Omaggio a Macerata la bellissima

Raccolta di citazioni sulla città in ordine sparso, da Torquato Tasso a Georg Ganswein (prima puntata)

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Mario Monachesi

Mario Monachesi

di Mario Monachesi

“La città è assai grande, con mura di mattoni e con fossi intorno. Di fuori il paese è tutto pieno di vigne, d’olivi ed altri alberi fruttiferi; e non molto lontano dalla città, un fiume convenientemente grosso, il quale mena ottimi pesci. Dentro è comodamente e magnificamente abitata, con belle case e palazzi, de’ quali v’è buon numero, e fra essi molti cavalieri e dottori, sono, contro il volgar proverbio de’ Marchigiani, veramente gentili e cortesi, e le gentildonne altrettanto o più.. L’aria è delle migliori che siano in tutta la Marca; copia e abbondanza grandissima di tutti i beni che la terra produce. Sonovi drappi e altre mercanzie di ogni sorta… Lo studio non ha ancora molto grido e concorso, per essere quasi nei suoi primi principi, ma se la pace durerà non dubito che in breve tempo non si faccia grande e famoso”. Dionigi Atanagi da Cagli, buon letterato ai suoi tempi, ha della Macerata cinquecentesca questo ricordo.

Torquato Tasso

Torquato Tasso

“Scriverei più lungamente in questo proposito; ma né il tempo né il luogo lo sostiene. E da questo poco detto da me potete raccogliere molto, non solo de la mia opinione, ma de la volontà; la quale è assai pronta di servire li signori accademici de la magnifica città di Macerata, per la benevolenza che già molti anni sono mi dimostrarono, invitandomi in così nobil compagnia. Ed a Vostra Signoria bacio le mani. Di Ferrara”. Torquato Tasso, da una lettera inviata a Giovanni Battista Borgo di Macerata, databile tra il 1579 e il 1586. “Il campanile è ben alto e vago et ha nel mezzo un orologio ammirabile che segna nell’istesso tempo l’hore, li mesi, li segni correnti del Zodiaco, la luna, con tutte le sue mutazioni et eclissi. Oltre di che ogni volta che suona l’hora esce prima un angelo di rilievo a salutare l’imagine della beatissima Vergine situata sotto la sfera di detto orologio. Escono poi successivamente li tre Re Magi similmente di rilievo, che all’apparire di una stella che li precede, adorano un doppo l’altro il bambino Gesù che tiene in braccio la Vergine suddetta, e poi batte l’hora”. Da un documento originale scritto da alcuni pellegrini che da Velletri si recarono a Loreto passando per Macerata, 1771; “Addio maceratesi! Voi avete meritato che ci dividiamo commossi, riconoscenti. Contristata l’anima dall’allontanarsi da amici carissimi, noi vi dirigiamo la parola d’amore, di fratellanza – partiamo commossi dall’affetto vostro – da quello immenso, sublime che voi nutrite per la sacra nostra redenzione, e noi vi contraccambiamo con la dedica del primo fatto d’armi in cui potrà dirsi della legione che ha ben meritato della Patria. Addio”. Giuseppe Garibaldi, 23 gennaio 1849. “…Voglia presentare i cordiali ossequi al degnissimo suo signor Padre, dare per me un bacio in fronte alla nostra Rina, e gradire l’attestato della stima e del sincero attaccamento col quale mi pregio di dirmele”. Alessandro Manzoni, da una lettera al maceratese Matteo Ricci, marito di sua nipote Alessandrina, 6 novembre 1853. “A Macerata si sanno divertire più che in tutto il Piemonte riunito, da quanto mi scrivi del tuo agosto e seguito. Ma già il Signore manda il freddo secondo i panni; e quando metteva in corpo agl’Italiani quella smania di star allegri che li distingue, sapeva quel che faceva. Penso poi che l’autunno lo passerai alla tua villa. Ci sarà spettacolo quest’anno? E le tue amiche, che ne è? Non me ne dici nulla da un pezzo”. Massimo D’Azeglio, da una lettera a sua figlia Alessandrina sposata al maceratese Matteo Ricci, Evian 31 luglio 1857. “Non perda (scusi) il tempo a lamentarsi e a fantasticare. In Macerata non ci saranno le biblioteche che in Firenze e in Bologna ma studiare bene-storicamente e filologicamente i classici – si può anche in Macerata”. (…) “Compia se stesso. Ho caro che sia a Macerata”. Giosuè Carducci, da una lettera al suo discepolo Severino Ferrari arrivato ad insegnare a  Macerata, 1881. “O Maria Ausiliatrice, coprite col manto di predilezione l’Istituto Salesiano di Macerata e fatevi fiorire ogni virtù che renda il giovane caro al Cuore dolcissimo di Gesù”. Michele Rua (beato), dedica appunta su di un quadro (poi andato perso) presente nella chiesa dell’Istituto Salesiano, domenica 17 maggio 1908. “Domenica fui a Macerata a inaugurare il Corso delle Letture leopardiane e quindi a Recanati. Magnifica giornata”. Giovanni Gentile, da una lettera a Giulio Natali, Roma 6 febbraio 1927.

Lino Liviabella

Lino Liviabella

“Una celebrazione della mia terra, nei ricordi più vivi che essa mi ha lasciato con i suoi colori di melanconia, d’amore e di religione. Questo lavoro è stato scritto da me, come un testamento della mia giovinezza, perché tutto quel che di meglio ho vissuto e sofferto vi è stato da me cantato a gola spiegata e a cuore aperto”. Lino Liviabella, appunti al suo poema sinfonico “La mia terra”, 1942. “Camminando per le vie, osservando i monumenti e le opere d’arte, entrando nei negozi, frequentando i suoi abitanti, ho potuto, poi, conoscere la vera essenza della città: ho potuto sentire come batteva il suo cuore, come era, infine, la vera Macerata. Qui la Macerata sacra, con le sue chiese tutte belle e tutte storiche, soffuse d’una aria mistica che induce alla preghiera. Qui la città moderna, con i suoi cinema, la piccola galleria, qualche ritrovo e i suoi eleganti negozi, il tutto quasi in miniatura. Qui la rocca medioevale. E’ questa, forse, la vera attrattiva per cui Macerata offre allo sguardo dei visitatori una forma strana e interessante. La sua forma medioevale. Le piagge, la torre antica e le sue logge, tutto contribuisce a dare vita a un sogno che non è solo sogno, ma è anche poesia”. Maria Pia Greco, Il Messaggero, 1955; “Macerata è stato il paese a cui ho voluto più bene e che mi ha voluto più male. Ho detto “paese” invece si tratta d’una città abbastanza estesa, a cavallo di due fiumi: il Chienti ed il Potenza ( già le loro rive, teatro delle mie gesta giovanili amorose armoniose). (…) “Sortivo dalla mia casa (dove non erano che tribolazioni) ed ero alle prime ore dell’alba già in mezzo ai campi. O voi anemoni, seminascosti nei piccoli prati (lunati) accanto alle fonti di campagna”. (…) “… giacché, ripeto, Macerata è, in quanto a campagne ben coltivate, la città agricola per eccellenza”. (…) “Fonte Maggiore, o fonte dei Cavalieri è sempre allegra di canti di lavandaie. Lavandaie di tutte le età, di tutti i colori”. (…) “Ma intanto, nessun ricco maceratese aveva speso quattro soldi per comprare una mia acquaforte. E fu così, fu per tale motivo che fui costretto ad esodare e girare per il mondo: sempre, però, rimpiangendo la bella oasi maceratese. Ed il cuore ancora ne singhiozza. Ed anzi, confesso, che spero di ritornarvi prima di morire: giacché Macerata è il paese più bello del mondo. (Vi riposano, in pace, i miei genitori; ed io debbo andare ad inginocchiarmi dinanzi al loro avello)”.  Luigi Bartolini, “Il giornale d’Italia”, 1955; “C’è un sacco di gente che vive e lavora a Macerata”. Ennio Flaiano, anni cinquanta.

Giuseppe Tucci

Giuseppe Tucci

“Vorrei che da questa mia terra alla quale sempre ritorno per accarezzare ancora con gli occhi la dolcezza dei suoi poggi e sognare sotto il suo cielo, uscisse qualche d’un altro che continuasse una tradizione di cui dobbiamo essere fieri”. Giuseppe Tucci, Loggia dei Mercanti, intorno al 1959. “Sopra una collina, calma e quasi assopita, riposa Macerata delle Marche fuori dalle grandi linee di comunicazione ferroviaria, fuori dagli itinerari più battuti del turismo, fuori dalle correnti d’esportazione. Mi ci ha portato il desiderio di rievocare dei fantasmi della mia fanciullezza. Pedina di qualche gioco della politica, mio padre prefetto vi fu destinato verso il 1890, credo, e vi spese un paio d’anni senza avvenimenti eccezionali. Anche il prefetto attuale, conte Amedeo Buglione di Monale, mi disse che era questa una delle più tranquille prefetture della repubblica, come lo era stato del regno. La tradizione continua. Non c’ero più tornato da quell’età elementare. Avevo sempre desiderato di rivederla. Fui subito conquistato dal fascino di quella piccola città delle Marche. Mi aggirai per le sue stradette tortuose e per le sue rampe diritte, in mezzo a tanti palazzi silenziosi, coperti di lapidi che ricordano glorie in generale a me sconosciute”. (…) “La gente è gentile, risponde con grazia alle domande del forestiero, con una favella di puro italiano”. (…) “Non mi ricordo d’aver visto in due giorni qualcuno che corresse per le strade o avesse l’aria di avere fretta”. (…) “Il giorno di poi il prefetto, che ho sopra ricordato, fu molto gentile con me. La sua signora mi permise di visitar l’appartamento che avevo abitato da bambino, ed essi abitano ora”. (…) “Dietro la Prefettura, al mio tempo di bimbo, c’èra stato un orto, che alla mia immaginazione sembra grande, il quale conteneva tante cose vive che mi davan più gioia di tutte quelle di casa. Era un orto, un vero orto e non un giardino signorile, affittato a mezzadria ad un coltivatore, …”. (…) “… E c’era una montagna scavata dentro e coperta di un boschetto d’alberi frondosi…”. (…) “… poi c’eran vari animali, un cagnolino di casa, dei gatti che arrivavano di sopra ai muri e scomparivano ma che io conoscevo benissimo e chiamavo con nomi di principi, e c’eran i freschi carciofini che io andavo con qualche compagno a rubare al contadino…”. (…) “Era il mio regno; e m’è stato rubato. Il cemento che invade tutte le belle parti d’Italia mi apparve l’altro giorno quando penetrai, col permesso d’una guardia, entro il cortile. Non c’èra più l’orto miracoloso e favoloso di principi gatti e di brigantesche rapine, ma degli uffici che coprivan l’orizzonte. Coprivan l’orizzonte che dall’alto dei muri del mio tempo di bimbo e da una finestra posteriore del palazzo mi aveva fatto innamorare del profilo delle colline di Recanati, delle vaschette di mare fra di esse, di certe vele bianche…”. (…) “Da dove era uscita la guardia del palazzo prefettizio per darmi il permesso di guardare nel giardino che era scomparso, una volta usciva un vecchietto, che faceva da portiere. Non ne ricordo il nome, ma un suo motto arguto, in dialetto di Macerata, non m’è mai uscito di mente. Teneva egli per me un presepio, ch’ogni anno per Natale la moglie e lui mettevan in mostra ed illuminavano. Un anno vidi che era venuto a mancare il bove. Gli domandai che cosa n’era accaduto. Ed egli mi rispose, con un suo sorriso, di quelli che si fanno ai bambini: – Se lo so’ magnati li pupi –”. Giuseppe Prezzolini, Il Resto del Carlino, 1964. “A Macerata canterei tutti i giorni. In certe città la gente è troppo entusiasta, in altre è troppo cattiva. I maceratesi sono l’ideale. E di fronte a loro viene proprio voglia di cantare”. Gianni Morandi, Il Resto del Carlino, 1966. “Macerata è diversa da tante altre belle e antiche città italiane. Ha qualcosa in più: aiuta a pensare. Lungo le sue strade strette e difficili, quasi tutte in salita, si respira una buona aria culturale. Costretti a camminare i cittadini di Macerata non possono mandare in vacanza il cervello come avviene a chi deve fare i conti solo con i pedali del freno e della frizione. In questa città le correnti di pensiero si sono sempre confrontate con vivacità e anche con gusto polemico”. Candido Bonvicini, Il Resto del Carlino, 1972. “Macerata! Oh! La bella Madonna di Macerata”. Paolo VI, anni ’70.

Luciano Pavarotti allo Sferisterio

Luciano Pavarotti allo Sferisterio

“Macerata è una città ospitalissima con un centro simile a una bomboniera. E qui ho pure imparato ad amare la cucina coi fiocchi”. Luciano Pavarotti, 1975, da Il Resto del Carlino 2007. “… io sono a casa quando vengo a Macerata, una città dove il dialogo ed il sorriso sono nelle strade. Ritornare qui, fra voi, per me è una gioia. Macerata, forse senza saperlo, rappresenta la Salisburgo d’Italia…”. (…) “Sia io che la mia collega Marilyn Horne, nelle nostre tournées, diciamo a tutti: esiste anche in Italia una Salisburgo, ed essa è Macerata”. (…)   “Sono cittadina di questa città a cui sono praticamente legata, per la sua gente, per la sua Arena, per tutte le accoglienze che qui ho avuto e che qualche volta forse non meritavo”. (…)  “A Macerata non ci si sente stranieri”. Montserrat Caballé, periodico “Città di Macerata”, 1982 –  Il Corriere Adriatico, 1983 – Il Resto del Carlino, 1983. “Questa città è affascinante, non l’avevo mai vista prima d’ora. Le piazze, le fontane, questi palazzi antichi, i portici sono di una bellezza unica. Macerata, nel suo centro storico è un immenso palcoscenico”. (…) “Potrei decidere di girare in questa città un mio prossimo film. Non so se voi che abitate in questa terra vi siete mai accorti dei tesori che vi circondano. In genere si è portati a sminuire il valore del proprio paese. Io trovo che Macerata è splendida. C’è un atmosfera di altri tempi”. Mauro Bolognini, Il Resto del Carlino, 1984. “Macerata è una città piccola con molto contenuto culturale: Università, Accademia,Pinacoteca e tante iniziative private. Manca però un contenitore, manca lo spazio dove indirizzare socialmente la cultura”. Remo Brindisi, Il Resto del Carlino, 1984. “A Macerata mi trovo bene, peccato però che faccia così caldo”. Ken Russel, Il Corriere Adriatico, 1984.

Chet Baker

Chet Baker

“Macerata una di più bella città nel mondo. Speriamo non si cambia mai. Grazie alla mayor and all the Sindico staff”. Chet Baker, albo d’onore del comune, 1985; “Macerata non sarà foriera di straordinarie emozioni (come, poniamo, Venezia o Firenze) ma  – dietro il suo aspetto tranquillo e la scorza del tradizionale – conserva monumenti e tesori d’arte e di storia che possono appagare il visitatore più raffinato. La piazza della Libertà è l’onfalos, l’ombelico: su di essa prospettano il palazzo comunale, la prefettura, la torre (il simbolo visivo della città, captabile in un raggio di vari chilometri), il teatro “Lauro Rossi”, la chiesa di San Paolo. Ma la cosa più bella da ammirare è la Loggia dei Mercanti, leggera e dai ritmi ben scanditi, di pura grazia toscana, innalzata nei primi anni del ‘500 dal maestro Cassiano di Fabriano”. (…) “E poi, potete girare per Macerata ed allearvi con l’occasionalità di visioni ed incontri che saranno sempre cartine di tornasole delle fondamentali caratteristiche della città: un’edilizia ben conservata, ordinata, a volte “a foglia di cipolla”, altre volte più estrosa, con belle vedute sulle campagne circostanti”. Franco Brinati, Tuttoturismo, 1985. “Debbo ammettere che qui a Macerata si sta veramente bene. Siamo in collina, vicino sia al mare che alla montagna. L’aria è veramente buona. Ormai mi ci sono affezionato: sono quattro anni che sono un cliente fisso”. Mike Bongiorno, Il Messaggero, 1985. “Questa città dalle nobili tradizioni è il cuore stesso dell’antica Marca imperiale e incarna in se lo spirito che anima questa regione, cui mi legano non dimenticati vincoli di amicizia e di affetto”. (…) “Questa è una città dove potrei anche vivere”. Giovanni Spadolini, Il Resto del Carlino, 1982 – 1986. “Città molto accogliente”. Ray Charles, 1986, da Il Resto del Carlino 2004.

Pippo Baudo allo Sferisterio

Pippo Baudo allo Sferisterio

“Sono venuto a Macerata alcuni anni fa per degli spettacoli e mi sono trovato molto bene. E’ un posto bello, distensivo”. Pippo Baudo, Il Resto del Carlino, 1986. “Sono un ammiratore di Macerata”. Enzo Jannacci, Il Corriere Adriatico, 1987. “Rivedendo Macerata ho notato che c’è molta differenza, come in tutte le città di questo tipo, tra il centro storico e i nuovi quartieri. In centro ho visto cose bellissime, come a Spoleto. I maceratesi? Ho notato una gioventù molto atletica, ragazzi che potrebbero tutti giocare al basket”. Giorgio Albertazzi, Il Resto del Carlino, 1988. “Quale commozione guardando dall’alto i colli dell’Infinito e quale tenerezza nell’essere qui in questo ultimo (tra altri pochi) luogo umano”. “Giorgio Strehler, albo d’onore del comune, 1991. “Macerata è una città economicamente forte, culturalmente avanzata, pensiamo alla sua Università e nello stesso tempo credo si viva una vita diversa fatta anche del piacere delle piccole cose”. Alberto Sordi, Il Corriere Adriatico, 1992.

giovanni paolo II macerata 4

Giovanni Paolo II a Macerata

“Mi raccomando, sindaco (Avv. Carlo Cingolani, ndr), conservi sempre bella, accogliente e luminosa questa magnifica Civitas Mariae che è Macerata. La mia benedizione alla città e al suo popolo”. Giovanni Paolo II, Il Resto del Carlino, 1993. “Lo stesso senso della misura che si ritrova all’interno del nucleo storico della città, fatta di grandi palazzi costruiti a cavallo fra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, piccole piazze, vicoli a saliscendi, scalette, chiese di varie epoche. Il tutto di un colore indefinito, che cambia con il trascorrere delle ore e con il mutare del cielo perché questa è la grande forza del mattoncino fatto a mano, in grandi fornaci un tempo celebri”. Alberto Sensini, Arrivederci (Alitalia), 1993. “Macerata è una bellissima città”. Federico Zeri, Il Resto del Carlino, 1998. “La prima volta che Strehler venne a Macerata tornò a casa dicendo che aveva trovato tanto affetto. Lui aveva di Macerata una grande stima”. (…)  “Giorgio voleva molto bene sia alla città di Macerata sia alle persone che si erano date da fare per realizzare questa straordinaria collaborazione artistica”. Andrea Jonasson, Il Messaggero, 1998 – Il Resto del Carlino, 2009. “E’ la prima volta che visito questa città e la trovo bella, davvero carina. Assomiglia molto a Perugia, così antica, medioevale ed arroccata sulla collina”.  Walter Nudo, Il Corriere Adriatico, 1998. “Nel centro c’è gente semplice, solida. E Macerata, poi, è un posto adorabile”. (…) “Macerata mi ha colpito per il suo aspetto potente, ha un’immagine solida, una bella architettura, belle strade, e la popolazione è accogliente, senza essere prona e servile. Inoltre ha una tradizione di cultura e spettacolo”. (…) “E’ una città ben curata, la gente non si mette in mostra, è molto riservata. L’impressione è di trovarsi di fronte a persone serie. Dirigerei volentieri un’opera per la stagione lirica”. Mario Monicelli, Il Resto del Carlino, 1998 – 1999. “…di questa città mi piace la gente, il modo di vivere, la civiltà, l’amore. Ho sempre ripetuto che Macerata è calda, ricca di umanità come le città del mio sud”. Pietro Ballo, Il Resto del Carlino, 1999. “A Macerata, che dopo decenni di impetuoso sviluppo mantiene, nell’elegante signorilità del centro urbano, come nel dolce paesaggio che lo circonda, un’intatta armonia; a Macerata, città operosa e colta, che ha saputo conciliare il grande progresso economico con la conservazione di un’atmosfera di civile equilibrio fra città e campagna, fra uomo e natura; a Macerata, che fu patria mia e della mia famiglia in anni sereni, fervidi di lavoro e di speranze, va il mio caldo augurio e cordiale saluto con affetto immutato nel tempo”. Carlo Azeglio Ciampi, albo d’onore del comune, 2000. “Macerata è una città ideale per cantare. Mi piacerebbe suonare in piazza della Libertà. Penso a un concerto per voce e violoncello, qualcosa di intimo e poi magari lasciarsi andare anche a canzoni un po’ più rock. Mi immagino questa piazza in una sera d’estate e sono convinta che ci sarebbe l’atmosfera giusta. Macerata è stata una piacevole scoperta dopo averne sentito tanto parlare da mio fratello che è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. Di sicuro sarò di nuovo qui per assistere alla sua tesi di laurea, ma spero anche di poterci cantare. Che bello vivere al centro. Onestamente mi sono trovata subito a mio agio. Tutto è a portata di mano. Il teatro è a un passo, così come l’Università. Il Lauro Rossi mi ha impressionato, è tenuto molto bene, così come i palazzi del centro. E che belle le mura restaurate. E’ una città ben tenuta. I maceratesi gente gentile, discreta ma anche frizzante. Poi ho notato che c’è entusiasmo quando per strada incontrano un cantante”. Paola Turci, Il Resto del Carlino, 2000. “Macerata sarebbe la mia città ideale. E’ tutto concentrato nello stesso posto, gli edifici sono eleganti, e che belle le stradine con il selciato. Poi l’altro ieri c’è stata la sorpresa del mercato. I maceratesi mi hanno accolto benissimo. Ho trovato gente educata, un mix tra nord e sud. Del nord ho trovato ordine, puntualità e precisione nel lavoro, ma del sud ho riscontrato rilassatezza nei momenti giusti, l’umorismo e il buon cibo”. Carmen Consoli, Il Resto del Carlino, 2000. “Macerata la bella. Intatta dentro le mura, con le strade parallele lungo percorsi ellissoidali fra alti palazzi e casupole da fiaba in mattone rosato”. Carlo Maria Casanova, Il Sole 24 ore”, 2001.

Massimo Ranieri

Massimo Ranieri

“Sono molto felice di venire in questa città. Io guardo sempre i luoghi con un occhio storico e Macerata ha molte ricchezze architettoniche, è racchiusa dentro mura meravigliose. E poi è tenuta così bene, curata. Il vostro teatro è un vero gioiello. Complimenti, città come Macerata fanno onore all’Italia. Abbiamo bisogno di luoghi di provincia così, dove tutto assume una dimensione diversa, reale”. Massimo Ranieri, 2001. “Macerata è una città davvero molto bella: va detto perché non lo si sa abbastanza. Proprio perché nessuno lo ha mai sbandierato. Una città di pietra chiara, di spazi rinascimentali rispettati ancora oggi, di palazzi nobiliari (da non perdere palazzo dei Diamanti e palazzo Bonaccorsi), di blasonati musei e grandi piazze che fanno da salotto. Una città incastonata in quei bellissimi paesaggi collinari…”. (…) “Senza contare che Macerata ospita una delle università più antiche d’Italia, nata nel 1290 come studio di diritto e che ora comprende altre facoltà. Un ateneo che vive compenetrato nella città, sparso a macchia di leopardo nei bei palazzi del centro. L’aula magna è stata ricavata nell’ex convento dei barnabiti che si affaccia su piazza della Libertà, la piazza-cuore cittadino, con la sua cinquecentesca loggia dei Mercanti, la svettante torre civica e il settecentesco teatro Lauro Rossi”. Maria Paola Quaglia, “Qui touring”, 2003. “Sono stato a Macerata qualche anno fa. Mi pare un centro ideale per una vita di studi e di ricerche”. Fosco Maraini, da una lettera al sottoscritto, 2003. “Macerata è un posto delizioso, si sta benissimo, si mangia bene. E’ un po fuori mano, come altre parti delle Marche. Ma forse proprio perciò sono un isola felice”. Katia Ricciarelli, Il Resto del Carlino, 2004. “Il soggiorno è delizioso. Sono sensibile alla buona tavola e qui si mangia benissimo. Nostalgia (da buon bolognese)per i miei tortellini? Nessuna, li sostituisco con i vostri favolosi cappelletti. Vitto a parte, amo questa terra”. Ruggero Raimondi, Il Resto del Carlino, 2004. “Fatta di mattoni rossi, dalle belle mura urbiche agli edifici del centro storico, Macerata è una città solare persino nei vicoli tortuosi dei quartieri medievali, piacevolissima da percorrere a piedi per dare una occhiata al cinquecentesco palazzo dei Diamanti, soffermarsi davanti alla graziosa Loggia dei Mercanti, in piazza della Libertà, e alla secentesca Torre dell’Orologio. Poi si scende allo Sferisterio, che è diventato simbolo della cultura marchigiana insieme con l’Università maceratese attiva da oltre 700 anni”. “Bell’Italia”, 2005; “In realtà credo sia una delle città meglio tenute del centro Italia. Sono stati eseguiti bei restauri, e ci sono alcune case private bellissime, oltre a musei che mi sembrano di grande bontà. Posso citare palazzo Ricci, palazzo Bonaccorsi e soprattutto palazzo Marefoschi che è davvero uno dei più belli d’Italia”. Vittorio Sgarbi, Il Resto del Carlino, 2005; “A Macerata torno ogni tanto, anche per trovare i miei parenti. E ogni volta scopro un qualcosa di nuovo della mia città che, nel centro storico, non è cambiata da quando ci vivevo. Però adesso ammiro quei palazzi, quelle vie con altri occhi e vedo ciò che da ragazzo non ho visto”. (…) “Sono maceratese nel carattere e a tavola: il mio piatto preferito sono i vincisgrassi”. Franco Graziosi, Il Resto del Carlino, 2005 – Il Messaggero, 2013. “Sono davvero molto onorata e felice di ricevere un tale riconoscimento da parte di un Università così antica e importante come quella di Macerata”. Dacia Maraini, Il Corriere Adriatico, 2005. “Mi trovo a mio agio nell’ambiente maceratese. E’ molto bello rifrequentare i ristoranti, le vie e le piazze del centro ed è ancora più bello ritrovare gli amici”. Gustav Kuhn, Il Resto del Carlino, 2005. “Il fatto è che sono molto affezionato a Macerata. La città è bellissima e per anni sono andato allo Sferisterio”. Sergio Cofferati, Il Messaggero, 2005. “La straordinaria città del cotto, …”. Enrico Crispolti, sala del Consiglio Comunale, 2006. “…questa meravigliosa città marchigiana”. (…) “Macerata è una bella città”. Pier Luigi Pizzi, 2006 – Il Resto del Carlino, 2011. “Mi è molto caro il nome di Macerata, città che amo molto e alla quale sono legato da tante amicizie” (…) “Ho girato il mondo, ma sono legato a questa città dove tra l’altro ho assistito a splendide rappresentazioni allo Sferisterio”. Edoardo Sanguineti, Il Resto del Carlino, 2006. “A questa città sono legato da molti ricordi. A settembre lasciavo Genova per venire a Macerata. Mi ricordo zia Teresa, un’insegnante che suonava il pianoforte, zio Raffaello che è stato anche Presidente della Filarmonica. Adesso che ci ripenso mi rivedo per il corso mentre passeggio all’ora dello struscio”. Vittorio Uckmar, Il Resto del Carlino, 2006.

Ersilio Tonini

Ersilio Tonini

“Quando arrivai a Macerata ritrovai il clima famigliare della mia parrocchia in Emilia; qui ho trovato una “humanitas”, un senso profondo dell’uomo, che il nord appena industrializzato aveva perduto”. (…) “Macerata all’epoca aveva ancora un’economia agricola, si sentiva ai margini, dimenticata; l’autostrada le restava lontana. Molti se la prendevano col vescovo perché – dicevano – non voleva le fabbriche che portava il comunismo. E io rispondevo, a chi si lamentava, che doveva invece sentirsi fortunato, perché qui v’era il bene grande dell’uomo, della sua operosità, quel fermento che fa crescere la società come il lievito il pane. E qui si è cresciuti, l’uomo si è stretto attorno alla famiglia e con essa è progredita, mantenendo sempre se stesso al centro. E’ questo un motivo di cui Macerata e le Marche devono gloriarsi ma che invece sovente non apprezzano abbastanza”. (…) “Macerata è stato il primo amore e certe cose non si possono dimenticare più perché quegli anni li ho vissuti intensamente, come se fossero la mia destinazione definitiva”. (…) “Nella mia camera da letto, dinanzi ai miei occhi, sulla parete, ho appeso il quadro della Madonna della Misericordia, del Santuario maceratese. Ce l’ho sempre presente. Mi sono trasferito altrove, ma i sentimenti profondi rimangono intatti”. (…) “La ricchezza di Macerata è nella tradizione, nei secoli di fede vissuti intensamente. Non dimentichiamo che Macerata ha anche avuto un santo vescovo, San Vincenzo Maria Strambi”. Ersilio Tonini, Il Corriere Adriatico, 2004 – Il Resto del Carlino, 2006. “Ritorno molto volentieri a Macerata dove mi sono laureata in lingue discutendo una tesi su una scrittrice francese. Poi mi ricordo di essere venuta per parlare di un mio libro e in occasione di un confronto con Joyce Lussu dove io ho presentato il suo lavoro e lei il mio. Mi sembra che Macerata stia attraversando un momento di grande vivacità culturale”. Silvia Ballestra, Il Resto del Carlino, 2006. “Con Macerata ho un legame particolarissimo. Su un muro (vicolo Costa) c’è ancora una scritta, “21 – 11 – 1988 – Mario Capanna a Macerata – Democrazia Proletaria”. Quella scritta risale al 1988 e resiste ancora. Ero arrivato per presentare in Ateneo il mio libro sul sessantotto in un assemblea affollatissima. Un amico mi ha inviato la foto di quella scritta sul muro che conservo ancora”. Mario Capanna, Il Resto del Carlino, 2006. “Un abbraccio di laterizio: stretto, caldo, a tratti ossessivo. Sembra venir meno l’aria, poi la brezza che leviga le viuzze rinfresca lo sguardo e allarga il respiro sulle mille “nuance” della pietra. I palazzi barocchi, le tante chiese dal volto incompiuto, torri e campanili sono grossi pani dalle mille fogge: alcuni cotti a puntino, altri abbrustoliti da un fornaio che troppo si è assopito nella notte. E allora che, in quella stretta di pietra che si rinnova friabile, croccante e policroma, si avverte il profumo dell’accoglienza”. Lucia Galli, Tuttoturismo, 2006. “Ho girato gran parte dell’Italia, ma qui ho trovato tanto calore e una bella accoglienza”. Cristina Chiabotto, Il Corriere Adriatico, 2006. “Ho dei bei ricordi legati al periodo in cui da militare ho fatto il Car a Macerata”. Enrico Bertolino, Il Corriere Adriatico, 2006. “In città mi sono trovato benissimo perché l’accoglienza è, come sempre, calorosa, simpatica e amichevole”. Antonio Martino, Voce Aperta, 2006. “Macerata è straordinaria così come il suo pubblico”. (…) “Ho dei ricordi bellissimi. Prima di cominciare a cantare ho frequentato la scuola alberghiera di Tolentino. Molto spesso mi sono fermato anche a Macerata”. Riccardo Cocciante, Il Corriere Adriatico, 2006 –  Punto a Capo, 2006. “Sono venuto a Macerata in un paio di occasioni. Mi ricordo che è una città tutta storta, una considerazione che può essere fatta solo da un milanese dove non ci sono salite e discese. E’ il primo ricordo, quello più superficiale. Poi a Macerata c’è un forte senso della storia”. Aldo Nove, Il Resto del Carlino, 2006. “Ho vissuto a Macerata per frequentare i corsi universitari di Filosofia, ebbene il mio primo concerto l’ho tenuto da studente nell’aula magna di Filosofia. Ho avuto la possibilità di eseguire la mia musica di fronte ai compagni che già manifestavano interesse ed entusiasmo verso le mie composizioni”. Giovanni Allevi, Il Resto del Carlino, 2007. “Le mura quattro-cinquecentesche che quasi intatte ancora racchiudono il centro storico, sovrastano il panoramico anello dei viali. Al loro interno la città, impostata intorno al fulcro di Piazza della Libertà, presenta un’architettura garbata e signorile, con chiese e palazzi di linee manieristiche e barocche”. Mete d’elite, 2007; “Macerata è una bella città”.  Loredana Lecciso, Il Resto del Carlino, 2007.

Valeriano Trubbiani

Valeriano Trubbiani

“Quello con Macerata è un rapporto che resta da sempre inalterato e affettuosissimo. L’attaccamento ad essa è fortissimo come il dovuto amore di un figlio per sempre congiunto alla “grande madre”. Nella città ho molti amici ai quali mi legano ricordi incaccellabili. Ogni volta che varco la soglia della familiare città provo un’emozione struggente, unita a un vago sentimento di colpa, forse eccessivo. A Macerata, tra l’altro, mi lega la rimembranza congiunta ad un grande ringraziamento per avermi concesso l’opportunità di realizzare la più vasta ed organica esposizione antologica della mia vita di scultore: Officina Mundi del 1997. In quell’occasione avvertii in modo tangibile l’abbraccio corale della città che ricambiai con intenso impegno”. Valeriano Trubbiani, Il Resto del Carlino, 2008. “Raggiungere Macerata non è facile, soprattutto per chi si serve delle inqualificabili ferrovie di Stato (i trasporti privati sono ancora peggiori), ma una volta approdati ai saliscendi su cui  si adagia tanta bellezza superstite, ci si accorge che la fatica è ripagata  ad usura. Domina un nobile volto monumentale, non ancora troppo insozzato dalla confraternita dei graffitari, e non sappiamo se ci incantino di più le facciate o gli interni”. Quirino Principe, Il Sole 24 ore, 2008. “Macerata è una città elegante, vivace e, soprattutto, vivibile”. Davide Mengacci, Il Messaggero, 2009. “Io ho lasciato un pezzo di cuore a Macerata”. (…) “La mia prima lezione (da professore) l’ho tenuta qui”. (…)  “Sono venuto qui per la prima volta nell’anno accademico 1974 – ’75 ed è stato il periodo più bello, arrivato subito dopo gli studi. Conservo un ricordo straordinario della mia facoltà (Giurisprudenza), dell’Università in generale e della città”. Giulio Tremonti, 2008 – Il Resto del Carlino, 2012. “Di Macerata mi piace l’atmosfera, il teatro, la gente. In altre città non trovo la stessa accoglienza dei maceratesi”. Dimitra Theodossiou, Il Resto del Carlino, 2008. “A Macerata sono stato accolto molto bene sia dalle istituzioni che dai cittadini poi si vede e si sente che è una città che vive di turismo e cultura” Giorgio Panariello, Marche Guida, 2008.

Dante Ferretti

Dante Ferretti

“A 16 anni sono andato a studiare a Roma. Mi ricordo che quando rimettevo piede nella mia città non vedevo l’ora di scappare dalla provincia, adesso è diverso il mio atteggiamento. Mi fa piacere rivedere i luoghi della mia infanzia, passeggiare per il centro e ho improvvisi flash back quando passo davanti a certi luoghi. A me Macerata piace molto perché è rimasta la stessa nella sua parte più antica”. Dante Ferretti, Il Resto del Carlino, 2008. “Camminare per le strade di Macerata la sera è bellissimo”. Beppe Bigazzi, Rai 1, 2009. “Macerata la studiosa”. (…) “La città offre molti posti per uscire e un insolito museo”. (…) “Esso ateneo occupa un posto di rilievo nella vita di Macerata e rappresenta anche la principale attività economica della città”. Regine Cavallaro, Le Monde, 2011. “Il rapporto con Macerata è fantastico, sono tornato più volte a Macerata, e oserei dire che altrettanto fantastico è il rapporto che Macerata ha con me. Ogni volta sono stato accolto calorosamente da parecchia gente, gente alla quale sono riconoscente”. (…) “Macerata è una città dalla quale mi sento adottato”. Simone Cristicchi, Il Resto del Carlino, 2006 –  Il Messaggero, 2011. “Nel centro di Macerata, che l’uso del laterizio colora di un rosa dai mille riflessi, palazzo Bonaccorsi non spicca particolarmente: l’esterno, a paragone della lunga sequenza degli edifici monumentali, uno più bello dell’altro, appare di un eleganza sobria, senza fasto. Ma oltre il portone cominciano le sorprese: l’atrio riserva un’accoglienza altamente scenografica, con lo sguardo che si impiglia nei tre enormi, bianchissimi Ercole, ritratti dallo scultore Giovanni Bonazza in pose e fattezze diverse. E sullo sfondo del cortile e del terrazzo coronato da balaustra, un grande arco disegna col ferro battuto un ricamo, inquadrando la fascia dei colli e dei campi coltivati, fino all’orizzonte e al mare”. Mariarosa Schiaffino, Bell’Italia, 2011. “Ciò che mi ha colpito quando sono arrivato qui è la bellezza dei monumenti di questa città e i palazzi straordinari che avete qui. Ne sono rimasto davvero esterrefatto”. (…) “Le vostre strade, tutta la vostra città, sono pulitissime. Non ho trovato nemmeno una foglia e questo mi ha fatto davvero moltissimo piacere. E’ una questione di cultura e del vostro modo di vivere”. Paolo Villaggio, Il Corriere Adriatico, 2012. “Ho visto la bellezza di Macerata, città che mi aspettavo piena di storia, ma non immaginavo così gradevole”. Fabio Concato, Il Messaggero, 2012. “E’ la prima volta che vengo a Macerata, l’ho trovata splendida”. Giorgio Squinzi, Il Messaggero, 2012. “Macerata è veramente una bellissima città”. Ennio Fantastichini, Cronache Maceratesi, 2012. “Macerata è una piccola capitale della cultura”. Enrico Letta, Il Resto del Carlino, 2013.

Patti Smith

Patti Smith

“Sono felice di esibirmi a Macerata, uno dei più bei luoghi di culto dell’opera, anche se suoneremo rock ‘ n ‘ roll”. Patti Smith, Cronache Maceratesi, 2013. “Macerata è di una bellezza rara”. Valerio Magrelli, Il Corriere Adriatico,2013. “Bello ritornare in questa città dove sono passato negli anni del Drive in, luoghi che ricordo ancora molto bene”. Giorgio Faletti, Il Corriere Adriatico, 2013. “Quando sono a Macerata mi sento come in vacanza premio e ciò la dice lunga su quanto mi trovo bene qui. Di queste serate (Musicultura) conserverò uno dei più bei ricordi della mia carriera”. Fabrizio Frizzi, Il Resto del Carlino, 2013. “Molto colpito dal vostro centro storico”. Georg Ganswein, Il Resto del Carlino, 2013.



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