di Marco Ricci
Da domani (lunedì) pomeriggio cominciano le quattro giornate del bilancio. Quattro sedute del Consiglio Comunale di Macerata in cui si andrà ad approvare il bilancio preventivo dell’esercizio 2003. Un atto fondamentale per l’amministrazione che avrà come principale indirizzo politico l’attenzione alla crisi economica, con maggiori destinazione di fondi ai servizi sociali nonostante una diminuzione di entrate derivanti da trasferimenti statali poco inferiore al milione di euro. Una scelta di fondo – quella di porre al centro del bilancio la crisi economica – su cui la maggioranza come abbiamo già riportato sembra essere piuttosto coesa, nonostante i distinguo di fondo (leggi qui).
Un clima che si prospetta più sereno per l’amministrazione Carancini dopo le intemperanze renziane di primavera, seppure alcuni nodi peseranno e non poco sulla discussione. In primo luogo la Tares, con tutte le sue incertezze attuali per via di una normativa ancora in divenire e per il nodo Imu. Per l’imposta sugli immobili – grazie ai continui annunci, ripensamenti e auspici del legislatore nazionale – siamo ancora alla confusione normativa più completa, tanto che il governo ha concesso ai Comuni la possibilità di far slittare a settembre l’approvazione del bilancio. Una possibilità che l’assessore Blunno ha però deciso di scartare, preferendo discutere i conti prima dei bagni estivi e riservandosi eventualmente in seguito di apporre eventuali correttivi.
Sul fronte delle entrate, come ci ha spiegato due settimane fa sempre Marco Blunno (vedi intervista), non ci saranno aumenti dell’Irpef. Anche per l’Imu non si aspettano variazioni rispetto all’anno passato, ma sui cittadini e sopratutto sulle attività commerciali andrà a pesare la Tares, la nuova tassazione che va a sostituire la Tarsu in materia di rifiuti. In questo caso gli aumenti saranno infatti mediamente tra il quindici e il venti per cento, sebbene spalmati in maniera non uniforme sulle famiglie e sulle imprese. La logica di fondo della Tares – oltre a coprire interamente i costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti più quelli di altri servizi – è quella di far pagare in misura proporzionale alla quantità di rifiuti prodotti. E nella logica del “chi più inquina più paga”, particolarmente colpiti saranno i ristoratori con aumenti che potranno essere vicini al 100%. E sebbene l’Amministrazione sia intenzionata a porre correttivi in particolare per le fasce sociali più deboli (leggi qui), i margini di manovra sono molto limitati per via degli stretti vincoli posti dall’amministrazione centrale.
Se complessivamente servizi sociali, cultura e sport la faranno da padrona, i fondi destinati alle opere pubbliche appaiono piuttosto contenuti anche se in questo momento storico le strade non sono forse la vera emergenza che tocca le famiglie. Una scelta in ogni caso che – oltre ai malumori dei Comunisti Italiani – ha già prodotto le prime reazioni dell’opposizione, con il Pdl che non ha risparmiato parole durissime nei confronti della maggioranza arrivando a definire il bilancio come “un bilancio del nulla” (leggi articolo). Seppure alcune delle critiche avanzate appaiano strumentali e facili da rispedire al mittente altre, quali il costo dei ricorsi contro il Cosmari e la cifra di oltre quattrocentomila euro spesi per l’emergenza neve nonché l’irrisolta questione della vendita della Smea al Cosmari, sembrano cogliere nel segno. Oltre al nodo piscine di cui si ritornerà per l’ennesimo anno a parlare senza che i maceratesi si siano ancora tuffati nelle vasche di Fontescodella.
Si prospetta quindi un bilancio preventivo senza grossi fuochi di artificio ma che ha almeno il merito – rispetto agli anni passati – di prendere di petto l’emergenza sociale e di fare delle scelte politiche precise. Ci si augura almeno che questo indirizzo non soffra di troppe contraddizioni e che le spese inutili – che sarebbero davvero fuori luogo di questi tempi – non trovino troppi spazi tra una voce e l’altra. I maceratesi, in questo anno difficile, non lo sopporterebbero.
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