La Giunta si Spacca
Il Pd presenta la sfiducia al governatore
Meloni: “Altra puntata della farsa”

REGIONALI - Il centrosinistra depositerà domani le firme dei 9 consiglieri necessarie a chiedere le dimissioni del presidente. Ma l'auspicio è che sia lui a dimettersi altrimenti sono pronti a fare le valigIe il vice Canzian e tutti gli assessori democrat. La presidente di Fdi: "Si scontrano due pezzi di sinistra. Acquaroli è l'unica vera alternativa". Spacca sulla visita di Berlusconi nelle Marche: "A differenza di altri non ci affidiamo al carisma dei leader nazionali" poi risponde all'annuncio della sfiducia: "Un atto di scarsa responsabilità istituzionale"

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L’assessore Pd Pietro Marcolini, il segretario Francesco Comi e il candidato Luca Ceriscioli

assessori regionali

La giunta di Spacca si disgrega dopo l’alleanza del governatore con Fi e Ncd

Dimissioni degli assessori Pd e sfiducia. I democrat rispondono al grido di vendetta dell’elettorato presentando il conto al governatore, Gian Mario Spacca reo del tradimento politico dopo l’alleanza con il centro destra e Forza Italia. Il Pd e le forze politiche che hanno sostenuto il presidente uscente depositeranno domani le firme per chiederne le dimissioni dopo la decisione del governatore di candidarsi per il terzo mandato con Fi e Ncd. Ne bastano 9 (un quinto dei consiglieri) per chiedere che il documento di sfiducia (probabilmente una mozione) venga discusso in Consiglio, dove per essere approvata avrà bisogno di 22 voti, la maggioranza assoluta. Lo hanno annunciato oggi in una conferenza stampa il segretario regionale del partito Francesco Comi, il presidente del Gruppo Mirco Ricci e il vicepresidente della giunta Antonio Canzian, presenti anche gli assessori Dem.

L’auspicio del Pd è che sia Spacca a dimettersi visto che il consiglio è sciolto e potrebbe riunirsi solo per atti indeferibili e urgenti. Bisogna vedere se la mozione di sfiducia motivata rientri o meno tra questi atti. Altrimenti, nelle prossime ore, saranno gli assessori Pd a farlo, «Sempre che in queste ore – ha spiegato Comi – non ci siano da approvare atti urgenti, e in questo caso siamo pronti a farlo». Poi, se Spacca decidesse di restare al suo posto, dovrebbe poter portare avanti solo atti di ordinaria amministrazione che non richiedano la maggioranza in giunta. Ma su questo punto non c’è ancora una lettura univoca da parte degli uffici, trattandosi di un caso unico nel suo genere. Questa mattina a Macerata i democrat hanno presentato la squadra che correrà alla regionali con il candidato Luca Ceriscioli (leggi l’articolo). Lo stesso Ceriscioli in mattinata aveva anticipato sul suo facebook: «Pd Marche e centrosinistra domani presenteranno sfiducia a GianMario Spacca, dopo suo abbraccio con Forza Italia‪». Sono intanto pronti a fare le valige il vice presidente, Antonio Canzian, gli assessori Pietro Marcolini (Bilancio), Sara Giannini (Attività Produttive), Marco Luchetti (Lavoro), Almerino Mezzolani (Sanità) e Luigi Viventi dell’Udc (Trasporti). Gli assessori regionali del Pd  avevano annnUciato al segretario regionale Francesco Comi e al capogruppo consiliare Mirco Ricci l’intenzione di dare le dimissioni all’indomani della presentazione ufficiale della candidatura del presidente Spacca alla guida di una coalizione con Fi e Ncd. Rimangono fedeli alla linea gli assessori Paola Giorgi (Politiche Comunitarie) e Maura Malaspina (Agricoltura) già schierate tra i candidati di Spacca per le elezioni del 31 maggio.

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Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia sostiene Francesco Acquaroli

Sulla vicenda interviene anche il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni:

«Oggi con le dimissioni degli assessori Pd dalla Giunta Spacca si è consumata un’altra puntata della farsa che da mesi sta disgustando i marchigiani: si scontrano due pezzi di centrosinistra e i loro blocchi di potere che insieme, per anni, hanno impedito alle migliori energie delle Marche di esprimersi. Uno di questi due ha persino trovato per strada l’improvvido sostegno di pezzi di centrodestra (Forza Italia e Area popolare) che, sostenendo il trasformismo di Spacca, rinnegano ogni diversità culturale dal centrosinistra. La candidatura di Francesco Acquaroli, lanciata da Fratelli d’Italia e sostenuta da molte liste civiche, è l’unica vera alternativa di programma e di governo alle due sinistre di Spacca e Ceriscioli. La sua candidatura nasce da anni di coerente opposizione e da un rapporto costante con il territorio, il suo tessuto sociale e imprenditoriale, e trova il suo portabandiera in un giovane sindaco che saprà restituire speranza a questa bellissima Regione»

Remigio Ceroni e Gian Mario Spacca, ex nemici politici

Remigio Ceroni e Gian Mario Spacca, ex nemici politici

E sulla possibilità di una visita del presidente di FISilvio Berlusconi nelle Marche arriva su facebook il commento del governatore uscente Spacca per calmare gli animi del suo elettorato antiberlusconiano:«Il progetto di governo per le Marche su cui è nata l’intesa tra Marche 2020, Area Popolare e Forza Italia, parte dal basso ed è tutto concentrato su azioni amministrative che riguardano la nostra regione. Di conseguenza il confronto elettorale vorremmo che fosse tutto dentro i temi regionali e le questioni che impegnano le Marche. E’ per questo che, a differenza di quanto avviene per altri schieramenti non siamo alla ricerca di luce riflessa, e quindi di leader nazionali chiamati ad animare il significato di un progetto. Questo è stato tradotto come se non fosse gradita nelle Marche la presenza del leader di Forza Italia. In realtà volevo evidenziare che noi non ci affidiamo al carisma dei leader nazionali, per integrare le debolezze di un progetto di governo regionale, come altri si apprestano a fare. Quello che non ci sembra corretto , a noi e ai nostri alleati, è il desiderio di voler sovrapporre il livello nazionale e regionale, in un confronto che riguarda elezioni delle Marche».

Aggiornamento delle 18.31

Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, sull’annuncio della mozione di sfiducia e delle dimissioni degli assessori Pd:

“Un atto di scarsa responsabilità istituzionale. Siamo infatti ormai entrati nella fase dell’ordinaria amministrazione che corre su binari prefissati per garantire l’imparzialità dell’azione amministrativa e del confronto elettorale. La serietà e gli obblighi nei confronti della comunità regionale esigono di assicurare il buon governo della Regione fino all’ultimo giorno della legislatura. L’attività amministrativa va messa in sicurezza garantendone con responsabilità l’equilibrio fino al 31 maggio. Tanto più che la fase dell’ordinaria amministrazione è prevista e programmata dall’articolo 29 dello Statuto regionale per non creare turbamento negli ultimi giorni della legislatura. In base ai criteri definiti dalla giurisprudenza costituzionale e amministrativa, in questa fase vengono adottati atti che servono ad ‘assicurare la continuità dell’amministrazione per evitare l’indiscriminata e totale paralisi   dell’organo’. Purtroppo, tra le Marche e il partito, il Pd dimostra di scegliere il secondo. Inoltre le considerazioni politiche che accompagnano la richiesta di dimissioni sono ossessive e pretestuose. Il Pd sa bene di aver rifiutato ostinatamente qualsiasi apertura alle espressioni più sensibili della comunità regionale, orientate alla valorizzazione dei ceti medi e produttivi, ed aver organizzato una proposta di governo per la prossima legislatura che ha un unico asse di riferimento: l’egemonia del partito sull’amministrazione regionale, che non ha precedenti nell’esperienza di centrosinistra che ha caratterizzato questi ultimi dieci anni. Un’impostazione egemonica che non chiude una legislatura, ma un ciclo della vita politica regionale. Infine è ridicola l’accusa di usare mezzi della regione per svolgere la campagna elettorale. Come sempre avvenuto il candidato sospende l’utilizzo di ogni strumento istituzionale (dal telefono alla fotocopiatrice) e partecipa unicamente alle sedute formali che garantiscono la continuità amministrativa. Così avviene in Umbria, Toscana, Campania, Veneto, laddove un presidente uscente risulta candidato».

(Cla. Ri.)



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