Perchè questa Lube nei momenti clou si scioglie come neve al sole?

I biancorossi per il terzo anno consecutivo escono dalla Champions dopo aver disputato una prova indecente nella gara di ritorno. Servirebbero attributi e un bagno di umiltà. Forte la delusione tra i supporter per aver assistito all'ennesima "scena muta" nel momento cruciale della stagione

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Coach Giuliani catechizza i suoi durante il time out

di Andrea Busiello

Con l’arrivo estivo di giocatori del calibro di Kurek e Baranowicz, la Lube aveva tutte le carte in regola per vivere una stagione da grande protagonista in Italia e soprattutto in Europa. La realtà, è che al 24 di gennaio, già due dei quattro trofei stagionali sono stati persi malamente. A settembre la prima – per certi versi clamorosa -sconfitta per 3-0 nella Supercoppa Italiana contro la Trento del nuovo ciclo senza campioni del calibro di Juantorena, Kazyiski e Raphael. Era la prima gara stagionale e la competizione era la meno importante delle quattro, la netta sconfitta non è stata valutata come un dramma. Quanto successo ieri a Piacenza (leggi l’articolo), invita tutti alla riflessione. Proprietà, dirigenti, allenatore, staff e giocatori: è del tutto inconcepibile che una squadra costruita per provare a vincere tutto in Italia e Europa, alla prima vera partita dell’anno si sciolga come neve sotto il sole. Quando la posta in palio è elevata bisogna tirare fuori gli attributi, avere “fame”, orgoglio di indossare una maglia gloriosa, ricompensare gli enormi sacrifici che la proprietà puntualmente mette in atto per costruire squadre stellari. A Piacenza è mancato tutto.

Lo schiacciatore della Lube Simone Parodi

Lo schiacciatore della Lube Simone Parodi

Una squadra impaurita e spenta dal 19-16 del primo set in proprio favore, fino alla fine. Senza sottovalutare i giusti meriti di Piacenza, se la Lube non si è qualificata ai quarti di Champions League, lo deve unicamente a proprie negligenze dopo aver giocato alla grande la gara d’andata. Dopo aver visto l’inqualificabile prova collettiva del Pala Banca, sorge spontanea una domanda: forse quello che si vede in campo è la conseguenza di una società che ha usato sempre la carota anzichè il bastone?. La riflessione è d’obbligo anche in considerazione del fatto che la Lube è uscita per il terzo anno consecutivo dalla massima competizione europea dopo aver disputato gare di ritorno indegne. A Trento nel 2012 (leggi l’articolo), a Cuneo l’anno passato (leggi l’articolo) e a Piacenza ieri. Quando una squadra gioca in questo modo orribile, è difficile prendersela con il singolo non pervenuto nell’occasione (Parodi su tutti). E’ più giusto spremere le teste di tutti i protagonisti e capire cosa realmente non va in questa squadra, in questo gruppo, in questa società. Ad inizio stagione la proprietà, anche per dare un giusto segnale al grave periodo di crisi che caratterizza attualmente la nostra epoca storica, decise di ridurre il compenso dei tesserati e legare una percentuale dell’ingaggio ai risultati sportivi. In tanti misero il muso lungo, nonostante i fior di quattrini che puntualmente ricevevano mensilmente, e per ridurre lo stipendio di tutti è stata una faticaccia per il ds Recine. Dopo uno scempio del genere, cosa dovrebbero fare i giocatori? Magari, farsi un bagno d’umiltà, capire che sono dei privilegiati e tornare sul taraflex con il coltello tra i denti. E’ questo quello che vogliono i tifosi, la cui delusione più che comprensibiel traspare nei tanti commenti in calce all’articolo di ieri sera (leggi).



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