Il taglio del nastro
di Maurizio Verdenelli (foto di Fabio Falcioni)
Il cuore antico (ed insieme la mente) di Macerata. Già, ma quanti maceratesi lo conoscono, hanno cioè visitato la biblioteca comunale voluta da uno sponsor venuto da Bergamo e che prima dell’800 fu collegio dei gesuiti? Non molti. Il dubbio crudele di Romano Carancini che oggi ha tagliato il nastro tricolore (i vecchi mai abituati riti) consegnando la nuova Mozzi-Borgetti ai lettori di buona volontà rimasti in questa città che fu Atene delle Marche.
Il sindaco Romano Carancini, il vescovo Nazareno Marconi e la vicesindaca Stefania Monteverde
«Una biblioteca pubblica e gratuita aperta a tutti», ha detto il sindaco non rivelando sempre nuove ‘sorprese’. Ed indicando lo spazio che fu di ‘Macerata granne’: l’ex teatro da 800 posti de Le Terme alias il cafè chantant dei maceratesi che all’inizio del secolo scorso sapevano come ‘passare terapeuticamente le acque’ e pure godersi la vita e i suoi piaceri senza dover andare a Parigi. Prosa, commediografi e il grande Luigi Pirandello di passaggio e pure…Moulin Rouge. Carancini non ne ha fatto cenno anche per la presenza di ‘don Nazareno’ (parole sue), il vescovo Marconi. Con la chiesa locale, che causa sisma ha scelto l’Abbadia di Fiastra un po’ come propria rinascente Avignone c’e’ infatti un progetto – ha rivelato Carancini – di partnership. Che nel nome dell’incontro popolare vedrebbe l’ex collegio dei Gesuiti collegato alla chiesa di San Giovanni. In diretta la conferma di monsignor Marconi che ha promesso, se tutto andrà bene, prospettive rosee per l’intero quartiere del centro storico. Altri spazi intanto per la lettura nella speranza che avvenga il ‘miracolo’ presente nel film ‘La storia infinita’: uno spezzone è stato infatti voluto da Carancini come ‘introibo’.
Il sindaco ha ringraziato tutti a cominciare da Antonella Agnoli che 7 anni fa gli aprì gli occhi parlandogli di un suo libriccino sul valore della biblioteca: «Se ce l’ho fatta io a finire di leggerlo, ce la possono fare tutti», ha rivelato con modestia Carancini. Che ha detto grazie anche all’assente governatore Ceriscioli (la Regione ci ha messo parte dei 3,5 milioni dei costi) e c’e stato pure un applauso per l’ex dirigente Sfrappini, intervenuta dopo con il successore Gianluca Puliti. Grazie inoltre ed in extremis per l’assessora Federica Curzi e per il funzionario Massimiliano Pavoni che ha dormito in sacco a pelo (ha specificato lui) stanotte perché tutto fosse pronto questo pomeriggio. Con loro un gruppo di ragazze e ragazzi che hanno gettato assieme a tutti i dipendenti il cuore oltre l’ostacolo. Il risultato è davvero ragguardevole. Un luogo ricreato ex novo dall’architetto Marco Scrivani e da Simone Pennesi, un luogo composito dove la free art di Morden Gore viene subito dopo l’orologio di padre Matteo Ricci, eroe eponimo del posto, e la poetica ‘visiva’ di Silvio Craia, «Nel nome di Emilio Villa», mi dice lui all’ingresso, mescolato tra autorità (c’e con il vescovo, il questore Pignataro e i vertici delle forze dell’ordine).
Ed adesso, ai funesti tempi dei social la nuova biblioteca è pronta a ricevere i suoi auspicati fruitori a cominciare naturalmente dai più giovani. Ecco allora BiblioKid, Biblioyoung, lo splendido auditorium dove è avvenuta la cerimonia, e la sala di lettura nel nome di Libero Paci, altro eroe eponimo, questo contemporaneo, della nuova Casa comune del capoluogo. E si potrà scrivere sui muri, come ha progettato Scrivani (nomen omen), ma ‘adelante con juiicio’ ha sottolineato più o meno e non a caso, Puliti. Si tratta di un progetto che non ha nulla a che vedere, per intenderci, con i disegni ‘liberi’ sbocciati con esiti non soddisfacenti pure a Macerata. No, gli unici graffiti ammirevoli sono quelli di Morden Gore, il caposcuola che Macerata ha la fortuna di avere, come sanno ogni giorno anche gli utenti dell’ascensore per il centro. In conclusione, Scrivani chiamando al proscenio i proff Antinori e Catani e il tecnico Santuno, ha spiegato i motivi ispiratori del grande restauro protrattosi per alcuni anni e che ha visto qualche tempo fa una precedente cerimonia attraverso la quale il Comune ha messo a disposizione della città, una prima cospicua opzione di questo cuore antico ed un po’ sconosciuto che fu casa e scuola di un allievo che sarebbe diventato famoso nel mondo: padre Matteo Ricci.
Silvio Craia, al centro
A farne la storia più recente della Mozzi Borgetti, la vicesindaca Stefania Monteverde che ha lasciato poi la scena, a lungo detenuta, dalla Sfrappini: «C’era proprio bisogno di questo recupero anche per dare la necessaria ‘aria’ ad un servizio, quello culturale, fino a ieri limitato negli spazi». Ultimo ad intervenire nel gran finale il presidente di Macerata Cultura, Ermenegildo Pannocchia: «Questa biblioteca per Macerata è come una terza corsia». Insomma, un grande cambiamento per la nuova Casa di tutti, a cominciare dall’ingresso, spostato a qualche metro, rispetto a quello precedente. Non sbagliate dunque l’ingresso e soprattutto non perdete l’orientamento perché questa biblioteca e’ un dedalo meraviglioso dove c’e’ posto non solo per i libri ma financo per i giochi. Non a caso in conclusione, “don Nazareno’ (si è detto futuro utente, lui che l’altro giorno ha dato alle stampe l’ultimo suo libro) ha ricordato come “non solo di pane vive l’uomo”.
L’assessore Narciso Ricotta col vescovo Nazareno Marconi
Carancini parla col consigliere Ivano Tacconi
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Vorrei ricordare, visto che è sfuggito nell’articolo, che il progettista e direttore dei lavori delle opere architettoniche è l’Arch. Marcello Santini.
Prendo atto della puntualizzazione dell’arch. Santini ed anzi gli sono grato della info ma ugualmente per il rispetto di tutti devo chiarire che al sottoscritto cronista non e’ sfuggito fortunatamente, considerato che l’errore e’ umano ‘nulla’ di rilevante circa la cerimonia d’inaugurazione cosi’ come si stava svolgendo, in presa diretta. In tal modo non gli e’ sfuggito il nome dell’arch. Santini citato in cronaca insieme ad altri tecnici ‘convocato’ dall’arch. Scrivani sul palco dell’auditorium in quanto facente parte anch’egli della bella squadra cui si deve il restauro della biblioteca ‘Mozzi Borgetti’.
Un grande spazio per la cultura, con un piccolo auditorium molto utile per conferenze e proiezioni a disposizione per scuole e per i cittadini ed associazioni. Una ristrutturazione che valorizza il centro storico.
A margine della cronaca dell’inaugurazione della ‘nuova’ Mozzi Borgetti, devo annotare come a differenza di 8 mesi fa (31 marzo) allorché si tagliò il nastro celebrandosi allora l’avvenuto restauro di due sale della stessa biblioteca comunale, il sindaco non ha più fatto cenno al museo garibaldino, caro alla tradizione maceratese. Deludendo i tanti che fanno riferimento a questa illustre memoria storica che lega la città all’eroe dei due mondi e pure di Macerata. E seppellendo le aspettative dello storico Pietro Pistelli, maceratese di Pesaro, delegato per le Marche e la Rsm dell’Istituto Anita Garibaldi (relatore ogni 30 aprile della cerimonia in piazza Garibaldi commemorando la vittoria di San Pancrazio) il quale degli importanti reperti di quello che fu il prezioso museo ora custodito in capaci casse e non conserva ancora ed addirittura l’inventario completo.
Maurizio Verdenelli
Maurizio, considerato che nella tua appassionata narrazione di questo recupero hai accennato anche al tema dei ricordi, permettimi di ricordare anche la civilissima e interessante ricerca condotta sul destino di tale recupero dal Liceo Economico Sociale dell’Istituto di Istruzione Superiore Padre Matteo Ricci di Macerata. Nel 2018 gli studenti della 4°F, aderendo al progetto denominato “A scuola di Opencoesione” (un percorso di educazione alla cittadinanza attiva che sviluppa competenze digitali attraverso una attività di monitoraggio civico dei fondi pubblici sul proprio territorio), hanno scelto come oggetto di ricerca proprio il progetto di “Restauro dell’ex palazzina e dell’ex cinema di via Crispi (di proprietà comunale) da destinare a sede del museo dell’Istituto per le Relazioni con l’Oriente”(IRO). Al termine della ricerca gli studenti hanno scoperto quello che gran parte del Consiglio Comunale ancora ignora e la politica dimentica, cioè che non solo il museo non è stato realizzato ma che l’Istituto Matteo Ricci per le Relazioni con L’Oriente (IRO) nasce nel 2001 con l’intendo di coltivare e promuovere la memoria storica della figura e dell’opera di Matteo Ricci, insieme a quella degli altri orientalisti che Macerata e le Marche hanno offerto al mondo fino a Giovanni Cassiano Beligatti, Antelmo Severini e Giuseppe Tucci. Ma gli studenti vengono ad apprendere anche che nell’agosto 2013 la Giunta Carancini approvò un accordo per realizzare il museo del suddetto IRO con un costo previsto in €. 3.406.800, di cui €. 2.656.800 a carico del FAS ed €. 750.000 a carico del Comune. La proposta dell’IRO venne presentata formalmente al Governo Nazionale nel gennaio 2008 e verrà inserita nel programma delle iniziative promosse dallo Stato Italiano per la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Macerata fu individuata come sede principale dell’Istituto e a tal proposito l’Amministrazione Comunale aveva previsto come sede funzionale il Palazzo Trevi Senigallia che la Regione aveva finanziato a tale scopo; forse qualcuno ricorderà i titoloni dell’epoca: “Dieci milioni di euro per Matteo Ricci – Con i fondi saranno riordinati i musei cittadini. Sette milioni verrranno stanziati dal Comitato interministeriale per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, gli altri da Comune, Provincia e Regione…”. Una bellissima ricerca che, come la vicenda della strada nord e delle tante incompiute, è destinata a segnare quel pezzo di storia amministrativa locale che sta accompagnando la città verso il declino, nonostante la splendida biblioteca Mozzi-Borgetti.