La Camera Penale ribatte al procuratore:
“Giudizi pericolosi
sull’attività del tribunale”

MACERATA - Il presidente dell'associazione di avvocati Renato Coltorti risponde alle dichiarazioni rese da Giovanni Giorgio in seguito al moltiplicarsi dei fenomeni di criminalità di strada. " Gli avvocati che ogni giorno si trovano a celebrare processi possono testimoniare che non si trovano di fronte ad atteggiamenti buonisti"

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L'avvocato Renato Coltorti

L’avvocato Renato Coltorti., presidente della Camera Penale di Macerata

La Camera penale di Macerata ribatte alle dichiarazioni rilasciate dal procuratore Giovanni Giorgio in seguito al moltiplicarsi degli episodi di criminalità di strada (leggi l’articolo). «Non si può dare il minimo della pena incondizionatamente a tutti i fatti», aveva detto il procuratore in quell’occasione. Esternazioni che hanno provocato la reazione di avvocati e giudici chiamati da Giorgio ad avere un atteggiamento più compatibile con le pene richieste dalla procura.

«La Camera Penale di Macerata – dichiara il neoeletto presidente Renato Coltorti –  nel perseguimento dei suoi scopi associativi, tra i quali rientra la tutela dei valori fondamentali del diritto penale e del giusto ed equo processo penale, ritiene di dover intervenire su quanto affermato dal dottor Giorgio per evidenziare il dissenso e la preoccupazione dell’avvocatura maceratese penalista per le seguenti ragioni che prescindono, naturalmente, dalle intenzioni del Procuratore della Repubblica, sulle quali non vogliamo né dobbiamo intervenire».

Il procuratore Giovanni Giorgio

Il procuratore Giovanni Giorgio

In primo luogo gli avvocati che ogni giorno si trovano a celebrare processi  al tribunale di Macerata possono testimoniare che non si trovano di fronte ad atteggiamenti particolarmente “buonisti” da parte dei magistrati giudicanti i quali, nell’ambito dell’ indipendenza e del libero convincimento che l’ordinamento riconosce loro, quando ritengono di dover pronunciare una sentenza di condanna applicano la pena che ritengono congrua. Certamente non vediamo una applicazione indiscriminata di attenuanti o il ricorso costante al minimo della pena. Tutt’altro. Quello però che ci preme di evidenziare maggiormente sono le ulteriori conseguenze che l’intervento in questione può provocare. Da un lato, infatti, le considerazioni riportare sulla stampa, anche per il contesto nelle quali sono state inserite, sminuiscono ingiustamente la professionalità dei magistrati giudicanti che sono chiamati a svolgere quotidianamente un compito di particolare delicatezza, con il rischio che una superficiale opinione pubblica li individui come concausa del percepito aumento dei fenomeni delinquenziali; dall’altro possono far venire meno la necessaria serenità nella quale i processi devono essere celebrati e con la quale ogni singola vicenda e ogni singolo imputato devono essere giudicati».

 

Il tribunale di Macerata

Il tribunale di Macerata

Da qui un appello a preservare il principio di terzietà, quello che nel diritto penale garantisce al giudice l’autonomia e l’indipendenza del giudizio: «Non può non ricordarsi che nel processo penale vi sono due parti che si contrappongono, l’accusa e la difesa, che hanno pari dignità, con un terzo soggetto che è il giudice che deve essere indipendente da entrambe e deve emettere la sentenza. Terzietà del giudice che, pur nella dialettica processuale a volte anche aspra, presso il tribunale di Macerata è stata una costante e che riteniamo debba essere garantita e tutelata anche per il futuro. Per tali ragioni la Camera penale di Macerata, nell’interesse della funzione del  difensore, del diritto di difesa degli imputati e di una effettività del diritto ad un giusto processo costituzionalmente previsto, pur nel diritto di ciascuna parte processuale di criticare singoli provvedimenti, ritiene impropri e pericolosi giudizi generici sull’attività di un intero tribunale, che, possono oggettivamente porre in pericolo tali irrinunciabili valori».



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