di Matteo Zallocco
Oggi la figura di Matteo Ricci, riscoperta solo di recente in Italia e sempre molto amata in Cina, assume un significato particolare per le celebrazioni dei 400 anni dalla sua morte.
Dal gennaio del 2002 Macerata è in prima linea sullo studio e la divulgazione della figura e delle opere del grande gesuita grazie all’Istituto Matteo Ricci per le relazioni con l’Oriente, di cui Filippo Mignini è il direttore.
Nato a Cuprammarittima, il professor Mignini ha studiato a Roma dove ha vissuto per 22 anni ed è arrivato a Macerata nel 1987. E’ stato anche assessore provinciale alla cultura dal’95 al ’99.
Di cosa vi siete occupati in questi 8 anni?
“Il primo obiettivo era la ricostruzione e ripubblicazione dell’intera opera scientifica di Ricci, per cui è partito subito il progetto di nuova edizione e traduzione delle sue opere cinesi. Finora ne sono state pubblicate tre, altre sei usciranno quest’anno. L’altro obiettivo è la divulgazione della figura e dell’opera di Ricci. Ci sono state tre mostre (Macerata 2003, Roma e Berlino 2005, complessivamente con più di 300.000 visitatori) e quest’anno ce ne saranno quattro in Cina, la prima verrà inaugurata a febbraio a Pechino. Poi lavoriamo su pubblicazioni di carattere divulgativo che hanno coinvolto anche le scuole. Il terzo obiettivo è il supporto alle attività di relazione dei soci fondatori dell’Istituto (Provincia, Regione, Diocesi, Comune e Università) con la Cina”.
Quali sono state le soddisfazioni più grandi?
“La prima è stato riuscire a mettere insieme sei istituzioni del territorio (inizialmente c’era anche la Fondazione) intorno ad un tavolo per promuovere la figura e l’opera di Ricci. In quel momento se ne parlava pochissimo e devo dare atto a chi ha creduto in questo progetto e aver guardato avanti al di là delle posizioni ideologiche e religiose. La seconda è stata quella di aver visto crescere l’interesse per Matteo Ricci, la commozione sul volto delle persone che uscivano dalle mostre. La terza è la collaborazione con otto giovani cinesi che nel corso degli anni si sono alternati qui da noi”.
E le maggiori delusioni?
“Benché non sia venuto meno il sostegno di Regione, Provincia,Comune e in particolare dell’Università negli ultimi tre anni si è affievolito l’iniziale spirito di fiducia e collaborazione reciproca. Questo dipende dal fatto che si è insinuata o è stata fatta rivendicare l’idea che Ricci non è un patrimonio universale dell’umanità ma l’espressione di una sua parte”.
Il 2010 è l’anno di Matteo Ricci, da Pechino a Macerata si celebrano i 400 anni dalla sua morte. Come procede la macchina organizzativa per gli eventi in città?
“Noi ci occupiamo della pubblicazione delle opere e stiamo preparando questi sei volumi, poi stiamo organizzando le mostre in Cina promosse dal Comitato Ricci e il convegno internazionale che concluderà le celebrazioni a fine ottobre. Le singole istituzioni poi hanno delle iniziative da portare avanti”.
Quanto è importante Matteo Ricci per Macerata?
“E’ il maceratese più grande di sempre, deve costituire l’elemento portante dell’identificazione di Macerata nel mondo”.
Come?
“Presentandosi come città di Matteo Ricci anziché città della pace e dotandosi di tutte quelle strutture che siano in grado di identificarla come tale, a cominciare dal museo permanente”.
Matteo Ricci è una figura venerata più in Cina che in Italia…
“Sì, per la Cina è l’emblema del rapporto che vorrebbe avere con l’Occidente. E’ stato lui ad aprire la strada per portare la cultura europea in Cina: dall’arte all’architettura passando per scienze, lettere, filosofia, teologia, perfino l’arte militare”.
Che direbbe oggi Matteo Ricci di Macerata?
“Aveva di sé un’idea molto forte, così come della propria missione e dei risultati conseguiti, forse sorriderebbe con gentilezza ma si rammaricherebbe in cuor suo della poca considerazione nella quale la sua figura e l’impresa da lui compiuta sono state fin qui considerate nella sua città natale”.
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I DIECI CANDIDATI AL MACERATESE DELL’ANNO:
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Onore a Mons. Tarcisio Carboni che, per primo e all’epoca unico, volle fortemente aprire il processo di canonizzazione di Padre Matteo Ricci, in una città che ne ignorava la portata dell’opera missionaria e scientifica. A lui – prima che a chiunque altro – si deve quello che oggi è per noi maceratesi la figura di questo nostro importantissimo concittadino.
Grazie Filippo per ricordare del Mons. Carboni
Grande uomo e grande sacerdote.
Condivido la tesi di Macerata come “situs” ricciano. Ritengo enfatica e davvero superficiale la tesi di Macerata città della Pace ( in Italia saranno 25.00 le città della pace). Bisogna utilizzare grandi personalità ( Ricci nel nostro caso al quale aggiungerei il grandissimo economista Pantaleoni) per produrre un “sistema attraente” ( sia sul versante più specificamente culturale che su quello indotto).
MI IMPEGNO A PRESENTARE LA PROPOSTA IN CONSIGLIO COMUNALE: ALLA PRIMA SEDUTA DELLA NUOVA AMMINISTRAZIONE, INTITOLARE MACERATA ‘CITTA’ DI P. MATTEO RICCI’, COME UOMO DEL DIALOGO, DELL’INTERCULTURA, DELL’INCULTURAZIONE.
Che direbbe oggi Padre Matteo Ricci di Macerata? Che il Vescovo Tarcisio Carboni è stato un Grande, ma sorriderebbe anche al Prof. Filippo Mignini che come Assessore Provinciale iniziò un lavoro che oggi tutti acclamiamo. Con i nuovi personaggi ecclesiastici venuti a Macerata, determinati e con molta competenza, questa città sarà indubbiamente di Padre Matteo Ricci.
Bravo, Tacconi. Di Padre Matteo Ricci e non di Matteo Ricci. Di Mattei Ricci, infatti, ce ne sono molti. Di Padre Matteo Ricci uno solo. Credo di interpretare nel giusto se penso che il prof. Filippo Mignini non gradisce tanto il “Padre” prima di “Matteo Ricci”, tuttavia – proprio come lui è il Prof. Filippo Mignini – il nostro illustre concittadino è Padre Matteo Ricci. Dunque, MACERATA, CITTA’ DI PADRE MATTEO RICCI, MISSIONARIO GESUITA IN CINA
condivido,macerata è la citta’ di matteo ricci gesuita.