Privatizzare la sanità
porta alla sconfitta:
Articolo Uno boccia Ceriscioli

IL COMMENTO - L'ultimo provvedimento del governo regionale sul tema delle liste d'attesa è una resa incodizionata ai privati. Dopo le risposte dell'assessore Casini che hanno lasciato insoddisfatto Busilacchi (Gruppo misto) sull'ospedale di Sassocorvaro, già si profila un ben servito alla Giunta regionale da parte di una fetta del centrosinistra

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di Fabrizio Cambriani

Sta prendendo una brusca accelerazione il processo di privatizzazione della sanità, qui nelle Marche. Evidentemente il tempo stringe e, entro l’estate, il grosso delle regalie agli operatori privati deve essere completato. Un progetto che, sin dall’insediamento della giunta Ceriscioli ha aleggiato più in termini di sospetto, ma che da qualche mese a questa parte si sta disvelando nella sua organicità. Ufficialmente contro il volere dei partiti che sostengono la maggioranza. E pure contro le rigorose determinazioni approvate dallo stesso Consiglio regionale.

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Luca Ceriscioli

La giunta, in spregio a qualunque principio democratico, alle normative previste dal decreto Balduzzi e anche al buon senso, sta andando avanti come un treno. Incurante di qualsiasi conseguenza. Dopo quattro anni di governo e diversi tentativi di accorciare i tempi delle liste di attesa – tutti miseramente falliti – con delibera n.728 del 18 giugno scorso, il governo regionale (assenti gli assessori Cesetti e Pieroni) ha aperto la mobilità, anche per le liste d’attesa, verso le cliniche private. Ciò, fino al limite del 15%, per la gestione delle liste di garanzia, così da ridurre i tempi di attesa. Si tratta di una resa senza condizioni al privato. Ma è anche la presa d’atto dell’incapacità gestionale e politica dell’intera materia sanità, nelle Marche. Va ricordato, per dovere di cronaca, che nel 2015, il candidato governatore Luca Ceriscioli, fece della riduzione delle liste di attesa il suo cavallo di battaglia. Giurando e scommettendo su di una drastica riduzione. Oggi, a consuntivo, il bilancio è semplicemente fallimentare. Incapace di far funzionare uomini e mezzi che fanno capo al pubblico, il presidente e assessore alla sanità, si vede costretto a concedere ai privati altri e ingenti danari per garantire, almeno al minimo, questo servizio.

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Anna Casini

L’episodio più grave in materia di sanità, però si è consumato nell’aula del Consiglio regionale il 17 giugno scorso. Uno strappo senza nessuna possibilità di ricucitura. Quel giorno la giunta, attraverso la sua vicepresidente Anna Casini è chiamata a rispondere a una interrogazione del consigliere Gian Luca Busilacchi, sulla vicenda della casa della Salute di Sassocorvaro, che, attraverso la delibera di giunta 602 del 21 maggio 2019, veniva, di fatto, trasformata in una clinica privata. Un atto che il governo regionale, secondo lo stesso Busilacchi, non avrebbe mai dovuto assumere, poiché il Consiglio, il 14 gennaio scorso, aveva approvato una risoluzione che le impediva di deliberare in materia, fino all’approvazione del nuovo piano sanitario. Che, a oggi, è ancora in discussione in sede di consiglio. Lo stesso Busilacchi, consigliere di maggioranza, in fase di replica alla sua interrogazione, ha denunciato aspetti di illegittimità della delibera. La decisione della giunta sarebbe non rispettosa degli almeno 80 posti letto per acuti previsti dal D.M. 70 del 2015 (il Balduzzi). Ma anche l’escamotage, utilizzato dal governo regionale nella risposta, cioè di accreditare strutture private che fanno parte di rete di imprese, vale solo per strutture già accreditate a far data dal 1° gennaio 2014 e che dovrebbero avere almeno 40 posti letto.

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Gianluca Busilacchi

Di fatto, osserva Busilacchi, la giunta attraverso questa delibera, ha trasformato un ospedale di rete in ospedale per acuti. L’interrogativo che si pone è dunque il seguente: perché a Sassocorvaro sì e negli altri centri no? Ma la domanda decisiva, a cui Busilacchi non ha mai ricevuto risposta è: perché tutte queste attenzioni e corsie preferenziali per gli operatori privati? Mentre, ma questo lo aggiungo io, per il pubblico sono previsti solo tagli e disservizi? La prassi vorrebbe che, nel caso delle interrogazioni, dopo la replica dell’interrogante si passasse al punto successivo. In questo caso invece la vicepresidente Anna Casini ha pensato bene di controbattere alla replica di Busilacchi. Essa risposta è stata demenziale: un mix di arroganza, superbia, e tracotante, incompetenza. Ignorando completamente l’incipit dell’art. 16 dello Statuto regionale (I Consiglieri Regionali rappresentano l’intera Regione senza vincolo di mandato), la Casini ha esordito dichiarando come il Piceno non fosse un’area di competenza di Busilacchi. Quindi, bacchettandolo come una maestrina per l’enfasi e il linguaggio usato – ha perfino parlato di velate minacce – ha molto ridimensionato la questione da lui sollevata, poiché a suo dire, si tratta soltanto di una semplice sperimentazione. La sintesi, è stata insomma che Busilacchi (universalmente conosciuto da tutti per i suoi modi miti e garbati) stia dando troppa importanza e mettendo troppa enfasi al tema della privatizzazione della sanità nella sua regione, quando ci sarebbero cose più importanti a cui dovrebbe pensare. Quali però, non è dato a sapere. È bello apprendere però che la vicepresidente della giunta regionale, Anna Casini, pur ignorando lo Statuto della regione che governa da oltre quattro anni, a noi marchigiani costi 9.948 euro e 10 cent al mese. Che moltiplicati per 12 mesi fanno 119.377 euro e 20 cent. Che moltiplicati ancora per cinque anni di mandato fanno la bellezza di 596.881 euro.

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Gianluca Busilacchi e Pierluigi Bersani

Ora, si dà il caso che Gianluca Busilacchi sia incidentalmente pure il responsabile nazionale per la sanità e il welfare di Articolo Uno. Si dà anche il caso che il 20 di giugno scorso, proprio gli organismi direttivi di Articolo Uno, nelle Marche, abbiano deliberato di “ricostruire il centrosinistra in discontinuità con quanto fatto nell’ultima stagione”. Per il 2020, ha affermato lo stesso Busilacchi, che pretende discontinuità su sanità, rapporti Giunta-Consiglio e con i cittadini, «va bene un’alleanza di centrosinistra, con componente civica, ma nulla deve essere dato per scontato a partire dalla guida».
Praticamente un benservito a Ceriscioli e a tutta la sua giunta. Ma anche a chi dovesse, inopinatamente, pretendere di imporlo. Nel caso, quelli di Articolo Uno, potrebbero argomentare che si tratta di una semplice sperimentazione e che non bisogna mettere troppa enfasi sulla centralità delle persone. Quando ci sono cose più importanti a cui pensare. Per esempio, volendo restare nell’alveo del centrosinistra, non lasciare la salute dei cittadini in mano di imprenditori privati.



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