di Filippo Ciccarelli
E’ Gerardo Marcantoni il nuovo coordinatore provinciale di Italia Futura, formazione politica guidata da Luca Cordero di Montezemolo, prossima alla discesa nell’agone politico per le prossime consultazioni elettorali nazionali che si terranno nel 2013. Nelle Marche è alto il fermento in seno a Italia Futura, che prevede di strutturarsi su una direttrice formata da distretti locali, che comprendano tanto la fascia costiera quanto quella dell’entroterra. Marcantoni, avvocato, ha già avuto esperienza in politica: ex coordinatore di Forza Italia a Montecosaro, città dove risiede e dove svolge l’attività legale, è stato candidato nella lista civica “Io C’entro”.
Una formazione politica nuova si appresta a fare la sua comparsa in provincia, anche se le direttive sarebbero quelle di non cercare alleanze o apparentamenti, tanto a livello locale quanto a livello nazionale. E dalla scena potrebbe uscire lo stesso Montezemolo, per far posto ad un giovane più libero dai legami col mondo imprenditoriale dell’ex numero uno di Confindustria.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
ahahahhahahah…………..
Montezemolo, Marcantoni…ne sentivamo proprio il bisogno.
Ricordatevi però che siamo nella terra della Frau, proprio quell’azienda che quel tizio sta svendendo e slegando da questo territorio. I maceratesi non dimenticano.
Da Forza Italia a Italia Futura. La sostanza non cambia!
grosse novità non sapevamo come fare senza !
VOGLIAMO SCOMMETTERE ???????
se le cose andranno avanti si presenterà CLETO SAGRIPANTI, MARIA PAOLA MERLONI, FIORELLA TOMBOLINI, GIOVANNI FAGGIOLATI…..insomma la crema della Confindustria !!!!!
…….
mamma mia al fine non c’è mai peggio !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Considerato che Marcantoni è stato coordinatore di Forza Italia non credo che “Italia Futura” possa avere “UN ROSEO FUTURO”. Siamo stanchi di voltagabbana e personaggi riciclati.
“MAI COME oggi lo spazio politico, in Italia, è apparso tanto aperto. Almeno dai primi anni Novanta, quando la Prima Repubblica affondò. travolta dalla caduta del Muro di Berlino e da Tangentopoli. Così, mentre si consuma il declino di Berlusconi, molti soggetti politici premono alle porte, per fare il loro ingresso ufficiale sulla scena politica. Tra essi, Luca Cordero di Montezemolo. Una novità relativa, perché la sua “discesa in campo”, in effetti, era attesa e annunciata da tempo. Da 5-6 anni almeno. Montezemolo, da parte sua, non aveva mai negato. Anzi. D’altronde, erano in tanti ad attenderlo. Da (centro) destra a (centro) sinistra. Oltre che, ovviamente, al centro (senza parentesi). La questione, mai chiarita, era se sarebbe sceso in campo da solo, come leader, al servizio di un governo o di una coalizione. Oppure alla guida di una formazione. Ha sempre rinviato. Per prudenza o per tattica. O per entrambi i motivi. Ha valutato che i tempi non fossero maturi. Che il rischio fosse troppo elevato. Nel frattempo, ha promosso un’associazione, Italia Futura, attraverso cui ha espresso – e marcato – la propria presenza sulla scena politica nazionale.
Ora, però, la (lunga) attesa sembra finita. Berlusconi si è spostato ai margini del gioco. Per scelta e, prima ancora, per costrizione. A centro-destra, così, si è creato un vuoto simile a quello del 1992. Perché nessuno, nel Pdl, è in grado di rimpiazzare Berlusconi. Mentre a centro-sinistra il territorio è,
comunque, controllato dal Pd. E più in là non c’è spazio, per la sua offerta. Visto che, francamente, non ce lo vedo Montezemolo a contendere i voti a Vendola e Diliberto. Il centro, infine, resta uno spazio elettorale angusto. Peraltro, presidiato da leader politici – Casini e Fini su tutti – ben decisi a non cedere il comando a qualcun altro. Per quanto popolare, come Montezemolo. Il quale guarda, anzitutto, agli orfani del Pdl. Dispersi e sperduti, dopo il declino di Berlusconi. Ma anche ai “disorientati” di centro e agli insoddisfatti del Pd. Conta, dunque, sull’inadeguatezza di un sistema partitico imperniato su “imprenditori politici” incapaci di soddisfare la domanda del mercato elettorale. Come hanno dimostrato le recenti elezioni amministrative, segnate da alti tassi di astensione. Come, peraltro, segnalano, da tempo, i sondaggi, che rivelano l’esistenza di una quota di indecisi molto ampia. Pari a quasi metà degli elettori. Perlopiù, ma non solo, di centrodestra.
Tuttavia, ho l’impressione che l’annuncio di Montezemolo – peraltro non ancora ufficiale – arrivi comunque tardi. Non perché i concorrenti, nei settori del mercato elettorale a cui intende rivolgersi, siano più credibili di lui. Non è così, a mio avviso. Il problema è un altro. È finito il tempo dei “politici imprenditori”. E degli “imprenditori politici” come alternativa ai “politici di professione”. I quali sono, sicuramente, fuori gioco, in questa fase. Delegittimati dalla pessima immagine che hanno dato – e continuano a dare – di sé. Mai tanto impopolari fra gli elettori. Tuttavia, mi pare conclusa anche l’era degli imprenditori a capo dell’Azienda-Italia. Mito e modello di un Paese che aveva conquistato il benessere, ma anche un ruolo importante sui mercati internazionali. Berlusconi, prima e meglio di tutti, ha interpretato quella fase. Per quasi vent’anni. Il Signore dei media e dei sondaggi: si è rivolto agli italiani – molti, moltissimi – che sognavano di diventare come lui. Titolari di imprese, piccole e piccolissime. Oppure di partita Iva. Lavoratori autonomi e lavoratori tout-court. Ha attratto il consenso della gente “comune”, che si identificava in lui. Nelle virtù ma anche – forse soprattutto – nei suoi vizi. Guardati, comunque, con indulgenza. (Perché siamo tutti peccatori… ).
Quei tempi sono finiti. Non è solo una questione di stile. Ma di rappresentanza. Ho l’impressione, infatti, che l’imprenditore non costituisca più un modello sociale – praticabile e realista. Ma neppure un riferimento, com’era nel passato recente, in tempi di economia affluente. Perché il tempo della crescita e delle attese di crescita infinita è finito. La crisi ha azzerato ogni attesa. E chi le aveva alimentate e incarnate contro ogni evidenza. Fino all’ultimo. Il declino di Berlusconi si spiega anzitutto così. Prima e più ancora che per motivi politici (e) personali. Perché è finita l’era delle promesse e dei partiti personali, guidata dagli Imprenditori Politici. Questo è il tempo degli imprenditori im-politici. È l’epoca degli “esperti”. Dei governi tecnici e “senza passione”. Come Monti. Algido interprete dell’emergenza dettata dai Mercati. Ma è anche l’epoca dei “Tribuni”. Non in senso spregiativo, ma letterale (e storico): coloro che esercitano la rappresentanza delle domande – e delle insoddisfazioni – popolari. Che mobilitano le passioni “contro” i poteri politici ed economici. Come ha fatto Beppe Grillo. Il quale ha aggiunto, di proprio, una grande competenza nella comunicazione – nuova, ma anche tradizionale. Fra i primi ad andare nella Rete. Fra i più efficaci nel mobilitare le piazze e nel riempire i teatri. Grillo, infatti, non ha replicato la “forma partito” tradizionale. Ma neppure quella, recente, del “partito personale”. Ha, invece, “personalizzato” e messo in comunicazione gruppi, esperienze e leader locali, attivi sulla rete e sul territorio. (Certo, per lui le difficoltà cominciano ora. Ma, intanto, ha imposto un marchio e un modello.)
Certo, Montezemolo è un imprenditore atipico. Alla guida di un’azienda storica e innovativa, al tempo stesso, come la Ferrari. Di grande appeal. Per non parlare della sua ultima impresa: Italo. Il treno ad alta velocità che sfida il Monopolio dello Stato. Egli, tuttavia, mi pare legato all’epoca precedente, quando ha fatto il presidente di Confindustria. Al tempo di Berlusconi. Di cui è apparso – di fronte agli imprenditori, ma anche agli elettori – un’alternativa possibile e verosimile. Per stile e retroterra economico. Montezemolo. Poco Pop. Legato alla tradizione della grande impresa industriale torinese. L’Anti-Berlusconi. Venne spiazzato dallo showdown di Vicenza, al convegno del 18 marzo 2006, vigilia del voto. Quando Berlusconi tornò ad essere il Caimano. E si riprese la piazza. Contro Prodi. Ma anche contro chi, come Montezemolo, pensava di isolarlo dal “suo” popolo. Gli imprenditori.
Ecco: penso che Montezemolo fosse adatto a interpretare, al meglio, l’alter-berlusconismo al tempo del berlusconismo. Ma al tempo del post-berlusconismo: mi sembra fuori tempo.”
IVO DIAMANTI
ora sappiamo per chi non votare!
Ridicoli,avete rovinato l’Italia ed adesso cercate di riciclarvi con Italia Futura.Ma questa volta non ci casca più nessuno.Ridicoli
un altro fantoccio al servizio dei potenti…..
Incredibile! Italia Futura Marche mostra la sua verità: movimento di destra,legato a Berlusconi e alla destra sconfitta ed annientata in tutta la provincia.Un coordinatore che viene da “Forza Italia”: il massimo del nuovo.Il deputato del PD -Maria Paola Merloni-è di certo felice.Come siamo messi male!
Forza Italia Futura…
Per essere una nuova formazione politica non è male iniziare imponendo dall’alto un coordinatore ex PDL. I cittadini ci cascheranno?
Non facciamoci illusioni, questa gente campa sullo studio dei beoti, se ha deciso di scendere in campo (come fece qualcun’altro), è perchè c’è lo spazio vuoto (anche nei cervelli). Non dimentichiamo che abbiamo visto, proprio su questo giornale, la foto pubblicata del MYM dove c’era gente che aveva pagato per andare a vedere Corona e farsi fotografare! Il cammino è ancora molto lungo, i berluscones non si arrenderanno facilmente e poi questo ha pure tutti i capelli suoi.
Attenzione attenzione agli squali! Non bastano i danni fatti ad aziende storiche! Sta gente mi fa veramente schifo!