La segreteria Upm a Tolentino
AGGIORNAMENTO – Il Gip del tribunale di Ancona il 22 luglio 2021 ha archiviato le posizioni del vice segretario e di Giovanni Bargnesi in merito a tutte le accuse che venivano loro contestate. In seguito a ciò per entrambi la vicenda giudiziaria si è dunque conclusa senza che siano emersi elementi di responsabilità alcuna.
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Una bufera e le prime due teste sono cadute. O meglio, si sono autoescluse. Si tratta di Giovanni Bargnesi 51 anni, segretario generale di Un Punto Macrobiotico e il vice segretario, membro della segreteria centrale. Il primo si è autosospeso, l’altro si è dimesso. I due, insieme al “maestro” Mario Pianesi e alla moglie Loredana Volpi, sono indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale. Sui 300mila euro la somma che sarebbe stata nascosta al Fisco. Mentre 28 sono le operazioni bancarie sospette, con soldi che sarebbero stati convogliati sui conti personali e dei familiari del maestro e di sua moglie. Il quartier generale dell’associazione è a Tolentino, in contrada Pianibianchi. Una sorta di capannone super protetto da occhi indiscreti: reti verdi sul cancello automatico e sulle recinzioni per coprire l’interno da occhi indiscreti. «E’ stato un fulmine a ciel sereno anche per noi – spiega un membro della segreteria che preferisce rimanere anonimo- siamo rimasti sorpresi. Non ho sentito Mario Pianesi, c’è il massimo rispetto per gli indagati. Adesso abbiamo bisogno anche noi di fare il punto, poi comunicheremo le nostre decisioni a tempo debito».
Una lezione di Mario Pianesi
Le indagini, condotte dai poliziotti delle Squadre mobili di Ancona e Forlì e supportate dalla Squadra anti sette del Servizio centrale operativo, hanno avuto inizio nel 2013 grazie alla denuncia di una ragazza, in passato vittima della presunta setta. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, tutta la vita degli adepti sarebbe stata gestita dal maestro, che si avvaleva dei suoi collaboratori prescelti, ovvero i “capizona” e i “capicentro” che si legavano ai punti macrobiotici sul territorio, per manovrare e manipolare gli iscritti attraverso alcune regole. Una delle prime riguardava lo stile di vita, basato sul rifiuto della medicina tradizionale «perchè i medici sono tutti assassini e i farmaci non curano» e sulle cosiddette diete MA.PI. (le iniziali di Mario Pianesi), divise in 5 classi. Alcune venivano proposte per curare e prevenire patologie croniche, dirette a persone – secondo quanto raccolto dagli investigatori – che si avvicinavano al mondo macrobiotico dopo un periodo di tossicodipendenza, depressione o malattie. Gli agenti, attraverso le testimonianze delle vittime e le registrazioni effettuate durante i convegni e gli incontri presidiati da Pianesi, hanno anche potuto constatare una serie di imposizioni nei confronti degli adepti. Pianesi sarebbe un leader incontrastato, una sorta di deus ex machina. Due i sentimenti alla base di un asservimento totale al guru: la riconoscenza e il senso di colpa. Il primo per ringraziare costantemente del “dono” ricevuto, quello della retta via per certi versi, il secondo per evitare deviazioni dal percorso già scritto. Questo, unito a un controllo pressoché totale sulla vita privata degli adepti e a un culto smisurato del “maestro”.
(Gio. Def.)
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