«Riaprono le scuole:
un grande segno di civiltà,
ora il paese può ripartire»

ISTRUZIONE - Le proposte del professor Ugo Maria Fantini, che insegna all’Itcg Antinori di Camerino, in vista della riapertura dell'anno scolastico

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Ugo Maria Fantini

 

L’intervento del professor Ugo Maria Fantini, docente di Economia Aziendale del corso di Amministrazione Finanza e Marketing all’Itcg Antinori di Camerino, in vista della riapertura delle scuole prevista per domani.

«Alcuni problemi da risolvere, ma scuola pronta e aperta al confronto. Dirigenti Scolastici chiamati a gestire il passaggio da qualche movida di troppo ed assembramenti incontrollati a regole “catenaccio” che rischiano di creare frustrazioni. Dislocazione delle aule, test agli studenti, una apertura graduale per monitorare la situazione, riprogettare la didattica e gli orari; alcune delle scelte ancora possibili. Ma c’è una gran voglia di ricominciare. Mancava un tassello importante da inserire nel puzzle dell’Italia post Covid-19: quello della riapertura ufficiale del nuovo anno scolastico. Riaprire le scuole è un dovere, un segno di grande civiltà, degno di un paese straordinario come il nostro. Significa che il paese è ora pronto a ripartire, che si torna a costruire e a sperare. E’ l’orgoglio di una nazione intera. La cultura, il bisogno di istruzione è patrimonio di tutti, indistintamente. Riaprono le scuole perché lo vogliono, prima di tutto, gli studenti, desiderosi di guardarsi, di parlarsi nei corridoi, di raccontarsi le loro intimità tra una lezione e l’altra. I docenti e le famiglie non faranno mancare il loro sostegno ai dirigenti scolastici e alla comunità locale, chiamati ad un impegno veramente straordinario e ai quali vanno i dovuti ringraziamenti per quanto hanno fatto e ancora faranno. Si poteva fare meglio? E’ sempre possibile fare meglio, ma dobbiamo anche ammettere qualche oggettiva difficoltà a prendere decisioni su un terreno estremamente scivoloso da parte di chi occupa al Ministero, negli Uffici Scolastici e nelle Scuole, poltrone tra le più scomode in un momento tra i più drammatici che il paese abbia conosciuto dal dopoguerra.

ugo-maria-fantini-3-300x400Forse è mancato un po’ di buon senso, maggiore prudenza e il coraggio di fare alcune scelte importanti. Ma si può ancora fare molto e bene insieme, senza scontro, ma con il confronto e senza strumentalizzazioni.
1. Dislocare aule in più sedi. Se ne parlò già a giugno, sarebbe stata un’ottima scelta. Occorreva insistere adattando locali disponibili, laddove possibile, o creare strutture amovibili. Avremmo avuto il vantaggio di controllare meglio e tenere separati eventuali focolai del virus, senza il pericolo di dover mandare a casa un’ampia platea di studenti e docenti se dovesse risultare positivo anche un solo studente per la chiusura dell’unica sede scolastica, seppure per il tempo necessario alla sanificazione.
2. Riaprire gradualmente, prima ad un gruppo di classi e poi ad altre, almeno per il primo mese, alternandole magari con la didattica a distanza, avrebbe avuto il pregio non solo di allentare la tensione di una comunità scolastica sotto stress e preoccupata, ma anche di consentire un monitoraggio approfondito su un campione contenuto ma ugualmente significativo di studenti: così si sarebbe potuta valutare l’efficacia delle imponenti misure organizzative adottate (e in alcuni casi ancora in fase di completamento), ed eventualmente metterle meglio a punto.
3. Effettuare test e tamponi, magari a campione, anche agli studenti, erroneamente, a mio avviso, esclusi dal test offerto ai docenti, avrebbe consentito di avere un riscontro senz’altro più ampio tra la popolazione scolastica.
ugo-maria-fantini-1-300x4004. Il 14 settembre, molti insegnanti dovranno ancora essere nominati (discrasia endemica al sistema, mai corretta): un motivo in più per ripartire gradatamente, tanto più che non sarà più possibile sopperire con l’accorpamento degli studenti di classi diverse, per ovvi motivi di tracciamento in caso qualcuno dovesse risultare positivo.
5. C’è il pericolo di produrre l’effetto contrario all’obiettivo lodevole di riaprire “la scuola in presenza”. Le regole, che al solo leggerle incutono apprensione anche agli adulti, figuriamoci a rispettarle e farle rispettare per cinque o sei ore, come: i banchi (con o senza rotelle) “bloccati” in quattro tondini, le uscite cronometrate, la distanza misurata con il metro, la mascherina “su e giù”, la pulizia continua (qualcuno ha previsto anche la sanificazione dello zainetto durante la mattinata), i piedi rigorosamente nel cerchietto “aspetta qui”, seppure condivisibili ed opportuni in una situazione di emergenza sanitaria, rischiano, se non dosati con equilibrio, di creare frustrazioni pericolose agli studenti e agli stessi docenti. E’ forse il caso di riprogettare gli insegnamenti, il modo di fare didattica e gli orari di lezione, creando ulteriori momenti di pausa per allentare possibili tensioni in aula e fuori. Queste, alcune delle proposte, molte ancora possibili, sulle quali si può riflettere. Potrebbero rappresentare il giusto contrappeso alle regole catenaccio che i dirigenti scolastici affannosamente in questi giorni sono chiamati ad imporre rigorosamente, con qualche evidente incongruenza dopo un’estate con una movida incontrollata e assembramenti fin troppo tollerati e ancora consentiti. A tutti il mio grande augurio di un Buon Anno Scolastico.



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