Estenuati, spanti, sframicati, abbrutiti, incarogniti, gli italiani plaudono con rinnovato entusiasmo ad ogni chiusura di campagna elettorale, almeno con lo stesso zelo benaugurante col quale stappano lo spumante a capodanno dopo il conto alla rovescia, o attendono – i più credenti… – che ritornino a suonare le campane annuncianti la Pasqua, al termine del triduo funebre che inizia alle tre del pomeriggio del venerdì santo. Caro amatissimo popolo di cui facciamo parte, la mezzanotte che sancisce la fine delle battaglie dialettiche degne della migliore anfibologia appare all’orizzonte come un balsamo prezioso: ben consci che non cambierà nulla. E sarà già un bene, perché può sempre andare peggio…
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Come quando da ragazzi alcuni di noi – in genere i più smargiassi e afflitti da ansia da prestazione – spacciavano per vere conquiste andate a segno nei riguardi delle più carine della città (che solo dieci o più anni dopo si scoprivano frutto di fantasie ad alta propulsività ma scarsissima adesione al reale…), in questa tornata elettorale abbiamo assistito anche alla vicenda dei falsi curricula: solo che stavolta non abbiamo dovuto aspettare dieci anni per scoprire la verità, anzi; il grado di piccineria della cosa ci ha spiazzati, se possibile, una volta di più. Che poi è un segno di scarsa brillantezza, ben sapendo come oggi più titoli si hanno e meno cose si sanno! È come nei libri: dove il coccodrillo abbonda e il panegirico curriculare si allarga, è facilmente intuibile che contenga ben poco di realmente succoso. Oggigiorno specialmente, con tutti questi master, dottorati, accademie, corsi di qua e corsi di là, specializzazioni etc., la mia diffidenza si fa inversamente proporzionale alla lunghezza dei titoli.
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Ma a che pro uno si prende la briga di farsi del male, di autopunirsi inventandosi titoli che non ha (o comunque gonfiando il proprio personaggio pubblico)? Che causa può esservi, dietro, oltre quella di un’insoddisfazione profonda dell’io, quali che ne siano le cause remote? Quale dramma esistenziale, oltre la smania di un ruolo di rilievo all’interno del consesso sociale? Che soddisfazione può provenire dall’essere costretto a darsi culto, spostando con pervicace necessità l’attenzione dalle proprie macchie, autoprodotte e occultate, mediante l’individuazione di un sempre nuovo capro espiatorio su cui distogliere le attenzioni altrui da sé stessi? Quale meccanismo perverso se non quello di essersi dimenticati la grazia di essere amati come si è, e addirittura essere perdonati quando si è sbagliato? E in questo rigido moralismo sempre più esigente, quale piccola grande tragedia se non quella di non essere capaci di ridere e tanto meno di ridersi addosso?
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L’ironia è una spada. Se tuttavia si affila nell’umorismo, può avere (anzi: ce l’ha proprio!) un grande valore costruttivo. E semplificativo. La verità, infatti, è semplice. Ma non ha mai ucciso nessuno. Perché se cresce nell’umorismo, nella bonarietà, anche se stigmatizza in fondo ama. È laddove manca la capacità umana di sapersi fallaci (e con essa la splendida condizione di potere – proprio per questo – essere solidali), che si insinua l’insopportabilità della propria condizione e l’anelito – a ben guardare, di più sinistre memorie… – alla perfezione e all’indiscutibilità del proprio agire: praticamente, corrisponde alla pretesa di volersi perfetti (una razza pura?) per poter scagliare strali e fulmini in ogni dove intorno a noi. Ma senza nessuna ironia, senza nessuna bonarietà, senza nessun umorismo. Senza nessuna libertà. Il che non significa approvare le malefatte: significa, al contrario, poterle guardare davvero chiamandole per nome. Ma ovunque si annidino. E non solo dall’altra parte!
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Un mondo concepito così non è destinato a pacificarsi, anzi: corre esasperato verso la propria dissoluzione. Sembra un caleidoscopio: le pietruzze che si riassemblano ogni volta in posizione differente paiono sulle prime un eccellente capolavoro dietro l’altro; poi, dopo un po’, il gioco stufa; non conduce da nessuna parte. Mette anzi un po’ di agitazione, di inquietudine: si avverte il bisogno delle solide semplicità delle cose vere. La vista si riprende dallo choc delle bizzarrie dei colori e gustiamo l’aria leggera che ci sfiora, le luci autentiche dell’atmosfera. Ci sentiamo meglio.
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Non so dire (né pensare) come andranno le elezioni, chi vincerà e chi perderà. Sarebbe bellissimo se potesse vincere il popolo italiano. Ma forse chiedo troppo.
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Se il Movimento 5 Stelle avesse un bel successo, vedresti di quale ironia sarebbero capaci i Monti, i Fini, i Casini, i Bersani, i Berlusconi e così via…
In compenso faremmo ridere (di noi) il resto del mondo.
Vedo che ancora non è chiaro di cosa ridono gli altri paesi di noi….Pochi giorni fà ho incontrato per lavoro delle persone di oltre confine, naturale parlare di elezioni in italia…mi sono ampiamente vergognato nel sentirmi dire ….Voi italiani vi lamentate ogni giorno della vostra schifosa classe politica…dite che sono incapaci, ladri, massoni e altro, però vi mettete sempre in fila alle elezioni per votare sempre gli stessi, allora non vi lamentate perchè vi meritate quello che avete, basta che il politico vi promette posti di lavoro, benefici, privilegi e dimenticate subito il malaffare della persona..questo da noi si chiama mafia…Quindi..silenzio poichè chi ancora protegge questa classe politica è parte della schifezza che non fà ridere ma nausea l’aria..io preferisco far ridere che essere trattato da fogna…se poi uno vuole essere fogna si accomodi pure, ma non obblighi gli altri ad esserlo…in qualsiasi maniera ritengo che la SECONDA REPUBBLICA sia il popolo ad eliminarla…Italiani riprendiamoci la nostra dignità…fuori i cialtroni
Già, fuori i cialtroni, ma non avanti un altro.
Per di più visionario e allucinato.
Una volta si diceva che ogni popolo ha i governanti che si merita. Ovviamente, non tutto il popolo si merita questa classe politica; ma parimenti è anche vero che le creste sulle tasse sono una malattia molto popolare, in Italia. E questo a tutti i livelli: dagli scontrini nei bar alle fatture mediche, dalle assunzioni in nero allo “sconto” sulle ore di straordinario, per non dire poi degli artigiani (idraulici, falegnami, elettricisti, etc.) e più in generale della maggior parte dei liberi professionisti. Parlo cioè di tutti quelli che non sono stati acciaccati dagli ultimi governi in quanto non hanno un reddito fisso. Potreste credere davvero che, nel segreto dell’urna, questi votino chi propugna con tutte le proprie forze l’equità fiscale e la giustizia? In Italia ci sono industriali e imprenditori che dichiarano un reddito annuo inferiore a quello dei miei ragazzi extracomunitari: è possibile?
Caro Davoli, penso che queste elezioni siano un test probante sull’intelligenza degli italiani.
Dico proprio sull’intelligenza, non sulla loro (nostra) onestà o senso morale o civico .
Perché pensare che da una crisi economica e politica come quella che stiamo attraversando si possa uscire senza combattere l’evasione fiscale, la corruzione e l’ingiustizia sociale è semplicemente da stupidi illusi.
Credo che noi italiani ci siamo sempre sentiti assai più migliori di quello che eravamo in realtà…..
Certo i politici, quasi tutti, fanno piuttosto schifo (e sicuramente fanno più schifo di 20 anni fa).
Ma i cittadini?
Il popolo?
Gli elettori?
Noi popolo, nel nostro insieme (nessuno escluso), siamo molto migliori di chi ci governa?
Purtroppo non credo….
Per decenni c’è stato un patto non scritto tra il Pubblico & il Privato.
Il Pubblico ha, per decenni, assunto anche e soprattutto quando non era necessario ed ha regalto migliaia di pensioni (assunzioni non necessarie e pensioni facili utilizzate come ammortizzatore sociale, quello che oggi viene riproposto come reddito da cittadinanza o da sopravvivenza) e, d’altro canto, il Privato evitava accuratamente di dichiarare tutto quello che guadagnava, dimenticando di fare fattrure, scontri, ricevute.
Ovvio che il Pubblico avrebbe potuto essere più attento al “vizietto” del Privato ma del resto, il Privato, non metteva bocca sulle migliaia e migliaia e migliaia di inutuili assunzioni e non diceva nulla sulle migliaia di troppe facili pensioni erogate:
era un “sistema” che, per decenni, è andato bene (o più o meno bene) alla stragrande maggioranza degli italioti.
Poi il giocattolo si è rotto ma l’italiota (che si crede -e si è sempre creduto- più furbo dei suoi governanti) ha contuinuato a vivere come se tutto andasse sempre liscio votando, anche e soprattutto, per chi ha continuato imperterrito, per 20 anni, a raccontare b@lle (ad inizio crisi, oltre che minimizzare, ci è stato ripetuto che tutto andava bene, che i ristoranti erano pieni e che gli aerei volavano sempre al completo e che quindi la crisi non era crisi)
Ora che la crisi morde sui ginocchi e salta alla gola e la classe media (che si era andata espandendosi molto tra gli anni ’80 e gli anni ’90) si è scoperta molto più povera……
……E più incazz@ta: diventa difficile (dopo che per anni si è vissuto mangiando nei bei ristoranti, facendo gli spendidi, vivnedo al di la dei propri mezzi, ecc.) doversi riabituare a fare cena a casa -con gli avanzi- per mancanza di money.
Quale era il refrain nei film di Herry Potter???
Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile.
E scegliere la strada giusta significa sapere, fin dall’inizio, che sarà una strada in salita per molti anni, con molte rinuncie e molte sofferenze.
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…. Purtroppo ho timore che il popolo italiota sceglerà, come ha sempre fatto, la strada più facile
Gli stessi commenti si fanno a ogni elezione negli ultimi 50 anni, cambiano le facce e i nomi, ma i commenti sono sempre quelli. Nessuno fa riferimento al vero problema e cioè: la legge elettorale. La legge elettorale proporzionale ha combinato lo sfascio in cui viviamo e in cui abbiamo sempre vissuto negli ultimi 50 anni. Instabilità politica (governi che duravano 6 mesi), incapacità dei politici, illegittimità degli eletti (ma non votati). Allora il problema è un altro, il problema è come si eleggono i nostri rappresentanti. Su questo tutti tacciono e guardano dall’altra parte sfoderando paroloni e tirando fuori bandieroni. Insultando a destra, a sinistra, centro, sopra, sotto, davanti, dietro. Glorificando il messia di turno gridando a squarciagola questo si che li farà neri, questo si che sarà diverso, coì cambieranno le cose e altre stupidaggini. Se si vuole cambiare la politica e guadagnare credibilità internazionale, se si vuole che siedano in Parlamento persone elette e non piazzate, persone scelte per le loro idee e non per le ideologia. Se si vogliono governi stabili e democratici che siano in grado di fare le riforme che questo meraviglioso paese ha bisogno, occorre introdurre il SISTEMA MAGGIORITARIO UNINOMINALE A TURNO UNICO come nei paesi anglosassoni. Un BIPARTITISMO in cui non ci sono inciuci o accordi presi alle spalle degli elettori. Chi non vuole questo sistema è per mantenere tutto come è, perchè magari gli conviene così. No insulti o santoni, sì riforma elettorale maggoritaria.
Cosa dici Davoli che non c’e niente da ridere!Questi politici finora ci hanno fatto piangere!!!Io rido e poi come se come spero vanno tutti licenziati dagli elettori questi politici corrotti e corruttori,vadano in malora per la gioia di tutto un popolo…………..
Cercheremo di sbrogliare questa terribile matassa? Il sacrificio sarebbe molto utile!