Il cantiere di viale leopardi
di Marco Ribechi
Un cantiere aperto da più di dieci anni, una strada antica e una fonte storica lasciata nel più totale degrado, residenti vittime del’incuria e non ascoltati dal comune di Macerata. Questa è la situazione che da anni crea disagio agli abitanti del quartiere Santo Stefano, situato tra viale Leopardi e il parcheggio Garibaldi. L’area è diventata invivibile dopo l’inizio dei lavori per la costruzione del parcheggio multipiano la cui sommità è visibile da viale Leopardi, proprio all’altezza di via XXX Aprile, la rampa di uscita dal centro. La struttura, che appare tutt’ora transennata ed in parte abbandonata, sorge sulla sommità della rupe che costeggia le mura cittadine e sovrasta un gruppo di case nell’area appunto chiamata Santo Stefano.
L’opera purtroppo, non è mai stata portata a compimento per il fallimento dell’impresa costruttrice creando degli enormi disagi a chi vive più a valle. Per la realizzazione dei garage sono infatti stati distrutti gli antichi terrazzamenti che consolidavano il terreno e aiutavano anche a far confluire le acque piovane in appositi scoli. Da quando è aperto il cantiere, l’area è interessata da continue frane di terreno, detriti e anche interi alberi, le acque che confluiscono verso il basso senza essere adeguatamente raccolte producono costanti allagamenti e danni a i vialetti delle abitazioni. Inoltre i lavori, effettuati proprio a ridosso delle mura quindi in una parte storica della città, hanno lasciato nel degrado una zona monumentale dove è presente una fonte antica, ormai adibita a latrina pubblica, una strada storica, chiamata la mattonata, quasi inutilizzabile per la vegetazione che la ricopre, e delle antiche cisterne, totalmente coperte da una gettata in cemento armato effettuata dall’impresa costruttrice.
A denunciarlo è Rosita Pantanetti, maceratese residente in contrada Santo Stefano che subisce gli inconvenienti di questa situazione irrisolta senza essere mai stata ascoltata dalle autorità competenti. «Circa 10 anni fa, credo nel 2002, è stato aperto un cantiere da parte dell’impresa Avvenire per la costruzione di un parcheggio privato multipiano – dice Rosita Pantanetti – L’area è adiacente alle mura, proprio nella zona chiamata il “balcone della città” per il panorama che offre; eppure questo stranamente non ha creato molti vincoli alla realizzazione di quest’opera che oggi è ancora fatiscente». Rosita Pantanetti abita proprio al di sotto di questo cantiere mai concluso e già varie volte ha segnalato i suoi dubbi soprattutto sulla messa in sicurezza del parcheggio.
«Spesso a causa delle piogge frana il terreno, i terrazzamenti che erano presenti sono stati distrutti con la possibilità che vengano giù anche interi alberi nelle nostre case come è già successo in passato. Queste frane insieme all’assenza di opere di canalizzazione delle acque creano ampi allagamenti nelle adiacenze delle nostre case, i vialetti si riempiono di buche che dobbiamo sempre far ricoprire a nostre spese. Infine siamo anche timorosi che un giorno la strada stessa possa cedere perchè l’opera è stata realizzata su terra di riporto, con materiali dubbi, in contropendenza e con un’eccessiva salita». La preoccupazione della Pantanetti è rivolta alla rampa di uscita del parcheggio che se osservata dal basso evidenzia una voragine nella parte sottostante, causata anche dal continuo cedimento del suolo. Secondo la residente la strada «è molto pericolosa, se la guardata da vicino è sospesa nel vuoto e anche la parte consolidata poggia su un terreno che continua a franare. E’ stata costruita in varie tappe, per ovviare agli errori commessi. Il primo progetto veniva giù dritto, non c’era il dente che sporgeva come ora. Ma quel progetto non permetteva alle auto in uscita dal garage di avere sufficiente spazio per girare, così hanno aggiunto un pezzo. Abbiamo paura che un giorno vedremo franare giù tutto, strada e auto comprese perchè è evidente che non può reggere in queste condizioni per molto tempo, anzi già sta franando».
Da una lato la denuncia riguarda la sicurezza e il mancato controllo del cantiere da parte delle autorità, dall’altro la signora vuole porre in risalto anche il degrado dell’area, dovuta al permanere del cantiere. «Un’altra via d’accesso alla mia abitazione è costituita da una strada storica, la mattonata al culmine del quale c’era una fonte d’acqua storica. Ora la zona è lasciata nel più completo degrado. La fonte è una latrina e un deposito di spazzatura, la strada è sommersa dalla vegetazione e dai muschi che la rendono quasi impraticabile, le cisterne, che erano formate da tanti archetti, sono state cementificate dall’impresa mandandole perdute per sempre. Possibile che si possano fare questi interventi su aree monumentali senza criterio per poi lasciarle pericolose e incompiute?». Ma Rosita Pantanetti si lamenta anche per lo sporco e l’atmosfera angusta che regna nella zona soprattutto di notte:«L’esterno è abbandonato, trovo sporcizia di ogni tipo, anche feci umane perchè alcuni hanno pensato bene di farne un gabinetto. Quando torno a casa ho paura di trovare brutte sorprese e anche di essere aggredita. Se poi va tutto bene inizia l’impervia discesa in una vegetazione spesso incolta. Perchè devo vivere così? Non posso più uscire di casa, da un lato le frane egli allagamenti dall’altro sporcizia e degrado. Le tasse le ho sempre pagate, vivo qui da 30 anni, e da quando hanno iniziato questi lavori per me è un incubo, non voglio più subire questa situazione insostenibile, voglio essere ascoltata dalle autorità».
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L’ennesimo (incompiuto) stupro urbano…
La ditta fallisce (come? perchè? quando?) e tutto viene abbandonato e, se ci sono cittadini che “subiscono” questi abbandoni, nessuno fa nulla…
Ma chi sono gli amministratori falliti?
Prestanome?
Amici degli amici?
Per gli uffici comunali tutto OK?
Chi doveva verificare, controllare, collaudare, esaminare era andato a prendere un caffè? Era distatto?
La Magistratura non ha potere di intervenire? Poteva intervenire prima??
Mi piacerebbe sapere “il politico” e” il tecnico” che hanno autorizzato, a suo tempo, lo scempio. E tale sarebbe stato anche se terminato, figuriamoci così incompiuto!
Ancora un’altra “svista” di questa Amministrazione. Quando gli organi competenti faranno un sopralluogo?
che dire….veramente schifoso!
schifoso che in comune tutti sanno e pochi fanno….comportamenti meschini.
forse si dovrebbe chiedere a qualche amminstratore fa o qualche impiegato (magari oggi in ricca pensione).
se mancano gli scoli a norma perché nessuno controlla?
se la strada è di tutti perché è chiusa da due anni? e se non è ditutti perché, come dice la signora nel video c’è l’illuminazione pubblica? paghiamo noi?
e facciamo i nomi di questi scienziati che dannoqueste autorizzazioni e, soprattutto costruiscono questi monumenti. semplicemtne vergognoso!
caro sindaco e cari assessori: non ci dite che non sapete nulla…….e se non sapevate ci aspettiamo che ora fate qualcosa!
seguitiamo a votare gli stessi…………per ora è urgente l’orologio, i cancelli per prendere voti, ma per i lavori urgenti ecc. aspettano il morto.
Se c’era un sito lungo v.le Leopardi dove mai si sarebbe dovuto costruire era proprio quello. E’ vero che già c’era una costruzione -anni 50/60- abbandonata da anni (officina) ma era molto più piccola e andava semplicemente demolita. Si tratta di un luogo ad alto valore storico-simbolico perché costituisce la naturale estensione a nord del crinale sulla cui sommità passava l’antico tratturo che dal centro storico arriva a S. Stefano (luogo sacro di origine antichissima). Ma soprattutto un crinale che divideva (divide ancora) le due più importanti fonti della città -monumentalizzate in epoca medioevale- con i relativi ruscelli: ad ovest la più antica fonte “Alliana” con “rio solis” all’uscita di Porta Agliana; ad est “fonte Maggiore” con il suo probabile “rio di Tavoleto”. L’antico tratturo sommitale (oggi “ammattonata), oltre a delimitare l’area di pertinenza dei due storici quartieri di S. Salvatore e S. Giuliano, distribuiva percorsi secondari nelle due direzioni. L’intera zona era denominata sino all’ottocento “la ripa” ed era uno dei luoghi dove scaricare terra di risulta e materiali inerti sino a quando non venne realizzato il viale Leopardi.
Agli inizi del 2000 l’Amministrazione Meschini, paralizzata nelle decisioni dalle pressioni contrastanti della sua maggioranza, divisa tra chi voleva il parcheggio a nord e chi lo impediva, fu facilmente sedotta da una proposta -ibrida-, una sorta di scorciatoia progettuale prevedente garage privati e un supermercato. Naturalmente, avendo evitato la complessità generale implicita nell’intervento in quella zona di grande fragilità e delicatezza, l’operazione non solo si è rivelata fallimentare, ma anche dannosa per i residenti e per la tutela dei valori storico-ambientali.
Ecco che con quel culminante accenno ai “monumenti a loro stessi” si dischiude una brillante prospettiva per l’attrattivo riuso dell’incompiuta, la quale opportunamente rivestita in granito potrebbe divenire una sorta di Mount Rushmore Memorial dove scolpire le sembianze titaniche dei grandi della politica maceratese.