Giancarlo Conti
«E’ un attacco più di carattere politico che tecnico e mi sembra che sulla tipologia di tamponi acquistati siano state fatte affermazioni approssimative». Sono le parole di Giancarlo Conti, ingegnere biomedico e clinico, fino a dicembre scorso responsabile della funzione Hta e Tecnologie biomediche dell’Azienda sanitaria regionale. La sua è una replica a Claudio Maria Maffei, il medico in pensione, che su Cronache Maceratesi ha criticato lo screening di massa della Regione e soprattutto l’utilizzo di un determinato tipo di test rapidi. Secondo Maffei lo screening è stata un’operazione inutile per come è stata impostata, e per di più fatta con dei tamponi acquistati, a suo dire, senza garanzie tecniche sufficienti. Conti ora non entra nel merito dell’opportunità di organizzare lo screening di massa perché ritiene che questo ricada nell’ambito delle scelte politiche, ma spiega il processo tecnico che ha portato all’acquisto di quel determinato test rapido e il perché quindi ritiene che le affermazioni di Maffei siano inesatte.
«Sul finire dell’anno scorso – spiega Conti – ci è stato dato mandato per l’acquisto dei test antigenici e tra i requisiti fondamentali c’era la velocità di consegna, perché la volontà era quella di far partire la campagna nelle città più importanti prima di Natale. Così con il Suap, lo stesso tanto per intenderci che ha comprato le mascherine per le Marche a un terzo del costo pagato dal commissario Arcuri, una gara del Piemonte, a cui abbiamo aderito insieme a Sardegna e Lazio. La commissione tecnica del Piemonte ha quindi prodotto un elenco con 29 offerenti, posizionati in ordine di prezzo: da un minimo di 1,29 euro per test a un massimo di 5,5. Su quella graduatoria, noi abbiamo fatto un’ulteriore cernita applicando altri filtri, in particolare prezzo e velocità nella consegna. Così sono rimaste quattro aziende. Su queste abbiamo quindi operato, un terza verifica con altri professionisti: virologi, laboratoristi e il referente del Suap. Da un parte quindi abbiamo analizzato i documenti prodotti per la gara, certificati, autorizzazioni e quant’altro; dall’altra abbiamo verificato la solidità finanziaria dell’offerente, chiedendo anche attestazioni su precedenti appalti a cui l’azienda aveva partecipato. Così delle quattro aziende rimaste ne abbiamo scelta una, quella che secondo noi aveva le caratteristiche migliori in base a tutti gli elementi valutati. Questo per contestare l’affermazione secondo cui l’acquisto dei test rapidi sia stato fatto senza una valutazione tecnica, ben due commissioni tecniche hanno valutato: quella del Piemonte e la nostra». E così che si è arrivati all’acquisto di 420mila test a 3,15 euro ognuno. Maffei contestava anche altri due aspetti: il primo riguarda il numero di campioni testati dall’azienda per verificare la presenza di falsi negativi, troppo pochi 40 secondo il medico; l’altro, riguarda la lista stilata dalla commissione europea con 17 test rapidi riconosciuti validi per gli scambi all’interno dell’Ue: quello della Marche al momento non c’è ancora. Sul primo punto, « basta leggere la relazione tecnica che è agli atti – specifica Conti – per vedere che tutti i prodotti sono testati su quei livelli di campioni. Sul documento della commissione europea, innanzitutto va detto che è stato prodotto a febbraio e noi i test li abbiamo acquistati a dicembre. E poi non si tratta di un elenco che identifica prodotti migliori di altri, ma che contempla solo quelli che sono stati verificati da soggetti terzi. Quindi è un elenco in fase di compilazione e penso che anche il nostro test alla fine ci rientrerà. Basti pensare che quello che è considerato il miglior test antigenico in circolazione, quello della Roche venduto a 6,5 euro a pezzo, ancora non c’è in quell’elenco».
Milioni di test rapidi acquistati senza alcun parere tecnico: falsa sicurezza e aumento dei contagi
Ha ragione maffei
Se lo screening di massa fosse stato utile a qualcosa oggi saremmo messi meglio delle regioni che non l'hanno fatto. Non mi pare sia così
Cesca Astux Secondo me chi è andato allo screening di massa è la persona già di per sé responsabile. Sono "gli altri " che non sono andati ai controlli.
Fausto Marinsalta non sto parlando di chi è andato ma di chi l'ha organizzato
Cesca Astux Quando una cosa è facoltativa , come l'APP immuni non sarà mai efficace.
Il vero tampone è solo quello molecolare. Il resto è business.
Vero il resto è solo perdita di tempo e soldi molecolare per tutti
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Grazie delle precisazioni, fin da subito ho capito che c’erano inesattezze e polemiche gratuite nelle parole del commentatore, e poi valutazioni politiche non richieste.
Quindi lo stesso test se acquistato dal Lazio e’ valido mentre se lo acquista le Marche e’ fasullo,” pensa te che scherzi fa il colore politico “.
Dal dottor Claudia Maria Maffei:
Confermo cha scelta sbagliata di fare lo screening di massa doveva essere tecnica e non politica
La risposta al mio articolo dell’ingegner Conti, che è persona serissima che stimo moltissimo, riguarda la scelta della ditta che ha fornito il test con cui è stato fatto lo screening. Su questo ha fornito informazioni che già avevo e che cioè la scelta è stata condizionata dai tempi che la politica ha imposto alla procedura d’acquisto e che la scelta è stata fatta sulla base di una gara gestita dalla Regione Piemonte. Purtroppo non ha affrontato, perché non gli compete, i due aspetti per me fondamentali: la scelta di fare lo screening con quel test su oltre un milione di persone (che poi in larga misura non hanno partecipato) e di non fare alcuna verifica sui risultati dello screening fatto con un test immesso nel commercio provato su così pochi campioni. Io non concordo con lui sul fatto che queste scelte siano di natura politica. Sono scelte delicatissime di politica sanitaria che la politica normalmente fa con il supporto di una Commissione tecnica. Ci mancherebbe altro che i tecnici scegliessero i test e la politica decidesse su chi utilizzarli. Non per nulla il Piemonte con una Commissione ha ritenuto idoneo quel test, ma con un’altra ha scelto di non fare uno screening di massa. Sono due cose ben diverse. Quel che conta e che il mio articolo intendeva evidenziare è che quel test è stato utilizzato su larghissima scala nelle Marche con un impatto sulla pandemia che è stato il contrario di quello atteso, con costi elevatissimi e sottraendo risorse ad attività più utili. Quanto alla bontà del test scelto sia dal Piemonte che dalle Marche il fatto stesso che una Commissione della Unione Europea li stia selezionando fa capire che ne girano tanti poco affidabili. Non è un caso che se ne raccomandi la verifica prima dell’immissione in commercio su almeno 100 soggetti positivi al test molecolare.
Ma ci sono scatole intere che danno tutti positivi. I pazienti che ripetono l’esame il giorno dopo con test presi da un altra scatola risultano guariti per magia. Chissà quanti asintomatici e/o falsi positivi non avevano in realtà un bel niente.