Luca Eleuteri, il socio di Casaleggio
“Da Macerata a Milano per un sogno”

INTERVISTA ESCLUSIVA - Maceratese, 42 anni, nel 2004 ha fondato la Casaleggio Associati insieme ad altre tre persone. Un anno dopo l'incontro con Grillo. "Abbiamo investito nel Movimento 5 Stelle come progetto sociale per i nostri figli"
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Luca Eleuteri

Luca Eleuteri

 

di Erika Mariniello

Luca Eleuteri, classe 1971, nato a Sarnano, a 36 chilometri da Macerata, come dice lui: “dove comincia la marca sporca”. Nel 1991 si trasferisce a Milano iscrivendosi ad Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano, quando, come ci tiene a precisare: “erano gli anni in cui il binomio laurea – lavoro aveva ancora una certa credibilità”. Oggi lavora alla Casaleggio Associati srl, dove è uno dei soci fondatori.

– Com’è nata questa avventura?

Ad eccezione di una parentesi di quattro anni post-laurea, tra militare come ufficiale e un’esperienza di lavoro in Poltrona Frau, il lavoro e gli affetti, dalle Marche mi hanno riportato nella città meneghina. Nel 2000 andai a Milano per un colloquio, la posizione era di assistente all’amministratore delegato di un importante gruppo informatico italiano, Webegg. Il mio responsabile sarebbe stato colui con cui divenni, nei 13 anni successivi, amico e socio, Gianroberto Casaleggio. Nel 2003 un cambio di azionariato portò ad un avvicendamento manageriale, alcuni dirigenti uscirono da Webegg, tre di questi eravamo io, allora nella Direzione Operativa, Mario Bucchich, Dir.Comunicazione e Gianroberto, l’AD.

Nel gennaio 2004 nella cucina di casa mia si riunì, dopo aver siglato l’atto costitutivo, una società fatta di quattro persone (ai tre si aggiungeva Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto): Casaleggio Associati srl. Da allora son passati 13 anni di passione, difficoltà, idee, progetti, opportunità perse e prese, molti momenti difficili, ma anche soddisfazioni. Il nome e i numeri di questa società oggi son pubblici e direi facilmente reperibili in Rete, non voglio tediarvi.

L’avventura ironicamente è nata “per cessazione del lavoro precedente” ma in realtà, dopo Webegg, a cui avevamo dato anima e corpo (oltre al tempo), specie Gianroberto, ciascuno di noi voleva costruire qualcosa di suo. Lavorare per noi stessi, imprendere. Oggi direi che quella fu una scelta vincente e per quel che mi riguarda, pur passando notti insonni a pensare a conti, fidi, clienti, futuro questa avventura mi ha regalato cose  preziosissime: libertà, professionalità e istinto di sopravvivenza. Qualità la cui importanza, con l’aria che tira nel mondo del lavoro dieci anni dopo, brillano più che mai…

Luca Eleuteri e Gianroberto Casaleggio

Luca Eleuteri e Gianroberto Casaleggio alla Casaleggio Associati srl

 

– Raccontaci qualcosa di più sull’incontro con Gianroberto Casaleggio…

Durante il colloquio parlava poco, parole pesate, le mie risposte asciutte. Notai che dai suoi discorsi mancavano gli avverbi, mi spiegò poi che sono interlocuzioni inutili. Mi ricordo la prima email che scrissi dalla mia scrivania. Mi vien da sorridere ma fu una delle più belle lezioni di vita ricevute dopo tanti anni di studi… Gianroberto uscì dal suo ufficio, entrò nel mio e disse “nella tua email c’è un errore, è importante che tu non ne faccia, sono i dettagli che contano”. Voltò le spalle e rientrò nel suo. Non ho più inviato una mail (o un sms) senza aver riletto tre volte il testo.

 

– Qual è il tuo ruolo nella Casaleggio Associati? Di che ti occupi esattamente?

Sono socio fondatore, mi occupo di content, modelli di business, comunicazione attraverso la Rete. Ho preferenze per i settori dell’editoria e dell’informazione on-line. La produzione di contenuti multimediali e la loro veicolazione in Rete mi affascinano. Un lavoro divertente direi, ogni giorno il risultato di quello che fai è sotto i tuoi occhi.

 

– Da piccolo che cosa sognavi di fare?

Non ho mai avuto “il lavoro a cui aspirare”, l’ho sempre ritenuta una proiezione degli adulti, dei genitori. Da piccolo io sognavo di rimanere piccolo perché il mondo in cui vivevo mi piaceva tantissimo e capivo che gli adulti avevano un sacco di problemi. Non mi sbagliavo.

Casaleggio Associati srl

Casaleggio Associati srl

 

– Quando avete fondato la società pensavate di raggiungere questo successo? E, come l’avete ottenuto?

Ma figurati, quando cominciammo il contesto per aprire una società era già talmente complesso che non riuscivo ad immaginare come sarebbe finita nei successivi tre mesi. Tra tasse, notai, commercialisti, contratti, CUD, lasciamo stare la parte “non amministrativa”, il business. Per trovare chi firmasse un contratto da mille euro dovevi arrivare dall’amministratore delegato, e se ci arrivavi e gli parlavi di Rete ti rispediva dal responsabile dei Sistemi Informativi. Ah che ridere.

 

 

– La collaborazione con Beppe Grillo quando e com’è iniziata?

Correva l’anno 2005, Beppe si incontrò con Gianroberto, ma questo lo trovate scritto anche sui muri. Quello che nessuno sa, o meglio che nessuno scrive, è che queste due persone (Beppe e Gianroberto), più di altri, han dato ogni giorno degli ultimi otto anni di vita per cambiare il Paese. Weekend compresi”.

 

– Fai un lavoro sicuramente interessante e allo stesso tempo complesso. Come riesci a conciliare gli impegni di lavoro con quelli della tua vita privata?

Appena ho un minuto libero lo passo con mia moglie e i miei tre figli. Poi se ne ho un po’ di più estendo a nonni e amici e quando posso torno nella mia terra, Macerata. Il problema è oltre che fisico anche mentale. Quando fai impresa la tua testa non stacca mai, è come se filtrassi la realtà con quello che fai nel lavoro. Questo riduce non tanto la quantità del tempo che dedichi agli altri ma la tua attenzione a loro.

 

– Come vedi il Movimento 5 Stelle?

Come un progetto sociale per i miei figli. Non mi piace questa Italia, non mi piace il qualunquismo che vedo in giro. Oggi ai miei figli insegnano a scuola la raccolta differenziata, i danni prodotti dall’inquinamento, dalle sigarette e molto altro ancora. Mi riprendono in continuazione quando butto un sacchetto nell’organico. Con le loro reazioni mi mostrano un mondo che io non vedo più, che l’età ha uniformato, ingrigito. Se non ci sbrighiamo a cambiare molte cose anche i loro occhi prima o poi si spegneranno, come i miei. Come i vostri. Parlo di senso civico, di valori umani, di Stato. Valori che finiscono nel tritacarne della frase fatta “il mondo è sempre andato così”.

 

– Che ne pensi della rielezione di Napolitano Presidente della Repubblica?

Una domanda che esula dalle precedenti, la mia risposta vale come quella di un cittadino qualsiasi. Ero d’accordo con lui quando diceva: ‘L’ho già detto tante volte. Non credo che sarebbe onesto dire state tranquilli io posso fare il capo dello Stato fino a 95 anni. Sia perché sono convinto che i padri costituenti concepirono il ruolo del presidente della Repubblica sulla misura dei sette anni, infatti non è un caso che nessun presidente della Repubblica abbia fatto un secondo mandato, e sia perché ci sono fattori di età e limitazioni dal punto di vista funzionale crescenti (1 marzo 2013).” Giorgio Napolitano

Poi ha cambiato idea. Io no.

 

luca eleuteri m5s– In questo periodo di grande incertezza tra la gente si avverte la necessità di un radicale cambiamento. Che cosa avrebbe bisogno il nostro Paese per cambiare davvero, secondo te?

Anche qui parlo da cittadino, lo preciso: molti dicono che per cambiare l’Italia bisogna “rifondare la classe politica e mandare a casa quella attuale”. Sono stato sempre convinto che sono l’atteggiamento e la cultura degli italiani che vanno rifondati, altro che la Casta. La politica è solo espressione del popolo che la chiama a rappresentarlo. Questo obiettivo è molto più difficile e lungo da raggiungere perché significa agire sull’intero sistema e non solo su chi lo rappresenta.

Ecco, vorrei, arrivando in un aeroporto in Italia al ritorno da una meta europea, non avere più quell’impressione di essere ripiombato in un posto profondamente peggiore di quello dov’ero. E’ una sensazione che hanno in molti che viaggiano al rientro in Italia.

 

Il Giardinetto, in vicolo Monachesi

Il Giardinetto, in vicolo Monachesi

– Torniamo a parlare di Macerata e delle Marche. Andando a vivere a Milano che cosa hai trovato, cosa ti sei portato delle zone in cui sei nato? Che cosa, invece, hai preferito lasciare?  Quando torni che cosa ti piace rivedere e che cosa vorresti trovare cambiato?

E’ come se la mia vita fosse “spezzata” in due. A Milano ho trovato l’amore della mia vita, mia moglie, da cui ho avuto tre figli bellissimi, ho trovato il lavoro, la casa, gli amici. Ho trovato la strada della vita che mi ha condotto dove sono. A Milano devo moltissimo. Oggi però penserei all’estero, avessi 25 anni ed una laurea. Anche senza laurea…

A Macerata ho lasciato il cuore e la mia famiglia. I marchigiani son stanziali, quando li incontri in altre città si accende subito una luce che gli fa brillare gli occhi, ti informi, chiedi perchè mai “son finiti lì, o là”, come a dire “perché sei stato costretto ad abbandonare la tua terra”. E loro ti rispondono rispolverando un po’ di inflessione dialettale che non voglion perdere. Ognuno sogna di tornarci.

Le tre quattro volte l’anno che rivedo Macerata faccio il giro delle “settechiese” diciamo noi per rivedere i posti a me più cari, il Pozzo, i Giardini Diaz, l’aperitivo da Pierino, la vasca al Corso, le Cimarelle, gli amici migliori. Una volta ho stampato un articolo di Cronachemaceratesi in cui venivano citati i posti “cult” della mia adolescenza, c’era perfino “il Giardinetto”. Son tornato da Milano solo per visitarli tutti, ho impiegato 3 giorni, alcuni purtroppo non erano più come allora, altri proprio non c’erano più. Mi son maledetto, avevo sconsacrato una parte dei miei ricordi..

Mi chiedi cosa io vorrei veder cambiare di Macerata? Nulla. Vorrei che tutto rimanesse immobile per rivivere ogni volta i miei ricordi così come li porto dentro.

 

– Con la tua professione vivi a stretto contatto con le nuove tecnologie e la Rete, nel tuo lavoro è alla base di tutto. Che giudizio dai ai new media, secondo te come hanno cambiato la società?

Oggi si fa un gran “parlare” di Rete e di new media. Tutti gli “old media”, per seguire la tua etichettatura, hanno capito che devono andare in Rete ma non sanno come. Vedono la terra (la pubblicità in riduzione) franare sotto i loro piedi ed improvvisano l’assalto al web. Un assalto scomposto, probabilmente con vecchie strutture organizzative, e quindi in rosso ma con la loro pagina Facebook. Hanno rimandato la comprensione del fenomeno Rete etichettandolo come marginale. Ma un’ azienda per rinnovarsi deve investire anche dove non ci sono ritorni immediati, un marginale ma ad alto potenziale, si chiama Ricerca.

Non hanno trasformato il loro business quando le cose andavano bene ed avevano le risorse per farlo, ora arrancano. Nel 2007-2010 si faceva un gran parlare di blog, ce ne erano a migliaia, oggi fatte poche eccezioni son svaniti nel nulla. Sarà così anche per la ressa di “new media” di oggi, figuriamoci gli “old” che tentano di replicare un modello in decadenza anche per l’on-line.

Ha molte più chance di essere sul mercato una realtà come Cronachemaceratesi.it, cresciuta con i cromosomi del web e struttura adeguata, che non una testata stampata su carta. Basti pensare che le notizie che leggi nel secondo hanno almeno 12 ore di ritardo. Un’idiozia.

– Progetti per il futuro? Speranze? Desideri?

In un gioco di parole un po’ stile supercazzola del Mascetti direi che “il mio progetto più importante è fare in modo che i miei figli abbiano un progetto”. Sembra una presa per i fondelli ma non lo è. I miei genitori son arrivati ad essere nonni felici, han realizzato un loro progetto la cui chiave di volta era la felicità dei loro figli. Senza questa chiave ogni loro progetto sarebbe valso zero. Così è per me, vorrei vedere felici i miei figli. Non è poco per chi ne ha e può capire che tutte le ansie di un genitore sono a loro rivolte in questo decennio privo di prospettive. Dobbiamo tornare a sognare.



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