di Monia Orazi
L’incontro a Roma di ieri, al ministero del Lavoro, tra i sindacati, la direzione aziendale Sacci porta bene al cementificio di Castelraimondo, con un accordo definito “ottimo” dai rappresentanti provinciali di categoria, perchè ha permesso di evitare i 13 esuberi annunciati dall’azienda nel sito produttivo, ricorrendo ai contratti di solidarietà per ottanta persone, dal prossimo 17 novembre al 31 luglio 2015, mentre fino al prossimo 5 novembre ci sarà la cassa integrazione. E’ la prima volta che in Italia, si utilizzano i contratti di solidarietà in un’azienda che produce cemento. Ad agosto del prossimo anno, sindacati e azienda si riuniranno di nuovo per valutare la situazione, resta possibile il ricorso ad ulteriori dieci mesi di cassa integrazione. A fronte di una crisi di mercato che ha provocato una riduzione del 50 per cento delle vendite, oltre alla pesante esposizione finanziaria del gruppo di circa 400 milioni di euro (per cui a gennaio 2015 si procederà ad una rinegoziazione dell’accordo di ristrutturazione del debito), a Castelraimondo restano fermi i livelli di occupazione, almeno sino a metà del prossimo anno, mentre si apre la mobilità per altre 37 persone, in altri stabilimenti della Sacci. Due le persone licenziate a Greve in Chianti (Firenze), 21 a Pescara e 14 nelle centrali di betonaggio del gruppo sparse in diverse zone del paese.
E’ ripartita in regione, la procedura per ottenere l’autorizzazione integrata ambientale, su richiesta della stessa Sacci lo scorso 5 settembre, necessaria per poter provvedere alla costruzione del nuovo impianto, perchè gli attuali sono autorizzati soltanto sino al 2018. “L’iter cercherà di colmare le lacune evidenziate dalla sentenza del Tar – ha spiegato Renzo Marinelli sindaco di Castelraimondo – è molto positivo che l’azienda abbia evitato i licenziamenti, perdere altri posti di lavoro qui è una tragedia che non ci possiamo permettere. La prima fase è servita per sistemare questo impianto, il futuro dello stabilimento non è legato soltanto alla possibilità di produrre cemento per i cantieri della Fano Grosseto, sono convinto che se riprendiamo tutti con il sistema produttivo, riprenderà anche il cementificio Sacci. La miniera è buona per altri trent’anni, tutto questo vuol dire che l’azienda crede nello stabilimento. Anche il presidente della Provincia Antonio Pettinari esprime la propria vicinanza ai dipendenti, già ci sono stati i primi monitoraggi, iniziati nel periodo di fermo produttivo per capire la differenza. Come comune ci siamo attivati per primo, per avere il controllo ambientale, poi per fortuna gli altri ci hanno appoggiato”.
All’incontro di Roma sono intervenuti i rappresentanti nazionali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e quelli di categoria delle quattro sigle sindacali, Massimo Quintavalle in rappresentanza del gruppo Sacci, il dottor Annesi del ministero del Lavoro, Carla Francioni in rappresentanza di Unindustria Roma. Questo pomeriggio si è svolta nello stabilimento l’assemblea dei dipendenti, alla presenza dei rappresentanti sindacali aziendali Sauro Bravi (Cgil), Gionata Ghergo (Cisl) e Alessandro Migliorelli (Uil), dei rappresentanti provinciali di categoria Massimo De Luca (Fillea Cgil), Primo Antonelli (Filca Cisl), Filomena Palumbo (Feneal Uil) e Maurizio Procaccini (federazione trasporti Filt Cgil).
La mobilità avrebbe riguardato 11 dipendenti della cementeria e 2 del settore trasporti, incorporato dalla Sacci. In quest’ultimo comparto gli addetti sono scesi da 22 a sei. “Si è conclusa in modo molto positivo una lunga trattativa durata dieci mesi, siamo riusciti ad evitare i licenziamenti e a mantenere i livelli occupazione, oltre ad ottenere il ricorso ai contratti di solidarietà che per noi erano un obiettivo prioritario, senza il quale non volevamo uscire dall’incontro. Permane la grave situazione di difficoltà dell’azienda, all’interno di una perdurante crisi di mercato in cui le vendite di cemento sono calate del 50 per cento – hanno detto i rappresentanti sindacali provinciali – la situazione Sacci si trascina da tempo, non può passare sottogamba il fatto che periodicamente l’azienda proponga la riduzione di personale, i contratti di solidarietà erano l’unica possibilità per garantire l’occupazione. Vedremo poi ad agosto del prossimo anno cosa succederà”. Lo spettro del licenziamento è per ora rimandato, almeno sino a metà del prossimo anno ed in prospettiva sino ai primi mesi del 2016, ricorrendo ad ulteriori mesi di cassa integrazione. Si guarda agli investimenti pubblici, in particolare al completamento di opere viarie come la Fano Grosseto, per garantire nuove commesse allo stabilimento di Castelraimondo che produce il pozzolano, il cemento di qualità necessario per realizzare le grandi infrastrutture. Il riavvio dell’iter per l’Aia necessaria a realizzare il nuovo impianto che dal 2018 triplicherà la produzione e apre all’utilizzo di combustibili alternativi come il Css (combustibile solido secondario derivante dai rifiuti), pone le premesse necessarie per garantire la permanenza del sito produttivo, crisi di mercato e situazione aziendale permettendo.
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Non sono sicuro che il cementificio abbia le autorizzazioni per lavorare fino al 2018: l’esito del ricorso al TAR ha messo in evidenza proprio i rischi di una attività che continuerebbe senza le necessarie garanzie fino al rinnovo degli impianti, appunto fino al 2018.
Ricordiamo:
-il cementificio tratta rifiuti industriali
-il cementificio utilizza pet-cocke
-si vuole utilizzare anche il combustibile secondario , CSS, prodotto del “riciclo” , in Italia, essenzialmente di plastica, pneumatici e indifferenziato domestico.
Questo getta una ombra sull’accordo ottenuto per i lavoratori: ricordo che l’Istituto Superiore di Sanità ha allertato che nella nostra zona i rischi di insorgenza di tumori associabili ad attività di incenerimento, sono maggiori che nel resto della nostra regione.
Si dovevano proseguire gli studi per vedere dove sono localizzati questi casi di tumore e circoscrivere le cause: fino ad ora non è stato fatto nulla (anzi non se ne parla nemmeno).
Come facciamo vivere a ridosso di un impianto che certamente da lavoro, ma che non esita ad utilizzare tecnologie pericolose per la salute?
Siamo per un cementificio moderno che utilizzi combustibili non pericolosi e che non mescoli rifiuti di nessun genere alla materia prima.
Ne guadagnerebbe la salute della gente , il cemento prodotto e tutti quelli che maneggeranno quel cemento.
Un ringraziamento di vero cuore al rappresentante sindacale Gionata Ghergo che vediamo nella foto in secondo piano, ma che nella realtà dei fatti ha lottato a spada tratta per difendere i diritti dei suoi colleghi di lavoro !!!!!!!!!!!!!