La recensione degli studenti dell’istituto di istruzione superiore Filelfo di Tolentino, Michele Polisano ed Edoardo Costantini, per il progetto “Le voci del teatro”:
Bianco o nero, questi sono i due colori che danno il titolo e il carattere della pièce teatrale andata in scena all’auditorium San Giacomo da venerdì 29 a domenica 31 gennaio 2016, a chiudere la ricca proposta di eventi di questo mese. Liberamente tratto dal romanzo The Sunset Limited di Cormac McCarthy – conosciuto ai più per il libro Questo non è un paese per vecchi, dal quale è stato tratto il famoso film dei fratelli Coen – è stato realizzato dalla Compagnia della Rancia con la regia di Gabriella Eleonori e la partecipazione di Rufin Doh Zèyènouin e Saverio Marconi. Il dramma si concentra su un continuo botta e risposta tra un professore universitario ateo e privo di ideali e il suo “angelo custode”, un ex carcerato di colore che lo ferma dal compiere il gesto estremo di buttarsi sotto il Sunset Limited, treno che collegava l’est e l’ovest degli Stati Uniti. Attraverso sarcasmi pungenti e forti argomentazioni da entrambe le parti, si giunge ad un finale tragico, dove il bianco, rimasto ad ascoltare il nero per tutto il tempo, esterna il suo lato più duro, ritornando sul Sunset Limited con un biglietto di sola andata e lasciando l’altro svuotato dalle difese ma riempito di dubbi.
In un atto unico di 90 minuti, si affronta “lo scontro tra due diversi modi di vivere”, come dice la regista, che dirige un Saverio Marconi drammatico e pungente al punto giusto, il quale descrive il suo personaggio come uomo superficiale, così perbenista da non voler sentire pronunciare la parola negro, non tanto per un ideale quanto per moralismo. Il suo atteggiamento nei confronti dell’altro è sempre distaccato, raggiunge però ad un certo momento un interesse per le sue parole, tanto da diventare duro nei termini ma con una certa tenerezza verso la continua speranza dell’uomo. Così, mentre il professore dall’animo vuoto afferma che La civiltà occidentale è andata definitivamente bruciata nelle ciminiere di Dachau, dove gli uomini uccidevano con freddezza, senza alcuna motivazione, l’uomo una volta condannato per omicidio gli risponde che senza sofferenza non si ha nulla per confrontare la felicità. Quindi lo spettatore riflette sul proprio carattere, rivelandosi bianco o nero, a seconda delle speranze conservate durante la messa in scena, ritrovandosi coinvolto, immedesimandosi nel personaggio che più lo rappresenta e rimanendo perplesso e interessato di fronte a un finale che lascia spazio a molte interpretazioni. Prossimo appuntamento con Saverio Marconi, per l’ultima rappresentazione della stagione teatrale, “Refusi”, una commedia che l’attore promette sarà completamente diversa da questo spettacolo.
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