Pietro Bartolo, storie terribili di migranti:
«Il Mare Nostrum è diventato un cimitero»

MACERATA - Il medico, candidato del Pd alle Europee, ieri sera è stato all'ostello Ricci per partecipare ad un incontro organizzato dal Circolo Aldo Moro. Ad ascoltare i suoi racconti duecento persone. «Lampedusa mi ha cambiato la vita. Le immagini di ciò che ho visto in 28 anni sono sempre nella mia testa. Nel Mediterraneo avvengono cose inaccettabili»

- caricamento letture

 

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-17-650x433

Angelo Sciapichetti e Pietro Bartolo durante l’incontro all’Asilo Ricci di Macerata

 

di Maurizio Verdenelli (foto di Fabio Falcioni)

Centoundici sacchi. Nel primo un bambino con i calzoncini rossi, i suoi vestiti della festa nei quali l’aveva avvolto la madre. Nei suoi occhi, un disperato anelito di vita. Un lampo estremo subito spento. «Da allora quasi tutte le mie notti sono attraversate da quegli occhi di bambino morente. Un incubo dal quale non mi libererò più come dalla puzza (testuale, ndr) di putrescina e cadaverina dei morti annegati nel Mediterraneo che sono sempre nella mia testa. Lampedusa mi ha cambiato la vita».

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-23-325x289

Pietro Bartolo

In 28 anni, ha visitato 350mila migranti. Migliaia e migliaia le ispezioni cadaveriche. Dion è morto in fondo al mare. «Il Mare Nostrum è diventato un cimitero. Non è giusto, è inumano, vergognoso. Ribelliamoci!». Lui è Pietro Bartolo, 63 anni, il medico (prima ancora “marinaio e naufrago”) dei migranti a Lampedusa. Ma delle parole non ci sarebbe alcun bisogno, in quanto le immagini e i video che scorrono nel maxi video sono già un racconto. Terribile. Mai sentito, mai visto. I cadaveri dei 25 ragazzi uccisi dagli scafisti, estratti dai sub ad uno ad uno dalla stiva dell’imbarcazione affondata. I corpi mutilati dal machete o scuoiati (per renderli… bianchi), le ustioni deturpanti. «E’ la malattia del gommone, mortale al 90%. Ne sono contaminate le donne fatte sedere sui gommoni enormi e fragili senza chiglia: la miscela tra acqua marina e benzina che fuoriesce dai motori troppo piccoli, è subdola (offre sensazioni di freschezza) ma poi devastante».

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-25-325x216Poi l’immagine, di per sé innocua, di una ciocca di capelli. Sono di una partoriente che non avendo neppure uno spago per stringere il cordone ombelicale spezzato con la forza delle mani, ha pensato ai propri capelli. Così Rama ha dato la vita a Pietro. Ad altre, violentate, messe incinte (oppure “trattate” perché questo non accadesse in quanto destinate alla prostituzione) è andata peggio. E pure alla bambina di 4 anni, stuprata anch’essa, che celava nella sua intimità i pochi soldi, e si prendeva cura della povera madre. «Quando le ho regalato un giocattolo, non l’ha voluto. Non era più una bambina». Poi la foto delle 368 bare dei morti affogati sui 500 del pescherecchio a fondo all’isola dei Conigli il 3 ottobre 2013, da quella volta celebrato come Il Giorno della Memoria. «In realtà le bare sono 367: in una c’è una mamma insieme con il suo bambino ancora stretto al cordone ombelicale. Abbiamo pensato di non dividerli nel loro viaggio per l’eternità» rivela Bartolo. Donne e bambini sono i nuovi “crocifissi” di un continente «depredato delle sue enormi ricchezze: petrolio (Enrico Mattei aveva visto giusto, ndr), diamanti, materie prime preziose…».

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-12-325x216E’ l’inferno in diretta. «Altro che Auschwitz!» sottolinea Bartolo. Un silenzio “assordante”, surreale spezzato solo dagli applausi, ripetuti, da parte del pubblico. Duecento persone che hanno affollato ieri sera l’asilo Ricci a Macerata – nel pomeriggio, il medico di Lampedusa era stato ospite di Civitanova, presentato dall’ex sindaco Corvatta. Una madre singhiozza («Quel bambino mi ricorda mio figlio!»), commozione, gente che sbianca ed è attonita, occhi lucidi, come quelli di Pietro Bartolo. Che quando finisce è abbracciato d’impeto da Angelo Sciapichetti. Una stretta vera, prolungata. Allora tutti si alzano ed applaudono. E’ un abbraccio collettivo, cui sul palco dell’incontro (organizzato dal circolo Aldo Moro) si uniscono Narciso Ricotta e Vincenzo Varagona. L’intervistatore che per tutto il tempo è rimasto col il microfono in mano, inoperoso. Non c’è stata necessità di fare domande al protagonista. Che, concluso l’incontro, twitta subito: «…a Macerata ho avuto il piacere di confrontarmi con tante persone sensibili e attente ai bisogni dei più deboli». In precedenza, sempre via twitter, il grazie a Civitanova «per la calorosa accoglienza». La “tappa” maceratese non si presentava facile, in una piazza cioè ancora sotto choc per i fatti del gennaio 2018. «Quando mi si dice che i migranti sono in fondo diversi da noi, rispondo brusco: “Si, è vero: mi sembrano migliori di te” (applauso convinto dalla sala). Altri mi chiedono: “possiamo venire ad aiutarti?” Ed io: “Ce la facciamo da soli, voi pensate ad accogliere queste persone che non dobbiamo chiamare clandestine…basta un buongiorno, un sorriso, una mano tesa”».

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-26-325x216A Macerata Pietro Bartolo non ha chiesto il voto (è candidato alle Europee per il Pd), ma di non girare il capo di fronte ad una tale tragedia umanitaria ma di questa far “girare la voce” a tutti. Un film “Fuocoammare”, premiato a Berlino, due libri sold out non sono bastati. «Cosi da tre anni giro l’Italia nei giorni in cui sono libero dal lavoro del poliambulatorio: sabato e domenica». Alla politica, il medico dei migranti imputa il fatto di “imbrogliare le carte” su un dramma epocale «che non è di destra né di sinistra» che si consuma in mare sulle motovedette libiche e nei campi di concentramento dive si muore ogni giorno. Tuttavia «quest’anno per la Giornata del 3 ottobre da Roma non è venuto nessuno….meglio soli che male accompagnati (detto in siciliano, ndr)». In fondo al tunnel qualche luce. Quella di Quebrec, incinta, trovata in uno dei 111 sacchi. «Me la vedo all’areoporto, io di ritorno dall’ospitata in tv di Fabio Fazio. Tanti abbracci sotto un nugolo di flash. E’ stata in famiglia da me tre giorni prima di ripartire per la Svezia dove si è sposata ed ha avuto un secondo figlio. Poi la favola di Fevor, una bambina bellissima la cui foto ha fatto il giro del mondo. Ora è felice, con un nome nuovo, all’interno di una famiglia adottiva. Ed infine Mustafà, 5 anni: era semi assiderato quando l’abbiamo tratto dal mare. Intelligentissimo. Il bambino e’ in un centro a Palermo. Per lui, ignorato dai mass media, nessuna famiglia si è fatta ancora avanti».

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-27-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-24-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-22-650x608

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-21-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-20-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-19-650x604

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-18-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-16-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-15-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-10-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-11-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-13-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-14-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-9-650x572

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-8-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-7-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-5-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-4-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-3-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-2-650x433

PietroBartolo_AsiloRicci_FF-1-650x433

 



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X