Sae e ricostruzione, i fratelli Piccolo:
«Operiamo nel settore edile
con correttezza e trasparenza»

REPLICA - I due imprenditori intervengono sulla questione dell'iscrizione nella White list per la "Eni srl", sull'appalto per la basilica di San Nicola, sul procedimento penale davanti al Gup per Raffaele Piccolo che deve rispondere solo del reato di turbata libertà degli incanti. Nella rettifica evidenziano in sostanza che le informazioni sarebbero state riportate a loro dire in modo denigratorio verso le loro aziende

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La basilica di San Nicola a Tolentino

 

La Eni srl si è aggiudicata un appalto per la ricostruzione di una struttura ricettiva a Valfornace e quello per la riapertura parziale della basilica di San Nicola di Tolentino. La Euroimpresit invece compare a partire dal 28 settembre del 2017 nel contratto di rete con la In.tech, uno dei subappalti di Arcale nella costruzione delle soluzioni abitative d’emergenza. Il titolare di entrambe è Salvatore Piccolo. Mentre il fratello Raffaele (imputato per turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta “The Queen”), compare in qualità di procuratore speciale della Euroimpresit proprio all’atto di firma del contratto di rete.

Sono loro a replicare ai servizi comparsi su Cronache Maceratesi. Servizi che hanno spiegato – circostanza confermata dagli stessi fratelli Piccolo -, come la Eni srl si sia aggiudicata gli appalti in questione risultando ancora non iscritta alla “White list” e presentando quindi un’autocertificazione antimafia. La richiesta infatti è da mesi in fase istruttoria negli uffici della Prefettura di Caserta. La legge lo consente trattandosi di procedure ordinarie. I Piccolo sottolineano anche che l’appalto è stato vinto per procedura negoziata e non per aver offerto il ribasso più alto. Negli articoli in questione veniva infatti spiegata la procedura, che in fase finale (dopo l’estrazione e l’esclusione delle offerte anomale), affida comunque i lavori a chi offre il prezzo più basso.

Discorso a parte per le sae. La Euroimpresit, dicono i Piccolo in un documento inviato questa volta alla redazione della trasmissione televisiva “Le iene” che si è occupata delle sae con i rivestimenti marci, ha lavorato solo per 60 casette e solo in riguardo alla realizzazione degli impianti. Tra l’altro la ditta, specificano gli avvocati dei fratelli Piccolo, è ancora in attesa di un pagamento di 70mila euro e lamenta di aver subito anche un furto di materiale non coperto da assicurazione, prelevato dal campo base di Arcale a Pieve Torina (attualmente smantellato) nell’aprile del 2018. 

Gli articoli in questione riportano fatti verificati e documentati e non contengono errori di contenuto. La solerzia nel dettaglio (come nel caso della certificazione antimafia), che viene in qualche modo contestata come tendenziosa, non è altro che la dovuta attenzione che Cronache Maceratesi, da sempre e soprattutto per le vicende drammatiche del terremoto, ha riservato a quello che ogni istituzione non ha esitato a definire “il più grande cantiere d’Europa”. Un cantiere miliardario che anche secondo la Cgil di Macerata (autrice della gran parte delle denunce raccontate dalla cronaca), sta già facendo gola alla criminalità organizzata. 

***

Questa di seguito la rettifica integrale dei legali di Salvatore e Raffaele Piccolo, il primo nella qualità di legale rappresentante della società Eni srl, nonché titolare della ditta individuale Euroimpresit ed il secondo nella qualità di procuratore speciale di quest’ultima ditta.

Premesso che nella tarda serata del 13 novembre siamo venuti a conoscenza della messa in onda di un programma televisivo sul canale Italia 1, programma denominato Le Iene, con tale servizio si faceva riferimento ad alcuni lavori edili effettuati nella provincia di Macerata, provincia colpita qualche anno fa dal sisma. In particolare si faceva riferimento alla costruzione di una serie di prefabbricati in segno (sae) denominate “casette” e destinate alle vittime colpite dal sisma del 2016. Dette casette, sempre secondo il servizio in questione, erano state realizzate con materiali già ampiamente deteriorati e con l’utilizzo di lavoratori in nero, in violazione di ogni più elementare norma antinfortunistica ed adoperando, tra l’altro, un sofisticato sistema di riciclaggio di denaro, usando come pretesto le retribuzioni dei lavoratori attraverso movimentazioni su carte prepagate.

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Il servizio andato in onda su Le Iene

In detto servizio, al termine della descrizione della vicenda come sopra riportata, si faceva espresso riferimento alla ditta “Euroimpresit di Salvatore Piccolo”, nonché al fratello di quest’ultimo, Raffaele Piccolo, suo procuratore speciale. In effetti chi ha avuto modo di guardare il servizio ha recepito, inequivocabilmente, che la suddetta ditta “Euroimpresit” era l’autrice di tutti gli illeciti di cui sopra. Laddove, invece, la “Euroimpresit” aveva realizzato soltanto gli impianti idraulici, elettrici, termici e di condizionamento per sole 60 casette, eseguiti tutti a regola d’arte e rimanendo ancora creditrice a tutt’oggi della somma di ben 70mila euro. Tutto quanto qua appena accennato è stato ben descritto nella richiesta di rettifica inoltrata alla redazione de “Le Iene”, già lunedì 19 novembre. Abbiamo preferito richiedere soltanto una rettifica, senza peraltro sporgere alcuna querela contro i responsabili del predetto programma televisivo, convinti, ancora oggi, che i giornalisti hanno effettuato detto servizio in buona fede e, quindi, evidentemente, erano stati fuorviati da altri loro colleghi.

Detta convinzione nasceva dal fatto che già qualche mese prima, su codesto quotidiano online Cronache Maceratesi erano stati pubblicati ben due articoli, l’uno il 26 luglio 2018, a firma di Federica Nardi, e l’altro il 4 agosto 2018, a firma di Giuseppe Bommarito. In detti articoli non si faceva altro che mettere in cattiva luce sia le due ditte “Euroimpresit” ed “Eni” srl, sia i nostri assistiti, Piccolo Salvatore e Piccolo Raffaele. In particolare l’articolo pubblicato il 4 agosto indicava il Piccolo Raffaele come imputato in un procedimento penale pendente innanzi al Tribunale di Napoli ancora in fase di udienza preliminare. L’articolo, poi, continuava subito dopo asserendo che l’inchiesta riguardava “decine di imputati e che detti imputati rispondevano a vario titolo e con imputazioni diverse da caso a caso di corruzione, turbativa d’asta e concorso esterno in associazione camorristica al fine di favorire le imprese della famiglia Zagaria di Casapenna”. Ebbene, effettivamente il nostro assistito, Piccolo Raffaele, è imputato in un procedimento penale pendente innanzi non al Tribunale, ma bensì innanzi al Gup presso il Tribunale di Napoli, in fase di udienza preliminare, insieme ad altri imputati. Risulta, però, essere imputato esclusivamente per un solo reato e cioè quello di turbata libertà degli incanti, e non di corruzione, né tantomeno di concorso esterno in associazione camorristica. Aggiungasi, ancora, che effettivamente per detto reato il Piccolo Raffaele è stato tratto agli arresti domiciliari nel marzo del 2017. Il giornalista, però, operando una sorta di “confusione”, inserisce il nome del Piccolo insieme ad altri imputati, indicando anche i reati di corruzione e, cosa ancor più grave, di concorso esterno di associazione di tipo mafioso, senza addebitarlo o escluderlo per altri, quindi lasciando intendere che anche queste due ultime imputazioni potessero essere state addebitate anche al Piccolo Raffaele. Così come per la menzione della misura cautelare degli arresti domiciliari, il giornalista si affanna nel rappresentare che il Piccolo nell’ambito della su citata inchiesta è stato assoggettato a tale misura nel marzo del 2017 senza dire altro, potendo far intendere a chi legge che sia sottoposto, ancora oggi, a detta misura cautelare, laddove, invece, il Piccolo, dopo nemmeno una settimana, veniva scarcerato dal tribunale per il Riesame di Napoli. Nello stesso articolo il giornalista opera la chiosa finale, facendo riferimento ancora una volta alla “Euroimpresit” di Piccolo Salvatore, quale impresa risultante essere emersa “(in questo caso senza imputazioni anche nell’ambito dell’inchiesta “Sarastra”, riguardante il comune di Scafati (SA) e concernente i reati di scambio elettorale politico-mafioso, minacce, violenza privata ed estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso”. Come a dire, da parte del giornalista Giuseppe Bommarito, che alla “Euroimpresit in questa inchiesta le è andata bene perché non ha avuto imputazioni”. Devesi solo aggiungere che si è deciso all’epoca di evitare di sporgere querela contro i suddetti giornalisti nella speranza che potessero rimanere degli episodi isolati e che potesse non accadere più nulla del genere.

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Il cartello del cantiere di San Nicola

Detta speranza, purtroppo, è rimasta vana in quanto qualche settimana fa, e precisamente il 17 novembre sempre su codesto giornale, e dopo pochissimi giorni dalla messa in onda del programma “Le Iene” è apparso un altro ampio e, devesi sottolineare, anche denigratorio articolo, a firma, questa volta, di Federica Nardi, nel quale, ancora una volta ed in maniera ancora oggettivamente tendenziosa, venivano messe in cattiva luce sia le suddette imprese del Piccolo Salvatore, sia i nostri assistiti in qualità di persone fisiche. In particolare in detto articolo la giornalista si occupava della questione inerente la gara di appalto per lavori da svolgersi nel comune di Tolentino, circa la messa in sicurezza della Basilica di San Nicola. E’ a questo punto necessario precisare che la predetta gara di appalto si è svolta attraverso la cosiddetta procedura negoziata, ove venivano sorteggiate circa 20 imprese, tra le oltre 200 che avevano manifestato interesse e tra cui anche la “Eni” srl, la quale tra tutte e risultata aggiudicataria, in quanto l’offerta dalla stessa presentata, tenendo conto della media aritmetica tra le varie offerte, era la migliore. E non come erroneamente riportava la Nardi nell’articolo in questione, asserendo che la Eni srl è risultata aggiudicataria per aver “offerto il ribasso più alto”. Ma vi è di più: la giornalista in tale articolo continuava a mettere in cattiva luce la Eni srl facendo, questa volta, riferimento ad un altro appalto, ossia quello relativo ai lavori da svolgersi nel comune di Valfornace sempre in provincia di Macerata. Anche in questa occasione riportava erroneamente la circostanza per la quale la Eni srl sarebbe risultata aggiudicataria dell’appalto in questione perché avrebbe presentato il “ribasso più conveniente”, laddove, invece, la procedura che è stata adottata era la medesima di quella prevista per il comune di Tolentino, come sopra riportato. La Nardi riportava, altresì, la circostanza che la Eni srl non era in possesso della certificazione antimafia, ossia non era presente nella cosiddetta “White list” della Prefettura competente, e che per le predette gare di appalto si era limitata a depositare solo un’autocertificazione antimafia al momento della domanda di partecipazione. Ebbene davvero non si comprende il motivo per il quale codesto quotidiano abbia riportato detta circostanza al solo scopo di offuscare quella che è sempre stata, e non solo nella Regione Marche, la correttezza e la trasparenza di entrambe le su citate imprese, dal momento che, come anche appena accennato nell’articolo in questione, le procedure adottate per la partecipazione alle gare di appalto, cui la giornalista fa riferimento, sono di tipo ordinario e, pertanto, per la presentazione della domanda di partecipazione da parte delle imprese interessate non è obbligatorio essere iscritti nella “White list”, ma è effettivamente sufficiente un’autocertificazione antimafia. Ed infatti sia la “Euroimpresit di Piccolo Salvatore”, sia la “Eni srl” hanno presentato domanda di iscrizione nella White list della Prefettura di Caserta rispettivamente in data 8 settembre 2017 e 7 dicembre 2017 e da quel momento fino a oggi risultano ancora in fase istruttoria. Orbene, i comuni di Tolentino e Valfornace provvedevano, successivamente all’aggiudicazione dei predetti appalti da parte della Eni srl, a richiedere i dovuti accertamenti alla Prefettura di Caserta. Non avendo, però, detta Prefettura dato alcun riscontro nel termine di 30 giorni, i su citati Comuni procedevano alle stipule dei relativi contratti di appalto, così come previsto dalla legge.

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Un’area sae (Pieve Torina)

Devesi aggiungere, ancora, che la Euroimpresit di Piccolo Salvatore risulta regolarmente iscritta (ed oggi è in attesa di rinnovo) alla Anagrafe antimafia degli esecutori presso il ministero dell’Interno (struttura di missione prevenzione e contrasto antimafia sisma). Mentre la Eni srl, già svariati mesi fa, ha presentato domanda di iscrizione alla stessa anagrafe, risultando ancora in fase istruttoria. Infine la giornalista, Federica Nardi, continua l’articolo trattando, ancora, della Euroimpresit di Piccolo Salvatore ed inserendo nello stesso contesto la vicenda giudiziaria che ha riguardato, invece, il solo Piccolo Raffaele, circa il suindicato procedimento penale ed in relazione al ruolo dallo stesso ricoperto nella ditta Euroimpresit, creando, inevitabilmente, ancora una volta una sorta di confusione tra le varie situazioni che hanno interessato indistintamente le due imprese.

E solo a riprova della correttezza, linearità e trasparenza con cui i fratelli Piccolo operano nel settore edile da oltre 26 anni, si sottolinea il fatto che appena qualche giorno fa, proprio nella Basilica di San Nicola in Tolentino, si è tenuta una conferenza stampa, cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, il priore della Comunità agostiniana Giustino Casciano, padre Luciano De Michieli, nonché l’ingegnere progettista del comune, Gianfranco Ruffini. Ebbene, in detta conferenza proprio il sindaco Pezzanesi ha sottolineato l’eccellente operato svolto dalle imprese che hanno preso parte ai lavori, tra cui la Eni srl. Lavori svolti a perfetta regola d’arte e consegnati a tempo di record e, addirittura, circa 20 giorni prima della data fissata per la consegna, tant’è che già il 16 dicembre prossimo alle 9,30 ci sarà la riapertura ai fedeli di tale Basilica.

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