di Monia Orazi
Clima politico avvelenato da minacce ed intimidazioni a Matelica. Lo denuncia il sindaco Alessandro Delpriori che, senza fare nomi, racconta episodi inquietanti. Uno sfogo a ruota libera quello del primo cittadino che ha postato una lunga dichiarazione anche sul suo profilo Facebook per poi inoltrare un comunicato stampa agli organi di informazione per accuse a 360 gradi. «È possibile che a Matelica, tra i miei concittadini, nei luoghi che mi hanno visto crescere fino ad acquisire responsabilità così grandi, ci siano atteggiamenti mafiosi? – attacca Delpriori – È possibile che a Matelica ci sia la mafia? Non parlo di omicidi e agguati tipo cosa nostra, non sono i latifondi bloccati della ‘ndrangheta o i malaffari finanziari della camorra, ma è l’atteggiamento di paura che è stato istillato nelle persone per un potere latente e forte, senz’altro oscuro». Il primo cittadino continua togliendosi altri sassolini dalle scarpe: «Tempo fa in piazza una signora mi ha detto in faccia di stare attento perché se le avessi “pestato i piedi” sarebbe diventata cattiva. La stessa signora proprio qualche ora fa (il posto di Delpriori su Facebook è di poco prima delle 17, ndr) ha suggerito ad una figura della mia amministrazione di farsi un’assicurazione perché potrebbe risultare utile di qui a poco». Un atteggiamento di costrizione ed intimidazione che coinvolge non solo il sindaco, ma anche gli altri amministratori, spiega ancora Delpriori: «Alle riunioni a cui siamo invitati come amministratori c’è sempre chi, a dispetto delle leggi sulla privacy oltre che dell’educazione, tira fuori uno smartphone per registrare di nascosto le parole pronunciate da me o da un assessore presente – prosegue il primo cittadino – Credo che le registrazioni vengano poi diffuse in un determinato circolo di persone. Gli esempi sono davvero tanti: la vicenda della critica aprioristica sulla mia professionalità come storico dell’arte apparsa su Facebook riguardo il dipinto di Rubens che verrà esposto in Sant’Agostino, quale scopo doveva avere? Spaventarmi? Istillare dubbi? Non so, ma di certo andava verso una direzione ben precisa». Dalle riflessioni di Delpriori emerge anche il timore che le persone hanno nell’avvicinarsi a lui o ad altri componenti della maggioranza, così prosegue il sindaco: «Tantissime persone in questo anno hanno chiesto di incontrami per discutere e parlare di problemi della città o anche di fatti personali, di queste un buon numero lo hanno fatto raccomandandosi che fosse un luogo appartato, lontano da occhi indiscreti. Qualcuno per pudore, senz’altro, altri per loro stessa ammissione per paura di essere visti da qualcuno che non poteva vedere». Anche dei giovani che avrebbero manifestato la volontà di collaborare nell’organizzare le tante attività del Comune, «ma non possono perché hanno paura delle ritorsioni possibili a loro o addirittura alle loro famiglie. Un imprenditore è venuto in Comune minacciando manifesti e articoli se non avessi accolto la sua richiesta», spiega il sindaco. «Tutto questo ha un nome preciso, un modo di fare tutto italiano che si chiama mafia. Perché la mafia non sono solo le cosche e le ‘ndrine, ma è rappresentata anche dalle persone che non vanno a teatro perché sarebbe uno sgarbo verso qualcuno – puntualizza il sindaco di Matelica – la mafia sono gli articoli ammiccanti e mezzi falsi per offendere le persone, la mafia sono le richieste di voto in cambio di qualcos’altro, sono anche le raccomandazioni che spesso le persone mi chiedono per andare a lavorare in quel posto o in quell’altro». Il sindaco condanna questo clima: «La mafia è rappresentata da quella persona che chiede ad un’altra “ma tu adesso stai con loro?” come spesso è accaduto. La mafia è soprattutto la paura dei cittadini che non riescono ad esprimersi come vogliono, che non possono essere liberi di andare dove meglio credono. La mafia è come una goccia che scava dentro, è un cancro della libertà, è il male della società». Delpriori ricorda la sua partecipazione ad un campo di lavoro a Polistena, in un uliveto sequestrato alla ‘ndrangheta, dove nonostante le minacce, continua a lavorare un gruppo di giovani della cooperativa la Valle del Marra. «Mi dicevano che la prima cosa per combattere la mafia è non avere paura. Avevano avuto un attentato all’azienda, ad uno di loro era stata recapitata la foto della figlia di due anni con un bossolo nella busta eppure erano li e non se ne andavano e io non scorderò», scrive Delpriori. Il sindaco promette di restare saldamente al suo posto, senza lasciarsi intimidire: «Potranno continuare a minacciare me e le persone a me vicine, potranno scrivere articoli ammiccanti, post offensivi, falsità, tutto ciò che vogliono, ma queste sono cose non spaventerebbero nemmeno un bambino. Chiunque pensi che ci stancheremo di amministrare questa città, si metta tranquillo: abbiamo ogni giorno maggiore entusiasmo, abbiamo moltissime idee e soprattutto abbiamo l’appoggio di tantissima gente che come noi non ha paura». Il lungo sfogo di riflessione del sindaco di Matelica è iniziato con un richiamo alla «pessima stagione politica» che si sta vivendo in città, dove «la critica all’amministrazione passa soprattutto per la denigrazione personale dei rappresentanti della stessa».
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E’ molto grave e allarmante quello che scrive il sindaco Del Priori. Esprimo la mia solidarietà e l’invito a non mollare.
Solidarietà al Sindaco.
Vada in a denunciare, facendo nomi e cognomi….
Caro Alessandro state facendo ridere tutte le marche con queste polemiche ridicole, che ne dite di cominciare a fare sul serio? Sono stufo di essere preso in giro da gente di paesi limitrofi per tutti sti articoli su ripicche sciocche e sti racconti di fantasia.se ti minacciano denunciali e ingabbia sti mafiosi, altrimenti basta basta basta avete gonfiato i c…..i
Bravo, seguita a procedere sulla tua strada e a denunziare pubblicamente gli atteggiamenti mafiosi, non fare come altri sindaci PD che invece li hanno appoggiati.
Il sindaco denunci tutto ai carabinieri, al più presto. La determinazione della mafia l’abbiamo vista vicino Matelica, con l’omicidio Sarchiè, ora all’attenzione dell’associazione anzionale antiracket. Per anni abbiamo fatto finta di non vedere, perché tanto si sparavano tra loro. Ora stanno sparando anche a noi, e bisogna far pulizia subito.
“Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale.”
Cosa intendeva Giovanni Falcone con questa celebre frase? Forse che la società civile, e i Sindaci che la rappresentano, hanno il dovere di combattere questa mentalità? Io credo di sì…bravo Delpriori, ce ne fossero!!
Nicola Lalla – Segretario Generale Coordinamento per l’Indipendenza sindacale delle Forze di Polizia