La rabbia dei terremotati in Regione
“contro la strategia dell’abbandono”

ANCONA - Presidio della rete "Terre in Moto" davanti a Palazzo Raffaello per chiedere risposte in tempi brevi alle popolazioni colpite dal sisma. "La ricostruzione del 1997 è stato un esempio, oggi solo ritardi" ricorda uno degli sfollati. La delegazione è stata ricevuta da Cesare Spuri, Sara Giannini e Fabio Sturani. Presente anche il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini: "Non abbiamo nominato un Commissario per allungare i problemi". FOTO/VIDEO

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La manifestazione di stamattina ad Ancona, l'intervista a Filippo Saltamartini sindaco di Cingoli

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Un momento della manifestazione davanti a Palazzo Raffaello

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di Emanuele Garofalo

(foto Giusy Marinelli)

La rabbia dei terremotati irrompe a Palazzo Raffaello. “Vi serve una scossa” oppure “campa terremotato che la casetta cresce”, sono gli slogan sarcastici scritti su cartelli e striscioni rivolti alla giunta regionale e alle istituzioni in generale, accusati di quella che è stata definita una “strategia dell’abbandono” per far morire e spopolare definitivamente i luoghi colpiti dal sisma, tra ritardi e inefficienze. Un gruppo di un centinaio di manifestanti della rete “Terre in Moto” ha presidiato stamattina la sede della Regione per consegnare al presidente Ceriscioli il decalogo (leggi l’articolo) degli interventi non più rinviabili secondo il comitato che riunisce cittadini, associazioni e realtà sociali di tutte le zone colpite. Il governatore era fuori sede, solo la sua consulente per le attività economiche Sara Giannini si è affacciata per vedere cosa stesse succedendo e dopo un paio d’ore una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal responsabile dell’ufficio della ricostruzione Cesare Spuri, dalla stessa Giannini e dal capo staff di Ceriscioli, Fabio Sturani.

 

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Tra i manifestanti, rappresentanti di gran parte dell’area del “cratere”: Fiastra, Caldarola, Bolognola, Ussita, Belforte del Chienti, Macerata, Pievebovigliana, Fabriano, Camerino, Monte Gallo, Amandola, Sarnano, San Ginesio, Esanatoglia, ma anche cittadini solidali di Jesi e Senigallia.

Tra di loro c’è chi racconta di paesi fantasma, come Enrico Tesei, pensionato che ha dovuto lasciare la sua casa a Valfornace per essere ospitato dal figlio ad Angeli di Rosora, nella Vallesina. “Chi ha ancora la casa agibile resiste, ma là non resta più nulla, non c’è nessun servizio: un agriturismo cucina per tutti, la farmacia è in un container, non ci sono carabinieri nè Croce Rossa” spiega Tesei. La paura è che tra poco non resterà nemmeno quel poco di vita che c’è. “Nel 1997, in due mesi tutti erano sistemati, poi la ricostruzione è andata per le lunghe ma è stata fatta bene. Oggi vediamo solo ritardi. Agli anziani auguro di vivere ancora a lungo, perché ce ne vorrà di tempo prima di tornare a casa”.

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Filippo Saltamartini, sindaco di Cingoli

Al termine del presidio si è presentato anche il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini. “Di questo passo vedremo l’accertamento dei danni tra uno o due anni, i cittadini hanno ragione. L’industria italiana può costruire casette in un mese, chi deve assumersi responsabilità deve farlo fino in fondo, non abbiamo nominato un commissario per allungare i problemi” ha spiegato Saltamartini, portando la sua solidarietà ai manifestanti, anche se dalla rete Terre in Moto tengono a precisare di non aver invitato il sindaco di Cingoli e chiedono di non strumentalizzare la protesta.

L’incontro a porte chiuse con la delegazione dei cittadini è andato avanti per oltre tre ore. La Regione ha rassicurato circa la proroga della ospitalità degli sfollati sulla costa fino a fine anno, sono state spiegate le criticità che hanno portato ai ritardi, ed è stato preso l’impegno di tenere assemblee e incontri sui luoghi colpiti dal sisma e con le popolazioni per dare conto direttamente di cosa si sta facendo. Per ora non è stata accolta l’idea di una seduta del Consiglio regionale aperto sulla questione. Non è molto, ma al momento Terre in Moto ha raccolto le risposte della Regione concedendo una “apertura di credito”.

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L’incontro con Giannini, Spuri e Sturani

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