di Alessandra Pierini
Da anni, ciclicamente, si riapre a Macerata il dibattito su come rivitalizzare il centro storico. Le proposte sono sostanzialmente sempre le stesse, pedonalizzazione, iniziative che portino gente, parcheggi e così via, ma il centro resta desolatamente vuoto. Attraversare le strade di Macerata dopo le 21 corrisponde, salvo qualche rara eccezione, a non incontrare quasi nessuno. Molte sono state negli anni anche le ipotesi sui motivi della scarsa partecipazione dei maceratesi, specie i più giovani, difficili da coinvolgere. “Preferiscono stare in casa davanti alla televisione” sentenziano gli adulti. Poi arriva la “Festa dell’Europa” e le strade si riempiono e le piazze si affollano. Più volte si è parlato di un presunto snobismo dei maceratesi che cercherebbero la luna e quindi non si accontenterebbero di eventi non eccezionali. Senza nulla togliere all’impegno dell’associazione “Strade d’Europa” che con un investimento davvero minimo da parte del Comune di Macerata, con grande buona volontà e con dieci collaboratori riesce a mettere in piedi un’iniziativa che unisce la formula originale alla ben più difficile da ottenere condivisione da parte di tutti gli attori sociali coinvolti, non possiamo dire che la Festa dell’Europa sia un evento di una complessità estrema, nè dai contenuti profondi. Insomma si tratta di aperitivi, a tema, ben studiati, ma pur sempre aperitivi. Non stiamo parlando di trasformazioni galattiche, nè di spettacoli ultracostosi. E’ vero che food&beverage sono l’accoppiata vincente, capace di muovere il mondo ma stiamo parlando di cocktail e tartine che hanno tirato fuori la gente dalle case. Eppure la Festa dell’Europa riesce almeno in tre obiettivi che molti altri, di non minore competenza, hanno fallito: in primo luogo, fa uscire la gente di casa e riempie strade e le piazze, anche se il budget ridotto, quest’anno ha obbligato a ridurre le iniziative collaterali, secondo è l’unico evento che ci fa davvero sentire cittadini d’Europa o che almeno stimola ognuno di noi a conoscere i nostri vicini, per finire rende protagonisti baristi e ristoratori i quali, spesso coinvolti in un’ottica accessoria, in questo caso si mettono in gioco e anche se non c’è competizione, la loro ambizione culinaria emerge in creazioni alimentari piacevoli e talvolta sorprendenti.
Insomma, se davvero si vuole ripopolare il centro storico di Macerata, partiamo da queste quattro serate, analizziamone le caratteristiche, ascoltiamo quanti sono partiti dai comuni vicini, chiediamo cosa ha spinto tanti maceratesi a riappropriarsi dei locali, delle panchine e dei loggiati e cerchiamo di capire come, la stessa formula, fatta di tema da seguire, coinvolgimento di esercizi commerciali e condivisione di obiettivi, declinata in maniera differente e rivolta anche a target diversi può trasformare il centro perchè l’atmosfera della Festa dell’Europa possa durare tutto l’anno.
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Quello che a Macerata accade una volta all’anno è una cosa assolutamente normale e quasi quotidiana in molte altre città. Il modo per farlo durare è semplicemente quello di lasciare lavorare in pace chi possiede bar, ristoranti e discoteche senza tartassarli di controlli per il volume della musica o altre cavolate varie, senza spellarli per lo spazio con i tavolini all’aperto, senza gli abitanti del centro storico che si lamentano per qualsiasi cosa ecc.ecc.
parte del successo secondo me è l’ora di inizio. finalmente serate che cominciano alle sette di pomeriggio e durano finché se ne ha voglia. basta vedere locali deserti fino a mezzanotte… sprovincializziamoci un po’!
“Ce piace a magnà e beve, nun ce piace a lavorà”, recitava la canzone. Ecco un ottimo sistema per amare l’Europa: quella stessa Europa che, per mano della fortissima Germania, ci sta dando la spinta definitiva per scivolare verso la Grecia e l’Africa. W l’Italia, W l’Europa, W la BCE!
Quanto al centro storico, Alessandra Pierini ha ragione: l’evento ha strafunzionato (a riprova del fatto che basta davvero molto poco per rianimare la moribonda). Noi residenti, caro Ribechi, abbiamo ritrovato un po’ del nostro antico sorriso, quando Corso della Repubblica e le altre vie erano il salotto cittadino. Noi non ci lamentiamo della vita: ci lamentiamo della morte. Ci lamentiamo delle violenze notturne, dei danneggiamenti alle auto, degli schiamazzi gratuiti, dell’inciviltà. Soprattutto ci lamentiamo delle politiche contro la stanzialità, dovute agli affitti onerosissimi e spesso in nero che – a differenza delle attività commerciali – nessuno mai controlla e punisce. E chiaramente ci lamentiamo anche della progressiva diminuzione dei servizi. Della morte, come le dicevo: di quella ci lamentiamo. La vita non ci ha mai infastidito. Anzi, sappiamo benissimo che sarebbe la spinta migliore per far pulsare il cuore del nostro quartiere tutti i giorni dell’anno e non solo nelle feste comandate.
bellissima festa ed ennesima dimostrazione che basta poco per far vivere il nostro stupendo centro storico.quattro giorni di piacevole spensieratezza tra le vie e piazze piene di gente di tutte le eta’.
baristi,ristoratori e commercianti tutti belli contenti.come gli altri cittadini del resto.
aperitivi e cene ottime a prezzi ragionevoli.
c’e’ gia’ chi propone di farla tutto l’anno questa iniziativa.
personalmente mi basterebbe che si svolga almeno un fine settimana al mese(per il rischio di “assefuazione” intendo).
complimenti a chi ha organizzato il tutto,ed ogni anno che passa e’ sempre piu’ carina.
in futuro vedrei benissimo anche qualche gruppo musicale da strada.
concludo concordando parola per parola il commento del signor Davoli.