Prosegue il dibattito sull’abolizione delle province. Tante le voci che continuano a levarsi e diversi i punti di vista dalle varie sponde politiche.
Per Giuseppe Cicconi, capogruppo della Lega Nord a Tolentino, «la mobilitazione per le province non è mediocrità». «Vorrei esprimere qualche considerazione in merito al sostegno verso Macerata, rispondendo al dirigente del PD Morgoni (leggi l’articolo). Innanzitutto, la difesa della nostra provincia non è una questione di campanilismo o un voler anteporre un interesse privato al bene comune, il quale viene sempre prima di tutto. La prospettata superprovincia delle Marche meridionali, con capoluogo ad Ascoli, costituirebbe un enorme disagio per i cittadini maceratesi (qualche anno fa fu istituita la provincia di Fermo perché Ascoli risultava fuori mano per i fermani, figurarsi per i cittadini residenti ancora più lontano). La provincia di Macerata esiste da 150 anni e racchiude una forte identità socio-economica, fatta di eccellenze artigianali, gestione oculata delle risorse, qualità di servizi offerti e ottima gestione del territorio. Si consideri poi come l’accorpamento potrebbe creare un reale problema economico. Infatti, su Ascoli e Fermo pende un risarcimento di circa 10 milioni di euro al commissario liquidatore dell’impresa Rozzi per gli espropri della superstrada Ascoli-Mare. Chi pagherà questi soldi? I solerti cittadini maceratesi? Speriamo proprio di no, altrimenti vorrebbe dire premiare chi spende male. In definitiva, ritengo la lotta contro le province (almeno quelle grandi e storiche come la nostra), il più alto grado di populismo. Giovedì, in consiglio comunale a Tolentino, il gruppo Lega Nord voterà a favore di Macerata provincia, per sostenere il territorio e non cadere nella demagogia».
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Massimo Pizzichini, consigliere comunale Udc a Macerata, ricorda che «a 150 anni dall’unità d’Italia il numero delle province è più o meno raddoppiato. Altro aspetto da indagare, per avere un panorama più esaustivo, è la venuta a regime negli ultimi decenni delle Regioni e del Parlamento Europeo. Tutto questo è stato fatto in nome della democrazia. Però a conti fatti il costo della democrazia è arrivato a un livello tale da soggiogare gli Italiani, fermiamoci prima che sia troppo tardi.
Come Udc eravamo per l’abrogazione dell’articolo 133 della Costituzione, cioè per la cancellazione di tutte le province, ma c’è stata una notevole resistenza da parte dei partiti maggiori e ora ci troviamo a difendere la nostra realtà. Allo stato dell’arte con i criteri imposti dal governo in maniera lineare senza tener conto della storia, del tessuto sociale ed economico e non da ultimo del dissesto dei conti della provincia di Ascoli, è quanto meno legittimo difendere, senza se e senza ma, il nostro territorio, la nostra cultura, la nostra tradizione e anche la nostra buona Amministrazione Pubblica.
Pur in piena globalizzazione, in cui le tradizioni, i valori, le identità e le pratiche di vita locale vengono ogni giorno messe in discussione se non addirittura navigate verso la dissoluzione, il ritorno o la difesa di una cultura locale è sacrosanta. E’ dalla cultura locale che nasce la voglia di far conoscere ad altre comunità la propria identità i propri valori .Il locale pone al centro della sua filosofia, l’individuo, la persona umana e il gruppo di appartenenza.
Esempi di realtà locale impostesi a livello nazionale e internazionale ce ne sono: il distretto della calzatura, nato dall’ingegno e dall’impegno di tanti maceratesi che sono riusciti ad affermarsi per la buona qualità del prodotto e che sono il vanto della nostra provincia, lo Sferisterio “luogo del bel canto “che i maceratesi hanno adottato ed ogni anno partecipano attivamente ed economicamente alla riuscita della stagione lirica e richiama ogni anno appassionati melomani provenienti dal resto dell’Italia e dall’Europa, le due università di Macerata e Camerino con una storia ultracentenaria che ben poche province possono vantare. Non è persa la speranza di veder riconosciuta la nostra identità, il prossimo appuntamento decisivo sarà il Consiglio regionale che dovrà proporre l’assetto definitivo delle province della regione Marche. Dovremo far sentire tutto il nostro peso politico (se c’è).
I lobbisti in questo periodo sono stati molto attivi in Parlamento e sono riusciti, secondo il Corriere della Sera, a far rimanere in vita le province di Terni, Isernia e Matera, facendo inserire all’ultimo momento la norma che una Regione deve avere almeno due province. Noi, che chiedevamo la deroga del 10% di uno dei due pilastri per rimanere in vita, chissà se potremmo chiedere l’intervento del “ sottobraccista” (lobbista) per far passare l’eccezione in Regione ?
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«Un partito politico ha il diritto e il dovere di difendere e tutelare, in tutte le sedi, le istituzioni del territorio in cui esso opera. Soprattutto quando ne è messa in discussione addirittura la stessa esistenza»: così esordisce in una nota Fabrizio Cambriani della direzione provinciale del PD. «Pur rispettando le voci in dissenso di quanti non condividono questa posizione, va evidenziato e sottolineato che la direzione provinciale dello stesso PD si è così espressa all’unanimità nell’ultima seduta, urgentemente convocata, a seguito della ventilata soppressione della provincia di Macerata. Chi parla di stato confusionale della politica dovrebbe spiegare come sarebbe invece possibile ed economicamente vantaggioso, distribuire servizi decenti alla popolazione, attraverso sei impervie vallate, di oltre settecentomila abitanti. Comprendo però che in questa fase di anti politica – prosegue la nota – sia più facile e redditizio assumere posizioni in linea con la demagogia ed il populismo montante, piuttosto che governare con risposte efficaci ed efficienti le difficoltà e complessità che quotidianamente si presentano. Ridurre la questione della sopravvivenza della Provincia di Macerata a mera e squallida difesa di campanile significa non considerare le gravi implicazioni sociali e soprattutto economiche che ne risulterebbero in tutto il territorio. Ciò, tuttavia, non significa preservare ad oltranza l’esistente. Il PD, viceversa, deve farsi promotore di iniziative volte a realizzare un cambiamento significativo degli enti locali quali l’unione dei comuni o la fusione di più regioni, incidendo così nei maggiori centri di spesa. Di questo dobbiamo essere pronti a discutere, sin da subito, prima che qualcun altro, dall’alto, lo faccia per decreto. Quanto all’operato dell’on. Cavallaro sarebbe bene che qualcuno assumesse maggiori informazioni. Pur votando la fiducia al governo – così come deciso dall’intero gruppo del PD – l’on. Cavallaro, con il suo ordine del giorno (peraltro approvato), è riuscito a far sì che la partita sul riordino delle provincie non si chiudesse definitivamente. Il filo del dialogo con il governo è quindi ancora aperto. Chi ha qualche nozione rudimentale di politica, anche tra gli avversari, gliene ha dato atto poiché in casi eccezionali e delicati come questo, è buona consuetudine mettere da parte la divisioni e lavorare a testa bassa per salvare il salvabile.
Dispiace infatti – conclude amaramente Cambriani – vedere come le forze politiche di altre amministrazioni provinciali – tra l’altro sull’orlo del dissesto finanziario – combattano come un sol uomo a difesa delle proprie istituzioni, mentre qui, nel maceratese, non si perda occasione di polemizzare solo per il piacere di una sporadica comparsata sul giornale».
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Mi pare si possa dire che esiste una sostanziale convergenza di valutazioni.
E questo rafforza la mia convinzione che sia proprio necessario “chiudere” TUTTE le attuali province delle Marche.
Quindi, pur essendo un elettore e iscritto al PD mantengo la mia posizione e NON condivido affatto la posizione del mio partito anche se è stata presa in Direzione provinciale.
Quello che chiedo al PD non è un semplice pronunciamento su cosa fare rispetto alla legge di riordino già approvata. So benissimo che la norma appena varata non prevede il superamento di tutte le province ma solo un loro riassetto/riduzione. So pure che in tale prospettiva si possa comprendere la preoccupazione di un eventuale “accorpamento” con Ascoli.
Quando chiedo un atto di coraggio al mio partito ( PD) mi riferisco alla necessità quanto meno di aprire un dibattito, aprire una discussione, fare proposte, osare,”immaginare” una architettura istituzionale per le Marche che ascolti l'”aria che tira” e colga l’esigenza di semplificare e ridurre i centri di potere e i costi della politica.
Insomma, una riforma ( che è affidata alle Regioni e nelle Marche il PD è in maggioranza) che NON preveda la costituzione di 3 o 4 province, ma tenti di andare oltre: ad sempio prendendo a modello l’ASUR, anticipare una chiara direzione riformatrice fare UNA sola provincia a cui affidare tutte le deleghe attualmente gestite dalle province, prevedendo una ripartizione territoriale simile alle attuali delimitazioni provinciali.
La storiella delle difficoltà dei cittadini ad “interloquire” con l’Ente è debole: gli uffici erogatori e gestori dei servizi rimarrebbero collocati esattamente dove sono adesso. verrebbe meno soltanto la possibilità per il “cittadino” di andare a parlare con il “presidente”, l’ “assessore” o il “consigliere” di turno. Non sarebbe una grande perdita.
Posso anche aver detto una “corbelleria” giuridica ( mi aspetto “dotti” commenti sul tema) , ma nella mia ignoranza penso che l’ “escamotage” tecnico sia una questione del tutto marginale, mentre la questione politica è ilvero macigno duro a superare.
condivido quanto detto da saben. ogni espediente è buono pur di conservare la possibilità di occupare una poltroncina da qualche parte. mi meraviglia solo che ci siano persone che si fanno ancora imbambolare da questi professionisti del mangiare a uffa e a tradimento
Molto all’ingrosso: Le competenze delle provincie sono diverse da quelle della regione. La provincia si occupa di servizi pubblici locali. Fa camminare autobus, raccoglie immondizia, asfalta strade, ne cura la menuntenzione, spazza la neve d’inverno, ecc. Le competenze sono fissate dalla legge, per cui eventuali modifiche possono avvenire solo per legge. La cosa richiede un iter parlamentare lungo e complesso, ma è del tutto possibile. Poiché dobbiamo muoverci entro questa cornice, allo stato attuale ci sentiamo di dover difendere questa istituzione.Consapevoli pure di dare una percezione negativa nell’opinione pubblica. L’alternativa – ad oggi – sarebbe la maxi provincia di Ascoli. Comprendi bene che far camminare corriere, raccogliere immondizia, spazzare la neve in un territorio vastissimo e montagnoso, sarebbe proibitivo e antieconomico. Quale privato, ad esempio, lo farebbe dovendo assicurare un servizio efficiente?
Quanto ai costi degli amministratori (consiglio e giunta) siamo a meno di 360.000 euro l’anno. Lo 0,5% del bilancio. Quanto pensi chiederebbe un manager per fare tutto il lavoro che fa la provincia (alla quale di anno in anno, il governo taglia i fondi)? La differenza sta che tramite il consiglio o la giunta ( quindi la politica) vengono prese in considerazione le istanze dei vari territori e nulla è lasciato all’arbitrio di un singolo. Tieni anche conto che per quanto riguarda la spesa per amministratori e dirigenti, quella di Macerata è tra le più virtuose d’Italia. Basterebbe che l’ufficio stampa dell’ente pubblicasse un resoconto comparativo. Personalmente ho più volte sollecitato in questo senso i nostri assessori. Aspetto… Piuttosto ribadisco che dovremmo pensare ad accorpare le regioni ( ad esempio Marche ed Umbria). I centri maggiori di spesa sono nelle regioni. Sai quanto si risparmierebbe solo nella sanità… Così come è ora passata unire i piccoli comuni. E’ qui che, in tutta franchezza, vi è reticenza e lassismo (anche da parte del PD). E questo lo riconosco…
Forse il discorso dovrebbe essere diverso: provincia si–provincia no.
Una cosa è certa che se la provincia di Macerata deve rimanere al solo uso e consumo di chi occupa le poltrone
meglio eliminarla, non una ma cento velto.
Per quello che sta facendo per questo territorio, è meglio cento volte, toglierla, ed affidare i compiti ed i finan
ziamenti ai comuni.
Tanto una volta si deve pur iniziare a spazzare via questo esercito di parassiti, che ha razziato l’Italia intera,
dai politici ai burocrati, agli evasori, c’è assoluto bisogno di un repulisiti generale.
Cioè una “””””MERKEL”””””” per ogni comune, e le cose andranno a posto.
R Fabrizio: si sente lontano un miglio che lei è parte in causa, quindi ognuno tira l’acqua al suo mulino.
Ma ciò che la provincia fa, può essere demandato ai comuni, insieme con le risorse e con i risparmi che si
avrebbero eliminando le province. Ma non solo Macerata bensi tuttte in Italia. L’ufficio stampa che lei
menziona è la dimostrazione di come si spendono “””””le tasse”””””” di chi le paga.
Cioè, facciamo – per esempio – asfaltare la 361 ai comuni di Gagliole, Pioraco o Fiuminata? Tra qualche giorno verranno gli acquazzoni e franeranno strade ovunque (mi auguro di no). Ci mandiamo i comuni (senza ruspe) a riaparare le strade?
Fabrizio, insisto nel dire che il PD deve dare un segnale di cambiamento radicale. Parlo di segnale “politico” ovviamente. Il problema non è “ammettere” la scarsa popolarità delle posizioni assunte, quasi a giustificare una sorta di “eroismo” per ragioni “superiori e magari lungimiranti”.
Questa linea di condotta se può andar bene a livello nazionale perchè esiste un problema enorme che rischia di portarci al fallimento ( e io condivido la posizione del PD) non può essere pedissequamente scimmiottata a livello regionale e locale a prescindere dalla realtà delle situazioni.
In questo modo si elude ancora una volta il problema di un partito che non riesce più ad essere innovativo ed autenticamente riformatore.
La questione è dunque meramente politica e sono anche convinto che proprio per la tragica situazione economico-sociale dell’Italia, se una spinta originale e riformatrice può emergere, esse debba proprio provenire dai territori.
Ho già detto che l’attuale legislazione prevede solo una “riduzione/assetto” delle attuali province. Ne sono consapevole e so anche che in tale contesto bisogna pure dire qualcosa rispetto alla possibilità che venga fatta una sola “provincia del Sud delle Marche”.
Tuttavia, da un partito come il PD ( il mio partito, lo ribadisco) mi aspetto una proposta più coraggiosa di quella un po’ semplicistica di “battagliare” contro Ascoli per scongiurare una nostra confluenza sotto la sua “cappella”.
Ho provato a fare un ragionamento “politico” e non di mera convenienza campanilistica e lo ribadisco:
in attesa che il Parlamento promulghi una Legge costituzionale per superare TUTTE le Province ( ma il PD farà e sosterrà questa proposta?), perchè non fare una proposta che colga almeno il “senso” del superamento di TUTTE le province?
Mi ripeto: è una corbelleria giuridica immaginare per le Marche una sola Provincia ( quindi rispettando l’attuale disposizione di legge nonché il vigente dettato costituzionale), dotandola di una organizzazione dipartimentale territoriale che ricalchi i confini delle attuali province e affidando ad essa la gestione di tutti i servizi che hai elencato attraverso gli uffici, le strutture ed il personale già preesistenti? Non sarebbe un “forte” segnale che rompe decisamente con l’attuale “palude” politica nella quale tutti i partiti sono infognati?
Eppure l’esempio dell’ASUR, benché Ente di diversa natura e diverso impatto economico direttamente gravante sulla Regione, dovrebbe essere illuminante.
Premesso che di questi tempi come sento le parole riformismo e innovazione, mi viene voglia di mettere mano alla pistola. Tanto sono diventate vuote, insignificanti e onnicomprensive… Il modello che tu dici è possibile con una riforma costituzionale. È anche interessante e andrebbe approfondito. Quali sono gliorganismi che decidono? I manager o i politici? Chi li nomina o li elegge? Quindi in quale maniera vengono prese le decisioni operative. Tuttavia ad oggi non si sta parlando di questo (mi auguro se ne possa parlare presto), ma della sopravvivenza della provincia di MC. A me non spaventa andare sotto Ascoli. Mi preoccupa molto di più l’impossibilità di servizi minimi. Convieni anche tu che sarebbe pressoché impossibile servire popolazione e territorio. Infine, ma questo è un mio parere, sevolessimo seriamente eliminare i doppioni, sarebbe più logico e coerente eliminare le regioni e non le provincie. Tra l’altro con due organismi legislativi (Parlamento e Regioni) si eviterebbero pure le lungaggini dei ricorsi alla Consulta. Allora se vogliamo essere riformisti per davvero e non per riempirci la bocca di parole vuote, ma che nell’immaginario collettivo fanno il loro effetto, dobbiamo dire le cose come stanno… Ripeto: invece di colpire i fondamentali degli enti locali vogliamo cominciare ad accorpare le regioni dimezzando così la spesa?? P.S. La cosa che mi fa sangue è che queste discussioni si fanno su di un blog e non in direzione…
Saben, anche a me l’idea di superare il campanalismo con l’istituzione di una provincia unica delle Marche era venuta in mente e, sempre imho, è fattibile. Ci sono i casi di Umbria, Molise e Basilicata che si ritroveranno in questa situazione. Ma poi, bisogna vedere che ne pensano Ancona e Pesaro. Se i politici avessero a cuore le sorti dei territori, i risparmi e l’invarianza ai servizi erogati (e non il potere) la strada sarebbe semplice. Basta che Macerata si voglia accorpare con Ancona. Con la provincia “centrale”, Fermo e Ascoli non possono rientrare nei parametri e sono costrette a seguire Macerata. Rimane Pesaro, che, a questo punto, non avrebbe motivo di rimane isolata. Questo comporterebbe qualche risparmio ma magari, con i dovuti decentramentri, invarianza di servizi. Ma… quanto “potere” si riduce ? Quanti politici sono disponibili a sostenere una tale ipotesi ?
Le Province vanno eliminate. Tutte.
Lasciare le Province significa invece moltiplicare i costi sulle spalle dei contribuenti, senza alcun beneficio per l’efficienza dell’amministrazione pubblica.
A fronte di tutto questo denaro sottratto a piene mani dalle tasche dei contribuenti, infatti, quali sono le competenze delle Province? In parole povere: nel panorama istituzionale contemporaneo le Province cosa ci stanno a fare?
Se si ponesse tale domanda al cittadino di media cultura si può facilmente supporre che non avremmo risposte soddisfacenti o, più semplicemente, non avremmo risposte. D’altra parte il (buon) senso comune percepisce da tempo l’inutilità di un ente di cui non si conosce praticamente nulla: si sfida il lettore, infatti, a ricordare il nome di un assessore qualunque appartenente alla giunta della Provincia in cui risiede.
Ebbene, dopo l’istituzione delle Regioni, i compiti delle Province sono stati ricavati attraverso una sapiente opera di “ritaglio” normativo e, di fatto, permangono in veri e propri “interstizi” spesso ignoti agli stessi giuristi. In via del tutto generale, si può ricordare che le principali funzioni attribuite alle province consistono nella gestione di molte strade locali, nell’amministrazione di parte dell’edilizia scolastica, in alcune minime attribuzioni in materia di lavoro, nonché nella generica (quanto fumosa) “promozione del territorio”.
Ora, se nessuno nega che esistano determinate esigenze di area vasta, e che queste non possano essere svolte esclusivamente dai Comuni, non si vede alcuna ragione di istituire un ente locale ad hoc proprio per attendere a tali esigenze.
Al contrario, le funzioni attualmente svolte dalle province potrebbero essere agevolmente compiute, in buona parte, dalle Regioni e, in altri casi, dai Comuni con il coordinamento e la supervisione delle Regioni. Più precisamente, si può immaginare che ogni Regione sviluppi un proprio quadro giuridico entro il quale i Comuni possano liberamente organizzarsi, anche tramite accordi di diritto pubblico, per la gestione di servizi e la soluzione di problemi locali: da un lato, ciò produrrebbe un approccio di politica pubblica finalmente “elastico”, plasmabile in funzione dei bisogni di ogni singola comunità locale; dall’altro lato, scomparirebbe un’intera categoria di politici di cui l’Italia farà tranquillamente a meno.
Non solo: l’abolizione dell’ente-Provincia non significherebbe il licenziamento degli impiegati provinciali, i quali verrebbero proficuamente ricollocati negli organigrammi regionali e comunali. Ciò permetterebbe, allo stesso tempo, che le professionalità acquisite in decenni di amministrazione provinciale non vengano dissipate e che Comuni e Regioni vengano immediatamente posti nelle condizioni migliori per attendere alle competenze attualmente svolte dalle Province.
Sembra di sentire l’obiezione a questa idea di riforma: è troppo complessa perché serve una legge costituzionale. È vero, ma la complessità non è una buona ragione per impedire una semplificazione istituzionale e un risparmio strutturale di cui l’Italia ha, ora più che mai, vitale bisogno.
Personalmente sono per dare più potere ai comuni e dunque abolire subito le province . Se invece si suddivide le marche in tre province essendo io di Recanati sarei favorevole ad andare con Ancona se ci fosse la possibilità.