La banda dell’oro rosso davanti al Gip:
i 9 ammettono e restano in cella

MACERATA - Oggi si è svolta l'udienza di convalida al tribunale di Macerata. Il giudice ha confermato il carcere per tutti. L'avvocato: «Valuterò se fare ricorso e chiedere misure meno afflittive»

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Il rame trovato su uno dei due furgoni

di Alessandro Luzi

Restano in carcere i nove della banda dell’oro rosso, finiti in manette domenica mattina per furto di rame in un impianto fotovoltaico di Macerata. Oggi si è svolta l’udienza davanti al gip Francesca Preziosi del tribunale di Macerata. Un’udienza di convalida durata oltre 4 ore, dove i nove indagati sono comparsi in videocollegamento dal carcere.

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Si tratta di otto marocchini e un burkinabè, tra i 20 e i 40 anni, residenti nel Foggiano, finiti in manette domenica all’alba, arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Macerata, in collaborazione con il Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Macerata e delle Stazioni di Montecassiano, Pollenza e Appignano.

Durante l’udienza di convalida, assistiti tutti dall’avvocato Francesco Americo, ognuno di loro ha ammesso le proprie responsabilità. Il gip ha convalidato tutti gli arresti e confermato il carcere per tutti e nove, come richiesto dal pm Vincenzo Carusi.

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Secondo gli inquirenti, nella notte tra sabato e domenica gli indagati avrebbero rubato 4,6 chilometri di cavi di rame dall’impianto fotovoltaico in contrada Palombarette a Macerata. Il valore del rame ammonta a circa 90mila euro. Per fare il colpo si sono mossi con due furgoni che, secondo le indagini, avrebbero rubato per l’occasione. Uno dei mezzi appartiene a un mobilificio di Appignano, l’altro a un professionista maceratese.

I cavi in rame ed i furgoni sono stati restituiti ai legittimi proprietari. Quella notte insieme ai furgoni c’era anche un’auto che era stata sequestrata dai militari. Proprio l’auto è stata decisiva alle indagini dei carabinieri che la tenevano d’occhio sospettando potesse essere legata a furti o tentativi di furto agli impianti fotovoltaici.

Dopo l’arresto, i nove indagati si trovano in carcere a Montacuto di Ancona, a Pesaro e a Marino del Tronto ad Ascoli. Conclusa l’udienza l’avvocato Americo ha detto: «E’ probabile farò ricorso per chiedere misure cautelari meno afflittive per i miei assistiti».

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