
La polizi locale sul posto
Mattone si stacca da un palazzo del centro di Macerata e cade a terra: chiusa una parte di corso della Repubblica. È successo intorno alle 12.

Alcuni passanti hanno notato la caduta di un mattone sulla strada e hanno dato l’allarme. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia locale, che hanno disposto la chiusura momentanea del tratto davanti il ristorante Verde caffè. Gli agenti hanno poi chiesto l’intervento dei vigili del fuoco per la messa in sicurezza dell’area. I vigili del fuoco si occuperanno di controllare se vi siano altri mattoni e calcinacci pericolanti.
(Foto di Fabio Falcioni)



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E uno, uno solo, si stacca dall’alto
Dal cornicione stanco, dal sonno millenario
Scende, scende nel mattino elettrico
Sul corso principale, sul selciato notturno del giorno
A salutare i passanti, a svegliare la città di mattoni
Con un tonfo sordo, con un riso acuto nel vuoto.
O mattone mattone mattone
Ribelle chimera di terra cotta
Sorgi sorgi sorgi
Dalla febbre del palazzo decadente
Bevi l’ombra della strada
Ripercuoti la notte nel sole
Nella città di mattoni eterni
Almeno uno ha deciso di scendere
Di toccare la vita fugace dei mortali
Di gridare l’oblio delle facciate scalcinate
Di ricordare il vento che erode
Il tempo che piange nei calcinacci
E io ti chiamo ti chiamo ti chiamo
Mattone visionario, mattone orfico
Nella luce uniforme della via chiusa
Nella pura ambigua eternità del centro storico!
Pistacoppi pesanti, li manda Putin.
Pavoni beato té che ci ridi sopra… sarebbe invece da fare controlli di sicurezza in ogni dove. se ti cade in testa un mattone del genere ti manda al Padreterno.
Un buon tè andremo a berci,
in quel Corso a Macerata,
col pensiero da pur porci,
non ci prenda mattonata;
che se poi ci prende bene,
sulla capa quel mattone,
saran poi finite pene,
finirem sotto abetone… m.g.
…a buon intenditor…un buon tè… gv
Tonfo sordo, come un cuore che cede.
Polvere rossastra si alza, un velo di sangue secco,
e i passanti, ombre frettolose in quel sogno di pietra,
si fermano, occhi spalancati in un terrore muto.
Nessuno ferito – solo lo spavento, quel brivido che precede il crollo totale.
I vigili del fuoco arrivano, scale come arti scheletrici,
a sondare le ferite della facciata,
calcinacci pendenti come denti marci in una bocca eterna.
La polizia chiude il tratto, transenne come sudari improvvisati. In questa città di mattoni, eterni e fragili,
dove la bellezza è una maschera sul decadimento,
almeno uno ha scelto di scendere,
di abbandonare l’immobilità del muro,
per salutare i mortali con un gesto grottesco,
un saluto dal regno dei sogni spezzati.
E noi, vegetando tra vita e morte,
osserviamo il presagio:
il tempo erode, i palazzi tossiscono pezzi di sé,
e un giorno, forse, l’intero corso crollerà
in un incubo silenzioso,
lasciandoci soli con l’indolenza dell’attesa.