«Non ho contatti con la malavita, vivo in questa provincia da dieci anni, lavoro e mi sono integrato. La droga trovata in casa era per scopo terapeutico e ne avevo un quantitativo minimo, non otto etti». Così Guglielmo Priolo, 47 anni, finito in manette lo scorso giovedì in seguito ad una perquisizione nella sua casa nata da una indagine della Dda di Milano e relativa ad presunta associazione a delinquere di stampo mafioso che opera in Lombardia.
Le persone finite in manette, in seguito a ordinanze di misure cautelare, sono state 20. C’erano poi state una serie di perquisizioni, una di queste a casa di Priolo, che vive a Montecosaro. I carabinieri avevano trovato droga (marijuana) e diverse piantine e una pistola clandestina. A quel punto era stato arrestato. Oggi si è svolta l’udienza di convalida con il giudice Claudio Bonifazi del tribunale di Macerata. In videoconferenza dal carcere il 47enne di origini calabresi, che lavora come cuoco a Civitanova. L’uomo, assistito dagli avvocati Alessandro Ciarrocchi e Stefania Giannini, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Però ha deciso di fare spontanee dichiarazioni. Ha detto che non ha rapporti con la malavita, che lavora ed è una persona integrata, sia lui che la famiglia. Sulla pistola ha chiarito di non averla mai usata e che la tiene per protezione personale. Sulla droga ha detto che non sono otto etti quelli trovati ma un piccolo quantitativo «quasi nullo, che tengo per uso terapeutico». Il giudice ha convalidato l’arresto e ha confermato la custodia cautelare in carcere per il 47enne. I suoi legali hanno chiesto la scarcerazione.
(Gian. Gin.)
‘Ndrangheta in Lombardia, venti persone in manette Un arresto anche nel Maceratese
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tutti qua sono stati trasferiti, complimenti a chi sparge letame