di Alessandra Pierini
«La banca non può avere una filiale in ogni comune da mille abitanti, sarebbe antistorico e antieconomico, sono le amministrazioni che devono procedere con le unioni». L’analisi arriva da Nunzio Tartaglia, responsabile della Macro area Marche Abruzzo di Ubi banca che interviene per la prima volta sulla chiusura delle filiali nell’entroterra con un’ottica che rovescia la visione presentata finora dagli amministratori locali ai quali, chiaramente si rivolge. «E’ il momento che i Comuni si uniscano con servizi diffusi sul territorio, la legge prevede incentivi anche per garantire la mobilità. Prendiamo il caso di Fiuminata e Pioraco. Abbiamo scelto di chiudere la filiale di Fiuminata e di accorparla con quella di Pioraco che si trova a 4 chilometri, offrirà servizi migliori, ci sarà specializzazione nei ruoli e un migliore consulenza. Più del 70% dell’operatività del gruppo Ubi , quindi prelievi, pagamenti, bonifici, mav avviene con strumenti informatici. Questo trend aumenterà, vuol dire che non serve il cassiere sotto casa ma una filiale strutturata che sappia rispondere ad altre esigenze».
La chiusura delle filiali decisa da Ubi sta interessando per ora l’entroterra, già colpito dal sisma e in cui sono in corso dinamiche complesse per la ricostruzione. «Le scelte straordinarie si fanno in momenti straordinari – commenta Tartaglia – la legge sull’unione dei Comuni esiste, l’iter richiede 12 mesi per l’attuazione. Se il territorio deciderà di intervenire in questo senso, noi saremo disponibili a sederci intorno a un tavolo per la riorganizzazione dei servizi – e continua – siamo sicuri che le strutture dei piccoli Comuni siano organizzate e abbiano le giuste competenze per gestire la ricostruzione? E’ Ubi che sta abbandonando il territorio o UBi è più lungimirante rispetto alla visione antistorica che si sta portando avanti in queste zone? ». Poi i numeri: «Siamo presenti nella provincia di Macerata con 60 sportelli, vuol dire che ce n’è uno ogni 5 mila abitanti, la densità maggiore in Italia. Siamo presenti in 40 diversi comuni quindi copriamo il 75% della provincia di Macerata, lo stesso ad Ancona. Questi dati parlano chiaro».
Sono previste ulteriori chiusure? «Non sono state deliberate – precisa Tartaglia – ma non me la sento di dire che questo trend di mercato non continuerà. Potremmo razionalizzare nei Comuni dove abbiamo più sportelli a distanza di poche centinaia di metri, ad esempio a Macerata. Laddove accorperemo procederemo ad uno sviluppo delle filiale con progetti tecnologici. Questa è la strada che ci indicano i clienti».
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Un bel tacer non fu mai scritto.
Prendiamo atto, comunque, che ubi banca vuol dettare l’agenda politica del territorio, evidentemente sentendosene il padrone.
Faccio comunque umilmente notare che i posti vuoti lasciati da loro potrebbero essere riempiti da altri.
Intanto a Fiuminata e Serrapetrona arriverà presto una nuova banca. Che dire? 0gni banca fa le sue vulutazioni, il tempo dirà chi ha ragione. Non si lasciano i comuni all’improvviso senza un servizio così importante, è anche una questione di fiducia verso la popolazione colpita dal terremoto. Ubi non capito nulla e a mio avviso se ne
pentirà.
Pietro Nenni ai suoi tempi gridava: “Politique, d’abord!” (La politica, prima di tutto!)
https://fondazionenenni.blog/2016/03/24/le-parole-dautore-di-pietro-nenni-18-puntata/
Marco Pannella adottò quel motto famoso.
Ora invece comandano le banche, i nostri soldi sono i loro. Ecco perché dobbiamo essere europei e non essere Italiani, anzi quasi vergognarci di essere Italiani!
Queste realtà periferiche e minori esistono e credo sia opportuno resistano per più di una ragione,anche d’ordine economico,come per esempio la manutenzione del territorio che andrebbe in degrado definitivo con l’abbandono dei residenti.Al fine di scongiurare l’esodo i servizi primari in qualche modo debbono essere garantiti,anche accantonando l’idolo del profitto a prescindere da ogni altro elemento di valutazione.Anche un servizio ad orario ridotto con personale viaggiante potrebbe essere sufficente.