“Tanti generali e zero truppe”
L’autunno grigio dei congressi Pd

IL COMMENTO - I numeri impietosi, in termini di partecipazione, fanno scattare nel quartier generale di piazza Stamira un silente allarme rosso. In provincia di Macerata i votanti sono stati 1640, contro i quasi 2500 del 2010 e gli oltre 2300 del 2013. Dalle clamorose defezioni come quella del sindaco di Macerata Carancini alle immancabili polemiche tra i pesaresi Ricci e Morani e il segretario regionale Comi sulle candidature alle politiche

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di Fabrizio Cambriani

Mi costa dirlo, ma ha decisamente ragione Alessia Morani, la parlamentare democrat di Pesaro, quando afferma che il Pd è una formazione “con tanti generali e zero truppe”. I recenti congressi provinciali ne hanno dato conferma con i numeri. Tanto impietosi, in termini di partecipazione, da fare scattare nel quartier generale di piazza Stamira un silente allarme rosso. Le voci che ho raccolto segnalano sì una rincuorante azione di “fermento e partecipazione” soprattutto da parte dei giovani, ma preoccupa la tendenza sempre negativa dei numeri. Che restano lì impietosi a fare da contraltare alla qualità. Come ai bei tempi di Breznev e della Pravda – al momento in cui scrivo – non sono stati diffusi ancora i dati ufficiali. Le note diramate dalla segreteria regionale parlano di circa 7 mila votanti su 11 mila iscritti. L’unico dato aggregato indica che solo il 60 per cento degli aventi diritto ha espresso la sua preferenza. Voci di corridoio dicono invece di come vi siano stati dei crolli verticali nelle federazioni di Pesaro e Ancona, prossimi al 50%. Buoni invece i dati di Ascoli (circa il 74%) come quello di Macerata (intorno al 72%). Ma, ripeto, sono solo indicazioni ufficiose.

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Alessia Morani

L’unica cosa sicura è che siamo lontanissimi dai 20 mila iscritti del 2009. In otto anni il Pd si è quasi prosciugato, dimezzando gli aderenti. In provincia di Macerata i votanti sono stati 1640, contro i quasi 2500 del 2010 e gli oltre 2300 del 2013. Un calo di un terzo in soli quattro anni. Che ha registrato, nel frattempo, anche una significativa emorragia di iscritti, prossima al dimezzamento, con un affannoso recupero tutto da ascrivere alla segreteria del riconfermato Francesco Vitali, al quale vanno le mie congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro. Va detto, per onestà intellettuale, che in tutti e cinque i congressi provinciali il risultato era ampiamente scontato sin dal giorno della partenza e che questa circostanza non ha originato nessuno spirito di particolare mobilitazione tra gli iscritti. Parimenti non va mai dimenticato che, benché in crisi, il Partito Democratico è l’unica forza politica presente in Parlamento che seleziona la propria classe dirigente attraverso la partecipazione reale e attiva di iscritti e militanti. Ma allo stesso modo vanno registrate defezioni clamorose come quella del sindaco di Macerata, Carancini che ha votato per la segreteria comunale, ma si è rifiutato di farlo – si presume per protesta – per quella provinciale. Un sintomo di disagio evidente. Lo stesso che ha portato il sindaco Fiordomo a fondare, all’indomani della sconfitta nel congresso recanatese,  l’associazione “Cittadini in cammino”, assieme ai sui compagni di corrente. Ma a parte questi rari sobbalzi, nella ricorrenza del centenario dell’ottobre rosso sovietico, noi qui, nel terzo millennio, registriamo congressi grigi e paludati. Apparentemente celebrati più per dovere che non per entusiasmo. Nonostante siano stati collocati alla vigilia di una campagna elettorale, per le politiche, che si prevede già senza esclusione di colpi. Malgrado la presenza, almeno di sfuggita, del segretario nazionale Renzi. Congressi in cui, appunto, l’aggettivo “renziano” – che solo qualche anno fa avrebbe suscitato enormi entusiasmi e aperto ogni genere di porta – è stato (volutamente?) consegnato all’oblio. Oppure violentemente picchiato sul tavolo della polemica come una clava.

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I neo segreatari provinciali con Francesco Comi

Schiacciato tra i colpi dei referendum lombardo-veneti e della probabilissima, prossima sconfitta siciliana, Renzi è sembrato un ectoplasma che passava di sfuggita come acqua sulla pietra. Allergico alle domande dei giornalisti locali, trattati dai suoi con inusitata maleducazione, l’ex premier ha preferito affidarsi agli inviati embedded delle grandi testate, manco fosse in guerra contro l’universo mondo. Un clima malinconico e autunnale, dove i fischi raccolti hanno di gran lunga superato gli applausi. La foto dei neo eletti segretari consegnata dal Pd ai social è il ritratto emblematico di questo grigiore. Sei uomini in grisaglia, con i volti seriosi o al massimo col sorriso di circostanza, stanno lì a rappresentare anche un’altra incapacità (mi rifiuto di scrivere la volontà): quella di portare al vertice di una segreteria provinciale almeno una donna. In tre congressi unitari e due dall’esito scontato. E anche questo dato è sintomatico di uno stato di evidente debilitazione. Anche per quello che riguarda il lancio delle giovani generazioni, l’unico esperimento riuscito è quello della più strutturata Pesaro con il riconfermato Gostoli, sostenuto e riconfermato dai millenials provinciali. Malamente abortita invece la prova dagli anconetani, dopo che il loro giovane candidato Fabio Ragni, volendo intraprendere una improbabile carriera da regista televisivo, incappò nell’ormai famoso video omofobo “acqua di frogio.” È andata a finire che hanno dovuto richiamare in servizio, in tutta fretta, il più saggio ed esperto Giancarlo Sagramola, classe 58 (come la famosa canzone dei Pooh), che ha la scheda personale, infarcita della preposizione ex.

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Matteo Ricci

A latere le immancabili polemiche tra i pesaresi Ricci e Morani e il segretario regionale Comi sulla ricerca delle migliori candidature per le politiche. Soprattutto del sindaco pesarese, Ricci che ha impallinato Comi, tacciandolo di poca autorevolezza e lo ha additato, sin da oggi, unico responsabile di una eventuale sconfitta alle politiche. Il tutto – per la serie dieci cantano e uno porta la croce – standosene comodamente seduto nel suo incarico romano in segreteria nazionale. Ma su questo – ne sono sicuro – a differenza dei numeri sulle elezioni dei segretari provinciali, il Pd non ci farà mancare materiale utile per il futuro.

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