di Giancarlo Liuti
Oggigiorno va di moda una parola che riguarda tutti e tutto, i nostri ideali, le nostre speranze, la nostra vita quotidiana, il nostro desiderio di liete sorprese. Questa parola è “cambiare”. E che vuol dire? Semplice: modificare le cose, renderle diverse, far sì che diventino altre cose. Ma attenzione: preso da solo, cioè senza un aggettivo o un avverbio che lo qualifichi sul piano estetico e morale, “cambiare” ha il duplice significato di migliorare e di peggiorare. Guardiamoci bene, dunque, dal farci prendere dalla smania del cambiamento ad ogni costo, perché vi sono aspetti del vivere che vanno certo cambiati, ossia resi migliori, ma ve ne sono altri che è meglio lasciarli stare come sono oggi e com’erano ieri, ad esempio , per dirne un paio, il rispetto fra le persone e l’astenersi dalla violenza.
A Macerata, inoltre, gli ultimi decenni hanno visto un notevole progresso nell’integrazione fra le varie “classi sociali” con la quasi scomparsa di una netta distinzione fra i ceti più alti e i meno alti, ossia fra la cosiddetta “Macerata bene” e quella per così dire “ordinaria”. La qual cosa va forse attribuita anche al “moderatismo” della religione (non a caso , e con un po’ d’ipocrisia, non ci dispiace esser definiti una “Civitas Mariae”).
Rieccolo, si dirà, coi suoi soliti panegirici per la patria dei “pistacoppi”. Avrei già dimenticato, io, ciò che di terribile è capitato proprio a Macerata lo scorso gennaio? Impossibile dimenticarlo. E la diffusione delle droghe dove la mettiamo? D’accordo, non siamo un paradiso, specialmente negli ultimi anni. Però neanche un inferno e semmai un vacillante purgatorio. Macerata, insomma, avrà i suoi gravi difetti – poche aspirazioni per il futuro, star seduta di fronte a un mondo che corre – ma a me pare che tutto sommato non ci si viva affatto male.
Il centro storico di Macerata rischia di trasferirsi a Piediripa
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Beato Lei che ci vive così bene. Saluti.
Oggi è domenica,
domani
sarà
lunedì,
poi martedì;
sempre così
e non da ieri.
L’ho detto.
Ora
me ne vado
a letto
volentieri,
perché
sono stanco
di questi
grandi pensieri.
Liuti, ad una certa età ci si accontenta facilmente e si pensa: “Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia tu mi sembri una badia”. O no?
sig. Luti mi faccia capire cosa intende per cambiare, per qui a forza di interpretare c’è la stiamo prendendo in quel posto, ed intendo dire che sempre e solamente la classe sociale più bassa deve cambiare e quella più vulnerabile perché noi non scegliamo di cambiare a noi ci viene imposto il che è un po’ differente da come penso lei intenda dire. un giorno le dirò personalmente poi quando tutte queste persone che secondo voi sono portatori di cultura si siano veramente integrati, intanto faccia un bel sonnellino e speri sognando.
Signor Liuti, il problema non è se Macerata (e dintorni..) sia stata un inferno e adesso è un paradiso, oppure se adesso è un inferno mentre prima era un paradiso e magari ora ci si accontenta di un purgatorio; il problema, caro signore, è quel che si intende fare per Macerata (e, sempre, dintorni..) per il futuro, per limitare il consumo dilagante delle droghe, per far si che i clandestini e spacciatori siano trattati come tali ed espulsi dal territorio italiano, per fare in modo che le leggi siano rispettate da tutti e che nessuno approfitti delle nuove “opportunità” che la carità pelosa odierna permette, e che contribuiscono a rovinare il tessuto sociale marchigiano, e non solo, dato che, negli ultimi anni, proprio questo è avvenuto. Chi si accontenta, egregio signore, di quello che, bene o male, è rimasto un purgatorio dove non si vive poi così male, o non si rende bene conto della realtà che lo circonda, oppure cerca di “consolare” una parte di popolazione che fa buon viso a cattivo gioco per rassegnazione, ma che non riuscirà, pur con tante belle frasi e parole che si scrivono o si predicano, a chiudere gli occhi a chi ci vede benissimo, vive tutti i giorni in mezzo alla strada per lavoro o per altri impegni, e non accetta di vivere in un “purgatorio” così dipinto per rassegnazione, convenienza pelosa, o, magari, in certi casi, anche vigliaccheria. Ossequi. gv
Dipende. Lo vada a dire alla famiglia Mastropietro, e si faccia dire, se Macerata non è un inferno per loro.
Comunque, Liuti, più la leggo e più mi convinco che la sua vuol essere una sorta di mission, di funzione che si è dato, per cui ogni volta coi suoi interventi tenta di ammantare di un rosa cipria la realtà della città di Macerata. Ma, ahilei, non funziona.Non funziona. Può constatarlo bene dai commenti alla sua rubrica: tutti contrari. Perché non prova per una sola volta a dire espressamente, senza veli di sorta, quello che prova davvero? Diversamente, se sta tanto bene in questa Macerata, allora vuol dire che è talmente privilegiato che le sue opinioni sono del tutto estranee a quelle del comune sentire. Ci rifletta.
Caro Giancarlo,
il prossimo giro – meglio o peggio che ci tocchi – dovremo cambiare per forza, perché il mandato decennale di Romano Carancini volge al termine.
Tolto il fatto che l’intero articolo è solo uno sfogo personale tralatro poco comprensibile dell’autore…L’oggettività dei giornalisti è andata a quel paese.