Rosaria Del Balzo
La Fondazione Carima è interessata all’Apm e sul piatto è pronta a mettere qualche milione di euro per rilevare una parte delle quote. C’è già stato un contatto informale tra l’ente guidato da Rosaria Del Balzo Ruiti e la municipalizzata del Comune di Macerata, che ne detiene il 98%. Sarebbe la prima operazione del genere in città, complicata sia dal punto di vista tecnico che politico. Innanzitutto c’è l’aspetto tecnico, l’Apm è una società per azioni: quindi sarebbe possibile cedere direttamente le quote alla Fondazione o si dovrebbe necessariamente passare per un’asta pubblica? Nel secondo caso è chiaro che le cose si complicherebbero ulteriormente. Senza considerare che una valutazione complessiva del valore della municipalizzata non è mai stato fatto, e questo sarebbe un ulteriore passaggio da completare per quantificare le quote che eventualmente verrebbero acquistate. Nell’ipotesi che ci siano i presupposti tecnici per l’operazione, poi ci sarebbe la valutazione politica dell’operazione. Sarebbe conveniente al Comune e quindi all’azienda cedere parte delle quote e di conseguenza parte degli utili ogni anno? Già qualcuno in giunta (sembrerebbe la vicesindaca Stefania Monteverde), seppur non ci sia ancora nulla di concreto, ha storto il naso davanti a questa eventualità. A seguire il discorso dovrebbe coinvolgere ovviamente anche maggioranza e opposizione. Insomma, un percorso lungo e molto complicato e i tempi stringono, visto che l’amministrazione è in scadenza. Di sicuro al momento c’è solo che la Fondazione ha mostrato interesse per l’Apm, anche se la presidente Del Balzo Ruiti preferisce non commentare. Probabilmente c’è un tesoretto da far fruttare, visto che dopo il crac di Banca Marche la fondazione non pare abbia più investito, nel senso stretto del termine. E in questo contesto l’Apm è stata valutata come opzione valida, il che farebbe pensare a un ottimo stato di salute dell’azienda trasporti. Ma non è detto che poi la scelta non ricada su un altro tipo di investimento, per esempio una banca del territorio, scelta che sarebbe anche più consona a una cassa di risparmio. Intanto però il consigliere d’opposizione Andrea Marchiori (gruppo misto) chiede lumi sulla vicenda e in particolare ha presentato un’interrogazione per sapere se «la giunta comunale manifesti interesse a valutare tale operazione; quali sarebbero le formalità necessarie per portare a termine tale eventuale operazione, indicando anche quali sarebbero i processi di comunicazione e partecipazione che la giunta intenderebbe avviare con gli organi istituzionali e con la cittadinanza; quali benefici o svantaggi potrebbero derivare».
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Ho l’impressione che il Comune non sarà d’accordo perchè l’eventuale ingresso della Fondazione in APM impedirebbe a Carancini & Co. di seguitare ad usare l’APM come un bancomat per le proprie esigenze.
Giuseppe Bommarito condivido pienamente.
Ma la Fondazione Carima non era la proprietaria di Banca Marche? Ma se un’impresa fallisce, come Banca Marche, di solito vengono “perseguitati” i soci come mai non succede qui? tra l’altro se vogliono investire svariati milioni di €. la Fondazione è anche messa bene, poi, se non ricordo male, la Fondazione non dovrebbe pensare “solo al sociale”, cosa che faceva puntualmente con i dividendi di Banca Marche e che è venuta meno o perlomeno in maniera molto ridimensionata dopo il fallimento della Banca. Credo che, avendo sempre scelto i vertici di Banca Marche oggi rilevatesi molto discutibili(ma anche allora), credo farebbe meglio ancora per alcune decine di anni a stare nell’anonimato, anche per rispetto di molti “investitori” maceratesi truffati dagli stessi dirigenti da lei nominati e se ha disponibilità economiche dovrebbe investirle nel sociale come sempre ha fatto e non a iniziare un percorso da “Impresa” cosa che, con mia meraviglia, la Presidente Del Balzo, essendo sempre stata nel sociale, anche discutibilmente,dovrebbe evitare.
….se l’acquisto è, come si legge in altro articolo, “in linea con la partecipazione degli altri Comuni in APM”, allora è un acquisto meramente simbolico che non avrà alcuna possibilità di incidere nelle decisioni aziendali.
Il problema vero è un altro.
La cessione alla Fondazione comporta l’apertura del capitale ai privati (tale è da considerare la Fondazione) e, quindi, non può essere fatta senza gara.