“Nei prossimi giorni sarà presentato il disegno di legge, concordato e affinato in modo che possa cominciare a svilupparsi”. Cosi’ il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, annuncia, in un’intervista a Il Mattino, la creazione del progetto della banca del Sud.
Basta carrozzoni
Tremonti tuttavia non dà tempi e scadenze sulla costituzione dell’istituto e avverte: “Ci vorrà del tempo”. Tremonti, inoltre, assicura che “non c’è il rischio di creare un nuovo carrozzone pubblico” e, ricordando la Cassa per il Mezzogiorno anche se “come immagine provocatoria”, spiega che la banca del Sud “oggi puo’ essere l’Agenzia a Palazzo Chigi o l’Istituto per lo Sviluppo del Meridione”.
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“L’essenziale -spiega ancora- è capire che un comitato di ministri funziona per coordinare fino a quando ci sono i fondi europei. Ma quando finiscono, ci vuole un organo piu’ tecnico e meno politico capace di andare alla Bei o sui mercati finanziari per raccogliere i capitali necessari per lo sviluppo meridionale”. E se si paragona l’idea di banca del Sud al modello del Crédite Agricole della Francia, Tremonti sottolinea che pur essendo quella francese “un’esperienza straordinaria”, “la storia non si ripete per analogie. Ma la meccanica del territorio è quella giusta. La raccolta la faranno le banche di credito cooperativo. Quelle che ci sono e le nuove”. “Noi -aggiunge il numero uno dell’Economia- favoriremo in tutti i modi legittimi questo processo. In questa banca non si parlerà inglese”.
La questione meridionale
“Bisogna portare la questione meridionale -dice- a livello nazionale. Il Sud non può essere la somma di micro-progetti o dei micro-medio soggetti territoriali”. “Lo Stato -sottolinea- non può essere sostituito da un Comune che fa una fontana”. Quindi, commentando l’attuale stato del Sud del Paese ed il divario che lo separa dal Nord, per Tremonti quello che è avvenuto nel Sud negli ultimi venti anni è avvenuto perché “lo stato non ha fatto lo stato”. “Finora, soprattutto al Sud -afferma- c’è stato un federalismo asimmetrico che ha avuto i difetti senza i pregi del federalismo”.
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