«Invece di tingere di rosso o di blu Corso Umberto, l’assessore alla sicurezza e al decoro urbano Giuseppe Cognigni faccia aprire i bagni pubblici». Inizia l’anno con una richiesta il consigliere comunale di maggioranza Sergio Marzetti. Una preghiera non nuova da parte di Marzetti che sovente in questi anni ha sottolineato come il fatto che una città come Civitanova non abbia bagni pubblici sia vergognoso.
«E’ una vergogna – dice – per una città di oltre 40mila abitanti, che punta a fare un brand turistico. Il fatto che a farli chiudere sia stato Silenzi, inoltre, doveva essere uno sprone per farli riaprire, ma neanche per idea. Al sottoscritto l’assessore aveva assicurato più di un anno fa che era questione di pochi giorni. E’ passato un anno e mezzo e le porte sono ancora sbarrate. Indecoro, altro che decoro. Anche perché ci sono altre situazioni sulle quali servono interventi nel nome del decoro. Le fontane per esempio o i parchi, lui annuncia la messa a dimora di 600 alberi ma ha pensato chi se ne prenderà cura? L’analogia la faccio sempre con il suo predecessore che per abbandonare tutto poteva almeno accampare una scusa: si era infatti caricato sulle spalle quasi tutte le deleghe e non avendo tempo di seguirle, né la volontà di lasciare la custodia dei bagni a due disabili per un pugno di euro, ha lasciato quelle che meno gli interessavano. Cognigni che pretesto potrà addurre? Può anche darsi che al termine della legislatura o anche prima, il sottoscritto debba fare ammenda di un giudizio così severo e anzi, me lo auguro, ma il giudizio va dato anche sul presente. E allora dubito che l’assessore Cognigni possa consegnare ai civitanovesi una città colorata di verde, rosso e blu, quando in diciotto mesi non è stato neanche capace di aprire i bagni pubblici. Dare tempo al tempo, comunque, ma insieme ai colori del Corso, ai peri e alle altre piante, l’assessore apra quei bagni e renda belle quelle fontane».
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NOI OPERATORI AGRICOLI CHE LA DOMENICA IN PIAZZA FACCIAMO IL MERCATINO, NON ABBIAMO IL BAGNO! E COSI’ GLI ALTRI UTENTI.
ANCORA UNA RIPROVA CHE QUESTA AMMINISTRAZIONE SI FA GRASSA CON IL SUPERFLUO E DIMENTICA LE MINIME NECESSITA’. … E RICORDO DEMPRE LE PERIFERIE…
UNA VOLTA PERFINO IL SINDACO MARINELLI SAPEVA TOCCARE I TASTI GIUSTI…
Ma se sistemano i bagni chi va più alla toilette del bar?
Se rimettono in funzione le fontanelle stradali chi va più al bar a chiedere un bicchiere d’acqua? Invece così la gente è costretta a prendere un caffè in cambio dell’una o dell’altra cortesia.
Inciviltà di contenuti ….
Il cesso e’ democratico… serve a tutti..
quindi apritelo
Marzetti in maggioranza e Mei in minoranza sono le due uniche forze di opposizione veramente credibili.
Paolucci, si chiamano bagni, latrine, ritirate, toilettes, servizi igienici, water closed ed anche cessi. Però per un continuo mutare del modo di esprimersi, parlare, comunicare, alcune parole pur ricordando la vecchia accezione, vengono usate nel linguaggio comune con il loro significato innovativo ed usate magari per definire pubblici funzionari da gettare nella tazza o nel vespasiano del gabinetto, menti all’ammasso addirittura autoreverenziali con eccedenze elettive per la piantumazione o concimazione dei campi. Il vocabolario della Scrofa è molto chiaro nella descrizione del nuovo uso della parola cesso: dicesi di persona, spesso nella pubblica amministrazione con il cervello che funziona come un cesso, incapace di mantenere ciò che vi viene immesso e immediatamente scaricato per dare spazio a nuovi pensieri pronti a seguire l’inutilità, la stupidità a volte arrogantemente pretestuosa che li hanno preceduti. A volte come sinonimi contigui al cesso si usa anche dire : ” Ma sei proprio un cesso!”. Detta frase viene comunemente detta insieme alla direzione verbale a cui si vuole accompagnare.
Per arrivare al punto,bisogna attirare l’attenzione..