Il ministro Maurizio Martina (al centro) a Macerata per sostenere la candidatura alla segreteria nazionale di Matteo Renzi
di Claudio Ricci
“L’unica alternativa forte alla deriva populista è Renzi. Ora dobbiamo chiedere ai nostri elettori di esserci, di stare in campo. La vera sfida parte dal primo maggio nella consapevolezza che lo scontro sarà tra noi, Grillo e Salvini, sulla frontiera tra buona politica e anti-politica”. A Macerata il ministro Martina tira la volata a Matteo Renzi per la sfida alla segreteria che si giocherà nel congresso nazionale del Pd del 30 aprile. In un Asilo Ricci gremito di militanti e amministratori il ministro dell’Agricoltura si è confrontato con il partito maceratese nel primo incontro di presentazione della mozione Renzi-Martina a sostegno della candidatura dell’ex premier a segretario nazionale dei democrat nel dibattito moderato dalla deputata Irene Manzi. Presenti il segretario regionale Francesco Comi e il rettore di Unimc Francesco Adornato.
“Un compito che voglio dare a tutti è quello di stare nella discussione – così il ministro – Qui non ci sono nemici in casa, non abbiamo mai inteso il congresso in questo modo. Quello che sta accadendo dimostra che non c’è la deriva personalistica. Questo congresso ci serve a capire che per lavorare in profondità sul Paese dobbiamo attrezzarci meglio. Abbiamo dato l’idea che le riforme siano state semplici ma non è così tanto che hanno portato scontri. In realtà c’è molta sinistra nelle scelte fatte”. Il dibattito moderato dalla deputata Irene Manzi ha messo al centro le anime del partito partendo da alcune testimonianze. Quelle dei giovani militanti Tommaso Leoni e Martina Ortolani, di Franco Properzi e Gabriella Gabrielloni produttori di salumi e olio alle prese con globalizzazione e stringente burocrazia e quella del sindaco di Ripe San Ginesio Paolo Teodori.
“Il problema non è più la ricostruzione – ha detto il primo cittadino – quanto il pericolo dello spopolamento e della desertificazione. Per chi saranno i centri ricostruiti se tra 10 anni lì non ci sarà nessuno?”. Secondo il ministro la risposta è in una nuova visione del partito sui temi che si pongono sul cammino prossimo del centrosinistra (Europa, protezione sociale, lotta all’evasione fiscale, welfare). “Tutte le storie ascoltate ci dimostrano come occorra andare avanti tutti insieme per fare andare avanti il Paese”. Sul sisma: “Tutti gli elementi affiorati con l’emergenza non li scopriamo con il terremoto. Si sono aperti con la questione dello sviluppo delle aree interne, soprattutto del centro Italia, che già esisteva. Un tema gigantesco per voi. Le prospettive non si generano solo nell’ambito della tutela del paesaggio. E’ cruciale ma non sufficiente”.
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Ah, quella dei Pdioti sarebbe la buona politica??? Delle persone serie??? Quelle che mantengono le promesse, tipo SE PERDO VADO A CASA??? Ah beh, siamo messi bene….e c’è anche gente che ancora vuol sentire favole…..
CONCORDO!!!!
i ministri, una volta eletti, dovrebbero iniziare a fare i ministri e smettere di fare campagna elettorale
W il populismo
Il populismo lo avete creato voi!
Fatevi due conti #ignoranti
chiacchiere-poltrone-privilegi
ancora con le favolette
C’era bisogno di un ministro per copiare le cose dette già da tempo e con tanto di spiegazioni formali dal sindaco di Visso. Anche Macerata si spopolerebbe se si trovasse nelle stesse condizioni di Visso e dintorni. E poi a parlare sono proprio quelli che non hanno saputo affrontare né l’emergenza e né, né cosa? A me risulta che siamo ancora in emergenza. Oppure siamo a quella che Spuri che fa tanta rima, chiama ricostruzione leggera? Non ho mai sentito tante sigle e stupide definizioni nate dal linguaggio burocratico di questa massa di buoni a nulla. Ritornando a Martina, ministro di un altrettanto insignificante governo dove il premier tiene in caldo la sedia per il grasso, grosso, debordante fondoschiena di chi finalmente ha portato il ridicolo politico al massimo livello. Non avevo mai sentito dire se non in ambiti sportivi che se perdo mi ritiro e il che era di buon auspicio per continuare una vita sana senza tante ossa rotte. Ha perso, non sta ancora lì ma sta facendo di tutto per tornarci contando sulla schiera dei suoi lacchè, oramai tutti troppo in ritardo per avere un altro a cui essere fedele per ottenere in cambio il sospirato rinnovo della poltrona per non fare un caxxo per altri cinque anni a spese dei soliti contribuenti che pagano, loro e tutti i lavoratori dell’apparato statale. Certo anche questi ultimi contribuiscono, ma sempre con i soldi degli altri. Se in Italia non ci fossero gli operai e qualche imprenditore che paga un po’ di tasse, tutto l’apparato statale, chi lo foraggerebbe? Non sono un economista, ma credo che il mio Irpef se lo avessi andrebbe allo stato, che in cambio mi costruisce strade di cui dovrò pagare se sono autostrade per passarci sopra, stile vessazione per l’attraversamento dei ponti durante il medioevo, dovrò pagare quando le asfaltano in prossimità di elezioni comunali e che continuerò a pagare quando ritorneranno allo stato brado e le buche mi scasseranno oltre che i genitali anche le assi portanti dell’autovettura come giunti ecc.. Mi porta la luce in casa su cui poi mi fa pagare altro foraggiamento per lo stato, o mi toglie un sacco di soldi per pagarmi una misera pensione e le vacanze anche all’estero per 35.000 studenti figli di dipendenti pubblici anche in pensione. Comunque per spiegare bene questa situazioni su chi mantiene l’apparato statale eccone una molto chiara: Andrea Zucchi molto più semplicemente spiega come basti che per assurdo i dipendenti pubblici diventino il 100% della forza lavoro e magicamente le “tasse” che pagano dopo un paio di anni non esisterebbero più. Svanite insieme ai loro stipendi che in realtà sono pagati dai lavoratori privati. I dipendenti pubblici quindi non pagano le tasse, per definizione, ma versano solo delle trattenute in busta paga. Lo Stato gli dà 100 per poi riprendersi 50. Un giochino tragicomico che lo Stato si è inventato per far credere che i propri lavoratori siano come tutti gli altri. Torniamo a Martina. Carino che nelle loro riforme c’è molta sinistra. Ma che caxxo significa? Anche dare miliardi di euro a banche private è di sinistra? Ma poi perché parlano di sinistra? La sinistra si occupavano dei ceti meno abbienti, di quelli che si sudavano il pane, non si preoccupava di tenere la Boschi ancora al governo anche se semi destituita, non aveva genitori intrappolati con torbide banche in fallimento, salvate dai soldi sudati da chi non ne riceverà niente. Ci sono giovani militanti! Ma militanti perché? Perché Renzi è una barriera contro il populismo? Quindi un barriera contro il popolo che non si sente rappresentato da Renzi? Usano ancora il termine militanti ma di che cosa? Di quale ideologia? Ogni partito ce l’ha, più o meno appariscente o nascosta, il Pd quale c’ha? La lotta sarà tra Renzi, Salvini e Grillo? State attenti a quelli che si sentono ancora di sinistra e che stanno abbandonando il Pd. Comunque una volta depurato da queste scorie sinistroidi potete cambiare il nome in Nuova Democrazia Popolare con particolare attenzione a ripetere tutto quello che di peggio è stato fatto in quarant’anni. Lo state già facendo, però se Pdioti è più per la massa, per i capetti ci vuole qualcosa di più. Poi NDP? Sarà tanto originale? Mi sto chiedendo, ma da quale scuola politica vengono? Dalla sinistra o dal centro centro. O dal centro sinistra e dal centro destra che per me non hanno mai significato niente. In geometria se dividiamo un centro in due parti, poi il centro esiste ancora? Uno di questi mesi voglio approfondire questa riflessione. Però. CM, ridatemi Corvatta e Silenzi!!!
Sia gloria al Timone di Rignano!
Se nn avete alternative andate a casa e date spazio a chi l’Italia la vuole cambiare davvero
“deriva populista”. Ma la “deriva populista” nasce appunto perchè personaggi come Renzi hanno prodotto: disoccupazione, debito pubblico, corruzione, promesse mai mantenute, sfiducia delle istituzioni, immigrazione fuori controllo, emigrazione dei nostri connazionali, accordi sottobanco con l’Europa, ingiustizia sociale. E’ giusto che Martina difenda il suo datore di lavoro ma il popolo che prima aveva lo stipendio sicuro ogni mese, che poteva permettersi le vacanze estive ed invernali, che poteva cambiare auto ogni tre anni, che aveva dei soldi in banca, che poteva comperarsi la seconda casa, che poteva dare la paghetta ai figli, comperargli il motorino, portarlo dal dentista…oggi non potendo più fare tutto ciò ha aperto gli occhi!
Per il ministro Martina: più populisti di coloro che appartengono alla cricca Renzi non esistono.
Non ho presente adesso se , tra i tanti partiti, sia stato costituito il PPI, Partito Populista Italiano, se sì, pronta a votarlo come unica risposta seria a questi personaggetti che , o hanno dimenticato le loro origini e provenienza ideale , o usano il termine populista in senso dispregiativo senza saperne bene la portata storica, di sinistra, e non di destra.
Dal vocabolario Treccani:
populismo s. m. [dall’ingl. populism (der. di populist: v. populista), per traduz. del russo narodničestvo]. – 1. Movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizî del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, spec. dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale. 2. Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con sign. più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, in partic. all’Argentina del tempo di J. D. Perón (v. peronismo), forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione.
p.s. quanto al capo carismatico in fatto di populismo, chi, più del loro Matteo Renzi?
E BASTA accusare di POPULISMO il M5S e magari anche la LEGA.Ma non avete altra musica da suonare ? Si vede proprio che il PD e’ bene arrivato alla frutta ! Ma che facce toste ! Quattro gatti si incontrano all’Asilo Ricci e invece di parlare di problemi concreti, sparlano sparlano ! Oramai anche i piu’ ciechi hanno ben capito l’antifona ! Cambiate musica Cambiate musica !