di Giancarlo Liuti
Ci conosciamo da diversi anni e fra noi c’è amicizia, ma lui, adesso, è Rettore dell’Università di Macerata e in quanto tale ha diritto al superlativo “Magnifico”, titolo che significa “splendido e liberale nel vivere e nel comportarsi” e nel Rinascimento lo meritavano solo i “Patrizi”, i migliori in assoluto. Siamo amici, ripeto. Ma come negare che oggi, di fronte a un “Magnifico”, io mi senta un po’ in soggezione e faccia fatica a dargli del “tu”? Sto parlando di Francesco Adornato, che stimo per varie ragioni. Anzitutto perché le sue origini stanno nel profondo sud, essendo nato a Cittanova di Reggio Calabria, ed io amo ogni Meridione, figuriamoci l’estremo Meridione d’Italia. Poi per l’ampia conoscenza storica, giuridica e letteraria che si è formato all’università di Roma, dove si è laureato frequentando i più stimolanti ambienti degli anni Sessanta e Settanta in vari campi, dalla giurisprudenza all’arte figurativa, al cinema, al dibattito culturale e politico. Non secondaria, ovviamente, la sua attività all’ateneo di Macerata, dapprima come docente, poi come preside della facoltà di scienze politiche e infine, quest’anno, come rettore.
Cos’è che di lui si apprezza di più? Il rispetto degli altri e la modestia di sé, qualcosa che forse gli hanno trasmesso, da ragazzo, a Cittanova, i genitori, il padre contadino, la madre raccoglitrice di olive. E all’inizio fu proprio la madre, donna di forte energia, a intuire che in quel figlio c’era una non comune vivacità intellettuale, per cui lo spronò ad andare incontro al mondo. E incontro al mondo c’è andato, mettendo insieme rapporti personali con gente dalla quale si poteva molto imparare ed esperienze su scala europea che lo condussero ogni volta più su. Sempre lui, però: consapevole della necessità di un dialogo costruttivo con gli altri e con le loro virtù. Se gli si chiede un giudizio sulla città di Macerata e sulle troppo poche ambizioni dei maceratesi, si capisce che sarebbe d’accordo. Ma non lo dice, preferendo porre in evidenza le loro virtù, la pazienza, il civismo, il fatalismo, il rifiuto degli eccessi. Parlo spesso con lui, anche di Macerata. E la cosa che gli dispiace è quel “rapporto asimmetrico”, quasi di reciproca lontananza , fra università e città. Incontro al mondo, dicevo. Certo, fino in Cina. La recuperata “Villa Lauri”, infatti, ospiterà l’Istituto “Confucio” e la cultura maceratese avrà sfumature di giallo, un colore che sta diventando sempre meno appartato nel futuro del mondo.
Adornato, l’Università che sarà: “Piedi per terra guardando al futuro”
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Pienamente d’accordo con Giancarlo. Indubbiamente il nuovo Rettore Francesco Adornato è una grande opportunità per la città di Macerata.
Oltre il paradiso c’è la cultura maceratese sfumata di giallo.
Gli uomini parlano, parlano sempre, e il loro parlare chiamano ragionare, qualunque cosa uno dica non dice, ma attribuendosi voce a parlare si adula, cerca ognuno la mano del compagno e dice: “io sono, tu sei, noi siamo”, perché l’altro gli faccia da specchio e gli dica: “tu sei, io sono, noi siamo” e insieme ripetono: “noi siamo perché sappiamo, perché possiamo dirci le parole del sapere”. S’adagiano in parole che fingano la comunicazione; poiché non possono fare ognuno che il suo mondo sia il mondo degli altri, fingono parole che contengano il mondo assoluto, e di parole nutrono la loro noia, di parole si fanno un impiastro al dolore, con parole significano quanto non sanno e di cui hanno bisogno per lenire il vuoto, o rendersi insensibili al nulla… Hanno bisogno del “sapere”, e il sapere è costituito. Il “sapere” è per se stesso scopo della vita, ci sono le parti del sapere e la via al sapere, uomini che lo cercano, uomini che lo dànno, si compra, si vende, con tanto, in tanto tempo, con tanta fatica. Così fiorisce la retorica accanto alla vita. Gli uomini si mettono in posizione conoscitiva e fanno il sapere.
Quando i giovani battono le ali per levarsi dalla vita consueta, quando esce loro dal cuore, strano e incompreso a loro stessi, il grido della vita, quando chiedono d’essere uomini veramente – questo non è che “sete di sapere”, si dice, e con l’acqua del sapere si spegne la loro fiamma. In fine certo, la ragion d’essere, la libertà, la giustizia, il possesso, tutto è dato in parole…risolvere problemi, sciogliere indovinelli, fare gli equilibristi, i funamboli, gli istrioni: questa è l’università. 17 ottobre 1910.
Finalmente Liuti sono d’accordo completamente con Lei……