di Alessandra Pierini
Torna a materializzarsi lo spettro della chiusura per gli Uffici postali maceratesi. Il rischio era già stato paventato nei mesi scorsi e aveva sollevato le proteste dei cittadini che a Sforzacosta sono persino scesi in piazza per manifestare il loro dissenso (leggi l’articolo). A far riemergere la questione è il report sugli uffici diseconomici, consegnato da Poste Italiane all’Autorità Garante delle Comunicazioni. Sono infatti ben 14 le sedi a rischio tagli inseriti nell’elenco delle strutture antieconomiche e per questo a rischio chiusura. Questo l’elenco Piediripa e Sforzacosta nel capoluogo Crispiero (Castelraimondo), Villa Moscosi (Cingoli ), Fiastra, Seppio (Pioraco), Montecassiano, Avenale (Cingoli), Mergnano (Camerino), Passo San Ginesio (San Ginesio), Pian di Pieca (San Ginesio), Polverina (Camerino), Villa Torre (Cingoli), Appennino (Pieve Torina). Molti sono frazioni, spesso molto distanti dai centri urbani, abitate da persone anziane che avrebbero serie difficoltà a raggiungere altrove il servizio postale.
Poste Italiane, da parte sua, ha precisato che l’elenco degli uffici postali diseconomici è solo un impegno con l’AgCom e non un piano di chiusure.
«Ogni anno- spiega l’azienda – in conformità alle disposizioni del Contratto di Programma, Poste Italiane deve inviare all’autorità di vigilanza (attualmente l’AgCom, in precedenza il Mse) un Report sugli uffici postali e sulle strutture di recapito che non garantiscono l’equilibrio economico. Il monitoraggio è espressamente previsto dal Contratto di Programma anche ai fini della sostenibilità del servizio universale e del sistema nel suo complesso.Viene quindi stilato un elenco degli uffici che non soddisfano i criteri di economicità, ma che non risponde a un piano di chiusure di uffici postali, materia che eventualmente andrebbe discussa preliminarmente con gli enti locali, il Mse e l’AgCom.La diffusione della rete è infatti rimasta invariata, con 14 mila uffici postali, grazie anche alla valorizzazione di molti uffici trasformati in autentici “centri servizi” dove ottenere servizi postali e finanziari ma anche certificati anagrafici, visure catastali, passaporti, servizi per la salute, pagamento dei ticket sanitari e permessi di soggiorno per cittadini»
In effetti è questa la prospettiva offerta da Massimo Sarni, amministratore delegato di Poste Italiane: «Non li vogliamo chiudere però sono sportelli effettivamente sotto i parametri di economicità, quindi per non tagliarli stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi, per esempio offrire al comune di occuparsi della cartografia digitale o aprire al cittadino una serie di servizi a pagamento, come il rilascio di certificati anagrafici o la possibilità di saldare il ticket sanitario.stranieri».
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Il sig. Sarni è un altro genio uscito dalla lampada di Aladino!
Per non chiudere gli sportelli vuole arraffare servizi cha verrebbero dati alla popolazione a pagamento da personale non qualificato e che le Amministrazioni che invece il personale con le competenze specifiche lo ha già da istituzionalmente gratuitamente. Accontentarsi di fare il proprio mestiere …. no, eh?
Tempo fa, quando mi recai in Irlanda, notai che nelle zone più remote, nei villaggi più piccoli, il servizio postale e altri servizi ad esso connessi, erano svolti all’interno di negozi simili ai nostri sali e tabacchi. Cioè tali servizi venivano appaltati, ad altre attività già esistenti sul posto. Cosi i cittadini avevano comunque i servizi, e l’ente garantiva la sua presenza anche là dove sarebbe stato non economico. Potrebbe essere una soluzione anche da noi ! ?
Ovviamente, il servizio postale “odierno” in Italia si è arricchito di molte prerogative, servizi bancari, finanziari, assicurativi, vendita di sim, libri per ricette, libri per bambini etc etc., quindi per fare qualcosa di simile ci vorrebbe molta formazione (ma a volte anche tra i dipendenti degli uffici postali non c’è tutta questa formazione proprio a causa delle “troppe” cose che PosteItaliane vuole fare). Sono comunque convinto che una soluzione simile, magari con servizi più ridotti, possa essere percorribile.
La soluzione è piuttosto semplice e comoda ed è fornita direttamente da Poste Italiane.
Necessita di un piccolo preambolo.
Nel 1980 Le poste italiane commissionarono dei veicoli su base fiat 242, blindati ed allestiti per essere un completo e funzionalissimo ufficio postale. L’uso di tali veicoli era considerato essenziale nelle situazioni di emergenza o calamità, in caso di inagibilità dell’ufficio postale fisso o nei casi in cui si verificasse la necessità di uno sposrtello postale ad hoc (fiere, eventi, esposizioni, annulli, etc..).
Questi veicoli sono stati via via dismessi per inutilizzo, gli ultimi che ricordo in funzione erano nei campi, in abruzzo, ai tempi del terremoto di S.Giuliano di puglia.
Ad averli ora, si direbbe…
Ebbene li abbiamo, degli splendidi Fiat Ducato attrezzati Boneschi che permettono l’apertura ed il perfetto funzionamento di un ufficio postale con due sportelli (di cui uno espressamente attrezzato per i disabili). L’esperienza, iniziata sperimentalmente nel 2005, è stata pomposamente illustrata nell’entrata in servizio nel 2011.
Elemento molto interessante è la finalità designata per l’utilizzo di tali Uffici Postali Mobili (UPM per le poste) che, aggiungendosi alle storiche illustrate, prevede l’utilizzo anche per le situazioni in cui l’ufficio “quando sia possibile un adeguamento dell’offerta in relazione alla riduzione della domanda” ovvero quando un ufficio fisso non sia più giustificabile.
Ne deriverebbe, quindi, una semplice soluzione creando, ad esempio, un ufficio mobile un giorno a settimana permettendo ad un semplice nucleo lavoro di coprire un ampia zona dove gli uffici fissi possano essere soppressi con soddisfazione di poste e dei comuni.
Dicevano che tra il possibile e l’impossibile, l’unica differenza stia nell’interesse a raggiungere il fine…
Ciò, tuttavia, è soltanto una mia opinione
Il loro monopolio non si tocca, invece la necessitá di svolgere un funzione sociale per le popolazioni più disagiate le Poste s.p.a. non sembrano proprio recepirlo. Ovvero vogliono la botte piena e la moglie ubriaca.
il signor Sarni guadagna di base 1.5 milioni di euro l’anno… chissà se lui è antieconomico come gli uffici che vuole dismettere? ma poi mi domando… ma che cavolo deve saper fare uno per guadagnare 1,5 milioni di euro l’anno??????e non è nemmeno uno dei più pagati, dato che ci sono manager che guadagnano 7 o 8 milioni di euro l’anno!
Questi super-pagati-manager-contabili-non-eletti-da-nessuno-incaricati-da-nani-e-ballerine, vogliono fare un pò di pulizia per disservizi costosi e burocrazia pelosa, oppure sono solo specchi per le allodole come hanno fatto da trent’anni in quà, “Spendi, spandi, effendi!”? Eppure dovrebbero sapere che in questi uffici dislocati in paesetti, quei pensionati che ne usufruiscono sono anche quelli che gli lasciano in deposito le loro seppur misere pensioni o i risparmi di una vita, razionalizzare va bene, aprire due giorni su cinque, potrebbe ancora andar bene, ma chiudere non sarebbe controproducente per le Poste Italiane? Privatizzano e razionalizzano i servizi ai cittadini che li pagano anche profumatamente e si guardano bene dal razionalizzare super stipendi, super vitalizi, super pensioni, quando sarà che ci svegliamo? Fatti una domanda e datti una risposta, quando sarà (ma il popolino italiano non cambierà mai) sarà sempre troppo tardi.
IL SIGNOR MASSIMO SARNI NON VENGA A RACCONTARCI STORIELLE DEL BOSCO VIENNESE…
POSSIAMO CAPIRE CHE BISOGNA ELIMINARE GLI SPRECHI DELLA BUROCRAZIA, CHE SI DEBBANO ELIMINARE LE PROVINCE, CHE SI DOVREBBERO ELIMINARE TUTTI I POLITICI DI OGNI ORDINE E GRADO, LA MAFIA, GLI EVASORI FISCALI… MA LE POSTE SONO DI UN ALTRO ORDINE.
LE POSTE OPERANO IN UN REGIME DI MONOPOLIO – QUINDI, SENZA TIMORE CHE “ALTRE” POSTE POSSANO PRENDERE IL LORO POSTO – E VORREBBERO GUADAGNARE SEMPRE DI PIU’ SU DI UN SERVIZIO SOCIALMENTE UTILE AL PARI DELLA SANITA’, DELLA SCUOLA E DI ALTRE STRUTTURE CHE FANNO PARTE DELLA STRUTTURA SOCIALE.
ERO A SFORZACOSTA A TESTARE LA RABBIA DELLA GENTE DURANTE LA MANIFESTAZIONE DI ALCUNI MESI FA: C’ERANO CITTADINI ANZIANI, PENSIONATI, CASALINGHE DI SFORZACOSTA, DI CASETTE VERDINI E DI PASSO DEL BIDOLLO DI COLBUCCARO: QUESTO E’ IL BACINO D’UTENZA.
L’UFFICIO POSTALE DI PIEDIRIPA SERVE PIEDIRIPA, SAN CLAUDIO DI CORRIDONIA E LA ZONA INDUSTRIALE DI CORRIDONIA.
I DUE UFFICI POSTALI SONO STRATEGICAMENTE UTILISSIMI E NON DEVONO ESSERE CHIUSI.
PENSO PURE CHE TUTTI GLI ALTRI UFFICI POSTALI ELENCATI ABBIANO UNA LORO RAGIONE SOCIALE D’ESSERE.
OGGI, LE POSTE SONO UN MONOPOLIO PRIVATO E SE LA LORO POLITICA PORTA AD UN DISSERVIZIO SOCIALE NOI DOBBIAMO OPPORCI. FORSE, INSIEME AI POLITICI… CHE DOVREBBERO ADERIRE IN MASSA ALLE MANIFESTAZIONI CHE LA DECISIONE DELL POSTE PROVOCHERA’… CHE DOVREBBERO VOTARE ORDINI DEL GIORNO APPROPRIATI…
VOGLIOMO I POLITICI ALLA TESTA DELLA GENTE, MAGARI A PRENDERE LE RANDELLATE.
DOPO LA MANIFESTAZIONE DI SFORZACOSTA, DOVE HO VISTO PRESENTI – NELL’ORDINE IL CONSIGLIERE COMUNALE GUZZINI DEL PdL, IL CONSIGLIERE REGIONALE DEL PD SCIPIACHETTI ED INFINE IL SINDACO CARANCINI – SEMBRAVA CHE LE POSTE AVESSERO ACCANTONATO L’INSANO PROPOSITO DI CHIUDERE QUEGLI UFFICI.
INVECE, SONO TORNATE ALLA CARICA.
A QUESTO PUNTO, OCCORRE CHE LE POSTE CAPISCANO CHE CON I CITTADINI ESASPERATI NON SI SCHERZA. E SE VOGLIONO VEDERE LA GENTE MOBILITARSI E SCENDERE IN PIAZZA NELLE FORME DI LOTTA TRADIZIONALE – OSSIA CON BLOCCHI STRADALI AD OLTRANZA, OD ALTRE FORME DI LOTTA – SARANNO SERVITE. SPERO SOLO CHE I SINDACI, GLI AMMINISTRATORI E I CONSIGLIERI COMUNALI SIANO INSIEME AL POPOLO IN RIVOLTA.
COMINCIO A CREDERE OGNI GIORNO CHE PASSA CHE QUESTE ELIMINAZIONI DI STRUTTURE, QUESTI TAGLI DI PERSONALE, SIANO SOLO AUTENTICHE PROVOCAZIONE PER FARE SCATENARE LA GENTE SEMPRE PIU’ ESASPERATA E SENZA SPERANZA.
TUTTO VIENE ESALTATO CON LA VISIONE DELLA “LIBERALDEMOCRAZIA”… MA, QUI, AD ESSERE FREGATI SONO I SOLITI LAVORATORI, LA POVERA GENTE, I PICCOLI IMPRENDITORI E GLI ARTIGIANI, OSSIA QUELLI CHE NON CONTANO NULLA SE NON PER ESSERE CARNE DA CANNONE.
QUI, E’ IL FALLIMENTO DELLA “DEMOCRAZIA” E DI TUTTO CIO’ CHE AVEVAMO CONQUISTATO COL SUDORE E IL SANGUE.
DA TEMPO STO FACENDO INTERVISTE AI LAVORATORI ED AI PICCOLI IMPRENDITORI ROMENI, CHIEDENDO LORO SE IN ROMANIA E’ MEGLIO OGGI CON LA DEMOCRAZIA, OPPURE QUANDO C’ERA CEAUSESCU. TUTTI MI DICONO “ERA MEGLIO SOTTO CEAUSESCU”.
E MI SPIEGANO IL MOTIVO: NON SI POTEVA PARLARE, MA NON C’ERANO I POVERI E GLI SFRUTTATI CHE OGGI SONO DIVENTATI UNA MASSA.
QUI, IN ITALIA, POSSIAMO PARLARE, MA E’ COME SE ABBAIASSIMO ALLA LUNA.
SE NON SENTIRANNO IL FIATO DEL POPOLO ARRABBIATO SUL COLLO I POLITICI NON CAPIRANNO CHE PURE ESSI SONO ALLA FINE.
SAPETE QUALE E’ IL SEGRETO PERCHE’ QUESTA GENTE ABBANDONI L’ARROGANZA?
E’ CHE SE TROVASSERO QUALCUNO CHE LI ASPETTA SOTTO L’USCIO CI PENSEREBBERO CENTO VOLTE PRIMA DI VESSARE IL POPOLO.
……sarni! ma vaffa…!! Nell’elenco ci sono uffici postali che svolgono il doppio delle operazioni giornaliere rispetto agli uffici ubicati al centro dei paesi. Perche’non controllano? Tutta una presa per il….fondelli! Quale EQUILIBRIO ECONOMICO??