di Giancarlo Liuti
E’ sotto gli occhi di tutti che i furti sono in aumento dovunque, nelle città, nei rioni, nelle frazioni, nei paesi, nelle case, nei negozi, nelle sedi delle imprese, negli uffici pubblici. Con risultati, per i malfattori, che talvolta sono cospicui. Ciò comporta che a Macerata e in provincia il senso d’insicurezza della gente sta crescendo e raggiunge livelli mai registrati in passato, neanche nel corso della crisi economica. E’ possibile, intendiamoci, che una buona parte di questi colpi sia opera di bande per così dire professionali e scoprirne una o due farebbe già scendere il numero complessivo dei casi. Ma la negatività sociale del fatto rimane ed è giusto preoccuparsene. Oltre a questo, però, va segnalato un fenomeno tutto particolare e mi riferisco ai furti nelle chiese, non quelli di chi punta a un pur modesto guadagno infilando le mani nelle raccolte delle offerte ma quelli che hanno scopi immateriali e finanche religiosi o, se vogliamo, antireligiosi.
Si pensi al furto, verificatosi a metà giugno nel duomo di Macerata, con la scomparsa dalla teca di San Vincenzo Strambi di un anello e di un crocifisso di scarso valore commerciale, si pensi alla sparizione di ostie consacrate da un tabernacolo di una chiesa di Monte San Giusto e, sempre in quella zona, di una “casula vescovile”, ossia di un paramento indossato nella celebrazione della messa, e, qua e là, di messali e libri sacerdotali. L’ultimo caso è accaduto a Villa Potenza, nella chiesa del Santissimo Crocifisso, dove da un quadro della Madonna sono state asportate una minuscola spada e una coroncina, anch’esse di poco prezzo. Ogni furto è certo opera del demonio – “non rubare”, ammonisce il settimo comandamento cristiano – ma qui c’è qualcosa di più viscerale e profondo, qualcosa che si scaglia contro il primo comandamento (“Non avrai altro dio fuori di me”), come a dire che un altro dio esiste, ed è Satana, il dio del male assoluto in contrapposizione al dio dell’assoluto bene.
Siamo quindi alla religione del male, ossia al “satanismo”. Una religione che ha anch’essa i suoi riti, le cosiddette “messe nere” celebrate nottetempo in qualche anfratto, e vi regna il “nero”, il colore dell’oscurità, e vi viene bandito il “bianco”, il colore della luce. Riti, questi, di cui si mormora che siano fortemente aggressivi, finanche con violenze sulle donne. Sto generalizzando, ovviamente. Ma questo sarebbe, per l’appunto, il “satanismo”. E non mi pare fuori luogo supporre che c’entrino quei particolarissimi furti. Quanti sarebbero i nostri “satanisti”? Pochissimi, sembra. Ma ci sono. E negli anni ottanta del secolo scorso dettero prova di sé nella frazione di Pitino, quando profanarono le tombe di quel piccolo cimitero e ne fecero scempio. Non per un istinto scellerato, ma per adorare il loro dio, che è – ripeto – il dio del male assoluto.
E qui la smetto col “nero religioso” del nostro satanismo (molto più allarmante, semmai, è il satanismo dell’Isis, che, questo sì, sta minacciando il mondo e vestito anch’esso di nero taglia teste nel nome di Allah) e magari con un salto un po’ ardito passo al “nero politico”, quello che fin dai primi squadristi è prevalso per un ventennio nelle divise in orbace dei militanti del regime fascista. Niente “messe nere”, per loro. Ma qualcosa che somiglia a un rito celebrativo è capitato e sta capitando pure da noi, prima – e perdura – a Civitanova e adesso a Tolentino. Di che si tratta? Dell’intitolazione di vie cittadine alla figura di Giorgio Almirante, una personalità “nera” – in senso politico, ripeto – che nella sua vita militò strenuamente al fianco di Mussolini, lo seguì nella Repubblica Sociale di Salò dove assunse la carica di capo di gabinetto e firmò un manifesto nel quale si disponeva l’eliminazione fisica dei partigiani, e alla fine della guerra entrò in clandestinità dopodiché fondò il Movimento Sociale di cui con alterne vicende rimase leader a lungo senza rinnegare la propria fede ma cercando di renderla meno esplicita per non incorrere nel divieto costituzionale di ricostituire il partito fascista. Ottimo oratore, un linguaggio da perfetto purista dell’italiano, mai sospettato di loschi interessi e alieno, nei rapporti personali, dagli insulti, il che non lo privò, fino alla morte, nel 1988, a 74 anni, del rispetto anche dei più accaniti avversari.
Quattro anni fa, quando a Civitanova governava una giunta di centrodestra, fu deciso di intitolare ad Almirante un’importante via cittadina benché non ci fosse alcuna ragione locale ma solo la manifestazione di una tardiva e antistorica nostalgia ideologica. Una specie, direi, di rito celebrativo politicamente“nero”. Poi il colore della civica amministrazione è cambiato e l’attuale giunta di centrosinistra ha cancellato il suo nome e l’ha sostituito con quello di Nelson Mandela, premio Nobel per la pace. Anche qui nessuna ragione locale, ma il livello qualitativo, su scala mondiale, non è da poco. Tutto a posto? Magari! Ogni tanto, di notte, qualcuno cancella “Mandela” e sopra ci scrive “Almirante” rendendo necessario l’intervento ripulitore dei dipendenti comunali. Perciò il “nero” toponomastico, sotto sotto, non demorde.
Ma ancor più tardiva e antistorica è adesso, a Tolentino, la proposta di un consigliere comunale dei “Fratelli d’Italia” di dedicare anche lì una via ad Almirante, con un sindaco di centrodestra che preferisce non esprimersi né a favore né contro. Per quanto riguarda i colori politici, insomma, il “nero” sopravvive. A Civitanova, a Tolentino e soprattutto a livello nazionale con le felpe quasi sempre nerissime di Matteo Salvini, il focoso leghista che è in crescita di consensi popolari e apertamente si candida, stavolta non tardivo né antistorico, alla guida, in Italia, del “centrodestra”, e non si capisce che c’entri, ormai, la parola “centro”. Ma il discorso, qui, diventerebbe troppo lungo e comporterebbe giustificate apprensioni per il futuro delle nostre vacillanti istituzioni democratiche.
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Mi sembra incredibile mettere insieme il nero satanico col nero politico. Almirante è stato un uomo integro, che ha avuto le sue idee politiche come tanti in quel momento. Così come dall’altra parte c’era” il rosso”.
E se vogliamo proprio parlare di uccisioni, non dimentichiamoci quelle dei partigiani. Io sono Ferrarese e, a Ferrara, andavano di casa in casa a prendere persone che non c’entravano niente con la politica, ma la pensavano diversamente da loro,, li portavano in piazza e li ammazzavano! e’ successo a vari amici e sono venuti anche a casa nostra con questo scopo! Io, mio fratello e mia madre siamo scappati sulle macerie delle case accanto e ci siamo rifugiati dal vescovo, scampando a una brutta fine. Dunque è meglio non parlare solo di neri e soprattutto lasciamo una via intitolata ad Almirante, così come ce ne sono a Togliatti!
Totalmente in accordo con la Signora Casapiccola. Quanto riferisce della sua esperienza personale è storia anche quella, e comune a tanti italiani, da nord a sud. Una storia non meno criminale macchiata di sangue innocente, che però l’ Italia antifascista e repubblicana nata sulla resistenza ha rimosso dalle pagine dei manuali di storia, e dunque per sillogismo logico , tutti i partigiani sono eroi, anche quelli che uccidevano a freddo e per vendetta personale. Era tutto un “ammazza ammazza” durante la guerra civile. Difficile distinguere l’assassino buono da quello cattivo. Ma chi c’era ricorda, ed è testimone di ogni atto di violenza e sopruso, sia esso stato nero o rosso. Come poi, tutti noi nati dopo la guerra, ricordiamo il brigatismo nero e rosso, che non ha fatto per noi differenza rispetto le vittime.
E allora .Lasciamo stare quel periodo della nostra storia da ogni parte lo si guardi , che è meglio; somigilia molto a quella cosa che più la tocchi e più emana cattivo odore, e cerchiamo invece di osservare i fatti post-guerra e riabilitare tutte le figure che di quella storia pre-repubblicana avevano fatto parte. Perchè se è vero che l’uomo si pesa dopo morto, così tutti gli uomini politici e i parlamentari della prima Repubblica vanno valutati nel ruolo assunto all’interno delle Istituzioni democratiche, o non si salva nessuno, nemmeno quanti sedevano in Parlamento nei banchi del PCI come mandanti morali , per essere affiliati ad un regime illiberale come quello sovietico dell’ex Urss che li finanziava, mentre nel ’56 coi suoi carri armati invadeva l’Ungheria facendo strage di civili.
Diversamente, il manifesto citato dal dottor Liuti firmato da Giorgio Almirante è del 1944, in piena guerra, dove vigono le leggi di guerra, e dove il nemico ha un volto: quello dell’antiregime. Ma non sarebbe poi lo stesso oggi, se parte della popolazione si organizzasse e armasse per sovvertire il nostro sistema democratico? Sarebbe giudicato un assassino o un uomo di governo il nostro Alfano, se ordinasse di sparare su chiunque attenti all’ordine costituito ?
Per quanto riguarda Almirante, vorrei perciò alla fine ricordare le parole di Giorgio Napolitano pronunciate da Presidente della Repubblica il 23 giugno dello scorso anno:
«Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti anti-parlamentari che tendevano periodicamente a emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se spesso aspro nei toni. È stato espressione di una generazione di leader che hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto a dimostrazione di un superiore senso dello Stato».
Veramente triste, quando si parla di storia, fare la “conta dei morti” e cercare di giustificare quegli altrui e innalzare sull’altare i propri.
Ed ancheè triste ascoltare ancora un certo <em<revisionismo storico, che ultimamente ha preso piede anche in Italia, e che da anni (in Italia) che tenta di giustificare un fascismo “buono” e uno “cattivo”, così come in Europa tenta di minimizzare/negare i morti nei campi di concentramento nazisti…
Preoccupazione per le nostre istituzioni? Sono tre presidenti del consiglio consecutivi eletti da nessuno che in uno stato democratico dovrebbero far rabbrividire!!!!! Ma sono tutti di sinistra allora va bene…
@ Paolo Renna
Forse un ripassino della Costituzione….
In Italia il Presidente del Consiglio NON deve essere eletto dal corpo elettorale, così come il Presidente della Repubblica.
Se non le va bene si dia da fare, per cambare la Costituzione
Forse con un pizzico di fantasia si potrebbe por fine alla guerra civile, un Via Nelgio Almirdela o un Via Giorson Mandelante eleverebbero entrambi il livello qualitativo su scala mondiale.
Il commento di Massimo Giorgi, abbastanza sciocco! Quello di Cerasi anche! E’ vero c’era un fascismo buono ed uno cattivo, così come un comunismo con idee che potevano piacere ed uno che ha creato milioni di morti. Le guerre sono sempre crudeli, e spesso anche le ideologie se troppo estreme.
purtroppo chi minimizza i milioni di morti tra cui tanti bambini nei campi di sterminio VUOLE essere cieco, ma anche chi nega o dimentica foibe e altro!
Mah, io sto articolo non lo capisco. Comunque , passi il nero satanico, mah, passi il nero politico, mah, visto che si parla di Mandela un salto sul nero pelle lo avrei fatto.
@ Anna Maria Dallacasapiccola:
Grazie per il blasonato sale.
@ Anna Maria Dalla Casapiccola
Mi spiace ma il gioco da tavolo del benaltrismo mi interessa poco…
Gioco consuetudinario in certi ambienti…
Per ogni argomento c’è sempre un controaltare pseudogiustificativo e spesso negazionista.
Solito, vecchio, tentativo di mettere sullo stesso piano tragedie diverse, avvenute in tempi storici differenti, in contesti diversi e non assimilabili…
Parli di fascismo e ti rispondono ma le foibe?
Parli di nazismo è ti replicano ma i milioni di morti comunisti?
Asserisci che Mussolini era un ditttore e senti la solita vecchia litania ma Stalin….
Come se le leggi razziali o gli assassini fascisti potessero essere “mitigati” dai morti istriani; come se i sei milioni di ebrei, morti nei campi di concentramento, potessero essere usati come paragone per la follia dei gulag…
Da un pò di tempo i revisionisti, in Italia anche supportati dallo scrittore Pansa (che più anni passano e più da progressita si sta tramutando in conservatore reazionario della peggiore specie), tentano di giustificare oltre 20 anni di dittatura fascista: il fascismo buono, le tante opere fatte, con i fascisti non c’era corruzzione… Tutti pallidi tentativi di mistificazione.
Perchè poi, a guardare bene, la distinzione è assai più facile e semplice: da una parte i regimi dittatoriali, del partito unico e della privazione delle libertà….
Regimi dittatoriali per nulla differenti, che poi a capo ci fosse Stalin, Hitler o Mussolini o Pol-pot cambia veramente poco.
E tentare di giustificare uno di questi regimi, facendo la conta dei morti di un altro, è veramente patetico
https://www.youtube.com/watch?v=uxzYEqxrZHE
Però se il sale è il cerchiobottismo mi sembra che nel mio commento ce ne fosse già abbastanza.
Caro Cerasi, qui non gioca nessuno, e se solo riuscissi a venir meno ai facili schemi quando si affrontano certi argomenti, saresti riuscito a comprendere senza travisare il senso dell’intervento della Signora Dalla Casa Piccola . Hai voluto interpretare a modo tuo il suo primo commento, dove non ha parlato di fascismo buono e di fascismo cattivo, nè altri lo hanno fatto nei commenti seguenti, ma dove ha raccontato la sua drammatica esperienza coi partigiani, e non solo la sua. Ha detto di essere scampata alla morte per mano partigiana con la sua famiglia , e non per aver preso parte al regime, e tu, tutto quello che sai fare è portarla sul piano del revisionismo, e darle anche del patetico? Il revisionismo è di altra dimensione, storico-generale , ed è un fenomeno normale più il tempo passa dalla fine di un regime, ma anche di un sistema ( non c’è anche un revisionismo nei confronti della DC che ha governato oltre 40 anni? fra chi ha vissuto sotto quel governo, lo stesso, c’è chi ne dice bene, benissimo, e chi male, malissimo ) mentre quella della signora è una testimonianza personale, viva e diretta, che non si può dire revisionista. Sempre che le parole abbiano un loro senso!
Tuttora,infatti, e finchè quelle generazioni che hanno vissuto il fascismo e poi la resistenza saranno presenti , troverai sempre chi parlerà bene e chi male dell’uno o dell’altro. La differenza, è che in Italia dell’uno si può parlare , e solo bene, dell’altro no, o solo male, perchè esiste il reato di apologia al fascismo , no al comunismo, nonostante, come ricordato, i vecchi politici del PCI avessero strette alleanze ideali con Stalin e Tito, e che dalla sua nascita, anche qui in Italia, per imporsi sarebbe dovuto passare per la rivoluzione come avvenuto in tutti gli altri Paesi a guida comunista, e poi mantenuto il potere con la forza.
Motivo per cui, nessuno vuole contrapporre i morti di una parte a quelli dell’altra parte, ma solo riportare tutto a ragione col dare giusta luce ai fatti , e facendo comprendere che, i miti sono miti, e i totalitarismi, tutti quanti, hanno i loro milioni di morti sulla coscienza., sia che si chiami dittatura di destra o di sinistra.
@ Tamara Moroni
A Ferrara, come in altre parti d’talia, dopo oltre 20 anni di fascismo si sono regolati i conti.
In mezzo ci sono finiti anche innocenti e ci sono stati casi di “giustizia somaria” che, con la politica nulla c’entravano, ma erano violente chiusure di dissapori/problemi personali.
Che, alla fine del fascismo, ci siano state anche delle violenze ingiustificate nessuno lo nasconde, ma è il “prodotto” di oltre 20 anni di dittatura.
In ogni dittatura c’è SEMPRE chi ne parla bene: tutto dipende da quale parte della canna del fucile stai.
Se c’è l’apologia del fascismo, inteso come negazione della libertà, è perchè qui abbiamo subito quello e non il comunismo staliniano: l’apertura mentale sta nel riconoscere (indipendentemente se sei rosso o nero o giallo o verde) che TUTTI i regimi dittatoriali fanno schifo, senza “se” e senza “ma”…
E’ chiaro che Cerasi e Giorgi non hanno proprio le idee chiare e soprattutto non sono equanimi! (che c’entra il sale, poi???) Dicono parole, paroloni, ma il vero senso di tutto questo è che, come dice Tamara Moroni,i totalitarismi TUTTI di DESTRA e di SINISTRA hanno creato milioni di morti. E’ inutile parlare a vanvera, ammettiamolo e basta! L’Isis è un totalitarismo più pazzo degli altri e stà tagliando molte teste. Lo vogliamo vedere o no???
Gianfranco,piuttosto che seguitare a parlare di massimi sistemi, preferisco tornare nello specifico del discorso nato sulla contestazione di una via dedicata a Giorgio Almirante, su cui la Signora Dalla Casa Piccola alla fine del suo primo commento ha detto questo in sostanza: come c’è una via intestata a Palmiro Togliatti, si lasci una via intitolata a Giorgio Almirante.
Approfondiamo questo punto, o parliamo di aria fritta, perchè l’apertura mentale non sta solo nel riconoscere . che ” TUTTI i regimi dittatoriali fanno schifo senza se e senza ma” ma anche dal distanziarsi equamente da tutti gli uomini che dell’uno e dell’altro sono stati espressione diretta o indiretta, oppure lasciare che siano consegnati tutti alla storia, ognuno per il suo peso.
A tale riguardo, per Almirante ,fondatore del MSI, nella sua attività di parlamentare della Repubblica, ho sopra riportato le parole dette un anno fa da Giorgio Napolitano .
Queste sono invece le parole testuali pronunciate da Palmiro Togliatti , e da Sandro Pertini in Parlamento alla morte di Stalin nel 1953. Sottolineo 1953, otto anni dopo la guerra di liberazione. dalla dittatura fascista.
Palmiro Togliatti: « Stalin è un gigante del pensiero, è un gigante dell’azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano»
Sandro Pertini :« Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L’ultima sua parola è stata di pace. […] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto. »
L’istoria romana
Che bbell’abbilità, cche bbella groria
de sapé rrescità sta filastroccola!
Cuanto faressi mejjo èsse una zo.ccola,
e nnun vienicce a ffà ttanta bbardoria!
Che mme ne preme un caz.zo de l’istoria:
a mmé mme piasce de vive a la bbroccola,
senza stamme a intontí la sciriggnoccola,
e impicciamme li fili a la momoria.
E cche! ho da fà er teolico, er profeta,
ho da incide le statue, li quadri,
m’ho da mette la mitria, la pianeta?!
Bast’a ssapé cc’oggni donna è pput.tana,
e ll’ommini una manica de ladri,
ecco imparata l’istoria romana.
firmato
Giuseppe Gioachino Belli
Lasciamo Belli con la sua “finezza” ad altri argomenti, chè con i nostri hanno poco a che fare!!!
Ma anche dividere longitudinalmente la strada con un muro in modo da ottenerne due da chiamare l’una Via Stretta Giorgio Almirante e l’altra Via Stretta Nelson Mandela potrebbe rendere ancor più spasmodica l’attenzione del mondo verso la cruciale contesa toponomastica civitanovese.
@ Anna Maria Dalla Casapiccola:
Sciocco, secondo un toscanismo riportato nei vocabolari della lingua italiana, significa poco salato, veda per esempio in http://www.treccani.it/vocabolario/sciocco/ .
@ Tamara Moroni
Si.
Le frasi di Togliatti e di Pertini, già sentite e risentite, parlano bene di Stalin… Allora?
Non decontestualizzare la singola frase dal periodo storico/politico, per cortesia.
E’ assai facile prendere una frase (o un pensiero o una citazione) esularla dal discorso (o dal periodo storico) e ricamarci sopra.
Facendo così anche Hlter diventerebbe un santo, anche Stalin, perfino Almirante….
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Sulle strade e vie e piazze intitolate a Togliatti ricorda che sono scelte fatte 30/40 anni fa (in altro perodo e contesto storico, politico, ideologico).
Io oggi a quelel vie a quelle piazze e a quei viali cambierei nome a tutti, ma è solo una mia opinione personale
invece le vie da “dedicare” ad Almirante sono proposte recenti, cioè oggi (in chiave nostalgica? revisionita? postfascista?) di rendere onere ad un fascista.
Ma l’Italia democratica è venuta fuori nella/dalla lotta contro il fascismo, che vi piaccia o no….
Tra le altre cose, senza Togliatti e l’amnistia (che risolse tanti problemi ai partigiani che avevano ecceduto a fine guerra… ma anche a tantissimi fascisti, non dimentichiamolo) avremmo avuto una situazione simile alla Francia dove, a fine guerra, i “collaboratori” di Petain furono tolti di mezzo (si parla di oltre 10.000 processati e condannati a morte).
Certi commenti non meritano di essere commentati!!!!
Dietro la boutade, caro Giancarlo, mi stupisce scoprire la crosta – dura a morire – di certo ideologismo. E’ vero, il nero politico non fa dormire sonni tranquilli; ma anche certo rosso politico non mette allegria, specie quando – come nei tempi attuali – conserva il proprio integralismo ideologico per gli avversari, ma si applica con profitto nell’utilizzo delle tattiche del biancofiore. Anzi, le supera e – per così dire… – le perfeziona.
Farò degli esempi piccoli piccoli ma lampanti lampanti: un tempo Agnelli era un affamatore di operai. Poi un giorno divenne (chissà perché…) il fratello di Gesù. Indro Montanelli era un fascista (si sa che quando venne gambizzato alcuni stapparono lo champagne), poi è diventato l’emblema del libero pensiero. B. è pessimo almeno quanto De Benedetti è un industriale illuminato.
Quanto meno c’è qualcosa che non va…
Quanto più, è il pre-giudizio, addirittura oserei dire il “canone del giudizio”: i noti “figli e figliastri” che, dalle alte sfere ai minori consessi, vige indisturbato, forte di un’ampia letteratura autoreferenziale (e – vorrei aggiungere – micidiale).
Chiedo sempre: tra uno del ceto altoborghese caduto in disgrazia che arranca per arrivare a fine mese ma paga tutte le sue tasse, e un politico rosso che magari ha decine di appartamenti affittati a nero, la barca a vela, quote di partecipazione in società finanziarie, e le tasse non le paga mai, chi è il vero proletario?
La Storia è piena di pagine nefaste: sia di qua che di là che al mezzo. Bisognerà ripartire dal fatto che l’uomo è per sua natura fallace. Le bandiere – tutte le bandiere e tutti i colori – vengono dopo.
Non volevo replicare alla risposta di Cerasi , solo per dare un taglio ad uno scambio di punti di vista che va avanti da troppo e inutilmente , sia qui che da 70 anni a questa parte, ma rispetto certe sue affermazioni ,l’intervento di Filippo mi ha ridato ossigeno quel tanto per concludere con Norberto Bobbio e la sua tesi della guerra giusta ” che la guerra è sempre giusta perchè non vince chi ha ragione ma ha ragione chi vince.” Mi riferisco in particolare laddove Cerasi prende vigore delle sue ragioni quando termina dicendo ” Ma l’Italia democratica è venuta fuori nella/dalla lotta contro il fascismo, che vi piaccia o no….”
Ma andiamo per ordine.
Inizialmente , Cerasi mi chiede: e allora, se Togliatti,Pertini parlavano bene di Stalin?
E allora? E allora la tua risposta è pari a quel detto ” casca un signore s’è inciampato, casca un poraccio s’è ubriacato”. Ma caro Cerasi, intanto io non ho decontestualizzato niente, nè estrapolato parole a caso, ma ho contestualizzato tutto: 1953, alla morte di Stalin, parole pronunciate in Parlamento dall’On. Sandro Pertini , che non sono passate di moda per il solo fatto che trattasi di altro periodo storico-politico, ma se pure fosse stato questo il caso, lo stesso principio varrebbe per tutti gli uomini di ogni credo politico a lui contemporanei, compreso Almirante, che dal 1946, anno in cui fondò il MSI, iniziò il suo percorso irreprensibile da un punto di vista democratico all’interno delle Istituzioni repubblicane, e con lo svolgere un importante ruolo di assorbimento di tutte quelle recrudescenze di estrema destra che dal dopoguerra di tanto in tanto tendevano a riaffermarsi. Pertanto, una via a lui oggi intitolata non andrebbe ” al fascista” Almirante, come tu dici per un nostalgico rigurgito fascista o per certo revanchisme, ma per ciò che ha rappresentato come segretario di Partito, come politico , come uomo, e come uomo delle istituzioni, fino alla sua morte ; fino alla consegna del testimone del Partito da lui fondato al suo successore Gianfranco Fini .
Ciò detto, da una che ricorda appena Giorgio Almirante, e che non ha mai votato MSI.
Ma torniamo a noi. Quelle di Togliatti e Pertini non sono parole di cricostanza. Quelle sono frasi lapidarie che esprimono la venerazione in un uomo, Stalin, per l’incarnazione data al loro ideale politico . Sarebbero frutto dei loro tempi , se successivamente chi li aveva pronunciate si fosse pentito e scusato. Ma così non è stato. Non lo fece Togliatti ” Il Migliore” , non lo fece Pertini. Lo farà anni dopo Enrico Berlinguer. Almeno, così a me risulta. Non sono io che la faccio facile. Sei tu che la fai semplicistica. E’ assai difficile da credere, infatti, che i due compagni mentre celebravano il “ gigante Stalin”, non sapessero dei suoi metodi, delle sue purghe, non più delicate di quelle fasciste per cui qui in Italia gli stessi avevano combattuto contro .C’è poco da ricamarci sopra.
Nel nome del comunismo Stalin ha ucciso milioni di persone – dico milioni, genericamente, perchè in numero variabile a seconda di chi fa la conta delle sue vittime; come pure discordante è la sommatoria delle vittime di genocidi ed eccidi commessi dal cosiddetto ” olocausto rosso” in tutto il mondo, comprendendo tutti i paesi a dittatura comunista: Cina, Unione Sovietica, Jugoslavia, Cambogia, Vietnam, Nord Corea ,Cuba, per cui si è stimata una cifra pari a 100 milioni di morti in totale .
Ma se ho anche tenuto a sottolineare l’anno, 1953, è perchè quelll’elogio smisurato a Stalin stride irrimediabilmente con quanto accadeva in URSS a partire dal ’44 , fino a consumarsi in modo sistematico tra ’48 e il ’52 quando, sempre Stalin, che in un primo tempo si era detto contro l’antisemitismo, diede corpo ad una spietata epurazione di ebrei con torture , uccisioni e confino in massa, di politici, letterati, medici, per la minaccia avvertita al suo regime a seguito di un possibile insediamento di uno stato ebraico in Crimea. In uno di quei progrom , ne ” La notte della strage dei poeti” avvenuta il 12 agosto 1952 nel carcere di Lubianka, il dittatore fece sterminio di intellettuali yiddish . Tutto, nel silenzio dell’occidente. Nessuno dei compagni sapeva? I comunisti non hanno saputo mai niente degli orrori comessi da Stalin? Neanche Togliatti che era suo stretto collaboratore in Occidente, e che a Mosca aveva trascorso un periodo della sua vita ?
Veniamo alla nascita dell’Italia democratica, che semplificando, Cerasi attribuisce alla lotta al fascismo, intestando tacitamente il solo merito alla parte politica a lui compiacente, ma dimenticando lo strascico di nefandezze , violenze e repressioni nel sangue commesse dai rossi tra fine guerra e la nascita della prima Repubblica. Qui non è possibile però dilungarsi, anche se tanto ancora ci sarebbe da dire. Per capire veramente da cosa è nata l’Italia democratica, invito Cerasi a inforcare occhiali neutri e a rileggersi pagine e pagine di storia : dal Patto di Yalta , con la spartizione americana, sovietica, inglese , fra l’est e l’ovest europeo, al ruolo svolto dal Cattolicesimo e la Chiesa, di cui espressione fu la DC fin dal primo governo democratico, al Referendum del 1946, in cui solo una parte della popolazione italiana poté votare per la Monarchia o la Repubbica. Intere regioni, come il Friuli Venezia Giulia, l’istria, la Dalmazia, le Isole adriatiche, il Trentino Alto Adige, nonostante facessero ancora parte del territorio italiano fino all’anno successivo quando con i Patti di Parigi del 10 febbraio 1947 le potenze vincitrici le consegnarono alla Jugoslavia di Tito .Addirittura di molto più postumo è il trattato di Osimo nel 1975 con cui la zona B dell’Istria viene ceduta alla Jugoslavia. E poi sui brogli elettorali che hanno adombrato da subito la vittoria referenaria dei repubblicani, con 2 milioni di schede scrutinate superiori al numero dei votanti, con schede votate da defunti, con una proclamazione anticipata della vittoria referendaria della Repubblica rispetto il ricorso avviato in Cassazione dalla parte avversa. E con, soprattutto, la repressione nel sangue alla propaganda per i sostenitori della Monarchia al Centro-Nord da parte delle ” volanti rosse” e l’eccidio di Napoli l’11 giugno 1946 ad opera di militanti del PCI, dopo che n città la Monarchia aveva vinto con l’80% dei voti, e alcuni giovani napoletani non accettarono la provocazione della bandiera tricolore esposta nella sede della federazione comunista.
Fatto che vado a ricordare sotto, con tutti i nomi degli artifici e le vittime del ” rosso colore”.
Napoli ” L’11 giugno è una giornata di passione e di sangue. Al balcone della Federazione del PCI di Via Medina, accanto alla consueta bandiera rossa con falce e martello, è esposta una strana bandiera tricolore. Si vede l’effigie di una testa di donna turrita nel campo bianco al posto del tradizionale stemma sabaudo. Per Napoli, che ha votato per l’80% Monarchia, è una vera e propria provocazione. Fulminea si sparge la notizia per la città. A migliaia, spontaneamente, si dirigono a Via Medina. La stragrande maggioranza è composta di giovani e giovanissimi. In molti hanno partecipato con coraggio nel 1943 alle cosiddette “quattro giornate “contro l’occupazione tedesca. Qualcuno ha le stesse armi di allora: pietre, solo pietre. L’obiettivo è: strappare e distrugge quel vergognoso vessillo, poi si tornerà festeggiando a casa. Dall’altra parte c’è qualcuno però che ha deciso di farla finita una volta per sempre e di soffocare nel sangue le proteste popolari. In Via Medina ora, oltre le camionette, vi sono decine di blindati e celerini in assetto di guerra. La sede comunista è difesa da numerosi militanti armati. I primi gruppi di dimostranti appena arrivati, rovesciano i tram per rendere difficoltosi i micidiali caroselli degli automezzi della Celere. Seguono salve di fischi, urla, insulti all’indirizzo della bandiera esposta. Poi un giovane marinaio di leva, Mario Fioretti, aggrappandosi ai tubi e alle sporgenze inizia a scalare il palazzo della federazione per arrivare al 2° piano e asportare quella bandiera. In minuto è quasi giunto al drappo conteso. Basterà allungare la mano, impadronirsene e tutto sarà finito. Da una finestra della federazione comunista però spunta un braccio armato di pistola, che a bruciapelo spara sul giovane marinaio. Mario Fioretti stramazza cadavere sul selciato, mentre dai presenti si levano urla d’orrore e di rabbia. Altri giovani, per nulla spaventati dalla morte del loro coetaneo, cominciano anch’essi la scalata verso quel balcone. Un gruppo di dimostranti duramente contrastato da un gruppo di celerini, cerca di guadagnare le scale per salire al piano superiore. Tra poco i dimostranti avranno la meglio, ma dalla caserma di polizia, posta quasi di fronte al palazzo assediato, s’incomincia a sparare contro i nemici che sono quasi arrivati alla bandiera. Sparano per uccidere. Cadono uno dopo l’altro e si sfracellano a terra: Guido Bennati, Michele Pappalardo, Felice Chirico. Michele Pappalardo doveva sposarsi l’indomani e invece della fidanzata è andato a sposarsi con la morte. Aveva detto alla madre: “Mammà piglio ‘a bandiera e po’ torno…’ Una bandiera tricolore con lo scudo sabaudo diventa il suo sudario. A Via Medina scoppia l’inferno. I feriti si contano a decine. Muore in un lago di sangue, sempre colpi to da pallottole, l’operaio monarchico Francesco D’Azzo. Le autoblindate della Celere hanno avuto finalmente ragione delle rudimentali barricate, alzate dai monarchici, e stanno per avventarsi con i loro terribili caroselli sui dimostranti, quando la studentessa Ida Cavalieri fa barriera col proprio corpo inerme nel disperato tentativo di fermarne la corsa. L’ordine è disperdere la folla, costi quel che costi. A Napoli, quel giorno, la vita umana non vale niente. Così Ida Cavalieri è stritolata dagli automezzi repubblicani. Non accade il miracolo di Piazza Tienanmen, a Pechino. Un appartenente alla Regia Marina, Vincenzo Guida cerca di organizzare la resistenza, innalzando una grande bandiera sabauda su di un palo. E’ colpito mortalmente alla nuca da un colpo di un moschetto, sparato da un celerino. Quando la strage è finita arriva la polizia militare americana che, insieme ai Reali Carabinieri, a stento riesce a sottrarre i celer ini e gli attivisti comunisti alla collera popolare. Alla fine della tragica giornata di sangue, si conteranno, oltre i morti circa 50 feriti gravi. Tra questi ultimi, tutti colpiti da armi da fuoco, Gerardo Bianchi di 15 anni, Alberto De Rosa di 17, Gianni Di Stasio di 14, Antonio Mariano di 12, Giovanni Vibrano di 11, Raffaele Palmisano di 10 e Tino Zelata di 8. Gli altri feriti avevano in media 20-30 anni. ”
Da un’intervista a Giovanni Bartolone.
Biografia: nasce a Palermo nel 1953, dove insegna Diritto ed economia nelle Superiori. Vive a Bagheria (PA). E’ laureato in Scienze Politiche, indirizzo Politico Internazionale, con una tesi sul Referendum istituzionale del 1946. E’ da molti anni impegnato in ricerche sulla II guerra mondiale, il Fascismo, il Nazionalsocialismo, il fenomeno della mafia, la Sicilia dallo sbarco Alleato alla morte di Salvatore Giuliano. Ha pubblicato nel 2005 a sue spese il libro “Le altre stragi”, dedicato alle stragi alleate e tedesche nella Sicilia del 1943/44 e il saggio Luci ed ombre nella Napoli 1943-1946, ISSES, Napoli, 2006.
forse non tutti sanno che a Civitanova esiste anche una via dedicata a Giovanni Gentile, che non ha suscitato l’indignazione della sinistra… viene da chiedersi il perché di questa squilibrata tolleranza… sarà un po’ di ignoranzuccia?
nel maceratese è risaputo – le notizie sono finite sui giornali anche in anni recenti – che gli autoctoni praticano messe nere chiamando le tre s successo soldi sesso facendo orge anche in luoghi pubblici vedi colle pitino di san severino che portò ad aprire delle indagini sul territorio che citavano anche presenza di personaggi conosciuti nel territorio che scannavano polli – sprecavano cibo – facendo segni sul suolo pubblico. idem all’abbadia di fiastra altro luogo pubblico e nessuno ha mai approfondito la questione grave di devianza sociale odio sociale. bene e male sono concetti senza senso idem demoni diavoli e strghe correlate. il territorio arcaico maceratese non ha voluto prendere provvedimenti seri nei confronti di questi autoctoni con gravi disordini mentali. tutto il resto sono dei bla bla….