di Claudio Ricci
«Garantire nel contempo sicurezza e conservazione del patrimonio». Parola dell’ingegnere Giovanni Mochi, di Loro Piceno, professore associato di Architettura tecnica all’università di Bologna, e tra i tecnici che si occuparono della ricostruzione dopo il terremoto umbro-marchigiano del 1997. I dubbi sulla tenuta delle abitazioni sono all’ordine del giorno, soprattutto nel maceratese ripiombato nell’incubo del terremoto, date le lesioni registrate anche da case che erano state oggetto di interventi dopo il sisma di 19 anni fa. «Lo stato interviene ma ciò che pretende è il miglioramento degli edifici – spiega Mochi – Primo perché un adeguamento costerebbe molto in termini economici e ci sarebbero meno risorse per accontentare più persone che hanno avuto edifici danneggiati. Secondo perché un edificio “adeguato” in muratura perde le sue caratteristiche identitarie visto che non può essere paragonato ad uno di nuova costruzione. L’edificio che ha ricevuto finanziamenti dopo il 97 deve considerarsi un edificio migliorato. Ciò significa che un scossa successiva, come quella che c’è stata, non deve portare alla perdita di vite umane. L’intervento di miglioramento deve preservare la vita ma non garantisce e non può garantire che quegli edifici non siano danneggiati ulteriormente».
Perché le indagini della magistratura nelle zone più colpite allora si stanno concentrando anche su edifici che avevano ricevuto finanziamenti dopo quel terremoto? «Se le indagini hanno ad oggetto edifici che hanno avuto finanziamenti per miglioramenti sismici e poi si vede che ci sono stati crolli che hanno portato la morte di persone, probabilmente c’è stato qualcosa che non è andato nella giusta direzione. Altra cosa sarebbe se le indagini fossero fatte su edifici con pesanti tetti o cordoli in cemento armato che hanno sicuramente scatenano una crisi strutturale. Quegli interventi non erano ammessi nella ricostruzione del 97 ma erano perfettamente legali. Nelle crisi sismiche precedenti erano interventi assolutamente richiesti dalle normative. E ancora oggi, fuori dal programma di ricostruzione, sono interventi assolutamente possibili, per cui si aprirebbe un’altra questione assolutamente importante che è quella della prevenzione. Occorre cercare di capire prima che il terremoto avvenga se gli edifici in cui abitiamo sono sicuri oppure no».
Garanzia di sicurezza è la qualità costruttiva degli edifici: «Il nocciolo del programma di ricostruzione umbro-marchigiano rifiutò categoricamente l’inserimento di strutture in cemento armato che non appartenevano alla tradizione costruttiva del luogo. Già studiosi, prima della crisi sismica del 97, avevano dimostrato come un edifico che abbia una buona qualità costruttiva ha una capacità di resistere a sismi anche più elevati del sisma che si è verificato ad Accumoli e Amatrice».
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