di Lucia Paciaroni
Appare sconcertato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi, arrivato oggi a Macerata per sostenere la candidatura alla presidenza della Provincia di Franco Capponi, circa un’altra candidatura, quella dell’avversario Antonio Pettinari. “Un vero e proprio voltafaccia che ha dell’incredibile” commenta il ministro Sacconi. “La sinistra si presenta come un’accozzaglia di ideologie che non potranno mai essere messe d’accordo” aggiunge Capponi, che sottolinea: “Non ci presentiamo come centro destra, ma come moderati, che combattono contro le armate brancaleone che si stanno proponendo senza progetto”.
Ad attendere il ministro all’hotel Claudiani, dopo la sua visita all’azienda Guzzini Illuminazione di Recanati, c’erano Mario Lattanzi, coordinatore provinciale Pdl, Fabio Pistarelli, vicecoordinatore e candidato nel collegio di Macerata, Remigio Ceroni, coordinatore regionale e Carlo Ciccioli, vicecoordinatore regionale. E ancora, i senatori Salvatore Piscitelli, Francesco Casoli, Filippo Saltamartini e i consiglieri regionali Francesco Massi, capogruppo Pdl Regione Marche, Giacomo Bugaro, vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Acquaroli ed Erminio Marinelli.
Sulla candidatura di Pettinari, il ministro Sacconi aggiunge: “Il vice presidente della giunta Capponi, che cade per decisione del tribunale, fino all’ultimo giorno ha lavorato a fianco del presidente, e ora, nel momento in cui i cittadini sono, impropriamente, chiamati a votare, diventa il candidato del centro sinistra con l’aggiunta dell’Italia dei Valori che mi sembra l’offerta più inappropriata per chi viene dai cattolici, per di più succede in terra di Forlani. Ribadisco che è un’offerta incompatibile”.
E continua dicendo: “I maceratesi sono, e devono essere, bene informati sul percorso elementare che ha compiuto con cinismo e indifferenza dei valori”. Rivolto poi a Capponi dice: “Mi risulterebbe difficile fare un dibattito con il tuo oppositore, direbbe che possiamo parlare di tutto, tranne che di valori”.
Il ministro Sacconi si è soffermato sul lavoro compiuto dalla giunta Capponi: “Un lavoro ottimo – dice – Mi viene da dire, perché cambiare? Il tempo che ha avuto a disposizione, è stato intensivamente impiegato ed in linea con il libro bianco sul futuro del modello sociale. E’ stato centrato il punto fondamentale, quello del rafforzamento delle capacità della persona, delle sue competenze e conoscenze pratiche e teoriche. Un modello, quindi, per la nostra cultura politica e ribadisco un appello importante, quello all’unità politica di moderati e riformisti, lo rivolgo a tutti, non solo ai cattolici, ma a tutti i moderati e riformisti, che non possono trovare accoglienza in un partito democratico con radicalismo sociale, giustizionalista ed etico”
Per Capponi, quella di oggi, è stata l’occasione per fare il punto su quanto fatto per il sostegno ai giovani e al lavoro nel primo anno di governo, argomento che è stato approfondito nel tardo pomeriggio nella sala convegni dell’Abbadia di Fiastra: sono state 2.700 le piccole e medie imprese garantite nelle esposizioni finanziarie verso le banche, è stato dato supporto alla creazione di 200 nuove imprese, molte delle quali avviate da giovani, per circa mille nuovi occupati e sono stati 150 i giovani impegnati per progetti di ricerca/lavoro in aziende e 300 gli stagisti. “Ci siamo impegnati anche sul fronte delle infrastrutture – continua Capponi – Pensiamo alla Quadrilatero, contro cui si è scagliato il centro sinistra. La Provincia di Macerata si è ritrovata a lottare contro una sinistra che non vuole il progresso ed ora Pettinari parla proprio di infrastrutture”. Capponi ha ricordato anche “la formazione di tre istituti tecnici superiori, dove viene formato capitale umano altamente specializzato, i miglioramenti alla viabilità e all’ambiente che si respira nell’organizzazione della provincia”.
“Torniamo a votare dopo due anni con una situazione che non è più la stessa, manca nella coalizione l’Udc – commenta Mario Lattanzi – Possiamo tornare a governare e a continuare quel lavoro che è stato interrotto non per colpa nostra”. Concetto ribadito da Fabio Pistarelli: “Riprenderemo il nostro cammino. Rappresentiamo la coerenza, la serietà e la concretezza, elementi che mancano nella candidatura di Pettinari”.
(Foto di Roberto Vives)
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“…Non ci presentiamo come centro destra, ma come moderati…”
https://www.cronachemaceratesi.it/2011/04/08/il-pd-denuncia-i-manifesti-de-la-destra-di-urbisaglia-sterminiamo-i-cattocomunisti/
Se questi sono moderati….
…se questi sono i moderati ahahahah, Gianfranco, lascia perde i viaggi e comincia a organizzare un primo gommone da Lampedusa…1 posto è già prenotato!
NON SE NE PUO’ PIU’GLI VOLETE SPIEGARE A QUELLI DEL PDL CHE NEL PD ALLEATO CON L’UDC NON C’E’ PIU’ NIENTE DI SINISTRA?
In provincia dice Capponi si è lavorato bene…ma se nemmeno ha fatto in tempo ad appoggiare le chiappe sulla poltrona e si è sputtanato con la questione della discarica!
Per il resto ho visto solo le solite fighette ormai tipiche di queste manifestazioni e molte poltrone vuote nonostante la presenza di un Ministro (peraltro del Lavoro e quindi molto influente).
Spiace anche notare come Capponi (e per lui Sacconi) non abbiano saputo trattenersi dalle accuse in puro stile berlusconiano dalle critiche feroci all’avversario, nonostante dichiarate amicizie personali.
Sacconi, Sacconi, non si può contraddire Berlusconi…
http://affaritaliani.libero.it/politica/berlusconi-udc-100211.html
Ma lo sa Capponi cose successe al leone che combatteva contro l’asino Brancaleone?
“BRANCALEONE
Tanto tempo fa in una regione ricca di foreste selvagge e di piane coltivate viveva un mugnaio brutale e rozzo, che aveva un asino dalle orecchie lunghe lunghe, con grosse labbra pendule, che se ragliava faceva risuonare la sua voce per tutta la piana.
Il mugnaio gli dava così poco da mangiare che l’asino non ce la faceva a sopportare il duro lavoro, e lo bastonava così tanto che al povero animale era rimasta solo la pelle sulle ossa ammaccate.
Una volta l’asino, arrabbiato per le botte che prendeva ogni giorno e per la scarsità del cibo, se ne andò dalla casa del mugnaio e col basto ancora sul dorso si allontanò per un buon tratto.
Dopo aver camminato tanto, ormai stanco morto, arrivò ai piedi di un bel monte, dall’aspetto ospitale, non selvaggio. E vedendolo così verdeggiante e bello, decise fra sé di salire sul monte per abitare lì tutto il resto della sua vita.
Mentre pensava queste cose, l’asino guardava intorno se qualcuno lo vedeva, e siccome non c’era nessuno che gli potesse dare fastidio, coraggiosamente salì sul monte, e con grande piacere si mise a pascolare, ringraziando il Cielo di averlo liberato dalle mani di quell’orribile tiranno e di avergli fatto trovare del cibo così buono per continuare la sua povera vita.
Mentre il buon asino abitava sul monte e si nutriva di piccole tenere erbe portando ancora il basto sul dorso, ecco un feroce leone uscire da un’oscura caverna: avendo visto l’asino lo guardò con molta attenzione, e rimase meravigliato per l’arroganza e il coraggio che aveva avuto salendo sul monte senza dirglielo e senza chiedergli il permesso. E siccome il leone fino ad allora non aveva mai visto animali di quella specie, ebbe paura di avanzare oltre.
L’asino quando vide il leone si sentì accapponare la pelle e gli si rizzarono tutti i peli, per lo spavento smise di mangiare e non osava fare una mossa. Il leone, facendosi coraggio, andò un po’ avanti e gli disse:
“Che fai qua tu, caro compare? Chi ti ha dato il permesso di salire quassù? E chi sei tu?”.
Allora l’asino si diede un tono gagliardo e gli rispose: “E tu chi sei per domandarmi chi sono io?”.
Stupito da questa risposta il leone disse: “Io sono il re di tutti gli animali”.
“E come ti chiami di nome?”, gli chiese l’asino.
Lui rispose: “Leone è il mio nome, ma il tuo nome qual è?”.
Allora l’asino tutto fiero disse: “E io mi chiamo Brancaleone!”.
“Questo,” si disse il leone, “dev’essere proprio più forte di me”, e rivolto all’asino: “Brancaleone, il tuo nome e il tuo parlare mi dimostrano chiaramente che tu sei più possente e più gagliardo di me; ma voglio che facciamo qualche prova”.
Allora l’asino si sentì molto più ardito e girando il suo deretano verso il leone disse:
“Vedi questo basto e la balestra che ho sotto la coda? se io te la facessi sentire ci rimarresti secco”. E così dicendo tirò un paio di calci in aria e sparò una scarica di peti che fecero quasi svenire il leone.
Sentendo il gran rimbombo dei calci e il rumore tonante che veniva fuori dalla balestra, il leone si era spaventato moltissimo, e siccome ormai era quasi sera, disse:
“Fratello mio, io non voglio che litighiamo, né che ci ammazziamo, perché non c’è cosa peggiore della morte, voglio che andiamo a riposarci, e quando sarà venuto il nuovo giorno ci ritroveremo e faremo una gara di tre grandi prove; chi tra noi due sarà vincitore, diventerà padrone di questo monte”, e così rimasero d’accordo.
La mattina dopo si incontrarono e il leone, che voleva vedere qualche bella prodezza, disse:
“Brancaleone, mi piaci moltissimo, e non sarò contento finché non ti vedrò compiere qualche meravigliosa impresa”.
Camminando insieme arrivarono a un fossato largo e profondo, e il leone disse:
“Ora è giunto il tempo che vediamo chi di noi due è più bravo a saltare questo fosso”.
Il leone, gagliardo com’era, si avvicinò al fosso e con un balzo fu dall’altra parte; l’asino quando fu sulla sponda si fece animo e saltò, ma saltando cadde in mezzo al fosso, e finì a cavalcioni di un tronco rimanendo lì sospeso, e un po’ pendeva da una parte, un po’ dall’altra, rischiando di rompersi l’osso del collo.
Vedendolo il leone gli chiese: “Che fai caro compare?”
L’asino, che era trascinato via dalla corrente a gran velocità, non rispondeva. Allora il leone, temendo che l’asino morisse, scese nel fosso e gli prestò aiuto. L’asino, appena fu fuori da quel pericolo, si diede un tono fiero e rivoltandosi contro il leone gliene disse di tutti i colori. Il leone rimase di sasso, e tutto meravigliato gli chiese perché lo offendeva così, dopo che gli aveva salvato la vita. L’asino, accendendosi di sdegno, rispose con fare superbo:
“Ah! Disgraziato ignorante, tu mi chiedi perché ti offendo? Sappi che mi hai privato del piacere più soave che io abbia mai goduto nella mia vita. Tu pensavi che morissi, e invece io mi divertivo ed ero felice”.
“E qual era il tuo divertimento?”, chiese il leone.
“Io,” rispose l’asino, “mi ero messo su quel tronco, e pendevo un po’ da una parte e un po’ dall’altra, perché volevo ad ogni costo scoprire che cosa mi pesava di più, se il capo o la coda”.
Disse il leone: “Ti prometto sul mio onore che non ti darò più fastidio in nessun caso, e mi rendo conto fin da questo momento che sarai tu il padrone del monte”.
Andarono via da quel posto e arrivarono a un fiume largo e vorticoso, e il leone disse:
“Voglio, Brancaleone mio, che ciascuno di noi dimostri quanto vale guadando questo fiume”.
“Mi sta bene,” disse Brancaleone, “ma voglio che cominci tu”.
Il leone, che sapeva nuotare benissimo, con grande agilità attraversò il fiume, e dall’altra sponda gridò: “Compare, che fai? attraversa anche tu il fiume”.
L’asino, capendo che non poteva tirarsi indietro, si buttò nell’acqua e nuotò tanto che ce la fece ad arrivare in mezzo al fiume, ma catturato dai gorghi un momento finiva a testa in giù, poi si trovava rigirato, poi andava tutto sott’acqua, tanto che il leone non lo vedeva quasi più. Ricordandosi che l’asino lo aveva maltrattato, se da una parte avrebbe voluto aiutarlo, dall’altra aveva paura che se lo salvava Brancaleone si sarebbe arrabbiato tanto da ucciderlo. Era molto incerto, ma a un certo punto decise, qualunque cosa potesse capitare, di aiutarlo, e si tuffò, gli andò vicino, e dopo averlo afferrato per la coda lo tirò e lo fece uscire dall’acqua.
Quando si vide al sicuro sulla riva del fiume e capì che ormai non annegava più, l’asino si rannuvolò tutto, e fremente d’ira urlò:
“Ah, infame! Ah, ribaldo! non so chi mi tenga dallo scoccare la mia balestra e farti sentire quello che non vorresti provare! Tu sei la mia disgrazia e mi privi di tutte le gioie. Quando mai potrà capitarmi di divertirmi come poco fa?”.
Il leone, che aveva più paura di prima, disse: “Io, caro compare, avevo paura che tu annegassi nel fiume, e perciò sono venuto e ti ho aiutato, pensando di farti un piacere, non certo un dispiacere”.
“Non dire più nulla,” ribattè l’asino, “voglio che tu mi dica solo una cosa: quale beneficio, quale vantaggio hai ricavato dall’attraversamento del fiume?”.
“Nulla”, rispose il leone.
E l’asino voltandosi disse: “Guarda bene se godevo mentre ero nel fiume”, e scrollandosi l’acqua gli fece vedere i pesciolini e gli altri animaletti che gli uscivano dalle orecchie, e con voce addolorata disse:
“Vedi che errore hai fatto? Se io andavo in fondo al fiume prendevo con mio immenso piacere dei pesci che ti avrebbero riempito di meraviglia. Ma fa in modo di non darmi più fastidio d’ora in avanti, perché sennò da amici come siamo diventeremmo nemici, e sarebbe peggio per te. E anche se tu mi vedessi morto, voglio che tu non ci pensi, perché quello che a te sembrerà morte, per me sarà piacere e vita”.
Ormai il sole stava tramontando, e il leone propose al suo compare che tutti e due andassero a riposare, per ritrovarsi la mattina dopo.
Appena fu giorno, l’asino e il leone si incontrarono, e decisero di andare a caccia uno da una parte e uno dall’altra, per poi ritrovarsi in un posto a una certa ora: il monte sarebbe stato del cacciatore più bravo. Il leone cominciò a inseguire le sue prede, e ne prendeva tante, mentre l’asino, trovando la porta di una casa aperta, entrò dentro e vedendo nell’aia un immenso mucchio di sorgo si mise lì e ne mangiò tanto e tanto che il suo pancione rischiava di scoppiare. Poi, tornato al luogo dell’appuntamento, si stese a dormire, ed essendo così pieno spesso alzava la coda e scoccava la balestra, che si apriva e si chiudeva come la bocca di un grosso pesce.
Volando da quelle parti una cornacchia lo vide, e siccome era sdraiato in terra e non si muoveva sembrava morto, e così guardando il sorgo mal digerito sotto la coda dell’asino accanto al deretano tutto imbrattato, la cornacchia si posò e cominciò a mangiare il sorgo, e beccando andò tanto avanti che per beccare gli mise la testa dentro il corpo. L’asino, sentendosi beccare strinse il didietro, la cornacchia rimase col capo dentro e soffocò.
Giunse il leone con tutte le sue prede e disse all’asino: “Hai visto che animali ho preso, caro compare?”
L’asino gli domandò: “E come hai fatto a prenderli?”.
Il leone raccontava in che modo li aveva cacciati, ma l’asino lo interruppe dicendo: “Ah, pazzo e sciocco che sei! Hai durato una fatica immane andando per boschi, foreste e montagne, mentre io me ne sono stato qua comodamente disteso e con il mio deretano ho catturato tante cornacchie e tanti altri animali che ho nella pancia, che come vedi è bella piena. Mi è rimasta mezza fuori solo questa cornacchia, che ho riservato a te, e ti prego di accettarla per farmi contento”.
Allora il leone ebbe ancora più paura, e dopo aver preso la cornacchia per far piacere al compare se ne andò.
Mentre correva via piuttosto impaurito, si imbatté nel lupo che andava molto di fretta.
Il leone gli disse: “Compare lupo, dove vai solo solo, così di fretta?”
Il lupo rispose: “Ho da fare una faccenda della massima importanza”.
Il leone voleva trattenerlo, ma il lupo temeva il leone e faceva di tutto per andarsene. Il leone, sicuro che andando da quella parte il lupo rischiava la vita, gli consigliava di non andarci:
“Perché,” gli disse, “poco più avanti c’è Brancaleone, un animale ferocissimo, che ha sotto la coda una balestra con la quale spara dei colpi esplosivi, e chi ne è colpito è spacciato. Ha poi sul dorso una cosa bigia di pelle durissima che lo copre quasi tutto, compie grandi prodezze, e spaventa chiunque gli si avvicina”.
Ma il lupo, avendo capito bene dalla descrizione del leone di quale animale stava parlando, disse: “Compare, non aver paura, perché quello si chiama asino, è l’animale più vigliacco che sia stato creato, e non sa compiere altre imprese che portare la soma e prendere le bastonate. Io da solo ai miei tempi ne avrò divorato un centinaio. Andiamo compare, senza timore, e vedrai bene che è come dico io”.
“Compare,” replicò il leone, “io non voglio venire, e se ci vuoi andare, vacci da solo”.
Il lupo continuava a dirgli che non c’era proprio da aver paura, e il leone, vedendo che il lupo non cambiava idea, disse:
“Siccome tu vuoi che venga con te e dici che non c’è pericolo, voglio che ci leghiamo perbene per la coda, così se attaccherà resteremo insieme e ci aiuteremo a scappare”.
Così si annodarono strette le code e andarono a trovarlo.
L’asino, che si era alzato in piedi e stava brucando l’erba, vide il leone e il lupo di lontano, s’impaurì e fece per scappare, ma il leone, indicando Brancaleone al lupo, disse:
“Guarda che si muove, ora ci attacca, non aspettiamo o ci farà fuori!”.
Il lupo, che aveva visto e riconosciuto l’asino, disse: “Fermati compare, non dubitare che quello è l’asino!”
Ma il leone impaurito scappò a gambe levate, e correva tra alberi e cespugli spinosi, saltando ora una macchia, ora un’altra, e mentre balzava una lunga spina gli cavò un occhio. Credendo di essere stato colpito dall’arma che Brancaleone portava sotto la coda, senza smettere di correre disse al lupo:
“Compare, non te l’avevo detto io che bisognava scappare? Mi ha cavato un occhio con la sua balestra!”.
Correndo sempre più forte tirava il lupo e lo strascicava su cespugli spinosi, per fossi scoscesi, attraverso fitti boschi e altri luoghi accidentati e impervi, finché il lupo tutto ammaccato e lacerato morì.
Quando si sentì in un posto sicuro il leone si fermò e disse:
“Compare, ora sciogliamoci le code”, ma il lupo non rispondeva nulla.
Allora il leone voltandosi vide che era morto e rimase di sasso, poi disse:
“Compare, non te l’avevo detto io che ti avrebbe ucciso? Tu hai perso la vita, e io l’occhio sinistro, ma meglio aver perso una parte che il tutto”.
Si sciolse la coda, lasciò lì il lupo morto e andò ad abitare per sempre nelle caverne e nelle foreste, mentre l’asino Brancaleone rimase signore e proprietario del monte ospitale, dove visse per tanto tempo allegramente.
occorre esser sinceri, a questa manifestazione di capponi c’era veramente poca, pochissima gente. brutto segno!!! casini ai salesiani invece a fatto il pienone…