Il verdicchio cambia nome,
avviato l’iter:
«Si chiamerà Matelica»

L'ANNUNCIO DURANTE il festival in corso nella città dell'alto Esino. Sarà un modo per legare i vini prodotti nel territorio alla città e renderli maggiormente identificabili. Ci sarà il "Doc" e il "Riserva Docg"

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E’ iniziato l’iter amministrativo per chiamare il vino bianco più premiato delle Marche «Matelica doc» e «Matelica riserva docg». L’annuncio è giunto ieri dal festival del Verdicchio, in corso nella città dell’alto Esino, per celebrare i 51 anni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’assegnazione della doc. La manifestazione si è aperta con il convegno « Il Matelica: Verdicchio tra scienza e fantascienza», in cui il professor Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano, ha tracciato le prospettive future di sviluppo del vigneto. «Piccolo non è più bello, ci sono problemi a far conoscere il piccolo – ha detto Scienza -. E’ bello per chi ha un rapporto con il territorio circostante, tale da riuscire a vendere quello che fa, quando comincia a produrre molto e per un mercato molto più ampio, il piccolo non ha risorse per farsi conoscere». La soluzione per il docente è fare squadra, con una piccola “bacchettata” contro la mentalità locale: «La soluzione non è diventare grandi, falsa soluzione, ma di creare alleanze. Il futuro è nelle alleanze, trovare denominazioni, trovare consorzi, fare grande massa critica ed andare all’estero, offrendo sette, otto, vini diversi e mettendo insieme le risorse di differenti consorzi. E’ una cosa che i piccoli si sono accorti di dover fare, altrimenti non ce la fanno più. Il mondo agricolo non è così disponibile alle alleanze, l’Italia ha un po’ questa cultura, sono rimasti mezzadri, quando uno è un mezzadro è un grande lavoratore, ma non riesce a vincere le sue diffidenze e le sue paure, occorre cambiare orientamento».

verdicchio-festival-7-650x488Antonio Centocanti, presidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, ha inquadrato lo scenario attuale in cui si muovono i produttori di Verdicchio: «L’aggregazione c’è sulla parte commerciale, un po’ meno su quella sperimentale-viticola. Il consorzio è una grandissima forza, cercheremo di utilizzarlo anche per questo aspetto, perchè abbiamo capito la valenza che ha andare insieme anche come consorzio, con gli organi competenti. Il discorso del nome è importante. Oggi è importante l’identità di un territorio – ha detto Centocanti – Verdicchio identifica poco la realtà locale, il nome Matelica diventerà predominante, è lo stile delle grandi doc italiane, un passaggio obbligato, che fa parte di un percorso, per dare identità al nostro vino». Per Centocanti il grande lavoro di eccellenza fatto sul Verdicchio che ha portato questo vino ad essere il bianco più premiato delle Marche, merita una qualificazione del nome legata al territorio: «Identificarlo con il Verdicchio è un po’ troppo generico in questo momento, tutto ciò che è territorio, terreno, clima, lo vogliamo identificare con Matelica. Si chiamerà Matelica Doc, Matelica Riserva Docg, come ci sono il Soave, il Barolo, il Brunello.

verdicchio-festival-4-650x366Il Verdicchio possono impiantarlo dappertutto, in Sicilia, in Australia. Non riusciamo più a controllare questa cosa, abbiamo avviato il percorso di richiesta della nuova denominazione al comitato vini». Ad aprire il momento di confronto al teatro Piermarini è stato il sindaco Alessandro Delpriori, a tirare le conclusioni è stato l’assessore comunale ed enologo Roberto Potentini: «Abbiamo parlato di un futuro molto prossimo. Il Verdicchio tra scienza e fantascienza, ma la fantascienza arriva domani. Ci sono innovazioni che devono venire applicate anche su vini storici come il Verdicchio di Matelica, per avere futuro. Indurre la resistenza, tramite interventi genetici anche su vitigni storici, è l’unico strumento possibile, per fare viticoltura sostenibile. L’impoverimento idrico, l’accumulo di fitosanitari nel terreno, impone delle drastiche modifiche, che solo la genetica ci può dare. La modifica del nome è parte di un processo rivoluzionario che vuole dare priorità, nel riconoscimento del vino al terroir, prima che al vitigno. Il Verdicchio è il nome di un vitigno e se il mondo coltiva il Verdicchio, si può fare quello neozelandese, di Hong Kong, ma Matelica è solo Matelica». E’ seguita una cena nella splendida piazza Enrico Mattei, trasformata in un salotto a cielo aperto, con il cooking show presentato da Paolo Notari, degli chef Serena D’Alesio (Marchese del Grillo, Fabriano) ed Enrico Mazzaroni (Il Tiglio in Vita, Porto Recanati), mentre nell’ultima serata, chiusura con lo street food e la partecipazione di tutti i ristoranti matelicesi, ciascuno con una proposta di abbinamento al grande bianco delle Marche. Ad animare la serata la musica di Sergio Muniz & Band e il dj set di Faiz. La manifestazione è organizzata dal Comune di Matelica in collaborazione con l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) e con la partecipazione dei soci: Belisario, Bisci, Borgo Paglianetto, Cavalieri, Collestefano, Colpaola, Gagliardi, Lamelia, Le Stroppigliose, Maraviglia, Provima e Tenuta Piano di Rustano.

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