di Giuseppe Bommarito
Impressionante la durata di Giuseppe Giampaoli al vertice del Cosmari: ventiquattro anni come direttore generale, più altri dodici, in precedenza, in un altro incarico apicale quale ingegnere capo.
Forse troppi, perché, come è noto, la consuetudine con il potere (e il potere di Giampaoli all’interno dell’ente consortile è stato sempre assoluto), abbinata – sino a qualche mese addietro – alla mancanza di ogni e qualsiasi controllo, alla fine porta ad esagerare e a ritenersi al di sopra persino delle leggi e dei regolamenti interni.
E’ così accaduto che Giampaoli fa giustamente approvare nel 2017 dall’assemblea dei soci (tutti i comuni della provincia di Macerata), a seguito di un preciso obbligo di legge, il regolamento anticorruzione, denominato Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza, viene ovviamente nominato responsabile aziendale anticorruzione (e come poteva accadere diversamente?), per essere poi, paradossalmente, il primo a violarlo più e più volte in maniera palese e sotto molteplici profili, senza che nessuno, nemmeno il c.d.a. (eppure da tempo il presidente Ciurlanti era informato via mail almeno delle violazioni più frequenti) e l’organismo interno di vigilanza abbiano avuto a che ridire, almeno sino a quando non sono stati formalmente sollecitati ad intervenire.
Quali violazioni? L’elenco è lungo, ma pare opportuno citarne alcune tra le più clamorose, rimanendo ovviamente agli ultimi anni. Ad esempio, la mancata costituzione, protratta per anni, di un albo fornitori (ma anche dei consulenti e dei progettisti), carenza inspiegabile ed assurda per un ente che movimenta annualmente milioni di euro, la cui mancanza ha lasciato spazio quotidianamente alla più totale discrezionalità e alla soggettività delle scelte, albo costituito – ma è tuttora in fase di completamento – solo nel mese di luglio 2020 e solo a seguito di apposita denuncia. Ad esempio, appalti su gara prorogati più volte facendo anche triplicare l’importo delle stesse; oppure gare di appalto previste e non effettuate, o effettuate a distanza di mesi e mesi dalla specifica deliberazione del c.d.a., operando nel frattempo con l’illegittimo e penalmente rilevante meccanismo degli affidamenti diretti e reiterati sotto soglia rivolti a poche e fortunate imprese, vicenda per la quale Giuseppe Giampaoli ha ricevuto dalla Procura di Macerata avviso di garanzia nell’agosto 2020 (e proprio all’inottemperanza del direttore Giampaoli alle prescrizioni sul punto dell’organismo interno di vigilanza dovrebbero essere collegate le recenti dimissioni dell’avvocato Roberto Acquaroli, componente dello stesso).
E’ facile quindi riscontrare proroghe ripetute di aggiudicazioni che, partendo da importi di gara per circa 400.000 euro, sono lievitati, arrivando ad oltre 1.200.000 euro. E affidamenti diretti sotto soglia (cioè sotto l’importo di 40.000 euro, che non obbliga alla gara pubblica) continuamente reiterati in clamorosa violazione delle norme di legge contro il frazionamento illecito degli appalti, in un caso addirittura per ben 60 volte, arrivando ad importi complessivi a volte vicini ai 700.000 euro. Da notare che in tutti i casi di cui sopra si tratta di appalti non per forniture particolari, la cui necessità può essere emersa all’improvviso senza avere il tempo di deliberare ed organizzare la dovuta gara di appalto, ma di forniture rientranti nel normale funzionamento del Cosmari (sacchetti per la raccolta porta a porta, bidoni, cassonetti, mezzi raccolta rifiuti, spazzatrici).
Complessivamente, solamente per le proroghe e i frazionati affidamenti sotto soglia la direzione aziendale targata Giampaoli è arrivata, tra il 2016 e il 2019, ad una cifra molto considerevole che si avvicina ai 2,5 milioni di euro, una quantificazione enorme che ha nei fatti svuotato, se non ridicolizzato, le previsioni, gli accorgimenti e le cautele del regolamento anticorruzione senza che sino a qualche mese fa – occorre ripeterlo – vi sia stato intervento alcuno da parte del Cda finalizzato ad interrompere una prassi così evidentemente illecita e pure penalmente rilevante.
Passando ai concorsi e alle prove selettive per l’assunzione di personale e di progressioni di carriera, il regolamento anticorruzione prevede la costituzione di un ufficio competente, composto da personale esperto e/o appositamente formato, che sarebbe fondamentale per abbattere i rischi di corruzione nella fase dell’assunzione e della gestione del personale, ma esso non è stato mai costituito, nemmeno è previsto nell’organigramma, mentre le commissioni dei vari concorsi hanno visto quasi sempre lo stesso direttore quale presidente delle stesse, sebbene sia previsto un apposito divieto per chi ha predisposto il bando di essere nominato come componente di commissione del relativo concorso. Il che ha portato ad una gestione del personale totalmente discrezionale, tutta in mano al direttore Giampaoli, con i casi estremi e comunque paradossali di alcuni dipendenti ghettizzati anche fisicamente come collocazione del posto di lavoro ed inutilizzati, nonostante fossero stati assunti proprio per le loro particolari competenze, ed altri invece che sono riusciti, grazie a qualche santo in paradiso, anche a fare d’un tratto un balzo di più livelli di inquadramento.
Si potrebbe continuare anche su altri fronti (sprechi inammissibili, ad esempio per l’impianto di trattamento delle macerie costato circa quattro milioni di euro e tuttora inutilizzato; le stesse macerie, la cui rimozione nelle Marche sta costando più che in tutte le altre regioni colpite dal sima del 2016; la notevole esposizione bancaria dell’ente), ma, per carità di patria, è meglio fermarsi qui. Molte di queste vicende sono state già trattate, ed è inutile mettere ancora il dito sulla piaga. Sta di fatto che dopo anni e anni di inerzia, solo da qualche mese il Cda e l’assemblea del Cosmari, e solo a seguito di pubbliche denunzie e degli avvisi di garanzia pervenuti in azienda, hanno iniziato a mettere un po’ di ordine. In primo luogo a Giampaoli è stata tolta la nomina di responsabile anticorruzione, chiaramente una barzelletta non più sostenibile. Per limitarne la totale discrezionalità sin qui posta in essere, è stato poi finalmente approvato a novembre 2020 il regolamento delle procedure per l’esecuzione di lavori, per le forniture e i servizi. Nello statuto sono stati introdotte modifiche per limitare in ogni caso i poteri del direttore e per consentire un efficace controllo analogo congiunto da parte dei comuni soci. Si è dato infine avvio al procedimento per la nomina di un nuovo direttore, visto che per i suoi “meriti” Giuseppe Giampaoli è stato prorogato dall’assemblea dei soci sino al dicembre 2021, e quindi presto dovrà andarsene definitivamente.
Insomma, un commissariamento/accerchiamento del direttore Giampaoli, certificato anche dal venir meno, pubblicamente manifestato, di taluni appoggi politici sui quali lo stesso aveva sin qui potuto avvalersi (si veda, ad esempio, la recentissima risposta ad una interrogazione consiliare, molto critica, del sindaco di Treia Franco Capponi).
Tuttavia, se Giampaoli, arrivato ormai ai titoli di coda, non esce affatto bene dal suo quasi quarantennale regno sul Cosmari, altrettanto può dirsi per il Cda, che per troppi anni, benché sollecitato e benché molte distorsioni fossero sin troppo evidenti, ha praticato la strategia delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. E qui, per concludere, bisogna riconoscere che l’unica componente dell’attuale Cda che ha mostrato di avere la schiena veramente dritta è stata l’avvocato Valeria Attili, la quale, come risulta inequivocabilmente dalla lettera dalla stessa inviata a gennaio 2021 a tutti i sindaci del Maceratese, che siamo in grado di pubblicare, pochi mesi fa si è polemicamente dimessa proprio “per la resistenza della struttura e del Direttore generale al cambiamento organizzativo”, e, visto che il Cosmari aveva ritenuto di diffondere pubblicamente la pietosa bugia che dette dimissioni erano da imputare a motivi professionali, si è sentita in dovere di smentire questa menzogna e di “scongiurare il tentativo di liquidare la questione in siffatta, sbrigativa, maniera”, precisando, nella lettera in questione, per scansare ogni dubbio al riguardo, che i motivi professionali non esistono affatto e che le dimissioni sono scaturite esclusivamente dal contrasto con il direttore a proposito della necessità di una profonda riorganizzazione aziendale.
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Regni, ghetti, santi in paradiso….!!!??
Di certo è una bella favola!!
A volte ritornano
I sindaci ovviamente non sapevano niente del comportamento di questo signore!!!!
Ma ci rendiamo conto che fine fanno tutti i soldi che ogni anno paghiamo per i rifiuti????
CHe vergogna, spero che sia fatta giustizia.
Lode al coraggio ed alla precisione delle inchieste di Bommarito.
Da cittadino e contribuente rabbrividisco nel leggere siffatta situazione. Ed esprimo la mia forte preoccupazione sul ruolo importante che avrà il Cosmari nella prossima partita della discarica provinciale.
Arriverà mai il giorno in cui i Sindaci riprendono in mano “la cosa pubblica”? Eppure non servirebbe la loro totalità, basterebbe una maggioranza risicata.
Che farà il Sindaco di Macerata, soggetto sul quale spira un comprensibile vento di aspettative?