Procede in Regione il percorso che dovrebbe portare alla bonifica del basso bacino del Chienti, la vasta area a ridosso della fascia costiera interessata dagli anni ’70 allo sversamento nelle falde di sostanze che vanno dal tricloroetano al percloroetilene, agenti chimici considerati dalla letteratura scientifica tossici e, secondo l’Iarc (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro), probabilmente cancerogeni. Un uso prolungato per vent’anni senza controlli e senza norme adeguate che ha portato l’area inquinata ad essere dichiarata sito di interesse nazionale. Questo fino a quando il governo Monti non declassificò l’area a sito di interesse regionale, con la Regione Marche che si è trovata – dopo qualche incertezza iniziale – a gestire la problematica senza che vi fosse lo strumento legislativo idoneo.
Strumento che è stato individuato in un articolo di due commi inseriti nel novembre scorso all’interno dell’assestamento di bilancio 2013 della Regione Marche. Il primo comma rinvia ai comuni la bonifica o la nuova caratterizzazione dei terreni, consentendo di fatto una maggiore accelerazione delle procedure. Per la bonifica della falda acquifera viene invece introdotto lo strumento dell’accordo di programma tra i diversi soggetti (comuni, provincie e regione), accordo che, si legge nel testo di legge, “deve tener conto delle relative disponibilità finanziarie e dell’eventuale riperimetrazione dell’area, da indagare sulla base dei risultati delle analisi delle acque di falda ottenuti nel tempo dai monitoraggi eseguiti dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche”.
“Per prima cosa”, ci ha spiegato l’assessora all’ambiente regionale Maura Malaspina, “viene sancito in maniera chiara lo scenario normativo e l’iter entro cui muoverci, non dimenticando che fino a pochi mesi fa le competenze erano del Ministero e la Regione si è trovata con un problema da risolvere senza un quadro normativo adeguato. Inoltre”, ha proseguito l’assessora, “per quanto riguarda i terreni siamo venuti incontro ai Comuni che richiedevano uno snellimento nelle procedure, demandando ai Comuni stessi la bonifica delle aree. Questo passaggio”, ha tenuto a sottolineare la Malaspina, “consentirà anche una rapida riclassificazione di quelle aree una volta inquinate e che oggi non lo sono più, dando quindi la possibilità di liberare gli investimenti che volessero essere fatti su quei terreni. Ad esempio, se si volesse costruire in un’area non più inquinata, “basterà la certificazione di idoneità e la discussione in conferenza dei servizi”.
Più delicato il quadro per quanto riguarda la bonifica delle falde, se non altro per l’attuale mancanza di risorse. “Per il disinquinamento delle falde abbiamo sancito che lo strumento utilizzato sarà l’accordo di programma con le provincie e i comuni. Purtoppo è stato impossibile, anche durante l’assestamento di bilancio, trovare i circa due milioni di euro che mancano, ipotizzando un costo complessivo per la bonifica di circa 4 milioni e dando per buono che comuni e provincie mantengano i fondi già stanziati in passato. Per le risorse”, ha proseguito la Malaspina, “ci sarà da attendere almeno i mesi di maggio-giugno, perché pensiamo di trovare la somma necessaria attraverso i fondi europei i cui bandi non sono ancora completamente definiti. Nel frattempo l’Arpam individuerà una nuova perimetrizzazione della zona di falda inquinata che probabilmente risulterà più contenuta di quella attuale, andando anche a rilevare il motivo di quell’eccesso di inquinanti che pochi mesi fa è stato rilevato a Civitanova. Nei prossimi giorni”, ha concluso l’assessora regionale all’ambiente, “incontreremo ancora gli enti interessati e i cittadini sappiano che teniamo alta l’attenzione su questo problema che vorremo risolvere il prima possibile. Personalmente mi sono occupata subito della questionee sono fiduciosa”.
I tempi secondo la regione potrebbero essere rapidi. E potrebbero accelerarsi se – una volta individuate le risorse e firmato l’accordo di programma – l’affidamento dei futuri lavori avvenisse in maniera diretta, “magari attraverso una società pubblica in-house piuttosto che con una gara”. Ma il problema delle risorse che in passato aveva preoccupato il consigliere di Sel Massimo Binci e il consigliere Pd Angelo Sciapichetti, preoccupa ancora il consigliere maceratese che è di nuovo tornato a spronare l’assessorato quanto meno per la firma al più presto dell’accordo di programma di cui già esiste una bozza. “Quello delle risorse è un nodo difficilissimo che speriamo di risolvere attraverso i fondi europei”, ha detto Sciapichetti, “Nel frattempo mi auguro che si chiamino intorno al tavolo tutti i soggetti interessati per la stesura definitiva e la firma dell’accordo di programma. Questo può avvenire già ora e spero venga fatto al più presto, così da avere pronti tutti gli strumenti normativi in grado di farci procedere celermente quando avremo le risorse necessarie. Purtoppo”, ha concluso Sciapichetti, “il momento è difficilissimo e trovare nel bilancio della Regione due milioni di euro è quasi impossibile”.
Un vecchio problema quello dell’inquinamento del basso bacino del Chienti che – sulla spinta dei cittadini, delle associazioni e del Forum Montecorriere – sembra avviarsi ad una soluzione. O quanto meno alla prospettiva di un definitivo disinquinamento delle falde in tempi non troppo lontani. Se forse non sarà una questione di pochi mesi come ipotizza l’assessorato all’ambiente, probabilmente non sarà neppure questione di anni. La volontà politica di risolvere la situazione c’è e la spinta dei cittadini anche. Rimangono da trovare i fondi, il vero problema rimasto sul tappetto, ma la cifra, seppur non piccola, non è neppure enorme. E forse con un po’ di buona volontà da parte di tutti, non solo dell’assessorato regionale all’ambiente che conta nei fondi europei, due milioni di euro si riuscirebbero a trovare anche tra le pieghe del bilancio regionale, mettendo così fine una volta e per sempre a una vicenda che è durata, non certo per colpa della Regione Marche, già troppi anni.
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1992, Civitanova si svegliava senza acqua potabile. Il Servizio Multizonale di Zona, oggi Arpam di Macerata , a seguito di controlli dell’acqua erogata dall’acquedotto comunale di Civitanova Marche riscontrava una presenza di inquinanti organoalogenati superiori ai limiti di legge.
come si dice ………..”correva l’anno”……….
Vorrei far notare ai nostri amministratori (tutti dal 1992 ad oggi, non solo quelli in particolare citati nell’articolo) che siamo nel 2013………..2013-1992=21 anni fa
Non penso fosse difficile e non penso sia tuttora difficile reperire 3 milioni di euro da un Bilancio Statale prima Regionale adesso. Come spiega l’articolo prima eravamo in un SIN=sito di interesse nazionale, di competenza quindi del Ministero dell’Ambiente. I nostri politici non sono stati capaci di reperire un cifra di circa 3 milioni di euro in uno stato dove vengono rubati ogni anni 60 miliardi dalla corruzione (mazzette, costi eccessivi ecc…..a tanto ammonta il dato ufficiale della Corte dei Conti). Causa del ritardo fu anche la Provincia di Macerata, che accantonò il Progetto di Bonifica della Falda dell’Arpam da 3 milioni di euro, per elaborarne uno da 10 milioni di euro, Bocciato dal Ministero per l’eccessivo costo.
Ora si ricomincia……………..si rifarà tutto all’Italiana? Non so…………fatto stà che la Regione inizialmente ha mandato mesi fa una lettera ai comuni nei quali sostanzialmente gli diceva “è competenza solo vostra”………..solo dopo la protesta dei comuni si è delineato il quadro descritto nell’articolo………………..
Intanto si parla di “restringere la zona perimetrata”. Non essendo stata fatta alcuna Bonifica, salvo piccole porzioni, praticamente si è aspettato che la natura facesse da se, cioè che gli inquinanti si dissolvessero nell’ambiente abbassando la concentrazione media e ritornando sotto soglia di legge in un punto, ma chiaramente espandendosi ovunque……….bella tecnica di bonifica………della serie “Natura, vedi tè, fai tu”…………
Io non ho inquinato il territorio in questione visto che quelle sostanze non le ho mai utilizzate.Credo però di sapere che tutte le fabbriche chimiche di vernici, scarpe in poliuretano ecc., alcune delle quali presenti ancora oggi in quell’area dovrebbero saperne qualcosa. Pertanto penso che prima di usare soldi del bilancio regionale a scapito di tutti i cittadini, si dovrebbe capire chi erano i proprietari di quelle fabbriche e rivalersi sui patrimoni accumulati anche inquinando. Non mi va di pagare danni fatti da altri!
Domanda semplice.
Ma far pagare il tutto a chi ha inquinato?
Bisogna sempre scaricare sugli enti pubblici, che prima avrebbero dovuto vigilare e non lo hanno fatto, poi devono risanare! Con i soldi di chi? Dei cittadini ovviamente.
Notizia di qualche tempo fa. Paradosso. Chi si è reso responsabile di questo scempio, parlo ovviamente di una fabbrica della zona, è stata premiata per il suo attuale impegno nella difesa dell’ambiente. Cornuti e mazziati!
Buona giornata a tutti.
@ alegnoni e Francesco Zirilli
Tutto ciò da voi affermato corrisponde al vero. Le cause di allora (anni 90) per il penale si sono concluse, mi sembra con patteggiamenti, non so se anche condanne. Per il civile c’era stata una condanna in primo grado ad un risarcimento in solido per 2 milioni di euro totali nel 2009. Nel frattempo dagli anni ’90 ad oggi alcune aziende sono fallite, altre in fase di concordato, altre hanno chiuso. Dovrebbe essere di questi periodi la sentenza di secondo grado(non so se sia stata emessa o rinviata), cioè l’appello alle sentenze civili del 2009. Lascia perplessi la scelta dell’amministrazione di Centro-Sinistra di Civitanova Marche, che con due delibere di giunta, la 102,103 del 22-03-2013 (andate a controllare e vedrete che è così) ha deliberato la transazione con due ditte implicate nella vicenda dopo che il primo grado era vinto. La provincia era favorevole alla transazione ed il comune di Civitanova Marche anche, l’unico che non voleva transare almeno fino a due mesi fa, secondo me giustamente, era il sindaco di Montecosaro. Poi non so come è finita……………