di Mauro Montali
“Il successo della filosofia pop è un bluff”. Così titolava ieri, “La Lettura”, l’inserto letterario domenicale del Corriere della Sera. L’articolo di Edoardo Camurri, giornalista-filosofo, tra gli altri obiettivi ne aveva uno specifico e principale: il festival di Popsophia di Civitanova Marche, il quale, secondo l’autore, non produrrebbe alcun sapere. Un bluff, per l’appunto. Però notiamo una prima contraddizione in termini: è un bluff un evento che ha un successo clamoroso e continuato nel tempo, al punto che altre città si sono fatte avanti per avere il marchio Popsophia?
Tuttavia l’attacco frontale del Corriere o quanto meno dal suo inserto c’è stato e bisogna prenderne atto. Dice Camurri: <La cittadina marchigiana viene invasa da una calca polifonica di filosofi e di personaggi ditirambici che dialogano tra loro sul concetto di contemporaneità. Si va da Remo Bodei a Platinette, da Umberto Galimberti ad Amedeo Goria, da Stefano Zecchi a Federico Moccia, da Quirino Principe a Vincenzo Mollica e via dicendo>.
Secondo Camurri, è la solita faccenda di mettere insieme l’alto e il basso, <se ancora fosse possibile capire cos’è l’alto e cos’è il basso e come distinguerli. Una volta tutto questo si faceva con stile (Roland Barthes) o per scherzo (la “Fenomenologia di Mike Bongiorno” di Umberto Eco), poi lo scherzo è stato preso sul serio e il rischio è ora morire di noia magari senza stile. La Pop-filosofia- dice ancora Camurri- volendo spiegare filosoficamente i fenomeni della cultura popolare (le serie televisive, la pornografia, i cartoni animati, il calcio, eccetera) finisce infatti con l’assomigliare a quelli che ti vogliono spiegare le barzellette>.
Insomma nomi notissimi < che si applicano solamente a fenomeni contingenti per incrementare il proprio stipendio e intrattenere le masse>. E ancora: <dalla cosmologia siamo passati alla cosmetica dell’attualità, dove non conta che i concetti siano lucidi ma ben lucidati>.
Il dibattito si riapre di nuovo. E vedremo chi, tra i nomi che contano nel mondo della cultura, vorrà rispondere a Camurri. Il quale, pur essendo laureato in filosofia teoretica con Gianni Vattimo, è più noto, per la verità, come intrattenitore radio che non come sublime pensatore. Infine c’è da sottolineare che Giulio Giorello, questo sì che è un vero filosofo (prezzolato anche lui?) l’estate scorsa, in una pubblicazione sempre di Rcs, sembrava molto divertito dall’esperienza di Popsophia. Insomma che quelli di via Solferino si mettano d’accordo una volta per tutte. Ma di una cosa siamo sicuri: il festival di Civitanova continuerà, con grande successo di pubblico, nonostante queste critiche feroci. Anzi, tutta pubblicità.
Del resto, la filosofia, secondo alcuni studiosi, si divide ormai in analitici (filosofi del linguaggio, della scienza e così via), scuola di origine anglosassone e continentali (trascendentali di stampo europeo) alla ricerca ancora dell’Essere. Entrambe avrebbero fallito. E forse ha ragione Emanuele Severino quando dice che non ci è rimasto altro che la “tecnica”.
E se così stanno le cose, viva Popsophia.
Sempre sull’inserto domenicale del Corriere c’era un lungo articolo di Pierluigi Battista su “La fine dell’illusione liberale”. A sinistra si riscopre l’intervento dello Stato, il dirigismo e il “colbertismo”, mentre la destra celebra le categorie produttive. Del liberalismo che rimane? <Rimane- dice Pigi Battista- eroicamente una piccola casa editrice: Liberilibri>. Maceratesissima, con sede a corso Cavour e diretta da Aldo Canovari.
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Bentornato.
Strano che non abbia parlato dello Sferisterio sennò vediamo chi sta peggio… cmq per curiosità. Cos’è liberilibri?
“…è un bluff un evento che ha un successo clamoroso e continuato nel tempo, al punto che altre città si sono fatte avanti per avere il marchio Popsophia?…”
E QUANDO MAI LA POPOLARITà è INDICE DI VERITà DI PENSIERO?
‘a Travà… non sai cos’è “Liberilibri”? Annamo ‘bbene…
è, secondo l’articolo “una piccola casa editrice”, ok, ma perchè paragonarla a Popsophia? Boh… io non l’ho mai sentita a Filì… 🙂
Cmq a chi ha scritto l’articolo volevo far presente che assieme a chi ha scritto hanno aderito a Popsophia anche Enrico Ghezzi, Umberto Eco e Massimo Cacciari con tutti interventi molto intelligenti e di cultura. Così per difendere il festival di Ercoli che porta gente comune vicina a una “cultura di serie B”, ma che in ogni caso è la stessa che vede “Uomini e donne” o “Amici” a cui non puoi dargli di più.
In ogni caso, non credo sia inutile come dicano… no Filì?
@ Marco Travaglio
Liberilibri è una casa editrice molto raffinata specializzata in pubblicazioni di filosofia e storia del diritto. Tuttavia anni fa pubblicò anche un curioso libro, tratto dagli scritti del Cav. Vincenzo Morosi affissi nella bacheca dei monarchici, dal titolo significativo: IL CAVALIERE DELL’UTOPIA. Inoltre la casa editrice fondata da Aldo Canovari, un intellettuale vero e liberale, pubblicò una monografia su Magdalo Mussio etc..
Intanto saluto l’amico Mauro Montali al quale auguro serenità e rientro tra i vecchi amici di Macerata. Prendere una posizione sulla “sostanza” dell’articolo pubblicato sul Corriere è difficile. A mio avviso i piani sono davvero distinti ( anche se non distanti): testo teorico e conferenza di un filosofo o, anche, assemblaggio ( per frammenti), tentando “letture” o “fotogrammi” dell’attualità, come fa Popsofia? Direi entrambe. La prima serve a chi vuole anzitutto conoscere e approfondire, la seconda, può servire a creare curiosità, stimolo, avventura conoscitiva. Appare ovvio che la seconda “tenta” di avvicinare l’uomo della strada ( il turista, il pubblico, etc) a qualche “sostanza” o “domanda”, ma serve, anche, a chi meglio conosce la direzione di alcune idee guida del pensiero filosofico ( e sociologico) magari a riflettere, a farsi ulteriori domande, per associazione. Il Format ideato dal Professor Ercoli è, a mio avviso, positivo e produttivo. Altrimenti mi farei una seconda domanda, sul pubblico, appunto. Chi va a vedere l’Opera ( tolta la percentuale ritengo ridotta di melomani) ha letto Massimo Mila, sa chi è Gavazzeni, conosce il pentagramma, o è, anche, più semplicemente un “appassionato”? E tra le passioni estive è lecito inserire anche quella dell’incontrasi e farsi vedere, un po’ come la Silvia di Leopardi che ” mira ed è mirata”? Non starei a giudicare, dunque. Quanto a Liberilibri, direi che la nostra casa editrice è di valore assolutamente nazionale, e da molti anni. Vi sono libri “coraggiosi”, come quelli dedicati, ad esempio, al tema della “speculazione” bancaria, sulla distribuzione del reddito, e tante altre ( e inedite) cose, una gamma vastissima che spazia dal pensiero “cattolico” ( sulla distribuzione del reddito ) ad altro. Passando per la letteratura. Direi e sono convinto che Liberilibri sia un vanto ( e un vantaggio) per la notra città. Segnalo, doverosamente, un secondo editore, di alto livello, Quodlibet, sempre “maceratese” il cui livello è altrettanto nazionale, e il cui raggio d’azione è orientato verso la saggistica, la linguistica e la filosofia. Quanto riferisce l’amico Gabor è vero e precisa la citazione. Chi mai, infatti, all’inzio, avrebbe potuto\voluto pubblicare gli scritti “di bacheca” del Cavalier Medori ( Monarchico), se non un editore “curioso” e avventuroso come Aldo Canovari? ( prego gli amici di CM di consultare su internet i cataloghi delle due case editrici, vi troveranno molte cose ).
LA PANTERA
Dialogo sui massimi sistemi tra un orfano del ’68, un’ia inc@zzosa studentessa di filosofia, uno studente lavoratore e un comunista studente part-time decisamente dandy
scena: via Garibaldi, Macerata, Aula Magna (okkupata) filosofia, 1990, un pomeriggio di un giorno feriale qualsiasi, molti studenti divisi in gruppetti (alcuni studenti anche di altre Università)
qualcuno discute, a bassa voce per non disturbare, dei molti fax giunti nella notte dalle altre Università italiche
qualcuno tenta di dare un senso compiuto, in bell’italiano, ad una bozza di un documento preparato dagli studenti di filosofia che, filosofeggiando, hanno arabescheggiantemente scritto (giorni prima): cioè si tenta di districarsi nel caledoscopio di affermazioni filosofiche pindariche per riuscire a produrre un documento leggibile da sottoporre (e far firmare) ai docenti
(nota bene:nonostante la “ripulitura” da tutti gli orpelli cosmetici, con cui i filosofici studenti avevano infarcito il loro testo, il documento alla fine resterà così talmente genrico, privo di sostanza, confusionario e senza mordente che circa il 70% dei docenti lo approverà in quanto non lede ne intacca e nemmeno mette in discussione il caravanserraglio di privilegi, di doppi incarichi, di presenze-assenze alle lezioni, di bassa qualità professionale e mancanza di aggiornamento di una classe dirigente universitaria che lavora poco ma guadagna tanto)
qualcuno (forse i pochi veri saggi della situazione, che sembravano non aver capito nulla ma avevano invece, sotterraneamente, capito tutto) cercava, tra il serio e il faceto, di abbordare qualche studentessa per portarsela poi, la sera, in qualche aula per farle vedere la sua meravigliosa (e presunta) Torre Eiffel
qualcuno passava per caso, qualcuno okkupava perchè non aveva meglio da fare, qualcuno aveva trovato una sistemazione notturna e quindi (alla fine) per circa 3 mesi non aveva pagato il posto letto e qualche altro, memore delle lotte studentesche passate, con ostinazione cercava (in profonde riflessioni) di comprendere dove (gli altri) avevano sbagliato e dove invece si poteva attingere dal passato perr riuscire a fare qualcosa di concreto nel presente….
(fine parte prima)
LA PANTERA
Dialogo sui massimi sistemi tra un orfano del ’68, un’ia inc@zzosa studentessa di filosofia, uno studente lavoratore e un comunista studente part-time decisamente dandy
studente lavoratore: certo che se uno ha orari di lavoro che possono incastrarsi con le lezioni, o con le occupazioni (sorride), sarebbe meglio…
Però mica tutti lavorano solo il week-end o solo la mattina, cosicchè ci sono tanti “non frequentanti” che in realtà vorrebbero frequentare ma non possono per problemi di orario: chiedere per gli studenti lavoratori lezioni dopo-cena oppure full immersion durante sabato-domenica?
Se non sbaglio dovrebbe ancora esserci il diritto allo studio, appunto diritto…
inc@zzosa studentessa: però non si può prescindere dal reale interesse degli studenti, non possiamo semplicemente fare un elenco poichè questo è un arcaico modo di presentare le cose; dobbiamo differenziarci dalle generazioni che ci hanno preceduto lungo questa strada perchè bisogna sempre poterci relazionare con la realtà che ci circonda.
Considerando che anche l’ambiente che ci circonda ci fornisce stimoli è ovvio che le lezioni devono essere riconsiderate; non più la cattedra con una platea di ascoltatori, ma un confronto diretto dove lo studente deve poter intereagire con il professore, al limite organizzare dei seminari di studio…
un’orfano del ’68: si ma se questi seminari di studio li facciamo 1 volta la settimana, magari sempre alle 10 di mattina, di sicuro gli studenti lavoratori non partecipano e quindi a chi cavolo servono? Chi frequenta non ha certo bisogno di…
studente lavoratore: ..appunto si ragiona sempre per fornire più servizi per chi già frequenta e va alle lezioni, chi non frequenta viene sempre posto in secondo piano, eppure le tasse universitarie le paghiamo anche noi ed anzi facciamo pure sacrifici per frequentare l’Università…
comunista studente part-time dandy: mi sembra che stiamo sempre a parlare del sesso degli angeli: pure quella specie di dichiarazione che hanno preparato gli studenti di filosofia -e che per pietà abbiamo votato dicendo che l’avremmo resa più snella (per non dovergli dire che avremmo dovuto riscriverla tutta in maniera meno fumosa e più comprensibile)-….Ma non ci hanno dormito la notte per riempirla di c@zzate.. Se dovevo farmi una pipp@ mentale mi sparavo in vena La Repubblica di Platone….
una inc@azzosa studentesca:… Non arrivi a capire.
Guarda che talvolta anche la forma diventa sostanza.
Non si poteva certo preparare il compitino con una semplice lista di richieste; dovevamo darlo ai professori quindio ci voleva un’introduzione, un cappello, spiegare, dare modo di immergersi nella discussione complessiva del problema, fare dei richiami culturali per dimostrare ai docenti che la discussione avveniva su un piano dui parità, quindi il documento che abbiamo elaborato nella forma è corretto….
un orfano del ’68: …. Più che corretto direi “diretto”.
Si diretto come un martello che ti arriva dritto sulle balle: 6 pagine di fumo per fare vedere quanto siete fichi a scrivere; quasi sembrava che fosse un compitino ben svolto da dare ai docenti…. Professore, professore merito almeno un 27, magari un 30..
Ma dai.. Ma li avete letti i tanti documenti che arrivano alla sala fax dalle altre Università?
Concretezza serve, non solo discussioni costruite sull’aria: che si fa per gli studenti lavoratori???
Riesci a rispondere qualcosa di concreto: lo sappiamo tutti che filosoficamente ne capisci più di noi, ma qualcosa di concreto per cortesia….
una inc@azzosa studentesca: .. Come ti ho detto non è possibile slegare la formula costruttiva con le esperienze personali: se aveste seguito un po di esegesi della politica avreste subito afferrato il senso e vi sareste facilmente inseriti nella discussione.
Gli studenti lavoratori devono prendere coscenza che l’Università è stata sempre strutturata per chi frequenta i corsi quindi chi non viene a lezione è sicuramente svantaggiato, pertanto l’incontro tra le diverse necessita non può prescindere da un analisi dei fattori primari che ci hanno fatto votare per l’occupazione.
comunista studente part-time dandy: mi sembra che stiamo sempre a parlare del sesso degli angeli: dopo aver analizzato questi fattori primari si riesce a dare una risposta concreta alle richieste dei tanti che non frequentano perchè nonb possono non perchè non vogliono?
Ti ricordo che chi frequenta è circa il 20% degli iscritti eppure tutto è organizzato per agevolare questo 20% fregandosene dell’80% che non frequenta…
In amministrazione nemmeno sanno se i non frequentanti sono lavoratori, svogliati, doppia laurea o cosa e mi sembra che non gli freghi neanche molto: basta che paghino le tasse….
(fine seconda parte)
LA PANTERA
Dialogo sui massimi sistemi tra un orfano del ’68, un’inc@zzosa studentessa di filosofia, uno studente lavoratore e un comunista studente part-time decisamente dandy
un’inc@zzosa studentessa: …si ma non possiamo sempre limitarci a discutere per compartimenti stagni, da una parte gli studenti dall’altra quelli che oltre che studiare lavorano pure; da una parte i docenti, dall’altra gli studenti.
Bisogna riuscire ad eliminare le sovrastrutture che da decenni ancora rappresentano una palla al piede per noi studenti, come se l’Università fosse un mondo a parte mentre invece siamo protagonisti non solo qui ma anche tra la gente, in città.
Limitarsi ad una serie di sterili rivendicazioni non deve essere lo scopo ultimo del nostro stare in occupazione; per questo assieme al nostro professore siamo fermamente convinti che dei tavoli di studio possano servire per trovare nuovi eprcorsi che possano inserirsi in discussioni più generali, argomenti minimi che possano confluire in argomenti massimi.
Pertanto è doveroso che si riesca…..
un orfano del ’68: si riesca a non continuare….
comunista studente part-time dandy: …..ad infilzettare i testicoli con gli stecchini per le olive, perchè queste belle discussioni teoriche dopo un pò fanno venire l’acqua alle ginocchia e poi, dalle ginocchia, sale sale sale e sale ancora e arriva all’inguine ed esplode tutto….
studente lavoratore: si ma ancora non riesco a capire se chi ha occupato è anche interessato alle problematiche degli studenti lavoratori oppure non vi frega un c@zzo??
un orfano del ’68: personalmente io trovo veramente ridicolo che gli studcenti che frequentano e che quindi, teoricametne, sono avvantaggiati dalle lezioni dei docenti poi in sede di esame hanno molto meno da studiare di chi non frequenta.
Qui si frequentanop anche lezioni che uno, normalmente, non frequenterebbe solo perchè se sei “frequentante” poi agli esami fatici di meno
Poi non frega a nessuno, tantomeno ai professori, che chi frequenta lezioni non interessanti si siede dietro, gioca con i mini scacchi, legge il giornale, si fa i cavoli propri…
Addirittura ci sono lezioni in cui gira il foglio presenze e ci sono 30 alunni ma i firmatari diventano 50 o 60….
comunista studente part-time dandy: mi sembra che stiamo sempre a parlare del sesso degli angeli….
Ma sono tutte cose risapurte, ma non frega nulla a nessuno.
Qui bisogna lasciare stare e mettere da parte le alte e nobili diacussioni e camminare terra terra, si sta sempre un pò troppo filosofeggiando e non mi sembra che si siano fatti poi molti passi avanti…
.
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(la discussione, più o meno su questi argomenti si sviluppa e continua per tutto il pomeriggio; verso le 19.00 il gruppetto va velocemente a mangiare un paio di pezzi di pizza al taglio alle scalette e poi la discussione, che in realtà non si era mai fermata, riprende sempre a Filosofia e, per almeno altre 3 ore buone si dibatte sempre sugli stessi argomenti e i diversi punti di vista)
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un’inc@zzosa studentessa: ovvio e si vede che non avete una formazione culturale di un certo spessore.
Se volevate semplicemente fare un’assemblea andate nelle sedi dei partiti.
Qui bisogna scindere chiaramente l’aspetto emotivo da quello razionale in quanto non possiamo limitarci a presentare i nostri punti di vista ma bisogna riuscire a rappresentare una sintesi evolutiva da presentare poi all’assemblea.
Pertanto propongo che si fissino dei punti e da li si sviluppi (incentrando il discorso sul fattro che non bisogna creare divisioni ed alzare steccati tra le componenti dell’ateneo) un progetto lineare che possa essere condiviso non solo dagli studenti che occupano ma più in generale anche dai docenti, dal personale amministrativo, ecc. poichè invece di chiudersi in un piccolo insieme dobbiamo avere la capacità di formare un insieme aperto dove l’esperienza di tutti possa essere condivisa e pertanto stabilire che ogni singolo apporto alla discussione deve essere trattato in Assemblea we votato.
Quindi invece di continuare ….
comunista studente part-time dandy: senti filosofia, io non ho alcuna intenzione di restare qui per tutta la notte.
Domani mattina ho una partita di pallone importante e quindi era da un pezzo che dovevo già essere a letto.
Quindi tagliamo del tutto quesdti voli pindarici e vediamo di portare a casa la serata: che fai andiamo a fare un giro e ci divertiamo un pò oppure ci si saluta qui e vado a nanna che dormire qui sulle coperte a terra non è proprio il massimo
LA PANTERA
Dialogo sui massimi sistemi tra un orfano del ’68, un’inc@zzosa studentessa di filosofia, uno studente lavoratore e un comunista studente part-time decisamente dandy
un’inc@zzosa studentessa: …si ma non possiamo sempre limitarci a discutere per compartimenti stagni, da una parte gli studenti dall’altra quelli che oltre che studiare lavorano pure; da una parte i docenti, dall’altra gli studenti.
Bisogna riuscire ad eliminare le sovrastrutture che da decenni ancora rappresentano una palla al piede per noi studenti, come se l’Università fosse un mondo a parte mentre invece siamo protagonisti non solo qui ma anche tra la gente, in città.
Limitarsi ad una serie di sterili rivendicazioni non deve essere lo scopo ultimo del nostro stare in occupazione; per questo assieme al nostro professore siamo fermamente convinti che dei tavoli di studio possano servire per trovare nuovi eprcorsi che possano inserirsi in discussioni più generali, argomenti minimi che possano confluire in argomenti massimi.
Pertanto è doveroso che si riesca…..
un orfano del ’68: si riesca a non continuare….
comunista studente part-time dandy: …..ad infilzettare i testicoli con gli stecchini per le olive, perchè queste belle discussioni teoriche dopo un pò fanno venire l’acqua alle ginocchia e poi, dalle ginocchia, sale sale sale e sale ancora e arriva all’inguine ed esplode tutto….
studente lavoratore: si ma ancora non riesco a capire se chi ha occupato è anche interessato alle problematiche degli studenti lavoratori oppure non vi frega un c@zzo??
un orfano del ’68: personalmente io trovo veramente ridicolo che gli studcenti che frequentano e che quindi, teoricametne, sono avvantaggiati dalle lezioni dei docenti poi in sede di esame hanno molto meno da studiare di chi non frequenta.
Qui si frequentanop anche lezioni che uno, normalmente, non frequenterebbe solo perchè se sei “frequentante” poi agli esami fatici di meno
Poi non frega a nessuno, tantomeno ai professori, che chi frequenta lezioni non interessanti si siede dietro, gioca con i mini scacchi, legge il giornale, si fa i cavoli propri…
Addirittura ci sono lezioni in cui gira il foglio presenze e ci sono 30 alunni ma i firmatari diventano 50 o 60….
comunista studente part-time dandy: mi sembra che stiamo sempre a parlare del sesso degli angeli….
Ma sono tutte cose risapurte, ma non frega nulla a nessuno.
Qui bisogna lasciare stare e mettere da parte le alte e nobili diacussioni e camminare terra terra, si sta sempre un pò troppo filosofeggiando e non mi sembra che si siano fatti poi molti passi avanti…
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(la discussione, più o meno su questi argomenti si sviluppa e continua per tutto il pomeriggio; verso le 19.00 il gruppetto va velocemente a mangiare un paio di pezzi di pizza al taglio alle scalette e poi la discussione, che in realtà non si era mai fermata, riprende sempre a Filosofia e, per almeno altre 3 ore buone si dibatte sempre sugli stessi argomenti e i diversi punti di vista)
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un’inc@zzosa studentessa: ovvio e si vede che non avete una formazione culturale di un certo spessore.
Se volevate semplicemente fare un’assemblea andate nelle sedi dei partiti.
Qui bisogna scindere chiaramente l’aspetto emotivo da quello razionale in quanto non possiamo limitarci a presentare i nostri punti di vista ma bisogna riuscire a rappresentare una sintesi evolutiva da presentare poi all’assemblea.
Pertanto propongo che si fissino dei punti e da li si sviluppi (incentrando il discorso sul fattro che non bisogna creare divisioni ed alzare steccati tra le componenti dell’ateneo) un progetto lineare che possa essere condiviso non solo dagli studenti che occupano ma più in generale anche dai docenti, dal personale amministrativo, ecc. poichè invece di chiudersi in un piccolo insieme dobbiamo avere la capacità di formare un insieme aperto dove l’esperienza di tutti possa essere condivisa e pertanto stabilire che ogni singolo apporto alla discussione deve essere trattato in Assemblea we votato.
Quindi invece di continuare ….
comunista studente part-time dandy: senti filosofia, io non ho alcuna intenzione di restare qui per tutta la notte.
Domani mattina ho una partita di pallone importante e quindi era da un pezzo che dovevo già essere a letto.
Quindi tagliamo del tutto questi voli pindarici, restiamo con i piedi per terra, siamo pragmatici e vediamo di portare a casa la serata: tu che fai tanto la filosofica e non fai altro che infarcire ogni tuo commento con nobili frasi, paroloni complicati, frasi fatte: mi dici poi, alla fine, con la filosofia in quanti riescono a mangiarci?
Nessuno, quindi non è che nella vita con la Filosofia ci porti il pane a casa…
Quindi andiamo al dunque: tutta questa discussone non serve a un emerito c@zzo…che fai andiamo a fare un giro e ci divertiamo un pò…. Oppure ci si saluta qui e vado a nanna che dormire qui sulle coperte a terra non è proprio il massimo…
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Giuro che la discussione è andata proprio così, che i personaggi sono reali, che il comunista dandy non è andato a fare un giro con la filosofica (che però ha frequentato un suo amico che faceva l’Universitàa Camerino).
Che assieme al comunista dandy anche l’orfano del ’68 si è alzato e se ne è andato e che, della Pantera, l’Università di Macerata (nonostante gli okkupanti di Filosofia) fu l’unica che con un semplcie “logo” riuscì a sintetizzare tutto quello che gli studenti chiedevano e che non avrebbero mai avuto…
gnosis
chissà se lo studente dell’Accademia che lo realizzò ha ancora il bozzetto da qualche parte, era molto bello