Gli agenti del Corpo Forestale di Matelica, a seguito di una segnalazione, hanno scoperto e denunciato alle autorità sanitarie competenti una discarica abusiva di cinghiali morti nel fiume Esino, nei pressi di località Incrocca, al confine tra i Comuni di Matelica e Cerreto d’Esi.
«Le carcasse degli animali – si legge in un comunicato firmato da Danilo Baldini, delegato regionale della Lac – erano contenute alcune in sacchi di plastica, mentre altre si trovavano direttamente immerse nel corso d’acqua, con le membra scarnificate dai pesci e dagli altri animali selvatici. Secondo le prime ipotesi degli inquirenti, si tratterebbe di cinghiali abbattuti dai bracconieri a seguito di battute di caccia clandestine, i quali, una volta resisi conto che gli animali erano affetti dalla tubercolosi, hanno pensato bene di disfarsene gettandoli nel fiume Esino, invece di bruciarli o sotterrarli come da prassi. Gli ambienti venatori, infatti, sono al corrente da tempo come nella popolazione marchigiana dei cinghiali, specie nelle zone del San Vicino e del fabrianese, si sia notevolmente diffusa la tubercolosi e che gli animali selvatici stanno poi contagiando con questa temibile malattia anche il bestiame al pascolo sulle stesse montagne. I cittadini sono stati però tenuti finora volutamente all’oscuro di questa grave situazione, sia per evitare probabili restrizioni alla pratica della caccia al cinghiale, ma anche per prevenire un prevedibile crollo dei consumi di carne da parte dei consumatori.
Sappiamo per certo, però, che nei mesi scorsi sono state effettuate, fuori stagione, delle battute di caccia al cinghiale sotto controllo sanitario, che hanno evidenziato come i capi abbattuti fossero tutti affetti da tubercolosi. Come pure si hanno notizie di abbattimenti di capi di bestiame nella zona del San Vicino, probabilmente contagiati dalla stessa malattia che, lo ricordiamo, può essere trasmessa anche all’uomo, in seguito al consumo di carne infetta. Il rischio di contagio per l’uomo è infatti molto alto, anche perché, come dimostra il caso della discarica nel fiume Esino, grazie proprio al bracconaggio, nelle Marche esiste un florido commercio clandestino di carne di cinghiale, venduta poi illegalmente a ristoranti specializzati in cacciagione, che ovviamente non viene sottoposta ad alcun tipo di controllo sanitario. Per questi gravi motivi, la LAC chiede ufficialmente all’assessore regionale alla caccia Paola Giorgi la sospensione della caccia al cinghiale in tutte le Marche, perlomeno per questa imminente stagione 2013 – 14. Si richiede inoltre un monitoraggio a tappeto sullo stato di salute di tutta la popolazione marchigiana del cinghiale, per verificare la diffusione della tubercolosi, ed approntare poi le decisioni da prendere, sia per tutelare la salute dei cittadini, che il lavoro degli allevatori di bestiame, infinitamente più importanti di un patetico e obsoleto passatempo, appannaggio di sempre meno fanatici nostalgici».
Sulla questione interviene anche Simone Gatto, consigliere del Wwf: «Un comportamento illegale, senza alcun senso civico e pericoloso per la salute pubblica».
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ma poveri 🙁
ma sussiste un rischio per l’ inquinamento dell’ acqua visto che l’ acquedotto Gorgovivo si rifornisce dall’ Esino?
I cinghiali abbattuti REGOLARMENTE durante la stagione venatoria sono, per obbligo di legge, visitati da veterinari competenti i quali devono certificare la loro salute prima di essere consumati a tavola.Il problema di fondo dell’articolo e’ evidenziare la differenza tra il BRACCONAGGIO e la pratica lecita e controllata della caccia durante la stagione venatoria, quindi non vedo il senso di CHIUDERE la caccia ad un animale che probabilmente avra’ un focolaio infetto nelle aree citate dall’articolo, ma che teoricamente e’ sano nel resto della regione.Ricordo a tutti i lettori i problemi che questo animale quotidianamente crea all’agricoltura per il suo sovrannumero.Il cinghiale va gestito e controllato con cura, e va abbattuto per evitare la proliferazione eccessiva che la specie sta avendo ! Se viene chiusa la caccia per un anno non oso immaginare la sua proliferazione che danni irreparabili potrebbe portare al mondo agricolo !
La LAC ha perso un’altra ottima occasione per tacere..
@ Zigozago… la LAC non ha perso una buona occasione per tacere, ha fatto benissimo a segnalare questo problema, soprattutto per la trasmissibilità della malattia. Quantomeno chi andrà al ristorante a mangiare cinghiale avrà almeno l’accortezza di chiederne la provenienza dato che, come tutti sanno, sono numerosissimi i ristoratori che di trafugo acquistano cinghiale dai bracconieri… oppure il “laccetto” per cinghiali non si usa più in alta montagna???? avresti preferito il silenzio????? poi è ovvio che non si può fare di tutta l’ebra un fascio piochè da quando la provincia innestò un cinghiale ibridato con il maiale, la sua proliferazione è stata fuori controllo e quindi, inevitabilmente, sono necessari abbattimenti controllati… e sottolineo CONTROLLATI.
Sbagliatissimo l’approccio che hanno per risolvere il problema, la sospensione non farebbe altro che aumentarne la portata.
La lotta allora smercio clandestino di selvaggina va fatta a prescindere, la LAC cavalca la cosa per interesse “personale”.
E’ in queste situazioni che la figura del cacciatore puo’ fare la differenza con il suo intervento, sia di monitoraggio che con gli abbattimenti e analisi relative.
Leggo anche che i cittadini sono stati volutamente tenuti allo scuro…ecco fossi un cittadino…in primis non acquisterei carne di cinghiale per un bel po’ poiche’ sospetto ed anche fortemente visto che mi e’ stata nascosta la cosa! hasta.
Nota della Regione Marche:
“La Regione sta monitorando attentamente la questione della tubercolosi dei cinghiali (e bovina) in quanto potenzialmente trasmissibile all’uomo attraverso l’ingestione di carne e dannosa per l’economia regionale. Il vero punto di debolezza del sistema è stato individuato nel bracconaggio: infatti, sono i bracconieri a fornire carne non controllata ai consumatori e ai ristoratori (che rischiano di essere altre vittime di questa situazione) con il rischio di infettare gli utenti.
Invece, la caccia di selezione è sicura in quanto le squadre sono munite di veterinario che certifica le carni. Su iniziativa dell’assessore alla Caccia, Paola Giorgi, che sta lavorando in equipe con i colleghi Mezzolani (Sanità) e Malaspina (Agricoltura), verranno immediatamente convocate le associazioni venatorie, gli ATC, le squadre per la caccia di selezione al cinghiale, le associazioni di categoria, le forze dell’ordine, i servizi veterinari, per concordare un’azione di rafforzamento dei controlli delle carni, di bonifica della malattia e di isolamento e punizione dei bracconieri che commettono un grave reato contrabbandando carne potenzialmente infetta”.
Lo chef consiglia pappardelle de cinghiale e spezzatino alla paurosa. Hanno buttato quelli buoni, quelli malati ce li semo magnati. Tutti quelli abbattuti de “trafugo” chi li controlla?
Ammettiamolo: esiste una lobby che favorisce la caccia al cinghiale. Da un lato chiedendo ulteriori concessioni per la caccia cosiddetta legale, dall’altra nascondendo o ignorando la realtà: la caccia viene spesso praticata abusivamente. Ci sono zone suppèlimonti che rischi una schioppettata se ci vai. Diceva Abatantuono: errore di caccia.
Cosa non si fa per appendere a stagionare un paio di salcicce in più.
A corollario di quanto poc’anzi scritto: nella zona delle frazioni alte di Serravalle/Colfiorito si narra di una leggenda di api cross (quelle 50cc) dotate da arpione e guidate, nelle gelide notti invernali, da giovanissimi cacciatori.
Cavalieri che a posto del destriero hanno il ciclomotore a tre ruote e a posto delle bisacce il rimorchio. Arpionato l’ungulato, che viene braccato lungo i viotti, lo si carica sul rimorchio. Non prima di averlo, con una maestria norcina, evirato. A casa si fa in fretta a trasformarlo in succulente salcicce e, a quel punto, prova tu a trovare la soluzione all’equazione: n salcicce = m cinghiali. Basta che ne hai i documenti per un paio cacciati e macellati legalmente…
Ma cosa aspettavano ad avvertire i cittadini….. in che mondo viviamo???
Se i cinghiali risultano affetti da tubercolosi bovina, hanno contratto la malattia sulle aree dove hanno pascolato o stazzato bovini infetti. In questo caso, per contrastare il contagio, invece di fermare la caccia ai cinghiali, è utile abbatterne il più possibile. Ciò, ovviamente, con prelievi selettivi controllati, con analisi sulle carcasse e smaltimento delle stesse nei modi previsti dalle norme sanitarie in materia. Questo farebbe diminuire le possibilità che altri animali possano contrarre la malattia, salvaguardando anche la salute degli umani.
Sospendere la caccia la Cinghiale significa aumentare il contagio di malattia, aumentare ancor di più i danni agli agricoltori, aumentare gli incidenti stradali !!!!! Secondo chi scrive, il problema deve essere risolto con l’aumento delle battute di caccia alla selezione (abbattere queste bestie in modo esaustivo!) e nel caso risultino infetti fare una bella buca e sotterrare il tutto !!!!! ma siccome ci sono interessi economici la vedo dura ….considerando che siamo in Italia ……….
Il problema vero è che non si vuole fare una seria repressione al bracconaggio da un lato ed abolire la caccia in toto salvo quella di selezione dall’altro: non fa comodo alle associazioni venatorie ed ai loro iscritti seguire i piani di abbattimento selettivi predisposti dalla Provincia ed essere accompagnati e guidati per questo dalla Polizia Provinciale e sappiamo tutti il perchè.
Sulla carta sono tutti d’accordo, poi ognuno fa come crede. Tanto siamo in Italia e se ti beccano, basta trovare il politico compiacente e tutto viene messo a tacere …e parlo (purtroppo) con cognizione di causa!
Vogliamo scommettere che se la fauna selvatica non fosse più bene dello stato ma fosse data in gestione alle associazioni venatorie con annessi e connessi oneri da pagare a coltivatori diretti per i danni alle colture e automobilisti che subiscono incidenti stradali anche mortali, tutto sto proliferare non ci sarebbe più??
….se non è solamente una montatura fatta dalla LAC in prossimita dell’apertura della caccia, confermo quello già detto da Mauro Angelo Blanchi basterebbe controllare in zone o area limitrofe se altri animali hanno contratto la malattia poi eventualmente procedere con l’abbattimento degli animali infetti.
Lotta serrata e spietata al bracconaggio e controlli continui a trattorie e ristoranti.
Gli abbattimenti selettivi sono una barzelletta di questo paese dei pulcinella.
Altre nazioni (stavolta eccettuando gli yankee che per questo sono peggio di noi) fanno un monitoraggio con biologi e naturalisti e non con associazioni venatorie.
Esistono moltissimi strumenti per tenere sotto controllo popolazioni di animali allo stato brado, che comprendono visori termici, transponder gps, sistemi rfid, e altre diavolerie tecnologiche.
Il controllo delle popolazioni in paesi normali si fa ricorrendo alla castrazione.
Posso sforzarmi con tutta la buona volontà, ma (per giunta conoscendoli bene) non riesco a capire come si arrivi a voler affidare la gestione di una risorsa faunistica ai cacciatori.