di Federica Nardi (foto di Fabio Falcioni)
Santa Croce a Macerata, un quartiere che vive in attesa dei lavori. Perché ai leitmotiv «buche, buche, buche» si accompagnano anche le speranze e le perplessità per il restyling di marciapiedi e panchine che dovrebbe iniziare quanto prima dopo essere già slittato dall’estate. Nel mezzo, alcune incognite: la “vecchia” Dante Alighieri, il parco Asur, il traffico in aumento. Parte da qui il viaggio dei quartieri di Cronache Maceratesi che ci vedrà ogni settimana raccogliere le testimonianze in strada.
«Cosa non va? Basta guardare i marciapiedi – dice Franco Tognetti, 74 anni, a spasso con il suo cagnolino Chico -. Ora qui (di fronte allo stadio dei Pini, ndr) vogliono mettere anche le panchine. Ma è inutile metterle qui quando poco più su c’è un parco meraviglioso che non usa nessuno. Se cammini a piedi di notte per strada fai le capriole. Dovrebbero tenere bene quello che c’è invece di spendere soldi su altro».
Lauro Storani, titolare del bar dei Pini, storce il naso anche lui rispetto ai progetti per il viale: «La prima cosa che non va sono marciapiedi e i parcheggi. Siamo contenti per i lavori ma vanno a rilento. Inoltre non condividiamo che tolgono i parcheggi per mettere le panchine e fare un viale un po’ “in” ». Nei dintorni abita anche il sindaco Romano Carancini, perché non chiedere direttamente a lui? «Non è che passa a piedi – scherza Storani -, passa sempre con l’auto».
Tra i problemi segnalati dai residenti anche poca illuminazione notturna, dovuta in parte al fatto che i rami coprono i lampioni. E la potatura? «Ci sono cartelli che vietano la sosta per il taglio piante ma non lo fanno. Se non lo fanno almeno togliessero i cartelli così che le persone capiscano se possono parcheggiare o meno – si lamenta Maurizio Alimenti, titolare di un bar lungo viale Martiri della Libertà -. Anche il cartello che indica il divieto di sosta per le scuole è datato. Dovrebbero cambiare anche quello».
Le scuole hanno chiuso con l’inagibilità del plesso della Dante Alighieri dopo i sismi del 2016. Ma il giro di persone non si è fermato. A spiegarlo la figlia di Alimenti, Francesca: «Subito il trasferimento degli alunni abbiamo avuto meno clienti. Ma ora sono semplicemente cambiati. Lavoriamo più con la pasticceria, non ci sono più ingorghi per i parcheggi nelle ore di entrata e uscita delle scuole e chi prima non riusciva a fermarsi magari ora si ferma. A noi va bene così. Ci dispiace solo vedere l’edificio della Dante Alighieri abbandonato con le erbacce che crescono».
Uno dei punti di ritrovo del quartiere è anche il Circolo dei Pini, proprio dietro lo stadio. Uno dei soci però non è contento delle “promesse non mantenute” per lo spazio: «L’amministrazione ha stanziato i soldi per sistemare il circolo ma nessuno ci è venuto mai a lavorare e dentro adesso ci piove. Bisogna che si sbrigano», dice Eugenio Brambatti. Andrea Petrozzi, 64enne vive poco distante in via Vanvitelli e stamattina è di passaggio proprio davanti alla chiesa di Santa Croce. «Qui nelle ore di punta c’è una fila indescrivibile in entrambi i sensi – spiega Petrozzi indicando il semaforo poco distante -. Sappiamo che stanno facendo dei lavori, sarebbe stato meglio farli con le scuole chiuse però non fa niente. Rispetto alla Dante Alighieri sono contento che la spostino in un palazzo antisismico. Questa zona invece ci auguriamo che venga riqualificata – conclude indicando il parco dell’Asur -, perché è un parco bellissimo ma nessuno ci passeggia. Le piante vanno curate».
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A Roma, ex Caput Mundi, il problema è stato risolto con cartelli stradali nuovi, tipo ‘Attenzione, buche, andare a 30 km/h’. Non hanno pensato alla soluzione ottimale, togliere l’asfalto che separa le buche una dall’altra, per ricamminare sul sampietrino antico. Magari la lega, amante della romanità, potrebbe pensarci su.
Sono “santacrociano” dalla nascita. Tengo moltissimo a questo mio quartiere che talvolta vedo, con rabbia e dispiacere, quasi abbandonato.
Definire Santa Croce un quartiere è forse una parola riduttiva perché ho sempre avuto l’impressione che si trattasse invece di una città nella città che vive autonomamente rispetto al resto di Macerata.
Vive quasi di luce propria: è vitale, accogliente, luminosa e, lasciatemelo dire, è forse il luogo più ameno ed affascinante della città.
Si ha l’impressione, sostando al Belvedere Sanzio, che guardi il resto di Macerata con un certo distacco ed un malcelato atteggiamento di lieve superiorità.
Dal punto di vista climatico è eccellente. Organizzativamente è quasi ottimale (la presenza di quasi ogni tipo di servizio la rende del tutto autonoma, viva e pulsante (a tal proposito il progetto di chiudere lo sportello bancario presente sarebbe una sciagura).
Non tutto però “gira” alla perfezione, anzi.
Le lamentele dei suoi abitanti sono giuste e sacrosante.
Spesso si percepisce un clima di abbandono ed incuria da parte dell’Amministrazione.
Le strade sono dissestate (il quartiere di Borgo Santa Croce); Viale Indipendenza ridotta quasi ad una pista di lancio è spesso teatro di incidenti anche molto gravi; la segnaletica stradale è carente o vecchissima; la presenza della polizia urbana quasi una chimera; l’illuminazione stradale inefficace (Viale Martiri della Libertà e Via Carradori hanno i lampioni sopra le chiome degli alberi con la conseguenza che i marciapiedi, soprattutto, risultano al buio). In quest’ultimo caso sarebbe sufficiente prevedere luci aggiuntive più basse sui pali esistenti per risolvere un problema annoso.
Un piccolo suggerimento di parte al Sindaco : è vero che in quanto tale deve pensare a tutta la città, ma visto che è “santacrociano”, se indirizzasse un po’ il suo sguardo verso il quartiere non sarebbe male.