Qui la crisi morde il doppio

ECONOMIA IN PICCHIATA NELLE MARCHE - Presentato oggi ad Ancona lo studio economico di Banca d'Italia. La disoccupazione giovanile impenna al 16% . Crollo dell'edilizia, il credito in difficoltà. Negli ultimi 5 anni la nostra regione ha perso il doppio del Pil rispetto alla media italiana

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Produzione_industrialedi Marco Ricci

L’isola felice che non c’è più e i luoghi comuni che si stanno sciogliendo come neve al sole. Questo verrebbe da commentare dopo aver sfogliato il nuovo rapporto della Banca d’Italia sull’economia marchigiana illustrato oggi in Ancona alla presenza del Vice Direttore di Bankitalia Fabio Panetta. Un rapporto che conferma la durezza della crisi economia e sociale in atto nella nostra Regione e che non lascia intravedere eccessivi margini di miglioramento nell’immediato futuro. “Tra il 2007 e il 2012 il calo del prodotto [nelle Marche] ha superato quello registrato a livello nazionale” – ha spiegato il Vice Direttore di Banca d’Italia nel suo intervento – “Vi hanno concorso da un lato la diffusa presenza di imprese subfornitrici di piccola dimensione insediate in sistemi del lavoro di tipo distrettuale; dall’altro una specializzazione orientata alla produzione di beni per la casa. A fronte di un inasprimento della concorrenza internazionale, le aziende di questi comparti hanno subito un forte calo delle vendite all’estero; sul mercato interno hanno risentito del ridimensionamento della spesa per beni durevoli.”

Se il PIL nel 2012 è sceso del -2,5% ed è in ulteriore cale nei primi mesi del 2013 in media con il resto del paese, negli ultimi cinque anni però il Prodotto Interno Lordo delle Marche è crollato di circa il doppio rispetto a quanto avvenuto in Italia. Anche la produzione industriale, dopo la spaventosa caduta avvenuta tra il 2008 e il 2009, è in ulteriore ridimensionamento anche nel 2013. Questo per una molteplicità di fattori primi tra i quali la diminuzione della domanda interna e il ruolo più marginale del sistema Italia e del sistema Marche nel complesso di crescita delle esportazioni globali. Un lento aumento delle esportazioni che non è stato in grado di sopperire alla drastica riduzione dei consumi interni, due trend divergenti a somma negativa che si manterranno tali anche nel 2013. Particolarmente colpite le industrie dei beni per la casa che dal 2009 al 2011 hanno visto diminuire le loro quote di esportazione  di circa il 40%. Anche le industrie della moda, ad eccezione dei grandi marchi che riescono ancora bene a reggere il mercato, hanno duramente segnato il passo. Nelle esportazioni volano invece la meccanica con un +11% e il settore farmaceutico.

compravendite

Gravissima, come nel resto del paese, la crisi dell’edilizia. Dal 2006 sono più che dimezzate le transazioni e solo nel 2012 le compravendite sono franate del 30% rispetto al 2011. Nonostante questo i costi degli affitti hanno però mostrato solo una leggera flessione, provocando un drammatico effetto secondario. Nel contesto della crisi  e delle nuove povertà infatti i soggetti colpiti sono spesso coloro che non possiedono un immobile di proprietà. Così gli elevati canoni di affitto hanno portato ad un notevole aumento delle procedure di sfratto. Nel periodo 2008-2011 si sono contati nelle Marche circa 1250 sfratti l’anno, un valore mediamente superiore del 60% rispetto al quadriennio precedente.

disoccupazione

Nel 2012, inoltre, il trend è ancora in crescita di un ulteriore +10%, dati drammatici che seppur ancora strutturalmente inferiori rispetto a quelli del resto del paese si stanno pericolosamente avvicinando alla media italiana.

Anche il tasso di disoccupazione nelle Marche ha continuato a salire e alla fine del 2012 ha sostanzialmente eguagliato il dato italiano raggiungendo il 9,1%, più del doppio rispetto al 2007 e superando la media nazionali per i lavoratori maschi. Prima della crisi, ricordiamolo, il dato marchigiano era inferiore di un circa 3% al tasso di disoccupazione italiana, un fattore positivo dunque che è amdato perduto.  Drammatica in particolare la situazione per i giovani. Nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni la disoccupazione ha raggiunto la vetta del 16,7%. Il rapporto di Banca d’Italia rileva inoltre che – a differenza di quanto osservato nel resto del paese, dove le condizioni lavorative si sono deteriorate soprattutto per i lavoratori con bassi livelli di istruzione – in regione il peggioramento è risultato diffuso indipendentemente dal titolo di studio posseduto.
sfratti
In crescita le sofferenze bancarie, dove è più che raddoppiata la quota dei prestiti alle imprese al momento deteriorati: sono il 9,9% rispetto al 4,5% dell’anno passato. In drastico calo i prestiti alle imprese (2,2%), un dato che raggiunge il valore di un meno 3,6% nel caso delle ditte di minore dimensione. Un andamento che rivela non solo la difficoltà e la cautela degli Istituti Bancari ma anche una richiesta contenuta di accesso al credito e dunque di una  scarsissima propensione al rischio a cui si aggiunge la scarsa capacità delle imprese nel presentare piani di ristrutturazioni credibili ed efficaci. Una congiuntura quindi davvero preoccupante che se da una parte pone le Marche nel mezzo del tunnel dall’altra non rivela neppure una possibile via d’uscita. Ricordiamo a questo proposito gli strutturali bassissimi investimenti in ricerca e sviluppo nella nostra Regione, investimenti che nel 2009 erano solo lo 0,7% del Pil. Ovvero la metà della già esigua percentuale italiana rispetto alla media europea.

 

Prestiti bancari
In estrema sintesi l’impressione che si ha leggendo il rapporto sull’economia marchigiana di Banca d’Italia è quella di un’economia partita da condizioni in alcuni casi migliori rispetto al resto del Paese ma che è andata gradatamente perdendo quei vantaggi accumulati e i suoi punti di merito. Le Marche sembrano al contrario aver prestato il fianco in termini di produzione e di occupazione anche per via delle proprie criticità strutturali: scarsissimi investimenti in tecnologia e formazione, diffusa quantità di terzisti nonché di imprese piccole e piccolissime. Un’economia regionale dunque che – al pari del resto del paese e per utilizzare le parole del Vice Direttore di Banca d’Italia – “ha assommato alla crisi economica globale i ritardi con cui il sistema produttivo si sta adattando ai cambiamenti intervenuti nell’ultimo quarto di secolo.”

Il rapporto completo sull’economia marchigiana

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