una vera opportunità, per l’educazione alla salvaguardia della natura, per uno sviluppo turistico compatibile, per la creazione di qualche posto di lavoro compatibile col valore dei luoghi».
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Le osservazioni dell’arch. Cristini sono più che condivisibili, il problema non solo va affrontato definitivamente lasciandosi dietro le ordinanze comunali “tappabuchi” e non risolutive.
Oltre al problema del traffico stagionale sarebbe opportuno rilanciare, aumentando l’offerta che quei luoghi meritano, nel rispetto della natura con attività sportive,come ad esempio l’utilizzo della mountain bike , che negli ultimi anni ha avuto un’escalation incredibile.
Speriamo sia la volta buona e definitiva….
Come a Civita di Bagnoregio dove si lasciano auto e moto nel paese in basso e si prosegue soltanto a piedi o con navette.