
Elisabetta Torregiani
di Monia Orazi
A Castelraimondo tiene banco il caso della revoca dell’ex assessore Elisabetta Torregiani. Dopo il consiglio comunale di ieri sera, in cui per oltre un’ora si è discusso della vicenda arrivano le reazioni del gruppo consiliare Castelraimondo Insieme e del Partito Democratico. Entrambi hanno diffuso note molto articolate, che ricostruiscono la vicenda utilizzando toni e argomenti diversi ma convergenti nella critica alla gestione dell’episodio.
Nel comunicato firmato dal capogruppo Costantino Mariani, Castelraimondo Insieme definisce quanto avvenuto in aula «una libera rappresentazione» del romanzo Il processo di Franz Kafka.
Secondo la nota, Torregiani sarebbe finita «sul banco degli imputati», accusata di «diversi disallineamenti rispetto alla maggioranza» e in particolare di «aver parlato con un esponente della minoranza in consiglio del regolamento della biblioteca comunale».
Il comunicato riferisce che «il sindaco Leonelli ha condannato aspramente la circostanza che i membri della maggioranza possano parlare con quelli della minoranza», mentre, sempre secondo Castelraimondo Insieme, «nulla ha avuto da dire» quando in passato un altro assessore aveva seguito lo stesso metodo «con valenza politica anche maggiore», riferito alla consulta dei giovani.
Castelraimondo Insieme sostiene che la revoca determini «il tradimento della volontà popolare», poiché Torregiani, eletta in consiglio, si era «dimessa alla nomina ad assessore» e ora «esce di scena dalla maggioranza».
Il Pd di Castelraimondo utilizza un linguaggio diverso ma altrettanto diretto. Nella sua nota parla di «licenziamento in tronco» e afferma che il sindaco sarebbe stato «costretto a giustificare con spiegazioni assurde» la decisione. Il Pd fa riferimento anche alle ricostruzioni apparse sulla stampa, citando testualmente il passaggio relativo al presunto «disagio» dell’assessora per «la presenza di un’altra figura femminile in maggioranza». Il Pd definisce questa narrazione «malevola ciarla maschilista», ritenendola «offensiva sia per tutte le donne che fanno politica sia e specialmente per Torregiani». Il partito parla anche di «concezione padronale e proprietaria dell’amministrazione», sostenendo che la città sia «governata ormai da trent’anni dallo stesso gruppetto sempre più ristretto di persone ed ispirata dal consigliere regionale Renzo Marinelli». Nella nota si specifica che il Pd «non ha mai avuto con l’assessore alcun rapporto che non fosse di istituzionale e corretto confronto» e che non ha mai avuto dubbi sulle «qualità umane, onestà, serietà e specchiata condotta personale e pubblica» dell’assessora.
Il Pd collega infine la vicenda a un quadro politico più ampio, affermando che in questi trent’anni si sarebbe assistito a «un ciclo fin troppo ampio ed inusuale di gestione incontrollata della cosa pubblica», e che più volte chi ha mostrato «autonomia e capacità di giudizio» sarebbe stato «epurato o almeno accantonato».
Il comunicato conclude con un appello ai cittadini: secondo il Pd, questo episodio dovrebbe essere «l’occasione per una svolta» e per «un dibattito serio sul cambiamento», con particolare attenzione al coinvolgimento dei giovani «non sotto la tutela di chi ritiene di poterli cacciare ad ogni atto di autonomia».
Elisabetta Torreggiani, docente e amministratrice di lungo corso, era stata eletta consigliera prima di assumere il ruolo di assessora, ruolo per il quale come ricordano entrambe le note aveva rinunciato al seggio in aula.
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