Case, non “casette”:
il Consiglio regionale
chiede l’acquisto dell’invenduto

SISMA - Approvata all'unanimità la mozione presentata dai componenti della terza commissione "Territorio e ambiente". Il consigliere Francesco Micucci: "Così si riducono i tempi ed è forte contromisura per lo spopolamento"

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Francesco Micucci

Francesco Micucci

 

Il consiglio regionale ha votato compatto per chiedere alla giunta l’impegno, in sede di riconversione del decreto per il sisma, di impegnarsi perché al posto delle casette si consideri l’acquisto delle case invendute. Un’idea lanciata dal sindaco di Treia, Franco Capponi (leggi l’articolo), e rilanciata a più voci da amministratori e industriali che hanno visto nella proposta un’occasione concreta di rilancio dell’economia e una soluzione valida per gli sfollati. A presentare la mozione, approvata all’unanimità, i consiglieri della commissione regionale “Territorio e ambiente”, che hanno raccolto la proposta il 15 novembre quando si erano riuniti in via straordinaria a Tolentino, una delle città gravemente colpite dai terremoti di ottobre. Nello specifico il documento vorrebbe che fosse possibile acquistare, con i fondi dell’emergenza terremoto o con i fondi della ricostruzione previsti dai decreti, il patrimonio immobiliare abitativo invenduto disponibile sul mercato, destinandolo alle persone colpite dal sisma residenti nei Comuni dove si trovano le case eventualmente acquistate. «È una soluzione interessante e per molteplici aspetti positiva – spiega il consigliere regionale Pd Francesco Micucci, componente della terza commissione –. Di certo si riducono i tempi per offrire una soluzione abitativa alle persone che hanno abbandonato la propria casa per via del terremoto, dato che le “casette” non saranno disponibili prima di sei mesi. E battere l’inverno sul tempo non è cosa da poco, viste le basse temperature di molte delle zone terremotate. Inoltre – prosegue Micucci –, terminata l’emergenza, gli immobili acquistati, restando di proprietà della Regione, sarebbero destinati all’edilizia popolare, in favore delle famiglie più bisognose. Senza contare che fornire delle vere e proprie case nei comuni colpiti dal sisma è una forte contromisura al rischio di spopolamento di tali zone. Mi auguro davvero che si riveli una soluzione fattibile».



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