Uso dei telefonini, note sul registro, compiti copiati, azioni di disturbo della lezione. Cronaca di una normale giornata scolastica, eppure stavolta la punizione è stata esemplare per 13 studenti sospesi e allontanati dall’istituto commerciale Corridoni di Civitanova. La classe è il 1°N, in tutto sono 27 ragazzi di 15 anni, ma da domani ci saranno 13 allievi in meno. Così almeno ha deciso il consiglio di classe a seguito delle numerose note e azioni di disturbo che secondo il corpo docente impedivano il normale svolgimento dell’attività didattica. Una classe irruenta dunque che i professori hanno voluto educare con un provvedimento disciplinare forte come quello della sospensione appunto fino ad una settimana. Nella lettera inviata alle famiglie i docenti chiedono collaborazione ai genitori, al fine di contenere i comportamenti negativi e valorizzare l’impegno di chi invece a scuola va con responsabilità e per studiare.
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AGGIORNAMENTO DELLE 19 – Sull’argomento interviene anche l’assessore alla pubblica istruzione Piergiorgio Balboni: “sono solidale con la scelta operata dall’istituto scolastico – ha detto – soprassedere su questo tipo di atteggiamenti significherebbe la resa della scuola. Se i ragazzi sono indisciplinati è giusto provvedere, anche con la sospensione. Ho insegnato per 20 anni all’istituto per geometri e da quest’anno abbiamo addirittura avuto richieste da parte degli insegnanti di prima elementare di avviare dei corsi per i genitori perchè i docenti non riescono più a far fronte alle intemperanze di alcuni allievi. Noto anche io come insegnante (è docente all’istituto professionale Bonifazi ndr) un peggioramento netto nei comportamenti e per i professori è sempre più difficile mantenere la disciplina in classe”.
(Redazione Cm)
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Con tutti i campi alla malora… una bella zappa in mano a questi eroi proprio no?
Giusto punire gli alunni indisciplinati.
Però mi viene da pensare che gli attuali docenti non abbiano polso a sufficienza per tenere a bada un branco di ragazzini indisciplinati.
Nemmeno troppo tempo fa io ed i miei compagni di classe ne combinavamo davvero tante, pero’ alcuni professori ci facevano tremare con lo sguardo.
Ho letto poi di alcuni genitori che si sono lamentati degli insegnanti.
Cominciassero a guaradare cosa combina il loro figlio 15enne prima di parlare…
Una bella punizione esemplare: il primo appeso all’ingresso della classe che sia monito e terrore per tutti gli altri..
Sicuramente ci saranno ragazzi vivaci, al limite dell’indisciplinato…
Ma si dovrebbe chiarire meglio: sono delinquenti in erba (ed allora la settimana di sospenzione è vissuta come un riconoscimento, quasi un premio, e quindi NON serve a nulla, anzi potrebbe fare da slancio per combinarne altre più grandi) oppure gli insegnati non hanno saputo prenderli e, come talvolta accade, li hanno presi contropelo finendo per esasperare la situazione??
Ai miei tempi erano legnate… e se poco poco lo sapevano a casa erano legnate anche a casa. E sono cresciuto con sani valori e soprattutto so qual è il valore del RISPETTO. A questi ragazzi di oggi, maleducati, indisciplinati e cafoni all’ennesima potenza andrebbero insegnate buona educazione e rispetto, soprattutto nei ruoli. E un bel 24 mesi di naja non ci starebbe male.
Poco!!! Quando c’andavo io a scola! Te rompevano le @@ pure pe na sghignazzata!… Cmq… Mica c’ha da fa li fiji…
i commenti che dicono, ok erano passibili di punizione, però se gli insegnanti…..,ma abbiamo un’idea di che razza di ragazzi stiamo crescendo, l’altro giorno un professore della scuola di mio figlio mi ha detto, mi sono dovuto trattenere in classe perchè se no mi compromettevo, a causa del comportamento in classe di alcuni ragazzi, strafottenti maleducati e indisciplinati,
sicuro che si trattasse di studenti dell’ITC e non dei componenti la giunta e la maggioranza del consiglio comunale di Civitanova?
Anch’io provengo da un’epoca in cui genitori e insegnanti ti annichilivano con il solo sguardo. E alla minima strafottenza erano legnate, guardacaso pure io sono cresciuto con sani valori.
Ai miei tempi i genitori erano genitori per davvero, dove IL PADRE FACEVA IL PADRE ED ERA AUTORITARIO (ma anche dolce all’occorrenza), la madre era una madre nel vero senso della parola. Oggi il femminismo ha distrutto e rovesciato tutto: famiglia, valori, il concetto di genitore con il padre sbattuto fuori di casa, per i capricci di una moglie che sa di avere le spalle coperte dalla legge, o, quando le cose vanno “bene”, con la figura paterna ridotta a “mammo”, con tanto di faccende domestiche, pannolini da cambiare, passeggini da spingere, ed altre assurdità di un femminismo becero e psicopatico.
Aggiungiamo infine che i genitori odierni sono più sballati dei figli, con tanto di madri e padri che si drogano, si ubriacano o vanno a ballare nella speranza di “rimorchiare” insieme ai propri figli, o con famiglie allargate, con figli che sono figli avuti in altre relazione, più o meno regolari, che madre e padre lavorano entrambi (QUANDO UN LA VORO LO HANNO), senza una figura materna in casa ad accudire i figli (altra assurdità di un femminismo senza ritegno), dove a scuola si inculca la VERGOGNOSA teoria “gender”, dove si dice che il matrimonio gay è cosa buona e giusta, con tanto di figli adottati, ed ecco servita una società vuota, senza valori, allucinata,, dominata da passioni e cose materiali e chi più ne ha più ne metta.
Il caos, il disordine più totale, in altre parole L’INFERNO SU QUESTA TERRA.
E i politici sghignazzano, insiemi ai massoni della bce, del fondo monetario europeo, dell’ unione europea. Sono questi i VERI RESPONSABILI, FAUTORI di una società sempre più povera e disperata, in quanto nel loro folle piano di un Nuovo Ordine Mondiale, l’essere umano è un burattino nelle mani di pochi, facilmente manovrabile.
L’attacco al maschile è la base della distruzione della roccaforte di ogni valore morale e spirituale: LA FAMIGLIA
MEDITATE GENTE.
Ci vogliono pene alternative, mandateli a pulire i cessi della scuola per tre mesi!
AGGIORNAMENTO – Sull’argomento interviene anche l’assessore alla pubblica istruzione Piergiorgio Balboni: “sono solidale con la scelta operata dall’istituto scolastico – ha detto – soprassedere su questo tipo di atteggiamenti significherebbe la resa della scuola. Se i ragazzi sono indisciplinati è giusto provvedere, anche con la sospensione. Ho insegnato per 20 anni all’istituto per geometri e da quest’anno abbiamo addirittura avuto richieste da parte degli insegnanti di prima elementare di avviare dei corsi per i genitori perchè i docenti non riescono più a far fronte alle intemperanze di alcuni allievi. Noto anche io come insegnante (è docente all’istituto professionale Bonifazi ndr) un peggioramento netto nei comportamenti e per i professori è sempre più difficile mantenere la disciplina in classe”.
… non basta l’autorità di colui che ricopre il ruolo di educatore, anche se dotato del “dono” dell’autorevolezza… sempre più spesso ci troviamo di fronte a minori ostili, aggressivi, ribelli, provocatori, oppure passivi… molti esprimono rabbia attraverso comportamenti diretti, forti, non controllati e, vivono un vero disordine emozionale… ma, di chi è la colpa? della famiglia? della scuola? del singolo docente? della chiesa? della società in generale? dopo tanti anni nel mondo della scuola penso che ogni comportamento trova riscontro in almeno un genitore, perciò sono modelli difficili da cambiare e da controllare… e, seppure d’effetto, penso che la sospensione dei 13 discenti sia solo fine a se stessa; serve solo a “punire”, ma non rieduca! la cosa certa è che per qualche giorno sia la scolaresca sia gli insegnanti possono “godere” di qualche ora di pace! … ormai abbiamo capito che molte famiglie sono sorde ai problemi dei figli e assenti (spesso non si presentano neppure se convocate) o presenti solo per brontolare, ma la scuola? non si può limitare solo ad un provvedimento disciplinare, deve andare oltre e avere il coraggio di affrontare il problema alla radice, altrimenti il suo operato ha lo stesso peso del genitore inconsistente e assente, a discapito dell’alunno che si sentirà tradito e abbandonato da tutti! nella “scuola dei miei sogni” c’è un solo mega e forse utopistico progetto … “fare scuola” .. i sottoprogetti possono contenere saperi sulla legalità, sulla pace, sulle dipendenze … ma non può mancare un serio progetto di rieducazione per gli alunni che vivono il disagio del bullismo… in questo modo si potrebbero anche eliminare tanti progetti che non hanno una valida ricaduta sulla didattica e si potrebbe risparmiare sui costi, viste le sempre più esigue risorse economiche.
…spesso il sabato mattina mi trovo nei pressi di questo istituto: quasi sempre si sentono urla e schiamazzi di ogni genere…da mettere paura!!!! …….a chi tocca educare alla vita questi scalmanati? …non solo ai genitori ma anche alla “scuola” dove(obbligatoriamente) passano molte ore al giorno per 12 anni!!!! per finire , i genitori dei “baldanzosi” invece di andarsi pure a lamentare,si dovrebbero solo vergognare.
ho 31 anni, e quando entrava il professore in aula ci alzavamo in piedi ed era lui a dirci seduti o comodi, ora invece sono tutti bulli,sono molto spavaldi, e molte volte i professori hanno paura nel riprendere l’alluno per non avere dispetti contro di lui…
io rimango di un’idea L’EDUCAZIONE CI VIENE INSEGNATA da piccoli, e purtroppo su molte famiglie manca la conoscenza di questa parola
Sicuramente sono i genitori i piu responsabili, che non sanno educarli a dovere!!!
Purtroppo, è passata l’idea sbagliata che la scuola sia per tutti. Non è vero.
La scuola è per tutti gli studenti, cioè coloro che vogliono studiare. Agli altri deve essere data la possibilità di fare altro.
assessore balboni, scusi, professor balboni: per i 600.000 persi del fotovoltaico basta una nota sul registro od occorre una sospensione?
Mi meraviglio della vostra meraviglia.
Sono ormai tre volte consecutive che l’OCSE certifica come l’80% degli italiani sia analfabeta: il 7/8% in maniera totale, altrettanti in maniera parziale e circa il 65% in maniera funzionale, tra cui, ovviamente, un sacco di diplomati e laureati.
Avere l’80% della popolazione analfabeta in vario grado significa avere l’80% della popolazione che non è in grado di esercitare i diritti di cittadinanza perché, molto semplicemente, non capisce né un discorso né uno scritto complesso, né è in grado di esprimere se stessa. Invece, esercita questi diritti perché, sfortunatamente, sono automatici con la cittadinanza.
Ormai è chiaro come vi sia un progetto ben disegnato e ben attuato, con le sedicenti riforme della Scuola fatte appositamente per abbassare il livello civico delle persone.
A volte, qualcuno dice che il sistema funziona male. Non è vero! Funziona benissimo per quel che deve fare.
Da qualche anno, mi sono imbarcato in una ricerca dei fatti, che mi ha fatto comprendere molte cose.
Riforma della scuola Gentile
Regio Decreto Legge n° 1054 del 06–05–1923
La data di promulgazione, solo otto mesi dopo la Marcia su Roma, essendo Giovanni Gentile Ministro dell’educazione Nazionale del primo governo Mussolini, indica chiaramente l’attenzione particolare del Fascismo al problema della scuola. L’istruzione è e sarà sempre per il Fascismo una istanza primaria, vista anche nell’ottica della strada maestra per il riscatto delle fasce più deboli che la mancanza d’istruzione relegava nei più bassi gradini della scala sociale senza la possibilità di uscire dal ghetto per il semplice motivo che, come ebbe a dire Mussolini: “…l’ignoranza significa esclusione dalla partecipazione…”.
L’anelito verso il modernismo che pervade il movimento Fascista sin dalle sue origini, probabilmente influenzato anche dalla presenza nelle sue file di futuristi come il Marinetti, spinge il nuovo governo a programmare una numerosa e preparata classe dirigente in grado di supportare un vasto progetto di sviluppo Nazionale, obiettivo questo non realizzabile senza una scuola moderna, razionalizzata, dinamica, produttiva ed accessibile a tutti.
Definita, anche dai più pregiudiziali antifascisti, la più importante ed organica riforma della scuola del secolo XX, la riforma Gentile pose mano ad una situazione disordinata ed approssimativa di una scuola che oltre che essere vecchia, poco formativa e disorganizzata, era fortemente selettiva a favore dei ceti abbienti trascurando il compito di dare preparazione e cultura a tutti i Cittadini.
La riforma Gentile succede alla Legge Casati del 1859 che stabiliva gli ordini d’istruzione, istituiva un corso di studi tecnici della durata di tre anni e rendeva l’istruzione obbligatoria sino alla seconda classe elementare.
Il nuovo livello scolastico obbligatorio viene elevato alla quinta classe elementare, ma la proibizione dell’avvio al lavoro dei giovinetti prima dei 14 anni, sposta di fatto tale obbligatorietà sino alla fine del ciclo dell’avviamento o della terza media.
La riforma ebbe un’impronta umanistica, formativa e culturale contro l’utilitarismo arido e l’enciclopedismo e comprese, tra le materie d’insegnamento anche l’istruzione religiosa.
Altre caratteristiche specifiche della riforma Gentile sono: l’introduzione dello studio del Latino in tutti gli ordini di scuole medie, l’introduzione degli esami di stato professionali per i laureati, la nomina ministeriale per Rettori, Presidi e Direttori didattici, l’ammissione delle Università libere, gli esami di Stato per l’ammissione ad ogni ordine e grado superiore d’istruzione e l’istituzione dei Provveditorati agli studi che vengono distribuiti, nel tempo, su scala provinciale.
Vengono riordinati i cicli di studio medio superiore sia per il conseguimento dei diplomi nelle varie specializzazioni che per l’accesso all’università che viene suddiviso in due categorie di Liceo, quello Scientifico per le facoltà scientifiche e quello Classico per tutte le altre facoltà anche se non squisitamente umanistiche come per esempio quella di Medicina.
In relazione alle “Dichiarazioni” della Carta della Scuola, che con la Carta del Lavoro emanata successivamente nel 1927 formerà il binomio cardine della filosofia sociale del Fascismo, il principio dell’obbligo scolastico assume il nuovo significato di “Servizio Nazionale” ed in coerenza con la Legge che ammetteva al lavoro i giovani solo dopo il compimento del 14° anno d’età, l’istruzione elementare viene suddivisa in quattro cicli:
1. Scuola materna biennale, vera e propria scuola di stato per bambini dai quattro ai sei anni, che non si sostituisce agli asili per età inferiori e di natura privata già esistenti, ma serve ad essi di efficace orientamento.
2. Scuola elementare triennale per i fanciulli di 6 –7 – 8 anni distinta in urbana e rurale.
3. Scuola del lavoro biennale per i fanciulli dai 9 ai 10 anni nella quale, al normale insegnamento culturale era abbinata la conoscenza e la coscienza del lavoro in tutte le più salienti manifestazioni.
4. Scuola media o scuola artigiana o scuola Professionale, alle quali si accedeva dopo avere superato gli appositi esami di ammissione, per completare l’ultimo ciclo dell’istruzione primaria dall’11° al 14° anno d’età e che aveva la durata di tre anni.
La scuola Artigiana, distinta in tipi a seconda delle caratteristiche dell’economia locale, mirava a dare, con la necessaria cultura generale e tecnologica, un rapido addestramento ai diversi mestieri, fornendo gli elementi fondamentali, scientifici e tecnici che valgono per tutti i lavoratori e per tutte le specie di lavoro. I ragazzi che dopo la scuola del lavoro intendevano prepararsi alle esigenze proprie del lavoro nei grandi centri, potevano scegliere di frequentare la scuola professionale, triennale, seguita dalla scuola tecnica, biennale, orientate specificatamente agli impieghi minori ed al lavoro specializzato nelle grandi aziende industriali, commerciali ed agrarie. Chi accedeva alla scuola media, vi trovava una scuola propedeutica che lo preparava al proseguimento degli studi medi superiori.
Per quanto riguarda l’Ordinamento generale, in basa alla Carta della Scuola è possibile distinguere, in definiva, i seguenti ordini di studio:
I)Elementare
a)Scuola materna, biennale
b)Scuola elementare, triennale
c)Scuola del lavoro, biennale
II)Medio
a)Scuola Artigiana, triennale
b)Scuola Media, triennale
c)Scuola Professionale, triennale
d)Scuola Tecnica, biennale
III)Superiore
a)Liceo Classico, quinquennale
b)Liceo Scientifico, quinquennale
c)Istituto Magistrale, quinquennale,
d)Istituto Tecnico Commerciale, quinquennale
e)Istituto Tecnico per Periti agrari e industriali, per Geometri e Nautico, quadriennale
IV)Universitario
a)Facoltà di Giurisprudenza, di scienze politiche e di
b)Economia e commercio
c)Facoltà di Lettere e filosofia e di Magistero
d)Facoltà di Medicina e Chirurgia e di Medicina Veterinaria
e)Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, scienze statistiche, demografiche ed attuariali
f)Facoltà di Farmacia
g)Facoltà d’Ingegneria, d’ingegneria mineraria, di Chimica industriale
h)Facoltà di Architettura
i)Facoltà di Agraria
j)Scuole dirette a fini speciali
I corsi di studio per il conseguimento dei titoli accademici hanno la durata da quattro a sei anni. Eccezionalmente, alcuni corsi possono avere una durata inferiore. Presso le facoltà possono inoltre essere istituiti per i laureati, corsi di perfezionamento e corsi di specializzazione.
Oltre agli ordini di studio sopra citati, costituiscono ordini speciali di studio e di addestramento:
I)Istituti d’istruzione e d’arte così distinti:
a)Corso di avviamento all’arte, triennale
b)Scuola d’arte, quinquennale
c)Istituti d’Arte della durata di otto anni
d)Corsi di Magistero per il disegno e per l’Arte applicata, biennali
e)Liceo Artistico, quinquennale
f)Accademia d’Arte, quadriennale
g)Conservatorio di Musica, da sei a dieci anni a seconda delle discipline
h)Accademia d’Arte Drammatica, triennale
II)Gli istituti per l’educazione e la preparazione della Donna, così distinti:
a)Scuola Media femminile, Triennale
b)Magistero femminile, biennale
III)Corsi per la formazione ed il perfezionamento dei Lavoratori
Come si può vedere, la riforma Gentile è stata, oltre che fortemente innovativa e moderna, anche molto articolata e specifica, tanto da ricoprire non solo tutte le necessità di cultura e d’istruzione che la società degli anni venti voleva soddisfare, ma da essere ancora moderna ed efficiente, con gli eventuali aggiornamenti necessari, anche negli anni 2000. Tant’è che, nonostante i tentativi pasticcioni dei vari ministri che recentemente hanno tentato di modificarla, e le cui riforme sono state quasi sempre peggiorative dello “stato quo ante” (vedi l’abolizione del Latino e dello studio dei Classici…), essa è ancora la colonna portante della cultura e della scuola Italiane ed ha formato generazioni di professionisti e d’intellettuali che costituiscono uno dei vanti dell’Italia!
Istituzione della Reale Accademia d’Italia
Regio Decreto Legge n°87 del 07–01–1926
Nel quadro del progetto di risollevare la Nazione da quello spirito di rassegnata sudditanza e di provincialismo culturali che aveva contraddistinto secoli di storia, prima e dopo l’unità, in cui l’Italia era stata, come disse padre Dante “…non Donna di Provincia, ma bordello…”, fu fondata l’Accademia d’Italia per dare, sul modello di altre Nazioni Europee come la Francia, lustro e dignità all’ingegno ed all’arte Italiani che non avevano invece nulla da invidiare alle altre Nazioni.
L’Accademia d’Italia fu però soppressa, ricostituendo la vecchia “Accademia dei Lincei” di più modesta levatura, da un Decreto Luogotenenziale, il n° 363 del 28–09–1944 per cercare di annullare non una istituzione in quanto sbagliata, ma solamente in quanto opera del Fascismo.
Dopo la sconfitta e con l’avvento della Repubblica resistenziale, rifiorì il servilismo ed il provincialismo che si concretizzavano nel sentirsi e voler essere colonia culturale, politica ed economica USA, da parte dell’anticomunismo borghese e clericale, e colonia dell’URSS da parte della sinistra socialcomunista.
Non è difficile constatare, anche oggi, che l’Italia è diventata effettivamente, in tutto e per tutto, una colonia culturale, economica e politica USA. Ci si veste all’Americana, si mangia nei fast–food e nei Mac Donald’s, si ascolta la musica Americana, ci si “buca” all’Americana, la lingua è infarcita di termini Americani, se a Wall Street le azioni crollano, in Italia un sacco di famiglie si rovinano, ecc., ecc., ecc. La Coca Cola e gli Hamburger hanno vinto sconfiggendo la Pirelli, la Fiat, Dante, Macchiavelli, Giotto, il Perugino, Michelangelo, Vivaldi, Puccini e Leonardo….
E basterebbe vedere come l’atteggiamento servile di tutti i nostri capi di governo che si recano a Washington, da Berlusconi ai suoi predecessori, assomigli molto a quello dei capi Indiani o Africani che si recavano a rendere omaggio ai Re d’Inghilterra quando questa aveva ancora l’Impero…!
La Legge n° 1917 del 26 Agosto 1927, sul “Regolamento per la custodia, conservazione e contabilità del materiale artistico, archeologico, bibliografico e scientifico” è una Legge composta da 38 articoli che coprono tutte le possibili situazioni e realizzano tutte le possibili precauzioni al fine di preservare, contabilizzare e controllare il patrimonio artistico nazionale distribuito a pioggia in tantissimi siti e, fino ad allora, privo di una vera tutela che ne assicurasse la salvaguardia.
La Legge n° 1089 del 01 Giugno 1939 su “Antichità, belle arti, mostre d’arte e musei”, consta di 73 articoli che ribadiscono e completano la precedente legge codificando sia i vincoli che le competenze su tutta la materia. Si pone così finalmente fine ad un lungo periodo di caos legislativo che aveva permesso un grave depauperamento del patrimonio artistico e culturale Italiano sia dal punto di vista della sua parziale alienazione da parte della speculazione privata e sia da quello della negligente trascuratezza che ne aveva impedito la corretta conservazione. I punti salienti delle due Leggi sono i seguenti:
1.Si stabilisce, una volta per tutte, il criterio in base al quale gli oggetti d’arte, i monumenti, i beni Archeologici, quelli bibliografici, demografici, etnici, archivistici, ecc. fanno parte del patrimonio Nazionale
2.Tutti gli oggetti d’arte contenuti nei musei, pinacoteche, ville o palazzi monumentali, e biblioteche debbono essere catalogati a cura della direzione dell’istituto che terrà altresì un registro delle entrate e/o delle uscite e di un catalogo generale dei suddetti oggetti.
3.Ogni radicale innovazione nell’ordinamento delle raccolte dovrà essere autorizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione che ne determinerà i limiti e le norme.
4.È fatto assoluto divieto di distruggere le schede di cose perite o distrutte, ma è obbligatorio fare menzione del fatto nella scheda relativa.
5.Entro il mese di Luglio di ogni anno, i direttori e capi d’istituto dovranno fare una relazione riassuntiva al Ministero della Pubblica Istruzione del nuovo materiale iscritto nei cataloghi nel precedente esercizio.
6.I direttori e capi d’istituto succitati sono tenuti a verificare la corretta conservazione dei beni affidati loro ed a comunicarlo tempestivamente al Ministero qualora ritenessero inadeguati o insufficienti i mezzi a disposizione per realizzarla.
7.Nulla può essere asportato, nemmeno temporaneamente, dai musei, pinacoteche, ville e palazzi monumentali e biblioteche senza la specifica autorizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione.
8.Indipendentemente dal controllo periodico di cui all’articolo 627 del regolamento di contabilità generale, il Ministero della Pubblica Istruzione può ordinare al direttore o capo dell’istituto l’accertamento della buona conservazione e custodia del materiale da eseguirsi con l’assistenza di un funzionario a ciò designato.
9.È fatto divieto di esportare all’estero, alienandoli dal patrimonio artistico nazionale, i beni artistici, archeologici e bibliografici che sono sottoposti alla tutela delle rispettive sovrintendenze; per i trasgressori si prevedono pene severissime.
10.Lo Stato si riserva, in caso di vendita dei suddetti beni il diritto di prelazione.
11.Gli oggetti archeologici scoperti da chiunque, appartengono allo Stato.
Nella Legge viene poi dichiarata la superiore competenza delle sovrintendenze specifiche alle quali spetta il compito di concedere eventuali nulla osta per lavori che coinvolgano materiale artistico od archeologico. Seguono disposizioni e criteri per evitare i deterioramento, la dispersione, l’alienazione, del patrimonio artistico e culturale nazionale e tali criteri, integrati ed aggiornati con successivi interventi legislativi sino a tutt’oggi, costituiscono ancora la base della tutela dei beni artistici nazionali. In buona sostanza il concetto più importante decretato con queste Leggi è quello che i beni artistici, archeologici, monumentali e bibliografici fanno parte del patrimonio generale della Nazione e, come tali, sono a disposizione della fruizione di tutti i Cittadini e pertanto la loro proprietà, quando sono privati, non è assoluta, ma condizionata alla loro conservazione qualitativa e materiale al patrimonio nazionale. In altri termini e nell’attuazione pratica, i privati ne possono avere, in certo qual modo, il possesso, ma non la proprietà assoluta che rimane dello Stato che li tutela.
Recentemente, la “compagna” onorevole Melandri, nell’ambito del processo di mimetizzazione e di smantellamento delle Opere del Fascismo, ha fatto abrogare le leggi in questione sostituendole con altre di analoga materia e significato che però hanno il pregio di recare il marchio “resistenziale” (fulgido esempio di “maquillage” storico–politico come il cambio del nome delle città della riforma dell’agro Pontino) che però non incanta nessuno…