di Gianluca Ginella
Rapina all’ufficio postale di Recanati, uno degli arrestati: «L’ho fatto perché non lavoro da 13 anni, ma il direttore non l’ho colpito. La responsabilità della rapina è solo mia». Per l’uomo il giudice ha disposto la misura cautelare in carcere, per il complice gli arresti domiciliari. I fermi non sono stati convalidati, secondo il giudice non c’erano i presupposti.
«L’ho fatto perché sono disoccupato da 13 anni e al momento non ho nemmeno una casa dove stare». Si è giustificato così Salvatore Sannino, 39 anni, campano, nel corso dell’udienza di convalida del fermo davanti al giudice Maria Annunziata Nocera del tribunale di Macerata. L’uomo era stato arrestato, insieme al 49enne Giovanni Garofalo, pure lui campano, per la rapina all’ufficio postale di Recanati (leggi l’articolo). I due uomini, secondo l’accusa, intorno alle 9 del mattino di martedì scorso erano entrati alle Poste di località Castelnuovo e avevano messo a segno una rapina dopo che Sannino, secondo gli inquirenti, aveva colpito con un pugno in testa il direttore, l’unico che al momento del colpo era presente all’interno della filiale. I malviventi erano riusciti a portare via 810 euro. Poi era scattata la caccia dei carabinieri del comando di Recanati, del Reparto operativo di Macerata, della Compagnia di Civitanova. I militari avevano prima bloccato uno dei rapinatori mentre si trovava vicino ad una Fiat Uno che doveva essere usata per allontanarsi. Il secondo lo avevano invece preso a Civitanova, circa tre ore dopo il colpo, mentre era in auto con un’altra persona a cui aveva chiesto un passaggio (leggi l’articolo). Questa mattina Sannino ha ammesso le proprie responsabilità davanti al giudice e ha detto di essere lui l’unico responsabile per la rapina. Ha aggiunto che Garofalo non c’entra, «gli avevo solo chiesto di darmi un passaggio». Il 39enne, accusato oltre che di rapina anche di lesioni per il pugno al direttore, ha negato di averlo colpito: «l’ho solamente scansato». Al termine dell’udienza il giudice non ha convalidato i fermi. Ha comunque disposto, per Sannino, difeso dall’avvocato Giandomenico Rossetti, la misura cautelare in carcere, e per Garofalo (assistito dal legale Silvio Nisticò), gli arresti domiciliari.
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Un “reddito di cittadinanza” non solo sarebbe utile contro la miseria, ma anche contro la malavita spicciola! Perché allora non lo si approva per legge??
Quindi tutti i disoccupati si dovrebbero dare a furti e rapine secondo la tesi di questa personcina per bene…